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Autore: Jadis96    11/05/2017    0 recensioni
"C'era qualcosa di speciale in loro. Era forse il modo in cui si muovevano, o il modo in cui parlavano... tutto faceva parte di qualcosa di più grande: una sintonia completa".
Elladan ed Elrohir sono i gemelli figli di Elrond, Signore di Imladris. Dall'infanzia trascorsa tra i rigogliosi giardini di Gran Burrone, attraverso la nascita di un legame speciale con i Dùnedain, fino alla scelta finale, che determinerà il loro destino per l'eternità. Questa è la storia dei principi che non erano figli di re, degli elfi che erano anche Uomini, identici e diversi, mortali ed immortali.
[I protagonisti saranno Elladan ed Elrohir, ma saranno presenti anche Elrond, Celebrian, Arwen, Glorfindel, Galadriel, Aragorn ed altri].
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arwen, Elladan, Elrohir, Elrond, Glorfindel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco la seconda parte!
 
Quando voleva, Estel sapeva essere eccezionalmente furtivo. Avvicinarsi ad un elfo senza essere notati era impossibile, ma con il passare del tempo Estel stava diventando sempre più abile ad aggirarsi per Imladris non visto.
Quel giorno, Estel era riuscito a salire sulla cima di un albero che si trovava ai limiti della vallata di Gran Burrone. Aguzzando la vista, riusciva a vedere i confini e le guardie che li pattugliavano. Trovarsi lì avrebbe significato scatenare l'ira di sua madre e di Elrond, ma ne sarebbe valsa la pena. Da lassù la vista era emozionante: poteva osservare i confini, l'unico grande limite che Estel non avrebbe mai osato oltrepassare. Provava un brivido di paura anche solo a guardarli.
 
Ad un tratto, un elfo tornò indietro dal confine. Estel restò immobile ed in silenzio mentre l'elfo passava proprio sotto il suo albero e tirò un sospiro di sollievo quando constatò di non essere stato scoperto. Incuriosito, Estel tentò di capire chi o cosa avessero visto gli elfi, ma invano: si trovava troppo in alto e troppo lontano.
Farei bene a scendere, prima che qualcuno mi veda, pensò.
Un attimo dopo Estel vide quello stesso elfo che tornava verso il confine, questa volta accompagnato da Elladan ed Elrohir. Sembrava avessero fretta, ma non c'era preoccupazione sul loro volto. Che Glorfindel fosse tornato dal suo secondo viaggio ad Annùminas?
 
Elrohir attraversò il ponte sul fiume con il cuore a mille, speranzoso ad impaziente. In testa al gruppo c'era Glorfindel, poi seguivano gli altri elfi della compagnia, in una formazione pressoché identica a quella che avevano adottato quasi un anno prima, la prima volta che erano andati nelle terre dei Dùnedain.
Ma questa volta, al centro della formazione, c'erano dei visi familiari. In sella ad un cavallo grigio, c'era Maedir; accanto a lui, su un cavallo dello stesso colore, sua moglie Hanneth con un bambino dai capelli scuri, che aveva all'incirca la stessa età di Estel. Doveva essere Gelion. Mentre alle loro spalle, in sella ad un cavallo sauro legato a quello di Maedir, c'erano Edeniel, ormai tredicenne, e Melwen.
Gli anni trascorsi dal loro ultimo incontro erano stati, per Elrohir, rapidi come un soffio di vento. Tuttavia, nei volti di coloro che aveva lasciato, vedeva la verità. Nei suoi ricordi, Edeniel era una bambina curiosa e allegra, mentre adesso, guardandola, era facile intravedere la donna che sarebbe diventata. Ma fu soprattutto su Melwen che lo sguardo di Elrohir si soffermò, per un tempo che sembrò infinito. Indossava abiti da viaggio, i capelli più lunghi di quanto Elrohir ricordasse e, sul suo viso, c'erano piccole rughe, appena visibili.
Maedir fu il primo a vederli ed il primo a correre loro incontro. Quando Maedir era felice, era impossibile trovarsi in sua presenza e non essere travolti dalla sua gioia. Il suo era il sorriso di chi aveva il proprio passato alle spalle, invece che sopra di esse. Melwen, invece, era indecifrabile a chiunque non la conoscesse in profondità. Chiunque posasse gli occhi su di lei finiva per chiedersi cosa stesse pensando e, infine, per desiderare la sua compagnia.
Dopo aver salutato gioiosamente Edeniel, Hanneth ed il piccolo Gelion, che non aveva alcuna memoria degli elfi, Elrohir si avvicinò a Melwen. Era appena scesa da cavallo e teneva ancora in mano le redini, con un'espressione che Elrohir conosceva bene: era in attento ascolto, per familiarizzare con una situazione ed un luogo sconosciuti.
<< Benvenuta >>, disse Elrohir.
Melwen lo riconobbe all'istante. Basandosi soltanto sulle loro voci, riusciva sempre a distinguere i due gemelli. "Parlate in maniera completamente diversa: se gli altri ascoltassero con più attenzione, non vi scambierebbero l'uno per l'altro", aveva detto in passato.
<< Êl síla erin lû e-govaned 'wîn >>, disse Melwen, pronunciando quasi alla perfezione il saluto elfico.
Elrohir si sentì improvvisamente a corto di parole. Indeciso su cosa fare e cosa dire, e preoccupato di risultare fuori posto, fu quasi grato ad Elladan per averli interrotti, dicendo, << Amici, seguitemi, non voglio che restiate qui al gelo per un minuto di più >>.
<< Agli ordini, capitano >>, rispose Maedir.
 
