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Autore: Rosmary    09/05/2017    20 recensioni
Successe tutto un pomeriggio dell'agosto 1995 a Grimmauld Place.
“Brava, dille tutto, così litigherà con Sirius e con Remus, che litigheranno prima tra loro e poi con papà che tenterà di mettere pace e poi con mamma che rincarerà la dose… Ma mamma litigherà anche con papà che li difenderà… Oh, poi tu litigherai con Harry che difenderà Sirius, poi con Ron che difenderà Harry che difenderà Sirius, poi litigherai con Sirius a cui darai la colpa e alla fine litigherai con noi due perché ti ricorderai che è colpa nostra… ma poi, alla ‘fine fine’, litigherai con te stessa, Hermione, perché se tutti avranno litigato con tutti sarà stata tutta colpa tua, che non sai stare zitta.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George e Fred Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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I personaggi presenti in questa storia sono proprietà di J.K. Rowling;
la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Galeotte furono l’incoscienza e l’idiozia
 
 
Agosto 1995, Grimmauld Pace

Che Sirius Black fosse un incosciente, Hermione lo sapeva da un pezzo. Ma che Remus Lupin fosse un emerito idiota, Hermione proprio non lo sapeva – se non lo fosse stato, infatti, non avrebbe affidato una fiala di veritaserum all’amico di vecchia data. E se Remus Lupin non fosse stato un emerito idiota e Sirius Black non fosse stato un incosciente, quella fiala non sarebbe mai diventata proprietà privata di Fred e George Weasley. E siccome neanche Albus Silente poteva immaginare cosa fossero in grado di fare quei due scalmanati con un simile intruglio tra le mani, da giorni gli abitanti al di sotto dei diciotto anni di Grimmauld Place vivevano un’ansia perenne: colazione, pranzo, cena e spuntini erano diventati momenti di alta tensione, perché nessuno sapeva se e quando i due avessero intenzione di agire.
Quel pomeriggio, come i precedenti, Hermione, Ron, Harry e Ginny fissavano diffidenti il succo di zucca che Molly preparava loro ogni pomeriggio, convinta che un bicchiere al giorno aiutasse a tenere alto il morale.

“Non bevete?” chiese Ron agli altri tre, studiando il proprio succo.

“Non sono passati di qui, sono stati in camera tutto il giorno,” disse Ginny, che tuttavia temporeggiava senza bere.

“Dovremmo dire a vostra madre del veritaserum,” affermò decisa Hermione, “penserà lei a risolvere la situazione.”

“Non è una soluzione,” intervenne Harry con tono fermo, “non voglio mettere Sirius nei guai, ne ha già abbastanza.”

“Sirius è stato un incosciente,” ribatté calma Hermione, “e tu lo sai,” concluse soddisfatta.

Ginny e Ron scambiarono uno sguardo annoiato, mentre Harry strinse così tanto le labbra da farle sparire – lui adorava Hermione, sul serio, ma lei alle volte faceva di tutto per essere insopportabile, soprattutto quando parlava di Sirius.
Hermione sostenne lo sguardo del ragazzo senza ritrattare né con espressioni né con parole quanto appena affermato, per lei Sirius era un adulto immaturo e non avrebbe detto il contrario neanche per amore di Harry.

“Oh, al diavolo,” disse d’improvviso Ginny, bevendo tutto d’un sorso il succo di zucca. “Non ho paura di quei due cretini,” concluse.

Gli altri tre si guardarono titubanti, ma alla fine Hermione decise di sfidare la preoccupazione e imitare Ginny, così svuotò il bicchiere. A quel punto, Ron e Harry, punti nel celebre orgoglio maschile, non poterono evitare di bere a loro volta il succo, sperando vivamente di aver fatto la scelta giusta.
A frantumare le speranze prevedibilmente vane dei due ragazzi fu un sonoro pop che annunciava l’ingresso in scena dei gemelli Weasley – tempismo perfetto.
Fred e George, esibendo dei sorrisi malandrini, fissavano i quattro ragazzi come se fossero stati succulenti dolci da divorare durante un noioso pomeriggio d’estate.

“Ben fatto, Ginny!” esordì George, dando una pacca sulla schiena alla sorella.

“Che hai fatto?” chiese arrabbiato Ron.

“Mi sono accordata con loro per rifilarvi il veritaserum, mi hanno promesso in cambio scorte di merendine marinare e tre gocce di veritaserum da portare con me a Hogwarts,” disse veloce Ginny, senza riuscire a frenare le parole. Quando tacque, sgranò gli occhi inviperita. “Siete degli imbroglioni!” inveì contro Fred e George, che ridevano divertiti.

