Anime & Manga > Yuri on Ice
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Autore: musa07    10/05/2017    3 recensioni
" Di una cosa Otabek era certo. Che il sorriso di Yuri andava protetto [...]
Quante volte Yuri era salito in sella a quella moto? Tante! Infinite. E infinite avrebbero dovuto continuare ad essere, ma questa volta era stato diverso. Questa volta Yuri aveva preso il casco dalle sue mani estremamene silenzioso, con gli occhi di quel verde incredibile e indescrivibile – che avevano iniziato ad accompagnar i suoi sogni da tempo ormai – forse timidamente abbassati. Era salito senza dire una parola ma caspita se Otabek non aveva sentito il suo cuore pulsare e battere a mille, rimbombandogli addosso nel momento in cui il petto del biondo si era appoggiato alla sua schiena. E non solo perché era vestito con una semplice maglietta e basta. No, molto semplicemente era dovuto al fatto che era in sincrono con il suo [...]"
Otayuri per par condicio.
Sì, il titolo ... ok ... ho gravi problemi nel trovare i titoli per le fic, abbiate pietà.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come rendere produttive le ore buche a scuola
quando ti tocca per forza star in sala insegnanti

 
Alle mie Bimbe on Ice.
E non servono altre parole <3 

 
 
 
 
UNTITLED
 
 
 
Otabek era arrivato di corsa.
Yuri non aveva neanche fatto a tempo a chiuder la conversazione telefonica, che Beka era già balzato in sella alla moto.
Ed era arrivato da lui. In un lampo.
 
- Yura! -
E Yuri si era voltato di colpo al suono di quella voce calda e avvolgente ormai così ben conosciuta. Ormai così facente parte della sua vita.
Aveva squadrato la figura dell’altro da capo a piedi, sentendosi in colpa per averlo svegliato così presto; in definitiva erano solo le sei e un quarto della mattina.
Dai capelli spettinati di Otabek e dalla faccia ancora assonnata era più che evidente che l’aveva buttato giù dal letto, per non parlare del fatto che indossasse quella maglietta grigio scuro della nazionale kazaka - che miseria schifa! lo fasciava alla perfezione lasciando ben poco spazio all’immaginazione - che gli aveva visto indossare per andare a letto quelle volte in cui si era fermato a dormire da lui, altro segno evidente che l’altro si era precipitato immediatamente in suo soccorso.
- Beka, non scende! –
 Minù, la Birmana di Yuri, aveva ben pensato di darsi alla pazza gioia e dar sfogo al suo istinto di felino cacciatore iniziando a correre dietro agli scoiattoli che schizzavano allegramente da un ramo all’altro degli alberi, nel momento in cui Yuri l’aveva portata a sgranchirsi le zampette nel piccolo parco di fronte al condominio dove abitava. Ed ora non c’era verso di farla scendere.
- Ho provato anche ad arrampicarmi sull’albero fin dove riuscivo, ma lei è salita ancora … -
- Yura! – lo interruppe preoccupato l’altro, ammonendolo e portando l’attenzione su di lui dopo che si era messo al di sotto dell’albero incriminato, naso all’aria.
Ed eccolo lì, la temibile Tigre di Russia, tutto preoccupato per l’incolumità della sua gattina.
Dio, che tenerezza assurda fece ad Otabek.
Stretto nella felpa della sua Nazionale, i capelli biondi raccolti in una sorta di chignon fatto totalmente a caso dal quale ricadevano elegantemente delle ciocche ribelli che gli incorniciavano il viso in un modo a dir poco meraviglioso. Eccolo là, Yuri Plisetsky che aveva quel gran cuore che si affannava tanto a tenere nascosto agli altri.
- Si crede una tigre quando invece è solo un piccolo gattino a cui piace tirare fuori le unghie e soffiare. – lo stuzzicò Otabek, lanciandogli una piccola occhiata e beccandosene una tralice da parte sua, che aveva colto il riferimento.
- Ah-ha molto spiritoso! – lo beccò, infatti, pizzicandogli il fianco per poi far ritornare entrambi lo sguardo all’aria.
Minù li fissava sonnacchiosa, appollaiata su un ramo, mentre faceva oscillare la coda, per nulla turbata, tanto da farla sembrare in tutto e per tutto allo Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie.
- Beka, che facciamo? –
E quanto era piaciuto ad Otabek quel plurale, quel noi sottinteso nelle sue parole.
Ci pensò su un attimo, valutando la situazione battendosi ritmicamente l’indice sul mento, assorto. Poi, l’illuminazione.
- Ok Yura, montami su. –
- E-eh? –
 