Quella sera venne organizzato in banchetto in onore degli ospiti. Nella sala principale fu allestito un lungo tavolo ed il miglior vino fu prelevato dalle cantine.
Elrond fu felice di conoscere coloro di cui aveva spesso sentito parlare. In un primo momento aveva avuto l'impressione che Maedir fosse una persona riservata e silenziosa, ma dopo avergli rivolto la parola per primo, scoprì di essersi sbagliato. Maedir era affascinato dalla bellezza di Gran Burrone ed impaziente di parlarne, ma, soprattutto, era intensamente appassionato di arti curative. Non appena ne ebbe l'occasione, rivolse ad Elrond domande mirate e complesse, che rispecchiavano una profonda conoscenza dell'argomento. Ben sapendo quanto Maedir fosse stimato tra la sua gente e ben sapendo quanto spesso avesse curato Elrohir ed Elladan in sua assenza, Elrond fu lieto di condividere con lui il suo sapere.
L'elfo, inoltre, era incuriosito da Melwen, colei di cui aveva sempre sentito parlare come una persona fuori dal comune. Era facile, anche solo dal primo sguardo, capire perché esercitasse un tale fascino su Elrohir. Melwen era bella, di una bellezza inconsueta, era elegante ed allo stesso tempo sagace. Guardandola, Elrond aveva l'impressione di essere guardato di rimando, pur sapendo che fosse impossibile. Lei ed Elrohir trascorsero buona parte della serata parlando sommessamente, soli nonostante la presenza di altri.
 
Tornato in camera dopo l'abbondante cena, Elrohir scoprì di non riuscire a prendere sonno. Quella notte la sua mente era affollata dai ricordi della sua permanenza ad Annùminas e, prima ancora, di quella nell'accampamento dei Dùnedain. In breve tempo, si ritrovò a vagare per i giardini di Imladris, che da sempre erano la meta preferita degli insonni. Senza neanche accorgersene si ritrovò a passare in corrispondenza della camera di Melwen e, con grande sorpresa, la trovò seduta nella piccola terrazza che dava sul giardino. Ai suoi piedi, un cane dormiva, anch'egli ignaro della presenza di Elrohir. L'elfo considerò per un breve momento l'idea di andarsene in silenzio, ma la abbandonò subito.
<< Melwen? >>, sussurrò.
Lei, che fino ad un attimo prima era immersa nei propri pensieri, trasalì. Allo stesso tempo, il cane sollevò la testa scrutò l'elfo con diffidenza.
<< Perdonami >>, mormorò Elrohir.
<< Nulla da perdonare >>, rispose Melwen, << Stai facendo un giro di ricognizione anticipato? >>, chiese, con una punta di ironia.
<< Una semplice passeggiata notturna. Vorresti unirti a me? >>.
Melwen esitò, e per un attimo Elrohir credé che stesse per rifiutare, ma poi sembrò cambiare idea. << Con piacere >>, rispose.
Poi chiamò il suo cane, che nel frattempo aveva ricominciato a dormire, e lo incitò ad alzarsi.
<< Almeno qualcuno qui ha voglia di riposare >>, commentò Elrohir, << Lascialo qui, te ne sarà grato >>.
Melwen acconsentì.
 
