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Autore: SallyBlack87    09/06/2009    0 recensioni
Tutti noi ricordiamo l'oscura vicenda del Fantasma dell'Opera... Un mistero, mai del tutto chiarito... E se la storia fosse finita diversamente?
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi appartengono a Gaston Leroux e a Andrew Lloyd Webber. Questa Fanfiction non è stata scritta a scopo di Lucro. Ho scritto questa storia, perché credo profondamente, come Gaston Leroux prima di me, che il Fantasma dell’Opera sia realmente esistito e che il suo amore per Christine vivrà per sempre. Questa storia mostra quello che avrebbe potuto essere se la storia fosse andata in modo diverso.

Capitolo 1
“Voglio che mi aiutate a vivere…”

Era una notte senza luna a Parigi, una di quelle notti in cui i malfattori girano per le strade ansiosi di trovare una preda per le loro malefatte.
In un vicolo buio, vicino al teatro dell’opera appena ricostruito dopo l’incendio che lo aveva danneggiato qualche tempo prima, una figura ammantata di nero camminava frettolosa sull’acciottolato.
Quella figura era guardinga si muoveva furtiva tra le ombre, attraversando il vicolo fino ad arrivare ad una porticina in legno che si apriva, su una piccola casetta sudicia e mezza diroccata.
La figura sospettosa, bussò esitante alla porta della catapecchia, ma sembrava che non ci fosse nessuno all’interno perché nessuno rispose… la figura  in nero attese e ad un tratto la porta si aprì ma non una luce brillava all’interno della casetta.
La figura senza esitare varcò la porta chiudendosela velocemente alle spalle e guardandosi in giro freneticamente, ma nulla si distingueva tra le ombre all’interno.
Ad un tratto una voce dal buio cominciò a palare,mentre la strana figura in piedi davanti alla porta sussultava.
" Sono grato della vostra visita Madame… non credevo che avreste avuto il coraggio di presentavi alla mia porta dopo tutto quello che è successo…"
A quelle parole la figura ammantata di nero fece scivolare il cappuccio, svelando un viso di donna di mezza età, austero e deciso,ma guardingo.
"Io non pensavo che Tu avresti avuto il coraggio di rivelarti a qualcuno, dopo il disastro che hai combinato, tutta Parigi ti crede morto! E se sapessero che sei ancora vivo ti lincerebbero…"
La voce nell’ombra la interruppe stizzita:" Credete che non lo sappia? Madame Giry pensate che sia così stupido?"
"No, non penso che tu lo sia…" asserì madame Giry osservando le ombre.
"Ma non capisco perché tu mi abbia mandato un biglietto,cosa vuoi ancora da me?"
A quelle parole una figura sporca e un po’ trasandata di un uomo emerse dall’ombra…
" Madame Giry,sono stanco di questa vita da reietto, sono stanco di nascondermi nell’ombra, quella notte all’Opera ho perso l’unica persona che avesse mai contato per me, l’unico vero amore che mai ho provato e proverò in questa mia miserabile esistenza… l’ho lasciata andare perché non sopportavo il suo dolore… la amavo troppo per costringerla ad una vita di oscurità e ora per me è perduta per sempre… pensavo di lasciarmi morire, l’ho pensato troppe volte, ho anche cercato un modo per attuare i miei oscuri pensieri, ma il mio istinto di sopravvivenza melo ha vietato… non so perché ma non riesco a estinguere il mio desiderio di vivere dopotutto…"
Madame giry lo interruppe irritata" E cosa vorresti da me? Che ti aiutassi ad ammazzarti?"
L’uomo che fu il fantasma dell’opera la guardò tristemente attraverso i fori della sua maschera.
"No…" disse mesto "Voglio che mi aiutiate a vivere…"
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Nella campagna francese era notte, le stelle brillavano in cielo e il profumo della primavera aleggiava nell’aria, era una notte serena… ma non per tutti.
Christine Daeè non riusciva a dormire.
Era notte fonda ormai… la servitù aveva spento tutte le candele e chiuso tutte le porte.
Il silenzio nella grande casa regnava incontrastato, non un solo rumore faceva capolino da quelle stanze vuote, eppure Christine non riusciva a prendere sonno.