Yuri aveva capito solo montare e le sinapsi erano andate in fumo. Ma come poteva pensare ad una cosa del genere in quel momento?
“Cioè, non che non ci abbia pensato, e tanto anche!, in altri momenti e … oh mio Dio, no! Yuri cazzocazzocazzo. Non davanti a lui! Non puoi pensare a quello con lui davanti a lui in questo momento!” si maledì internamente.
Otabek era il suo miglior amico. O almeno era ciò che Otabek credeva, perché se fosse stato per lui altro che BFF! Pensava di aver travalicato da un pezzo, in cuor suo, il confine tra il voler bene ad una persona come amico al veder quel sentimento evolversi in qualcosa di più. Fermo restando che l’altro mai e poi mai avrebbe dovuto venir a scoprir quella cosa, perché Yuri aveva il semplice terrore di perdere quell’unica persona con la quale si poteva permettere di essere se stesso, con tutti i suoi difetti, le sue manie, le sue paure ma anche con tutte quelle piccole cose che lo facevano gioire, tanto che Otabek – con la perspicacia e l’attenzione che gli erano proprie – aveva ormai imparato ogni minima sfumatura dei rari sorrisi di Yuri.
E Yuri gli voleva più che bene e ovvio era anche che non poteva restar indifferente ed insensibile ad Otabek anche da un punto di vista fisico, grazie anche agli ormoni impazziti da sano sedicenne e visto che ci vedeva dieci decimi per occhio e cazzocazzo se Otabek non era un bel vedere! Soprattutto quando saliva sulla moto e lui piegava la testa di lato, pendendo di lato anche con il corpo, per potersi godere tutto il movimento, e il corpo dell’altro, in quel movimento, da ogni angolazione*
La tragedia per Yuri in quel momento fu che, oltre alla sinapsi, anche il volto andò in fiamme e a nulla valse, per lui, risollevare il volto verso le fronde dell’albero.
 