Hermione era irata con l’amica e Harry avrebbe voluto strozzare Ginny, ma fu Ron quello che, guidato da un istinto di naturale vendetta, agì contro la sorella. “Di’ un po’, cara Ginny, sbavi ancora sulle foto di Harry?”

“Ron! Stupido… io… io… no,” ammise Ginny, “preferisco guardare Harry in carne e ossa, è così attraente! E quell’oca della Patil si è anche lamentata di essere stata al Ballo con lui lo scorso anno...”

Harry arrossì dall’imbarazzo, Ron gonfiò il petto soddisfatto e Ginny fuggì prima di essere costretta a dire altro. Hermione tentò di sgattaiolare dietro di lei, inorridita dalla confessione cui era stata costretta l’amica, ma la mano di Fred che le strinse repentina il polso le impedì di fuggire.

“Non ci pensare proprio,” disse lui. “Tu resti qui,” precisò ghignando.

“Dirò tutto a vostra madre!”

“Brava, dille tutto,” si intromise George, “così litigherà con Sirius e con Remus, che litigheranno prima tra loro e poi con papà che tenterà di mettere pace e poi con mamma che rincarerà la dose… Ma mamma litigherà anche con papà che li difenderà… Oh, poi tu litigherai con Harry che difenderà Sirius, poi con Ron che difenderà Harry che difenderà Sirius, poi litigherai con Sirius a cui darai la colpa e alla fine litigherai con noi due perché ti ricorderai che è colpa nostra… ma poi, alla ‘fine fine’, litigherai con te stessa, Hermione, perché se tutti avranno litigato con tutti sarà stata tutta colpa tua, che non sai stare zitta,” snocciolò, mentre Fred accanto a lui sogghignava beffardo. “Hai capito?”

“Io… no,” ammise Hermione confusa, ma poi sbuffò contrariata e portò le braccia conserte. “Va bene, non dirò niente, ma voi siete due idioti immaturi deficienti, e lo dice il veritaserum!”

“Concordo con Hermione,” disse Ron.

“Anche io,” si unì Harry, ancora intontito dalle parole di Ginny – insomma, aveva intuito che la sorella di Ron fosse un pochino invaghita di lui, ma non al punto da definirlo attraente, nessuno lo aveva mai definito a quel modo, era imbarazzante.

Hermione sbuffò di nuovo, guardando torva i gemelli che ghignavano divertiti, e siccome né Fred né George volevano che il loro divertimento venisse bruscamente interrotto da fughe come quella di Ginny, sigillarono la porta del piccolo salotto con la magia, consapevoli che a quell’ora pomeridiana la madre riposava e Sirius curava Fierobecco.
Quanto accadde nei dieci minuti successivi Harry e Ron giurarono a se stessi di dimenticarlo con ogni fibra del loro essere. Le domande indecenti dei gemelli li avevano costretti a confessare di tutto, ma l’apice era stato scoprire che Harry aveva sbirciato Cho seminuda intrufolandosi nel bagno delle ragazze con il mantello dell’invisibilità e che Ron era stato geloso marcio di Hermione quando l’aveva vista insieme a Krum. Hermione era sobbalzata a quell’ammissione, ma non aveva battuto ciglio, troppo preoccupata dalla certezza di essere la prossima vittima di quel crudele gioco della verità.

“Ma perché state facendo questo?” chiese frustrato Ron, mentre Harry meditava vendetta.

“Motivo numero uno: ci annoiamo. Motivo numero due: tra di voi ci sono di sicuro i due nuovi prefetti Grifondoro, quindi è bene che siate tutti e tre ricattabili,” spiegò pacato Fred.

“Siete pazzi!” sbraitò Hermione.

“Avrei detto geniali, ma mi accontento,” ribatté George sorridendole. “Allora, Hermione, è il tuo turno.”

“Vuoi chiedermi se mi sia intrufolata in qualche bagno?” chiese stizzita, rifilando un’occhiata risentita a Harry – era stato davvero pessimo spiare la povera Cho –, che ebbe la decenza di arrossire e fissarsi le scarpe.

“Non dire sciocchezze, Hermione, tu non lo faresti mai,” s’intromise Fred, “oppure sì?!”

“No, certo che non mi sono intrufolata in un bagno!”