Si girava e rigirava nel suo nuovo letto di piume d’oca irrequieta, pensieri inquieti la tenevano sveglia.
Tutto ad un tratto Christine smise di agitarsi sbuffando:
"Basta non ce la faccio più…" come una furia si alzò dal letto, e a passo veloce raggiunse la portafinestra della balconata spalancandola con forza, la camicia da notte divenuta un turbine di stoffa agitata intorno a lei. Arrivata alla balaustra Christine ci si appoggiò  sospirando, il volto tra le mani.
Christine sapeva cosa non la faceva dormire.
Lui non la lasciava in pace. Il pensiero di Lui la tormentava. Che cosa gli era successo? Dov’era andato? Era morto come i pettegolezzi dicevano? Il dubbio le rodeva il cuore… quella casa, quel letto dove dormiva era diventata una prigione… non vedeva nessuno, non parlava con nessuno a parte Raul…
Già… Raul… Raul era così distante a volte… ultimamente… sembrava un’altra persona.
Era cambiato da quel giorno al teatro dell’Opera… ogni tanto la guardava fissa e cristine aveva il brutto presentimento che lui si chiedesse se tutta la fatica che aveva fatto per conquistarla ne fosse valsa la pena alla fine.
Lei era una pessima potenziale-nobildonna questo poteva ammetterlo…
Raul non  faceva altro che correggerla ogni volta che la vedeva fare una delle sue tante gaffe, per poi scuotere la testa di fronte al suo comportamento molto poco decoroso…
Lei si sforzava così tanto di compiacerlo… ma sembrava che ogni cosa facesse, andasse male.
Il mondo nobiliare le sembrava così noioso… e il teatro le mancava così tanto….
Le mancava quel mondo di luci e colori e risate a cui lei era abituata… quel mondo grossolano e al contempo magnifico che era il palcoscenico… il Bel Mondo delle ricche signore in carrozza e dei dignitari distinti e noiosi le stava stretto.
Raul viera abituato, ma lei no…e poi le mancava Meg… la piccola cara Meg…
Non l’aveva più vista, Raul glielo aveva vietato… una futura viscontessa non poteva mostrarsi in giro per Parigi accompagnata da una ballerina di fila… sarebbe stato uno scandalo…
Christine sbuffò sonoramente.
Lei ormai era rinchiusa in quella casa che le era estranea.
Solo Raul poteva viaggiare dove e come voleva, lei era schiava dell’etichetta e finchè non sarebbe stata sua moglie era suo dovere comportarsi come la convenzione dettava.
Ogni volta che Raul faceva un viaggio a Parigi per affari, la lasciava alla villa, sola, lei e la servitù. Christine gli aveva chiesto più volte di portarla con sè ma in questo Raul era stato irremovibile. Anzi si era addirittura adirato.
Christine mordendosi il labbro ripensò a quello che era successo la mattina precedente.
Raul era seduto nel suo studio intento a visionare degli incartamenti quando cristine era entrata.
"Caro Raul, potresti dedicarmi un momento?"
Raul alzò lo sguardo dai fogli stesi sulla sua scrivania con fare interrogativo.
" Qualcosa non và Christine?"
Christine era insicura su come esporgli il suo problema quindi restò in silenzio indecisa e ad un tratto timorosa della reazione di lui.
Raul intanto la osservava e più lei restava in silenzio più lui si spazientiva.
"Christine cara, non ho il tempo di oziare aspettando che tu ti decida a parlare, ho compiti importanti da svolgere e affari da sistemare, quindi dimmi quello che devi dire altrimenti ne parliamo più tardi… va bene?" Detto questo riportò lo sguardo sui documenti ignorandola.
Christine si senti offesa e leggermente irritata sbottò: " Raul vorrei venire con te a Parigi al tuo prossimo viaggio. Sono stanca di aspettare chiusa in casa il tuo ritorno come fossi un cagnolino fedele…"
A questo parole Raul sospirò sonoramente scuotendo la testa…
"No Christine, mi dispiace ma dopo lo scandalo che si è creato all’Opera, non puoi farti vedere nella capitale con me finchè non sarai la mia legittima moglie, le malelingue ci ricamerebbero chissà quale scandalo sul nostro rapporto da non sposati e non ho intenzione di infangare il nome della mia famiglia per un tuo capriccio, che è al quanto infantile se me lo concedi… segui il mio consiglio, fa come ti dico, resta a casa e impara a comportarti come una vera signora!"