Dovette ricacciare indietro a forza il piccolo sorriso, Otabek, per non risultare scortese o insensibile nei suoi confronti. Gli era stato palese a cosa i neuroni di Yuri avessero fatto collegamento a quelle parole. Yuri era un libro così aperto per lui. E neppure sapeva dirsi da quanto tempo fosse successo.
- Salimi sulle spalle. – spiegò, cambiando termine, parlando con quel suo tono basso e ipnotico mentre gli scompigliava i capelli dorati con un piccolo buffetto, come a volergli dire che si sarebbe sistemato tutto nel migliore dei modi.
Erano gli unici gesti, contatti, che uno sempre estremamente controllato come Otabek si concedeva di poter fare. Perché non lo voleva turbare ma aveva anche uno spasmodico bisogno di creare un contatto fisico con lui.
Chissà cosa avrebbe potuto pensare il suo Yura – sì, ormai pensava a lui come al suo Yura – se solo avesse saputo quali erano i suoi pensieri e la gioia infinita che provava quando – in sella sempre della suddetta moto incriminata - lo vedeva scendere le scale del condominio nel quale risiedeva mentre lui lo stava aspettando. Era qualcosa di a dir poco idilliaco.
Se la ricordava, Otabek, la prima volta che - di fronte a quella scena ormai così usuale – il cuore aveva iniziato a pompare a mille, la salivazione si era azzerata e lui aveva pensato, molto sensatamente, cazzo!, perché c’era indubbiamente qualcosa che non tornava.
Era da una settimana che non si vedevano e lui non aveva fatto altro che pensare notte e giorno a Yuri, iniziando a rivolgersi mentalmente a lui come al suo Yura, cominciando a portarsi dietro quel cellulare che fino a poco tempo prima si dimenticava a casa, scarico o spento per giorni e giorni, e quando lo sentiva vibrare nella tasca interna della giacca di pelle, ogni volta un colpo al cuore.
E quando li apriva quei messaggi – sì, perché Yuri quando iniziava a scrivere o a inviargli foto, era a ciclo continuo – e vedeva sullo schermo i vari selfie che Yura gli mandava conditi di vari commenti, si doveva trattenere dal carezzare lo schermo, come se stesse posando una carezza su quella pelle nivea.
Sì, indubbiamente qualcosa non tornava. O meglio: era tutto chiarissimo nella mente sempre lucida e attenta di Otabek. Si era semplicemente – e pericolosamente – innamorato di quello che ormai da mesi era diventato il suo miglior amico.
“ Cazzo Otabek!” si era facepalmato simbolicamente mentre Yuri l’aveva infine raggiunto sul marciapiede, attendendo che come al solito gli passasse il casco che aveva in mano, facendogli vedere tutto orgoglioso e con quel sorriso che Dio mio, i cori angelici erano partiti nella sua testa! la nuova felpa leopardata che si era preso.
- Beka? Stai bene? – l’aveva dovuto richiamare all’ordine Yuri, piegando appena la testa di lato mentre lo fissava preoccupato.
- S-sì … - aveva biasciato lui, porgendogli il casco e mettendo in moto solo quando si era assicurato che Yuri fosse saldamente in sella. Peccato che ormai, per Yuri, ancorarsi saldamente in sella volesse anche dire circondargli il corpo con le braccia, facendo scivolare le mani dapprima sui fianchi fino ad allacciarle sul suo addome e, addio mondo!, quel contatto non gli era mai parso allo stesso tempo così dolce ed eccitante insieme. Senza contare che Yuri aveva ben pensato di poggiargli una guancia sulla schiena e accarezzargli per un istante il ventre con un piccolo movimento circolare dei polpastrelli e, oh eccome se li aveva sentiti anche sopra gli strati di tessuto! La pressione sanguigna era schizzata ovunque, in particolar modo verso le parti basse.
“Signore perdonami, perché ho molto peccato!” chissà perché si era trovato a citare un testo biblico dentro di sé, non riuscendo a controllare quell’istinto innato.
Non poteva tradire la fiducia di Yuri così. La fiducia che Yuri aveva in lui e nella loro amicizia. Quello sguardo candido e rilassato – che mai, mai!, gli si vedeva mentre era sul ghiaccio sia che si stesse esibendo, sia che si stesse allenando – che aveva mentre si trovavano nei vari Mc’Donalds o Burger King (Yuri aveva una predilezione per i cibi decisamente malsani) e si sporgeva sopra il tavolo verso di lui per rubargli a tradimento un morso del suo hamburger o di come lo invitava ad aprir la bocca per fargli assaggiare una patatina ricolma di qualche nuova salsa dalla dubbia provenienza e aspettava da lui il responso, tutto felice e contento come un ragazzo di sedici avrebbe dovuto essere, se solo non avesse avuto tutti gli occhi del mondo puntati addosso e una carica e un orgoglio per superare ogni volta i suoi limiti che a volte pesavano come un macigno.
 
Proprio per questo Yuri era estremamente grato ad Otabek. Perché lo faceva sentire normale, quando era con lui poteva condurre una vita normalissima. Otabek gli donava quella quotidianità, quella tranquillità che lo facevano sentire protetto. Al sicuro. Otabek gli donava calore. Era come se Beka gli ritagliasse una parentesi dalla frenesia alla quale si era andato ad infilare da sé medesimo.
Semplicemente, non avrebbe più potuto immaginarsi la sua vita senza Otabek. Sarebbe come stato chiedere alle stelle di smettere di brillare.
Otabek non era come la luce accecante – e a volte fastidiosa - del sole, Otabek era come la luna. Quella luna che risplende con la sua luce discreta ma comunque forte, ferma e sicura, rassicurante e riposante che rischiara e indica il cammino anche nelle notti più nere.
Com’era stato poc’anzi, quando l’aveva chiamato angosciato per il fatto che Minù non stava scendendo dall’albero e Otabek era arrivato subito. Moderno cavaliere sul suo fido destriero metallico. E lui aveva rivisto la luce. La certezza che tutto sarebbe andato a posto. Che quando c’era Otabek tutto si sistemava come per magia.
 