Ron e Harry sospirarono sollevati: scoprire anche quello sarebbe stato davvero troppo per i loro nervi affaticati. I due gemelli, invece, ghignarono ancora di più.

“Sei attratta da qualcuno in questa stanza?” domandò George a bruciapelo.

“Ma… ma… io… ,” ammise controvoglia lei, arrossendo in maniera molto poco decorosa.

I quattro ragazzi la fissarono con maggiore interesse: i gemelli curiosi, gli altri due allibiti.
Harry fece vagare lo sguardo da Hermione a Ron, chiedendosi se a causa di quello scherzo di cattivo gusto avrebbe trascorso il quinto anno da terzo incomodo. Ron, d’altro canto, iniziò a torcersi le mani sudaticce, mentre le orecchie pulsavano arrossate in maniera quasi insopportabile – non era sicuro che Hermione fosse attratta da lui, ma inconsciamente un po’ lo credeva e molto lo sperava.

“Non chiedermi da chi,” disse piano Hermione, implorando George con lo sguardo.

Ma fu Fred ad avvicinarsi a lei. Lei che era in piedi e con la schiena schiacciata contro la porta chiusa, sperando che quella si aprisse miracolosamente e le concedesse un’ignobile ma necessaria fuga.
Fred si fermò quando era ormai a pochi passi di distanza da Hermione e la guardò con un’espressione tanto maliziosa da riuscire ad acuirne l’imbarazzo – Hermione non si sorprese quando il desiderio di sprofondare sino al centro della terra e starsene lì, isolata, per un paio d’anni almeno si fece strada in lei.

Da chi?” chiese Fred.

Lei tentò di mordersi le labbra e anche la lingua, ma fu tutto vano. “Da te,” confessò a denti stretti.

Fred si aprì in un sorriso vittorioso. “Visto, Hermione? Alla fine, ho vinto io!”

 
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Maggio, tre mesi prima, a Hogwarts

C’erano situazioni alle quali Hermione non sarebbe mai riuscita ad abituarsi: essere reputata la fidanzata di Viktor Krum rientrava tra queste. Essendo amica di Harry Potter e avendo condiviso con lui avventure piuttosto singolari, era temprata a un certo tipo di dicerie; ma i pettegolezzi amorosi, le occhiate sognanti o velenose di ragazze ammirate o invidiose e le battutine maliziose erano cose che non sapeva gestire. Era per quello che, ormai da giorni, si rifugiava negli spogliatoi di Quidditch della sua Casa, dove era certa di non trovare nessuno perché il campionato era stato sospeso a causa del Torneo.
Quel pomeriggio, però, capì subito di non essere sola: entrata nello spogliatoio, aveva sentito il rumore di rubinetti che si chiudevano e una voce maschile che canticchiava una canzone piuttosto in voga. Si morse le labbra per non ridere: aveva riconosciuto quella voce, non aveva più dubbi a riguardo, e non credeva potesse essere così stonato e così appassionato di musica commerciale – magica, certo, ma pur sempre da quattro soldi, o zellini.
Così, spinta dalla voglia di coglierlo in flagrante e ridere alle sue spalle assieme a Harry e Ron, si avvicinò in punta di piedi alla zona delle docce. Tentennò solo qualche istante prima di affacciarsi e avere la certezza di non aver sbagliato persona, colta per un istante dal dubbio che lui potesse essere nudo. Tuttavia, i rubinetti sicuramente chiusi e il suono prodotto dallo sfregamento degli indumenti contro il corpo la convinsero che fosse ormai vestito, così si affacciò oltre l’uscio e immediatamente arrossì. Fred Weasley non era nudo, ma indossava solo i pantaloni, per di più slacciati, e stava ancora passando l’asciugamano sulla schiena e sul petto.
Hermione non avrebbe voluto stare lì a fissarlo come una maniaca, ma il corpo di Fred era… attraente e lei non riusciva a muovere un solo muscolo – imbarazzo, eccitazione e stupore erano esplosi in lei tutti insieme, pietrificandola. D’un tratto, però, successe una cosa che la ragazza avrebbe etichettato in seguito come catastrofe: starnutì.

“Etciù!”

“Chi c’è?” reagì d’istinto Fred, voltandosi in direzione dell’uscio. “Hermione?” domandò, fissando stupito la migliore amica del fratello.

Hermione grattò il naso traditore. “Scusa,” mormorò. “Ero… sì insomma… ero… sai… insomma…”

“Insomma mi spiavi!” disse divertito. “Lo posso capire. Piaciuto lo spettacolo?!”