Per un po' camminarono in silenzio, la mano di Melwen sulla spalla di Elrohir, come avevano fatto tante volte ad Annùminas.
<< In passato mi parlasti di una cascata che cade sulla valle, te lo ricordi? >>, disse Melwen.
<< Sì >>.
<< Mi piacerebbe andarci >>.
<< Per arrivare fino a lì c'è da salire una lunga gradinata >>, disse Elrohir.
<< Non preoccuparti, una volta arrivata in cima ti aspetterò >>, rispose Melwen.
Elrohir rise. << Come desideri >>.
 
Elrohir aveva sempre amato quel luogo. Nascosta a chiunque non conoscesse Imladris, una lunga scala scolpita nella roccia conduceva ad una caverna naturale. Al di sopra di essa, un corso d'acqua terminava e, in alcuni periodi dell'anno, una cascata attraversava la bocca della caverna, cadendo sulla vallata sottostante.
Dopo la lunga salita, Melwen impiegò qualche attimo per riprendere fiato. Elrohir, nel frattempo, ammirò la bellezza dell'acqua che rifletteva la fioca luce della luna. Poi chiuse gli occhi: voleva sentire soltanto quello che lei avrebbe sentito. Il rumore dell'acqua che scorreva copriva qualsiasi altro suono, minuscole gocce d'acqua portate dal vento lo investivano, il gelo della cascata impregnava l'aria, mentre l'odore della terra bagnata era un dolce profumo. Nel buio, Elrohir cercò la presenza di Melwen e, spinto dal bisogno di averla più vicino, la abbracciò. Nessun gesto sarebbe stato più adatto a suggellare la perfezione di quel momento. Elrohir si sentì completo, come poche volte nel corso della sua lunga vita, e, allo stesso tempo, si sentì completamente al sicuro. Melwen si appoggiò lievemente a lui ed Elrohir notò che i suoi capelli avevano lo stesso profumo dei fiori che lui le aveva regalato. Non poté fare a meno di sorridere.
Restarono in silenzio, al cospetto della luna, incuranti del freddo. Elrohir non si rese conto dello scorrere del tempo, fino a quando non fu Melwen per prima a sciogliere l'abbraccio. << È ora di tornare >>, disse.
Elrohir tornò alla realtà e, a malincuore, acconsentì.
 
Il sole sorse e tramontò su Imladris per tre volte. Elrond osservò che la presenza degli ospiti aveva avuto un effetto positivo sull'umore degli abitanti di Gran Burrone. Con l'arrivo di Gelion, Estel ebbe per la prima volta l'occasione di fare amicizia con un bambino umano della sua età, pertanto nessuno restò sorpreso quando i due diventarono inseparabili. Edeniel, invece, trascorreva tutto il suo tempo con gli elfi, con qualsiasi elfo fosse disposto a stare in sua compagnia. In lei c'era la stessa vivace curiosità di suo padre.
 
