A LETTER FROM HELL

Mi attendi, in silenzio, nel braccio della morte.

Speranza?

Si è spenta nell’esatto momento in cui non sono stati capaci di capirti, di indagare a fondo sul perché di ogni tuo gesto, di ogni omicidio avvenuto per mano tua.

Non sei mai stato il cattivo, ma loro non vogliono vederlo.

 Hanno gli occhi puntati esclusivamente sulle macchie di sangue di cui ti sei sporcato, sul teschio nero avvolto nell’abbraccio di un serpente, impresso sul tuo braccio. A loro basta questo.

Ti stanno togliendo la vita che il destino aveva scelto di restituirti.

Beffardo, vero? Il destino… prima ti illude di avere una seconda opportunità, e poi lascia che altri esseri umani decretino la tua fine.

Accendete le torce ed affilate i forconi, signore e signori, la bestia va uccisa.

Ribellione?

E affrontare una vita nascondendoti, ancora?

Non vuoi più saperne nulla di tutto ciò, e così, con estrema facilità, hai lasciato che ti mettessero le catene ai polsi e alle caviglie.

Rinchiuso tra quelle quattro mura gelide, mi aspetti.

Rimpianti?

Non ne hai. Rifaresti ogni cosa, pur sapendo che giungeresti ancora qui. È il tuo approdo, la fine del tuo viaggio.

Io e te.

Quante volte ti ho guardato mentre mi invocavi, o mi supplicavi di portare via velocemente le anime di cui eri costretto a disfarti, ma questa volta, per la prima volta, ci troveremo faccia a faccia, Severus Piton.

Io e te.

Hai gli occhi vuoti, degni di un uomo che ha perso tutto.

Il sorriso spento, rassegnato, di chi ha dato se stesso senza essere capito.

Godi dei tuoi ultimi istanti di vita, Severus Piton.

Chiudi gli occhi, e immaginati felice, per l’ultima volta.

Io ti aspetto, pochi istanti ancora e saremo soltanto io e te.

Mi brami, mi invochi.

Di' addio a questo mondo che non ha saputo ammirare il tuo coraggio, che non ti ha mai accompagnato nel cammino travagliato e straziante che hai affrontato, giorno dopo giorno.

La vita non ti è mai calzata a pennello.

Io, Severus Piton, ti prometto che lo farò.

Ti accoglierò tra le mie braccia, come fossi un vecchio amico.

Brami il mio abbraccio, mentre ti trascinano fuori da quella cella buia.

L’ultimo cammino, Severus Piton.

Vecchio amico mio, vedo le lacrime moleste che insistono per sgorgare.

Lasciale andare, lascia che l’ossidiana nei tuoi occhi si bagni, per l’ultima volta.

La paura ti assale, la percepisco, mentre preparano l’intruglio con il veleno di basilisco.

Sopraggiungerò velocemente.

Di' addio ad ogni pena, ad ogni supplizio.

Dimentica cosa sia la sofferenza.

Inala la tua ultima boccata d’aria.

L’ultimo respiro, Severus Piton.

Io e te, vecchio amico mio.

Le tue labbra toccano il vetro freddo e maleodorante, i tuoi occhi venerano un’ultima volta i colori, per quanto pochi siano in questo luogo.

Sii fiero di te stesso, hai salvato più vite di quante tu me ne abbia consegnate.

Lo ingurgiti, fino all’ultimo sorso, finché le mani non rispondono più al tuo controllo, e lasciano cadere la coppa.

Sei giunto a destinazione.

Alla fine, ci incontriamo, vecchio amico mio, mi sono presa anche la tua anima, così come tante altre prima.

È dall’alba dei tempi che ne porto con me, ma la tua… è quasi doloroso strapparla dal corpo.

Seguimi, Severus Piton, ti accompagnerò dove ti sarà concesso sorridere.

 
N.d.a.: premetto che è stato piuttosto straziante scrivere questa “Lettera”. Presumo sia chiaro, ma voglio spiegarlo, qualora non lo fosse: la voce narrante è quella della morte, personificata.
Il titolo “A letter from Hell”, è costruito sulla visione di chi ha etichettato Severus come “Cattivo”, secondo i quali meriterebbe l’inferno (In totale antitesi con le ultime parole, che lasciano invece immaginare che non è lì che verrà portato). Penso di aver terminato le spiegazioni :3
Baci – Sarasvati