Hermione avvampò ancora di più, e prima che potesse rendersene conto indirizzò lo sguardo sulla cerniera ancora aperta dei pantaloni. Fred la tirò su sorridendo sghembo e inarcando entrambe le sopracciglia verso la Grifondoro. Lei, colta in flagrante di nuovo, tossicchiò e congiunse le mani dietro la schiena – sapeva di dover fuggire, ma continuava a restare impalata come un’allocca.

“Scusa, io… io avevo sentito qualcuno cantare e… sì insomma…”

Sì insomma,” le fece eco Fred, che a quel punto aveva rinunciato a vestirsi e, divertito dall’imbarazzo di lei, se ne stava in piedi a torso nudo, rigirandosi l’asciugamano tra le mani. “Puoi essere sincera con me, Hermione, non mi scandalizzo!” aggiunse irriverente, ammiccando persino in direzione della ragazza.

“Ma cosa insinui!” inveì lei. “Ho sentito qualcuno cantare e mi sono incuriosita, tutto qui,” mentì spudoratamente. Non poteva certo dirgli che aveva tentato di beccarlo mentre canticchiava più stonato di una campana una canzone stupida – la situazione era già abbastanza penosa. “Non pensavo fossi… fossi…” titubò gesticolando, “così,” concluse.

“Così nudo, dici?”

“Vado via.”

Fred rise e con un colpo di bacchetta serrò la porta e appellò la bacchetta di Hermione. Un combinato di azioni così rapido da impedire alla ragazza di reagire: non si aspettava certo di essere braccata da lui.

“Non così in fretta,” disse infatti, “o potrei pensare che ti imbarazza startene qui con me.”

“Infatti mi imbarazza,” ammise Hermione, “ma non per il motivo che pensi tu.”

“Non capisco. Quale sarebbe questo motivo che penso io?”

“Smettila.”

“Rispondi.”

“Fammi uscire.”

“Rispondi.”

“Che ti importa?”

“Rispondi.”

“Urlo.”

“Granger…”

“Weasley.”

Rispondi.”

“Sei un idiota.”

Fred sghignazzava senza ritegno, sempre più divertito dall’imbarazzo impacciato di Hermione. Generalmente, era abituato a vederla perfettamente padrona della situazione, col piglio saccente e l’aria da io-sono-io-e-voi-siete-tutti-troll, ragion per cui vederla crogiolarsi nella melma era un vero e proprio spasso. In quel momento si dispiacque solo dell’assenza di George e Lee – se ci fossero stati anche loro, sarebbe stato ancora più esilarante.

“Continui a non rispondere,” disse allora.

Hermione arricciò il naso infastidita e decise che, in fondo, quella situazione non avesse grandi margini di peggioramento – era già disastrosa –, quindi non sarebbe stato così folle rispondergli, assecondarlo nei limiti del possibile e sperare che questo lo convincesse a farla uscire. Non che generalmente fosse una ragazza arrendevole, ma provava una forte vergogna e questo le impediva di ragionare come suo solito. Voleva solo scappare da lì e dimenticare di aver trovato, e trovare ancora, Fred Weasley molto, troppo, attraente.

“Tu pensi che sia imbarazzata a causa tua,” esordì, “ma non è esattamente così. Mi imbarazza la situazione, il fatto che tu creda che io sia una… una… sì insomma… una maniaca che ti spia. Io non ti stavo spiando! Non c’è niente da spiare!”

“Niente da spiare? C’è molto da spiare,” disse vanitoso, indicando se stesso. Hermione deglutì. “Vuoi sapere com’è andata?”

“Sentiamo.”

“Sei entrata qui per non so quale motivo…”

“Per studiare in santa pace. I pettegoli non mi lasciano tranquilla neanche in biblioteca, stupido Ballo del Ceppo!” snocciolò nervosa, senza preoccuparsi di averlo interrotto.

Fred le rivolse un gran sorriso. “Non sarai stata così ingenua da credere che Krum passasse inosservato al Ballo?” Hermione sbuffò e lui trattenne a stento una risata. “Comunque,” riprese, “sei entrata qui per studiare, mi hai sentito cantare e hai pensato bene mi beccarmi in fallo. Peccato che, detto tra noi, Hermione, sono io che ho beccato te!”

“Non sono attratta da te!”

Attratta, che parolina piena di significato! Quindi sei attratta da me.”

“Assolutamente no, lo stai dicendo tu.”