" Non ho intenzione di restare chiusa in casa ad ammuffire come una vecchia matrona nobile!" urlò Christine con la potente voce da soprano, le sue parole risuonarono per tutta la casa.
Raul si alzò in piedi indignato:"Christine!" esclamò " Modera il tono! Devi imparare qual è il tuo ruolo! Non puoi sbraitare come una pescivendola al mercato, impara a comportarti come una futura Viscontessa e forse allora ti porterò con me. Per adesso il discorso è chiuso." e Raul tornò ai suoi documenti senza aggiungere altro.
Christine dopo questo era scappata in camera sua piangendo lacrime amare… no non era come se la era immaginata, la vita con Raul… lei pensava di entrare in un mondo di fiaba… dove una sguattera diventava una principessa sposando il principe e vivevano per sempre felici e contenti… no, la realtà non era così…
Ma non poteva lasciarlo… lo amava… e poi lei sapeva nel suo cuore che lui era ancora il giovane e gentile amico della sua infanzia… dopotutto era vero che per dieci anni non si erano mai visti, ma lui non poteva essere cambiato molto in quel periodo no?
Quando la corteggiava all’Opera sembrava così sincero, dolce e appassionato… possibile… che si fosse ingannata? Possibile che lui non fosse come sembrava?
Christine si mordeva nervosamente il labbro inferiore, mentre l’aria della notte le accarezzava il viso… doveva uscire da quella casa…o sarebbe impazzita… doveva chiarirsi le idee su lei e Raul…
Un viaggio a Parigi non le avrebbe fatto male… Raul era già partito, poteva farlo a sua insaputa, l’aveva già fatto quando era andata alla tomba di suo padre, prima del tragico epilogo che era seguito, e l’avrebbe fatto ancora, dopotutto quello che Raul non sapeva non poteva nuocergli, sarebbe partita in incognito, nessuno del Bel Mondo avrebbe saputo che la futura Viscontessa de Chagny era in città…
Felice tornò sui suoi passi sedendosi sul letto, pregustando l’avventura che stava per affrontare, felice  e serena come non era da un pezzo.
Coricandosi sotto le coperte un solo pensiero prima che cedesse al sonno fece capolino nella sua mente…
E se andando a Parigi avesse incontrato Lui?
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Parigi fremeva di attività la mattina dell’arrivo di Christine.
La gente si riversava per le strade dedita alle sue faccende… a Parigi era giorno di mercato.
Per la prima volta dopo mesi Christine si sentiva libera… vagava per le vie della città senza una vera e propria meta, osservando, annusando e ascoltando gli odori e i suoni di quella vita che le era familiare.
Si fermò a guardare i negozi, le bancarelle i saltimbanchi, era tutto nuovo e allo steso tempo tremendamente familiare ai suoi occhi.
Era vestita con un semplice vestito azzurro da popolana, senza pretese, lo aveva rubato ad una delle cameriere della villa… non sembrava certo la futura viscontessa de Chagny… nessuno l’avrebbe riconosciuta.
Non era una nobildonna no…non lo era mai stata, era troppo vivace per rinchiudersi in una casa signorile a fare ricami e a bere il thè… lei voleva l’aria aperta, il sole… nella villa di Raul si sentiva un timido uccellino chiuso in gabbia…
Non voleva essere richiusa… questo era anche uno dei motivi per cui Lui… la spaventava tanto… non voleva vivere nell’oscurità… lei voleva la luce…
Pensando a Lui Christine si fece seria… con passo solenne prese la strada che l’avrebbe portata di fronte al teatro dell’Opera di Parigi.
L’edificio era come lo ricordava, nonostante i recenti restauri dovuti all’incendio. Splendido e sfarzoso l’edificio sembrava baciato dal sole.
Ma Christine si ritrovò a pensare ai recessi oscuri dei sotterranei dell’opera, e al loro Signore…
Pensava ai momenti trascorsi laggiù… alla gioia e al terrore che lui sapeva suscitare dentro di lei… e alla sua voce che faceva vibrare le corde del suo cuore..