Intanto Elrond iniziò la piacevole abitudine di incontrare Melwen ogni mattina, sulla via per la colazione. L'elfo era spesso il primo ad alzarsi, ancora prima dei suoi figli, e non era abituato a trovare compagnia a quell'ora del mattino.
Melwen non parlava spesso di sé, ma amava ascoltare da Elrond piccoli aneddoti sui gemelli ai tempi della loro infanzia. Elrond, dal canto suo, iniziava a chiedersi quale fosse la reale natura del rapporto che legava Melwen ed Elrohir. Non poteva negare di sentirsi inquieto al pensiero di cosa sarebbe potuto accadere, ma scacciò le proprie preoccupazioni ricordandosi di come entrambi fossero stati felici negli ultimi giorni.
Quella mattina Melwen aveva chiesto il motivo per cui lo stagno nel giardino frontale era stato recintato. Elrond non amava raccontare quell'episodio, ma non riuscì a rifiutare la richiesta di Melwen.
<< Ci fu un incidente, tanti anni fa, quando i gemelli avevano circa tre anni. Mia moglie ed io eravamo con Elrohir, quando Elladan si allontanò senza che ce ne accorgessimo. Fu Elrohir che, inavvertitamente, ci fece capire che suo fratello era in pericolo. Iniziò a piangere e disse che stava per soffocare, ma lui stesso non riusciva a capire cosa stesse accadendo. Poi capimmo che doveva trattarsi di Elladan >>.
<< Era caduto nello stagno >>, completò Mewlen.
<< Sì, arrivammo giusto in tempo. Da quel giorno decidemmo di recintare lo stagno >>.
Nel frattempo erano arrivati nella sala principale. Il cane che guidava Melwen iniziò a fiutare il cibo nell'aria e si protese verso la grande tavola al centro della sala.
<< Posso chiederti un favore? >>, disse Melwen. Fu come se il racconto di Elrond le avesse fatto venire in mente qualcosa di importante.
<< Certamente >>, rispose Elrond.
<< Ho bisogno di aiuto per fare qualcosa che non posso fare da sola. Ma nessuno oltre noi dovrà saperlo >>.
Elrond era intrigato. Da quando Melwen era arrivata a Gran Burrone, Elrond non l'aveva mai sentita chiedere aiuto a nessuno, neanche a Maedir. Si chiese cosa potesse mai spingerla a rivolgersi proprio a lui.
<< Puoi fidarti di me >>, rispose.
 
Trascorsero ancora sette giorni ed Elrohir si ritrovò a desiderare che gli ospiti non avessero fissato una data di partenza. Il pensiero del loro ritorno ad Annùminas era l'unica ombra in quelle giornate altresì colme di luce.
Quel giorno aveva piovuto copiosamente sin dalle prime luci dell'alba, quando Elrohir ed Elladan erano partiti a cavallo per un giro di ricognizione. Il loro compito era, come d'abitudine, quello di ispezionare le terre più vicine ad Imladris per assicurarsi che non ci fossero pericoli imminenti. La pioggia aveva reso il tutto più difficoltoso ed i due elfi si erano incamminati sulla via del ritorno quando il sole aveva ormai iniziato la sua discesa nel cielo.
<< I nostri amici resteranno qui ancora per pochi giorni >>, disse Elladan, mentre attraversavano i confini per rientrare ad Imladris.
<< Lo so, Maedir me l'ha detto >>, rispose Elrohir.
<< Non sembrava che lo sapessi >>.
<< Cosa intendi dire? >>, chiese Elrohir.
<< Che continui a comportarti come se avessi davanti tutto il tempo del mondo >>, disse Elladan.
<< Noto un vago rimprovero >>, commentò Elrohir.
<< È soltanto un consiglio, anche se non hai bisogno di me per sapere di aver fatto degli errori negli anni passati. Adesso hai una seconda possibilità, non aspettare di scoprire se ci sarà una terza >>.
 