“Assolutamente no, sei tu che hai tirato in ballo attratta. Colta in fallo due volte di fila, miss Granger!”

Hermione sbuffò di nuovo, come una teiera. “Fammi uscire.”

“Solo se ammetti di essere attratta da me.”

“Non dico bugie, spiacente.”

Fred le si avvicinò e lei, d’istinto, distolse lo sguardo. “Sai, in tutta questa storia c’è una cosa che mi piace da morire. Indovini quale?”

“No.”

Fred si calò all’altezza del suo orecchio. “Che persino la ragazza di Viktor Krum sbava per me!”

Quello che seguì, Fred lo avrebbe etichettato di lì in avanti come tentato omicidio: Hermione, approfittando della vicinanza del ragazzo, era riuscita a sfilargli la propria bacchetta dalla tasca dei pantaloni, aveva quindi allontanato lui con uno schiantesimo, ridotto in brandelli gli indumenti che non aveva ancora indossato e, aperta la porta, era finalmente uscita da quegli spogliatoi, che da quel momento in poi non sarebbero stati mai più il suo angolo di pace e ristoro.
Quando, poco dopo, Fred Weasley si presentò a torso nudo in Sala Grande e spiegò allegramente che i suoi vestiti erano stati “fatti a pezzi dalla passione della Granger”, Hermione avrebbe voluto ammazzarlo, ma preferì tentare di soffocare se stessa bevendo succo di zucca a volontà.

 
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Agosto 1995, Grimmauld Place

“Cosa?”

“Hai capito benissimo: ho vinto io!”

“Ma di che stai parlando, Fred? E tu… ma che significa che sei attratta da lui, eh? Hermione? Allora?”

Le domande di Ron non caddero nel vuoto, perché Fred rivolgendo uno sguardo di comprensione al fratello minore decise di voler essere magnanimo e di spiegare. “È molto semplice: qualche mese fa, questa signorina si è intrufolata negli spogliatoi mentre facevo la doccia, mi ha visto ed è rimasta estasiata! Solo che è stata così insensibile da non ammettere di trovarmi straordinariamente attraente!”

“Ti sei intrufolata negli spogliatoi?” chiese Harry stralunato.

“Non è come pensi,” disse prontamente Hermione.

“Sì, è quello che ha detto anche a me,” considerò divertito Fred, beccandosi un’occhiataccia risentita da Hermione.

“E allora com’è?” domandò Ron.

“In quel periodo andavo a studiare negli spogliatoi di Quidditch per evitare i pettegolezzi su me e Viktor. Non c’era mai nessuno lì… Quella volta però c’era lui,” confessò controvoglia, indicando Fred, “l’ho riconosciuto subito, stava cantando una canzone orrenda ed era stonatissimo… Volevo sorprenderlo per ridere di lui con voi…”

“Ecco la verità, finalmente!” s’intromise Fred, beccandosi l’ennesima occhiataccia.

“…Poi però… sì insomma… io pensavo fosse vestito! Invece aveva… aveva… sì insomma… non era del tutto vestito… e io… oh… ma perché… io… l’ho trovato attraente e così l’ho guardato un po’…”

“Solo un po’?” domandò subdolo George.

“E va bene, l’ho guardato molto. Sei contento? Nei giorni successivi ho guardato anche te e ho capito che lui mi piace di più... e non so neanche perché! E me la pagherete tutti per quello che sto dicendo.”

Dei colpi insistenti alla porta interruppero la confessione di Hermione. George aprì subito e si ritrovò dinanzi Molly Weasley più arrabbiata che mai: svegliatasi, aveva cercato i ragazzi e aveva trovato Ginny che, ancora soggiogata dalla pozione della verità, aveva rivelato tutto alla madre, la quale era stata prima in soffitta da Sirius, a cui aveva rifilato tanti di quegli epiteti da stordire persino Fierobecco, aveva poi sibilato un minaccioso “appena lo vedo, mi sente” indirizzato a Remus e, alla fine, si era diretta da quei due scapestrati dei figli per liberare le povere vittime.
Quella sera, Remus e Sirius erano stati rimbeccati come all’epoca di Hogwarts, Molly era parsa a tutti la controfigura della McGranitt – “non potevo portare il veritaserum con me, così l’ho dato a Sirius” si era difeso Remus, “volevo solo far distrarre un po’ i ragazzi” aveva obiettato Sirius, “non farla tanto lunga, Molly, non è successo niente” avevano detto in coro, seppure Remus si fosse poi prodigato in scuse con Molly e in insulti con Sirius: “dovevi tenertelo per te, Felpato, sei il solito deficiente”, un’accusa a cui Sirius aveva risposto con un insolente sbadiglio.