 
- Sali sulle mie spalle. – gli propose quindi Otabek e lui lo fissò per un attimo interdetto.
- Yura, arrampicarsi sull’albero non è stata un’idea geniale, molto probabilmente perché Minù non è abituata a vederti far una cosa del genere. O forse perché è indisponente come un altro felino di mia conoscenza e lo sta bellamente facendo apposta. Quindi l’alternativa è che tu salga sulle mie spalle e vedere se così riesci a fartela saltare in braccio. –
Detto questo, Otabek si piegò sulle ginocchia e miseriaschifa se anche i pantaloni della tuta non gli fasciavano ogni singolo muscolo delle gambe.
- Se cado, posso aggrapparmi ai tuoi capelli? - gli chiese divertito Yuri mentre si metteva a cavalcioni sulle sue spalle.
- Provaci e sei un uomo morto! – fu la replica di Otabek mentre si issava su e poté udire indistintamente lo sghignazzare dell’amico. Altra cosa che Otabek sentì indistintamente – oltre alla maledetta tonicità delle cosce di Yuri strette su di lui – fu che questi pensò bene di scostargli dalla fronte le ciocche di capelli che solitamente venivano pettinate all’indietro. Fu un tocco di una delicatezza estrema che lo lasciò senza fiato.
- Yura … - bisbigliò appena, quasi perdendo l’equilibrio.
- Ohy Beka, vorrei restare intero. – rise Yuri mentre lui si trovò costretto a tossicchiare per riprendere la concentrazione, avvicinandosi cautamente al tronco dell’albero.
- Eh! Come vorrei romperti io invece … - sussurrò.
“Cazzoooooo!” urlo interno alla Munch. Non poteva averlo detto veramente.
- Come? – per sua fortuna Yuri era tutto intento a richiamar Minù e non aveva sentito.
- Niente, niente. –
Così come la sua fortuna era che riusciva sempre a mantener la faccia impassibile, a parte quando rivolgeva certi sguardi a Yuri. Quegli sguardi che lui non se ne rendeva conto, ma facevano trasparire tutto il sentimento che aveva per lui e che rapivano l’attenzione in eterno movimento di Yuri, che restava rapito a guardarlo, chiedendosi come Otabek fosse in grado di plasmarlo uno sguardo del genere. Socchiudendo solo leggermente gli occhi e incurvando di poco verso l’alto la curvatura di quelle labbra che parevano disegnate, ecco che il volto di Otabek trasmetteva mille e più cose.
 