Sarebbe stato diverso se avesse ceduto al suo oscuro maestro?
O quella sarebbe stata per lei l’ennesima prigione? Più oscura e desolata che mai?
Non lo avrebbe mai saputo… ormai aveva fatto la sua scelta, era promessa a Raul…eppure… chissà se il suo Maestro era ancora là?
Christine guardava il teatro mentre una strana sensazione di perdita la straziava dentro.
Quando lo aveva lasciato aveva sentito il cuore spaccarsi… qualcosa era morto dentro di lei…
era felice perché avrebbe finalmente coronato il suo sogno d’amore con Raul, ma il suo maestro, il suo angelo le mancava…
Christine a quel pensiero restò folgorata.
Si era vero, ecco cos’era quel senso di desolazione che sentiva nel cuore…
le mancava il suo angelo…
Quando era triste, quando sembrava che le cadesse il mondo addosso era con il suo angelo che si confidava…quante volte con la voce rotta dal pianto, magari per qualche angheria o dispetto delle altre ballerine, era corsa nel suo camerino per poi essere confortata dalla dolce voce del suo angelo…
Un desiderio impellente naque dentro di lei… doveva vederlo!
Doveva sapere cosa gli era successo!
Forse se lo avesse visto il suo cuore avrebbe trovato la pace…forse…
"Se è ancora dentro il teatro io…" sussurò tra sé Christine " …io…io lo devo vedere…" come in trance si avviò verso l’entrata del teatro.
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Madame Giry non riusciva a credere ai suoi occhi.
No, doveva essere un’allucinazione, lì in piedi  appoggiata al muro vicino all’entrata della saletta dove lei teneva lezione alle ballerine del teatro dell’opera c’era… Christine!
" Per oggi basta signorine… ora andate di filato agli spogliatoi, ci troviamo di nuovo qui alle due oggi pomeriggio." detto questo Madame Giry nel suo lungo abito nero, si avvicinò con gli occhi lucidi alla
"Piccola mia…" disse aprendo le braccia… Christine si getto in quell’abbraccio, non aveva capito quanto le era mancata la burbera Madame Giry.
Passato il primo attimo di commozione nella mente di Madame Giry suonò un allarme.
Scostò Christine e la scrutò intensamente in viso.
“Cara Christine sono così felice di vederti! Ma dovè  il caro Visconte, non è con te? Per caso è successo qualcosa?”
Aggiunse sorridendo sospettosa.
Christine divenne seria tutto su un colpo e questo fece sospettare a Madame Giry che ci fosse sotto qualcosa, Christine aveva in mente qualcosa, ma cosa?
"Madame Giry… Raul è partito per un viaggio e io ero stanca di stare sola, ho solo voluto rivedere i luoghi che ho sempre amato… è un delitto forse?" Cristine era sulla difensiva.
"Non dico questo bambina, ma dal tuo atteggiamento capisco che c’è qualcosa che ti angustia… cos’è che ti turba Christine?" la donna era sempre stata molto perspicace.
Christine decise di mentire "Non c’è nulla che mi turbi… volevo solo rivedere il teatro dell’Opera un ultima volta prima di abbandonarlo per sempre…" e una singola lacrima le brillò sulla guancia per la nostalgia.
Madame Giry si commosse a quella vista, quella povera bambina era smarrita, così decise di tirarle un po’ su il morale, ci sarebbe stato tempo per le spiegazioni.
"Beh Christine visto che sei qui… ti andrebbe di rivedere la mia Meg? penso che lei sarà entusiasta di rivederti..." così dicendo la condusse agli alloggi delle ballerine e Christine non fece resistenza… le mancava davvero la sua amica.
Quando Meg la vide mancò poco che la ragazza non svenisse, corse verso di lei con la sua andatura aggraziata da ballerina con il vestito d'ordinanza e scoppiò in un pianto isterico abbracciandola.
Christine cercava di consolarla abbracciandola calorosamente… oh quanto le era mancata Meg… la sua amica… quanto si era sentita sola e isolata dal mondo che tanto amava.
Solo ora se ne rendeva realmente conto.
"Oh Christine…" singhiozzo Meg "Mi sono sentita così sola senza di te amica mia... il teatro non è più lo stesso da quando te ne sei andata…"
"Oh Meg anche voi mi siete mancati …tutti voi…" anche Lui! Pensò tristemente Christine.