“Posso?”

“No.”

“Entro lo stesso.”

Hermione alzò gli occhi al cielo, chiedendosi cosa avesse fatto di male, in quella vita e nelle precedenti, per meritare di essere la vittima dell’egocentrismo vanesio di Fred Weasley.
Fred si sedette sul letto accanto a lei e le rivolse uno dei suoi sorrisi senza malizia né scherno. Hermione si insospettì, ma preferì non dire nulla e ostentare un dignitoso silenzio.

“Esci con me?”

Hermione si voltò verso di lui. “Come?”

“Beh, dovremmo aspettare di andare a Hogwarts per un vero appuntamento,” rispose sereno.

Lei scosse il capo. “No, Fred, non come nel senso di come facciamo, ma nel senso di un bolide ti ha beccato in testa?” chiarì esasperata.

“No.”

“Come no?”

Come in che senso?” scherzò lui.

“Idiota!”

“Me l’hai già detto! Un idiota attraente, però!”

Le gote di Hermione si tinsero di un rosa più intenso. “Non voglio uscire con te.”

“Ti piaccio, l’hai detto prima.”

“Ti trovo solo… carino.”

“No, Granger, tu trovi George carino, perché mi somiglia, ma io ti piaccio proprio. E anche a me piaci tu.”

“Come?”

“In che senso?!”

Hermione gli rifilò uno schiaffo dietro la nuca e lui abbozzò un sorriso divertito.

“Io non ti piaccio,” disse lei.

“Inizi ad annoiarmi.”

“È un problema tuo.”

In quell’occasione fu il ragazzo a sbuffare e, annoiato per davvero, insinuò la mano tra i capelli bruni della ragazza e sorprendendola l’avvicinò a sé in un gesto così repentino da impedirle sia la fuga che le proteste. Prima che Hermione potesse abbassare le palpebre, le labbra di Fred erano già sulle sue. Lui non dovette attendere molto prima che lei ricambiasse il suo bacio, artigliandogli possessiva le spalle.

“Allora ti piaccio sul serio,” rifletté in un sussurro lei.

Fred ghignò con malizia. “Beh… sì insomma.”

 
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Giugno, due mesi prima, a Hogwarts


“Fred, mi spieghi perché sono dieci minuti che fissi Hermione Granger?” domandò Lee quella mattina, nel bel mezzo della colazione.

George, che era così impegnato a mangiare da non aver notato niente, saettò lo sguardo sul fratello e poi su Hermione, seduta abbastanza distante da loro e intenta a parlare e ridere con Viktor Krum, il famoso cercatore di Quidditch.

“Vuoi chiederle di presentarti Krum?” azzardò poco convinto George.

Fred scosse il capo e continuò a osservare Hermione per un’altra manciata di minuti. Da quando l’aveva sorpresa a spiarlo era scattato un inaspettato interesse per lei. Aveva trovato oltremodo divertente scherzare con malizia assieme a Hermione, e infatti nei giorni che erano seguiti non aveva fatto altro che avvicinarla di tanto in tanto per stuzzicarla, notando quanto anche lei, malgrado lo camuffasse con sbuffi e rimproveri, fosse divertita da quel gioco tutto loro. Aveva iniziato a trovarla carina, troppo carina per Krum e perfetta per lui.

“Voglio chiederle un appuntamento,” rispose d’un tratto, facendo sputacchiare il caffè a Lee e tossicchiare George, a cui era andato il boccone di traverso.

“Ti dirà di no,” disse Lee.

“Sciocchezze. Io vinco sempre,” concluse Fred con un sorriso sornione.









 

NdA: rileggendo i libri, mi sono resa conto che nella gran parte dei casi tutti distinguono Fred e George. Nel settimo volume, quando il trio ascolta Mordente alla radio, Harry, Ron e Hermione esclamano in coro Fred (e che si tratti di Fred lo conferma Ron a entrambi); ciò significa che le voci dei gemelli, così come i loro comportamenti, sono piuttosto riconoscibili per chi li frequenta più spesso. Per tale ragione, ho pensato fosse plausibile che Hermione li distinguesse (sottinteso, ovviamente, il fatto che lei riconosca Fred semplicemente perché ne è inconsapevolmente attratta!).
Spero vi sia piaciuta questa leggera oneshot, un abbraccio e alla prossima! ♥
   
 
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