- Minù? Dai amore vieni qui … -
“Ok, posso morire in questo istante. Ha veramente chiamato la gatta amore? Mio Dio, questa dolcezza è in grado di sciogliermi!” pensò Otabek nel momento in cui spostò lo sguardo sopra di sé e quello che aveva previsto, accadde. Minù, senza esitazione alcuna, saltò tra le braccia di Yuri miagolando tutta felice. E, di nuovo, il dolce sorriso che rischiarò il volto sollevato del biondo fu in grado di mozzargli il fiato in gola.
- Fatto Beka! – pensò bene di regalare quel sorriso anche a lui, chiudendo gli occhi, mentre posava un bacio sulla testolina della gattina, tutto felice.
“Così non vale però, Yura!” pensò Otabek mentre iniziava a piegarsi sulle ginocchia per permettere la discesa dell’altro, anche se sarebbe rimasto così per sempre.
E Minù, che ben aveva visto oltre a quei due imbranati, pensò bene di andare loro in soccorso. Elegantemente sgusciò via dalle braccia di Yuri, il quale per timore che si mettesse a saltare nuovamente sui rami, si sbilanciò e, sbilanciandosi, fece fare altrettanto a Otabek.
Cercò, il kazako, di mantenere l’equilibrio il più possibile ma Minù, infingarda, pensò bene di complicargli le cose, iniziando a gironzolare tra le sue caviglie. E la caduta fu inevitabile. L’unica cosa che Otabek poté fare, fu riparare il colpo sull’erba a Yuri, cadendo lui a terra dopo averlo preso al volo tra le sue braccia. Come nella migliore tradizione di film Disney.
E Otabek si trovò sotto Yuri, che andò in fiamme. Come lui del resto!
- S-scusa … -
- N-n-no scusa t-tu … -
E più Yuri tentava di rialzarsi, poggiandogli le mani sul petto, più continuavano ad ingarbugliarsi, senza il coraggio di guardarsi in faccia, mentre le gambe proseguivano ad intrecciarsi tra loro.
Alla fine, sconfitto, Yuri riuscì solo ad issarsi sulle braccia portando lo sguardo sul volto di Otabek.
 
I capelli biondi di Yuri gli sfioravano il volto, solleticandogli la punta del naso e l’altro tentò di scostare tale ciuffo ribelle soffiandoci sopra ma con scarso successo e Otabek vide le proprie dita allungarsi verso quella ciocca, saggiarne la morbidezza – come aveva sempre desiderato fare – per poi portargliela dietro l’orecchio non senza donargli, a quel passaggio, una piccola carezza sulla guancia.
- Beka … -
Non sapeva neanche lui perché aveva sentito la necessità di chiamarlo, forse per evitare di uscirsene con qualcuna delle sue geniali frasi che ultimamente pareva facessero più fatica del solito a passare per la testa prima di uscire per la bocca. Magari qualcosa del tipo baciami … No perché davvero era capacissimo di farlo e mandar tutto a puttane. Ma cazzo! Quello sguardo di Otabek in quel momento era quello sguardo. Quello sguardo che gli faceva di colpo percepir tutta la realtà intorno come qualcosa di ovattato.
Il quale Otabek non frenò la corsa delle sue dita, ma iniziò a farle scivolare tra le ciocche dorate dell’altro, carezzandole lievi, rapito, rubando con avidità ogni minimo particolare di quel volto perfetto. Di quei lineamenti così fini e perfetti. Avrebbe voluto percorrere con la punta delle dita tanta perfezione. La curva del mento, per poi risalire verso quelle labbra così morbide e poi su, sul profilo del naso dritto a regolare, conscio del fatto che aveva praticamente smesso di respirare.
Cosa che aveva fatto anche Yuri, mentre lo fissava interrogativo per poi abbandonare la testa sul suo petto con un piccolo sospiro mesto, dove l’altro lo accolse e lo strinse delicatamente tra le sue braccia.
Stretto in quella presa salda ma incredibilmente dolce, Yuri capì che non poteva continuare a nascondere, o peggio: tentar di reprimere i suoi sentimenti. Non era giusto. Per nessuno dei due. Nemmeno in rispetto della loro amicizia e il bene che li legava.
Rischiava di perderlo, forse, o che magari avrebbe iniziato a guardarlo con disgusto, ma non poteva continuare a tenerlo all’oscuro di ciò che aveva iniziato a provare per lui.
E ciò che sarebbe stato, solo il tempo l’avrebbe potuto dire.
 
- Beka, senti … devo dirti una cosa. –
- Anch’io Yura, anch’io … -
 
 
FINE (forse …)
 
 
 
 
 
 
E niente, per par condicio, mi sembrava più che doveroso.
Gli Otayuri mi trasmettono una dolcezza e fluff sconfinato *occhi a cuore*
La 3some … sì, giusto! BUUUHAHHHUUAHHHHMMMM
 


*Come dire, questa frase mi ricorda qualcosa … ^///^
 
   
 
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