Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato
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Autore: deminamylove    12/05/2017    3 recensioni
Spesso la vita ti illude, facendoti credere che tutto ciò da te desiderato si avveri. Eppure, purtroppo, nulla dura per sempre, né un'amicizia, né un amore. O forse tutto ciò è falso? Forse la chiave di tutto è saper aspettare? Chissà.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Demi Lovato, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I giorni si accavallavano, ormai ogni cosa era diventata confusione e nient’altro. Credevo di essere riuscita a riavvicinarmi a lei, ma non era così. Trascorreva intere giornate sul letto, a dormire o a fare il nulla. C’erano notti in cui stava così male che non mi permetteva neanche di starle vicina e mi supplicava di andare a dormire in un’altra stanza. Erano quelle le notti in cui piangevo, scoppiavo, incapace di controllare tutto ciò che mi stava accadendo intorno, di realizzare che piega stesse prendendo la mia relazione. Ero stanca. Facevo di tutto per accontentarla, ma era come cercare di relazionarsi con un fantasma. Era come se la sua voglia di vivere stesse per partire per un lungo viaggio e stava cercando di portarsi anche la mia con lei.
Dopo un certo periodo iniziai a trovare mozziconi di sigaretta ai piedi del nostro letto e ogni volta mi infuriavo con lei, e forse quelli erano gli unici momenti in cui la vedevo reagire, anche se solo per urlarmi in faccia a causa di maledette sigarette. Un pomeriggio rientrai prima in casa dallo studio di registrazione, gettai a caso borse e giacca su una poltrona e mi diressi in camera da Mary, come ormai facevo da mesi. Quando entrai, suscitò in me una grande sorpresa vederla in piedi, appoggiata al davanzale della finestra. Stava fumando l’ennesima sigaretta, ma non mi importò in quel momento. Mi avvicinai lentamente da dietro e la abbracciai. Non appena percepì le mie braccia intorno al suo corpo, fece aderire ulteriormente la sua schiena contro di me. Mi godetti il momento, che era diventato ormai così raro.
“Come stai oggi?” le chiesi dopo un po’, restando sempre nella stessa posizione.
“Non così male. Tu come stai?” mi rispose dopo un po’.
“Un po’ meglio.” Le risposi. La vidi gettare il mozzicone di sigaretta, e cercare subito con la mano il pacchetto. Fui più rapida di lei nel prenderlo, sciogliendo l’abbraccio. Iniziai ad indietreggiare lentamente allontanandomi da lei, con un mezzo sorriso sul volto. Lei si girò, mostrandomi quel volto sempre così scavato e scuro.
“Ridammelo.” Mi ordinò.
“Vieni a prenderlo se lo vuoi” le dissi, provocandola, continuando a sorridere. Magari sarebbe stato un pretesto per farla uscire di casa. Non so quanto tempo era che era rimasta chiusa in quella stanza.
“Non sto scherzando, ridammelo” ripeté lei, per intimidirmi. A quel punto uscii dalla stanza di corsa andando nel corridoio. La vidi uscire lentamente, continuando ad aggrapparsi allo stipite della porta, come se avesse ancora la paura di non reggersi in piedi. A quel punto corsi giù per le scale, e una volta arrivata vicino alla porta che dava verso il cortile la aspettai. Non impiegò molto a scendere le scale ed avvicinarsi a me. Ora camminava con più sicurezza, e ciò mi rendeva così felice. Una volta uscita in cortile mi fermai definitivamente. Quando arrivò sembrava un po’ affaticata, ma aveva un leggero sorriso che le illuminava il viso dopo un so quanto tempo. Sorrisi a mia volta e quando fu abbastanza vicina la strinsi a me, baciandola con trasporto. Non si oppose, anzi sembrò felice.
“Non so se offendermi perché sono state delle sigarette a farti uscire finalmente da quella stanza o essere felice per il fatto che tu l’abbia fatto” le dissi, staccandomi e continuando a sorriderle. Non la guardavo a quella vicinanza da così tanto tempo che in quel momento mi ricordai di quanto fosse bella. A quelle parole rise leggermente ed io stavo per sciogliermi.