"Meg cara, smettila di piangere, ora Christine è qui… perché non la accompagni a fare un giro, così potrete chiacchierare tranquillamente come ai vecchi tempi?" disse magnanima Madame Giry.
Meg sembrò entusiasta all’idea.
Così Meg e Christine si ritrovarono a passeggiare per i corridoi del teatro dell’opera, e parlarono di tutto e anche di più, soprattutto Meg parlò…
Oh quanto le era mancata Christine!
Un’amica con cui confidarsi, a cui raccontare i pettegolezzi e i suoi problemi… avrebbe voluto che Christine restasse per sempre… ma non osava sperarlo… Cristine aveva Rual… beh lei non poteva certo competere con lui per la sua amica.
Cristine intanto finchè Meg parlava rimaneva estasiata dal teatro aveva dimenticato come amava quel mondo così diverso da quello di Raul…
Nonostante quello fosse il giorno di chiusura, il teatro era in pieno fermento, c’erano attori ovunque che provavano, musicisti che accordavano gli strumenti, ballerine che si allenavano, macchinisti che lavoravano dietro le quinte, sarte che cucivano costumi, e così via in un turbine multicolore di gioia e allegria, impegno e tenacia… oh… il teatro era davvero meraviglioso! Pensava Christine.
Poi ad un tratto l’attenzione di Christine fu attratta da quello che Meg stava dicendo tutta concitata.
"…Ah Christine tu non hai idea… e tutti pensavano che fosse ancora opera di quel Fantasma e…"

Christine la interruppe con trepidazione "Scusa Meg non stavo seguendo puoi ripetere?" 
Meg ricominciò le sue lamentele "Vedi, tra due sere a teatro ci sarà la rappresentazione di Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare, e Giselle la ballerina che doveva interpretare il malizioso folletto Puck, è caduta dalle scale e si è slogata la caviglia, quindi non può più fare la parte, lei dice che è stata spinta ma nessuno ha visto chi è stato e qualche mascalzone ha ritirato fuori la vecchia storia di quel losco figuro, il fantasma dell’opera, dicono che sia risorto dalla tomba e che sia stato il suo spirito a far cadere la ballerina!" Meg rabbrividì al solo pensiero… la gente di teatro è sempre molto superstiziosa.
Christine era impallidita tutta d’un tratto…Meg se ne accorse e si rammaricò subito di ciò che aveva detto."Oh scusami Christine … non avrei dovuto parlare di questo sapendo quello che ti è successo, perdonami, non volevo…"
"Meg,ma allora… è sicuro che… ecco che lui è morto?" chiese concitata Christine.
Meg era titubante a rispondere non voleva sollevare quell’argomento con l’amica, sapeva dello strano rapporto che lei aveva avuto con quella strana figura, che era i fantasma e non voleva rattristarla ulteriormente…
Ma Christine sembrava fuori di se, Meg non l’aveva mai vista così agitata, cristine era decisa, voleva una risposta:"Ti prego Meg, in nome della nostra amicizia,si sincera,raccontami cosa è successo quando io e Raoul siamo scappati!"
Meg sospirò e cominciò a raccontare:"Quando lui ti ha portato via noi siamo scesi nei sotterranei per trovarlo e liberarti, pensavamo volesse farti del male, ma quando siamo arrivati non abbiamo trovato nessuno, puoi ben capire il nostro sconcerto a quel punto abbiamo cercato di risalire, ma il fuoco si era esteso fino ai livelli inferiori, c’è chi dice di aver visto una figura nera correre verso l’incendio nel sotterraneo e sparire in esso… noi siamo riusciti a scappare per miracolo… i sotterranei sono andati distrutti non è rimasto nulla… se lui non è uscito… mi dispiace Christine ma… deve essere morto bruciato per forza… nessuno sarebbe riuscito a sopravvivere alle fiamme!"
Christine sussurrò sconsolata "Ma… Lui non era nessuno…"  ma non era neanche sovrumano… per quanto lei quella notte lo avesse considerato un mostro, era pur sempre un uomo… come potrebbe un uomo sopravvivere al fuoco?

  
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