Note: Fondamentalmente questa fic non
è
niente, è una cosa nonsense, un po’ di parole
buttate a caso sul risveglio di
Stiles dopo la possessione del Nogitsune. Finisce così
perché è come se fosse
un missing moments se Stiles si fosse scoperto davvero un po’
malvagio. Forse
mi ha influenzato qualcuno. Sì, ho fatto il missing moments
di una what if che
non esiste...
Comunque,
non la leggerete, ma se la leggerete allora scusate il nonsense e spero
vi
piaccia, magari poco.
La
bellezza del caos
Stiles non
pensava che sarebbe mai potuto arrivare a quel punto.
Quando era
un bambino sua madre gli diceva che non c'era niente di sbagliato lui,
anche
quando finiva per fare un pasticcio con i giochi o quando i suoi
disegni non
avevano più molto senso. Quelle esplosioni di colori e
gioia, per sua madre,
erano l’esatta percezione della vita.
Per qualche
tempo Stiles ci aveva anche creduto, che lui non era strano, solo
speciale. Poi
alle medie un ragazzino si premurò di ricordargli che lui
era solo un ragazzino
strano, un ragazzino strano e sfigato. Ma già a quel punto
non c'era più sua
madre a dirgli che quel caos di idee, suoni e colori non erano
sbagliati, solo
un modo diverso di percepire il mondo. C'era solo Scott, con
videogiochi e patatine,
ma senza gli stessi sorrisi dolci e le stesse carezze premurose. Allora
decise
che avrebbe fatto di tutto per apparire normale, per rimuovere il caos,
il
disordine, l’anarchia di idee.
E
adesso c'era la tangibile
sensazione della bellezza del caos, dentro di lui.
Era il
lasciarsi andare a una parte che aveva sempre nascosto, era
l’accettazione di
ogni recondita debolezza, per trasformarla in forza, era lo scoprirsi
spietati
e voraci e non averne paura.
Quando
Stiles aprì gli occhi, a dispetto di ogni previsione, non
aveva ceduto il
controllo, l’aveva solo condiviso e amò la
confusione che aveva scaturito e il
vuoto che aveva causato.
Ne
amò ogni attimo.