“Io mi godrei il momento e basta” rispose lei, abbracciandomi. La tenni stretta a me con la tremenda paura che quella scena così bella potesse finire troppo presto. Dopo poco la sentii baciarmi il collo e portare le sue mani sui miei fianchi per avvicinarmi ulteriormente a lei. Non la toccavo da così tanto tempo che quelle iniziative improvvise mi stavano facendo impazzire. Istintivamente feci scendere le mie mani verso il suo fondoschiena, e sentii le sue mani fare lo stesso con me. A quel punto si staccò leggermente e a avvicinò il suo viso al mio talmente tanto da far sfiorare le nostre labbra. Ero agitatissima in quel momento, volevo così tanto andare oltre e farla mia che non mi accorsi della sua mano che sfilava il suo pacchetto di sigarette dalla mia tasca, sorridere e schioccarmi un bacio a stampo per poi allontanarsi salterellando.
“Sei una stronza!” le urlai sconvolta, ma evidentemente divertita dalla cosa.
“Cosa ti aspettavi?” mi chiese con uno sguardo più che eloquente. In quel momento divenni paurosamente rossa in volto e tentai di cambiare discorso.
“Non potresti buttarla?” le chiesi, riferendomi a quella sigaretta che si era appena accesa.
“No.” Rispose semplicemente, guardandomi con aria di sfida ad ogni tiro.
“Puoi darmi una sigaretta?” le chiesi, per stare al suo gioco.
“Assolutamente no” mi rispose, leggermente spiazzata da quella richiesta evidentemente inattesa.
“Perché no?”
“Perché tu sei Demi Lovato. Tu non fumi, non bevi e non ti droghi” mi rispose.
“Credi che io non sia libera di fare una qualsiasi di queste tre cose?” le chiesi, leggermente irritata dalla sua risposta. Mi aspettavo un “non voglio perché non è salutare ed io ci tengo alla tua salute”, non un “non puoi perché sei Demi Lovato”, come se la mia immagina artistica potesse imporre un qualsiasi limite nella mia vita.
“Direi proprio di no” rispose ridendo. Mi sentivo solo presa in giro in quel momento, così con rabbia presi e mi accinsi per rientrare in casa.
“Ehi tutto okay?” mi bloccò per un braccio, vedendo il mio cambio di umore.
“Sì” risposi solo, liberandomi dalla sua presa e dirigendomi verso la mia stanza. Entrai in bagno, guardandomi intensamente allo specchio. Era come se in quell’immagine vivessero due ragazze, la cantante Demetria Devonne Lovato, e la semplice ventiquattrenne Demi, che voleva sì svolgere il lavoro che amava, ma anche sentirsi libera di fare una qualche stupidaggine qualche volta, senza provare quell’ansia e quel senso di colpa per aver eventualmente dato un brutto esempio a qualcuno.
 
“Dove stai andando?” mi chiese Mary non appena uscii dal bagno truccata e con solo un completino intimo addosso. La trovai in camera, seduta sul letto. Mi diressi verso l’armadio senza guardarla.
“Esco” le risposi, mentre sceglievo tra il centinaio di vestitini che avevo nel guardaroba.
“Con?”
“Nessuno in particolare in realtà”
“Dove vai?”
“A ballare”
“A ballare da sola?”
“Sì” ormai era diventato un vero e proprio interrogatorio. Un lato di me sperava che controbattesse in qualche modo, che mi proibisse di  andare in una discoteca indossando un vestito provocante come quello che mi ero appena messa, solo per sentirmi oggetto della sua gelosia, per capire se, arrivate a quel punto, contassi realmente qualcosa per lei. Ma non disse nulla, non provò a fermarmi, si distese semplicemente sul letto, senza nemmeno posare lo sguardo su di me mentre mi vestivo con dell’intimo praticamente inesistente addosso. Una volta pronta, la guardai un ultima volta per qualche secondo ed uscii, senza degnarla di ulteriori parole. Io non ero la sua balia, non ero la ragazza di cuore che non avrebbe fatto mai niente di trasgressivo solo perché il mio nome era Demi Lovato. Presi la BMW metallizzata ed uscii dal garage, con una gran voglia di andarmi a divertire dopo mesi di pesantezza e stanchezza e poco importava a quel punto se la ragazza per la quale avevo tenuto duro tutto quel tempo non aveva intenzione di accompagnarmi. Per una volta, avrei pensato a me.