Elrohir tornò a casa, lasciò il suo cavallo nelle stalle e s'incamminò verso i sentieri attraverso i prati che conducevano alla sua abitazione. Lungo la strada, al riparo di un'ampia arcata, vide Edeniel e Melwen.
<< Zia, è tornato Elrohir! >>, esclamò Edeniel.
L'elfo le raggiunse di corsa. Si tolse il mantello, constatando che dopo tutte quelle ore trascorse sotto la pioggia si sarebbe bagnato ugualmente anche se non lo avesse indossato.
<< Hai visto degli orchi? >>, chiese Edeniel, con l'entusiasmo di chi non poteva essersi mai trovato in presenza di un orco.
<< Neanche l'ombra >>, rispose Elrohir, << Siamo al sicuro >>.
Edeniel si voltò verso Melwen e disse, << Visto? Non c'era bisogno di preoccuparsi per loro >>.
Melwen non rispose, era evidentemente imbarazzata per la schiettezza con cui Edeniel aveva rivelato ad Elrohir le sue paure.
<< È quasi il tramonto, dovresti andare a prepararti per la cena >>, disse Elrohir ad Edeniel e, prima che lei potesse protestare, aggiunse << Se farai tardi di nuovo, i tuoi genitori si arrabbieranno >>.
Edeniel sospirò, annoiata, ed iniziò a dirigersi verso i suoi alloggi, correndo per bagnarsi il meno possibile.
Una volta rimasti soli, Melwen, quasi come a volersi giustificare, disse, << Non credevo che un giro di ricognizione potesse durare così a lungo, iniziavo a temere che qualcosa vi avesse trattenuti >>.
<< La pioggia rende più difficile individuare eventuali tracce. Inoltre, ci siamo spinti più lontano del solito per controllare il sentiero che percorrerete per tornare a casa >>, spiegò Elrohir.
Melwen poggiò una mano sul suo braccio. << Hai freddo >>, constatò.
Quel semplice tocco era il modo che Melwen aveva per osservarlo, Elrohir ne era consapevole. Tuttavia, quel poco fu sufficiente a dargli il coraggio di fare ciò che aveva a lungo segretamente desiderato. Si avvicinò a lei, il suo cuore accelerò di colpo ed il suo respiro si fece più rapido. Melwen avvertì la sua vicinanza e capì cosa stava per accadere. Elrohir era certo di sapere quale sarebbe stata la sua reazione, era certo che in quel momento fossero entrambi in perfetta sintonia. Ma si sbagliò. La consapevolezza di aver sbagliato lo colpì come uno schiaffo, quando Melwen indietreggiò appena prima che le loro labbra si toccassero. << No >>, disse, la voce leggermente tremante, ma inequivocabile nel suo rifiuto.
<< Credevo che lo volessi >>, disse Elrohir. Non aveva previsto di essere respinto e, anche in quel caso, non avrebbe mai immaginato di provare un dolore così intenso. << Hai lasciato che io lo credessi >>, aggiunse l'elfo.
<< Proprio tu dici questo. Ti devo ricordare quante volte negli anni passati hai scritto di volermi rivedere, senza però far nulla di concreto in proposito? >>, disse Melwen. Adesso c'era una nota di rabbia nella sua voce, c'era un rancore a lungo celato che minacciava di rendersi manifesto.
<< Ho dei doveri qui >>, rispose Elrohir.
<< Sono passati più di sei inverni, non fingere di non aver avuto il tempo. Hai vissuto tra gli umani abbastanza da capire fino a che punto il nostro modo di percepire il tempo sia diverso, ma hai deciso di ignorarlo. La verità è che sei indeciso e spaventato >>.
Elrohir fu colto alla sprovvista. << Non sono né indeciso, né spaventato >>, ribatté, ma persino a lui quelle parole suonarono come una debole menzogna. Non poteva negare di provare inquietudine al pensiero di cosa significasse davvero amare Melwen.
Per qualche secondo entrambi restarono in silenzio, consapevoli dell'importanza, da quel momento in poi, di pesare attentamente le parole prima di pronunciarle.
<< C'è qualcun altro? >>, chiese Elrohir, temendo la risposta.
<< No, non c'è nessun altro >>, rispose Melwen. Sembrò aver percepito lo stato d'animo di Elrohir e, infatti, la sua espressione si addolcì. << Non intendevo causarti dolore, è l'ultima cosa che voglio >>.
<< Ma hai preferito prendere al mio posto una decisione che ritieni essere per il mio bene >>, disse Elrohir.
Non ottenne risposta. Melwen era tornata ad essere indecifrabile ed Elrohir capì che la loro conversazione era terminata.
S'incamminò verso casa, infreddolito ed amareggiato.
Fino ad ora non avevo fatto altro che agire con ragionevolezza, ed ho sbagliato. Adesso agisco d'istinto, e sbaglio ugualmente. Ho rifiutato Melwen quando era il momento giusto, adesso lei rifiuta me, rispose Elrohir. Iniziava a credere che i Valar gli fossero avversi.
 
Traduzione delle frasi in Sindarin
Êl síla erin lû e-govaned 'wîn: Una stella brilla sul nostro incontro
   
 
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