 
 
POV Mary
Ormai Demi era uscita da ben 5 ore. Erano le 3 del mattino ed io non riuscivo a chiudere occhio, ma stavolta era diverso. Non era la solita insonnia la mia. Avevo paura, ero preoccupata, volevo solo sentire il rumore indistinto della porta di ingresso aprirsi e chiudersi e percepire la presenza di Demi in casa, anche se non nella mia stessa stanza. La mia era una lotta interiore, ormai non ero più la stessa Mary di prima, non riuscivo più a trovare un motivo felice e concreto per andare avanti che non fosse Demi, ma non volevo più trascinarla nel baratro oscuro della mia testa incasinata, non volevo più farla soffrire insieme a me. Aspettavo il giorno in cui lei mi avrebbe cacciata di casa, perché la amavo troppo per prendere l’iniziativa. Cercavo di farmi odiare e prendere le distanze da lei, ma in fondo al cuore ero consapevole del fatto che avevo un tremendo bisogno di lei e che se l’avessi persa per davvero, non avrei retto più nulla nella mia vita. Aspettai un’altra ora, e finalmente sentii lo scatto della serratura aperta dalle chiavi. A questo, tuttavia, seguirono altri rumori, perfino un piccolo urlo seguito da un tonfo. Preoccupata indossai una vestaglia e scesi giù per le scale, arrivando al salotto. Ero sconvolta. Demi era a terra e nel momento in cui cercava di rimettersi in piedi, perdeva l’equilibrio, riabbracciando ogni volta il pavimento. Era ubriaca.
“Demi..” appena entrai nel suo campo visivo, rimase immobile per qualche secondo a fissarmi. Notando la mia espressione sbalordita e preoccupata, scoppiò a ridere. “cos’hai combinato?” le chiesi, avvicinandomi a lei per cercare di reggerla e farla stare in piedi, ma lei indietreggiò per non farsi toccare.
“Io sono Demi Lovato!” urlò continuando a ridere “e io non bevo, non fumo e non mi drogo” continuò, senza mai far terminare quell’’inquietante risata.
“Allora perché hai bevuto? Cristo” più mi avvicinavo a lei, più si scansava.
“Io non ho bevuto” disse, andando a sbattere contro un tavolino basso, cadendo per terra. Si rimise subito in piedi per cercare di rendere meno evidente la sua bugia, ma ad un tratto, mentre mi guardava intensamente negli occhi, si fermò e la sua risata si trasformò in un pianto disperato. A quel punto corsi da lei e nonostante le sue proteste, la strinsi forte a me.
“Ehi, stai calma.. sono qui” le dissi piano, senza lasciarla.
“Lasciami! Lasciami!” iniziò ad urlare, senza controllo.
“Lo so che in tutto questo tempo ti ho trattata uno schifo, che a causa mia hai pianto quasi ogni notte, ma ora sono qui. Sono qui e non ti lascio, per favore calmati..”
“Tu non capisci, ho fatto una cosa orribile!..” continuava ad urlare disperata.
“Cosa hai fatto di tanto orribile?” Le chiesi, per capire il motivo di tanto dolore.
“Ti ho tradita!..” mi rispose finalmente. A quelle parole la guardai con gli occhi spalancati. Non sentivo più nulla, come se ogni minimo rumore fosse attutito dallo stato di shock che stavo vivendo. Involontariamente sciolsi l’abbraccio, allontanando quelle mani così tremanti dal suo corpo. E fu così che un conato di vomito mi assalì furioso, facendomi correre nel bagno.
 
Spazio autrice: se qualcuno sta ancora seguendo la storia, mi farebbe davvero molto piacere qualche recensione J
  
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