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Autore: mikkl    13/05/2017    1 recensioni
E se magari Yuuichirou non fosse mai esistito, ma al suo posto c'è una ragazza che gli somiglia caratterialmente, ma con un passato decisamente più oscuro?
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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L'inizio di tutto

 

“hy...u..a......le” sento una voce... adulta e... maschile...e qualcosa di caldo sui miei capelli. 

Cerco di aprire gli occhianche se fanno un po' male...hmm...provo un po' di

dolore perché mi sento subito addosso le luci a neon, quindi mi copro gli occhi con la mano sinistra notando... una... -UNA FLEBO?!- penso subito spaventata.

Tolgo la mano dagli occhi non dando retta al dolore lancinante sugli occhi e guardo dove sono.

Vedo una stanza... bianca...con un letto bianco... insomma è tutto bianco tranne una cosa o... una persona?

I miei occhi e la mia mente hanno ripreso lucidità facendomi capire che sono nella stanza di un'ospedale.

Guardo l'uomo che ho affianco e sento subito che quel piacevole calore tra i capelli purtroppo non c'è più.

Lui è seduto su una sedia di legni abbastanza rovinata, sentendo degli scricchiolii ad ogni movimento. 

Guardo meglio il suo viso e capisco che è un uomo sulla venticinquina d'anni, con dei capelli corvini tendenti sul blu,

che gli arrivano sparpagliati fino alla nuca, una testa ovale ma non troppo con dei lineamenti del viso duri ma

non troppo, delle labbra sottili e gli occhi neri che non ti permettono di vedere le loro emozioni, ma che ti possono scavare anche nel tuo passato più oscuro.

Sinceramente io mi sentivo nuda ai suoi occhi nonostante avessi il camice da paziente e un quintale di coperte addosso (non c'è bisogno di dirvi il colore di entrambe

vero?), ma la cosa più strana era che indossasse un'uniforme rossa e nera con uno strano stemma color oro;e lui, notando il mio disagio chiese

“Tu sei Hyakuya Nicole, vero?” io esitai un po' ma alla fine risposi:

“S...Si” balbettando. Allora lui alzò un angolo delle labbra all'insù spalancando un po' gli occhi, rendendolo molto più inquietante e psicopatico. 

Non disse niente così chiesi a mia volta

“E tu chi sei?”

Allora l'uomo rilassò gli occhi, ma senza far svanire quel ghigno spaventoso (anzi, a quel sorriso si aggiunse una nota di arroganza ed orgoglio)

“Io sono Ichinose Guren, sono il tenente colonnello dell'Esercito Demoniaco Imperiale Giapponese e leader della Compagnia Demoniaca della Luna”

Ah... bene.. quindi io ho a che fare con uno “colonnello” che si crede chi sa chi, facendo soltanto l'arrogante, lo sbruffone?

“Dove mi trovo?” domando un po' alterata da quello stupido sorrisino che non accenna a togliersi da quella cavolo di faccia

“Ti trovi nell'ospedale di Tok-”

“Perché non sei morto come gli altri?!” Domando ancora più alterata ma con un pizzico di paura.

“Ragazzina, ti devi stare calma, altrimenti non guarirai più” mi disse con leggerissimo tono di... preoccupazione? Prima che possa dire altro parlò lui

“Come ti stavo dicendo, sei nell'ospedale ti Tokyo.

Vedi,dopo che il virus si diffuse, non uccise tutti gli umani, almeno 1/3 dell'umanità è sopravvissuto.

Per ora questo è quello che conta.

Ormai l'uomo deve avere solo una cosa in testa: la sopravvivenza.”

Risposi con un cenno alla testa.

Poi lui mi chiese, sempre con quel leggerissimo tono di preoccupazione e finalmente quel sorrisino sparito

“Ti ricordi qualcosa prima di essere stata portata qui?”

E mi guardò così intensamente con quei pozzi neri che dovetti distogliere lo sguardo, e appena il mio sguardo si posò sul mio braccio destro spalancai gli occhi: avevo

allacciato al braccio un braccialetto composto da fili neri e azzurri... azzurro... come quegli occhi...ora ricordo....

 

FLASHBACK (4 anni fa)

Stavamo correndo, io, Mika e Akane mentre abbracciavamo gli altri bambini dell'orfanotrofio Hyakuya, correndo come

dei forsennati a più non posso, a volte inciampavamo durante la nostra fuga rischiando seriamente di cadere da chissà dove.

E mentre correvamo vedemmo di tutto:adulti che siaccasciavano a terra sputando sangue, auto, bici, camion

che si schiantavano contro di loro o sui giganti palazzi di Tokyo; vedemmo pure un aereo passare sopra di noi e

schiantarsi non molto lontano, facendo tremare il terreno sotto i nostri piedi, mentre le fiamme ci circondavano ovunque.

I bambini più piccoli gridavano e piangevano dalla paura, alcuni scapparono dalle nostre mani ma fortunatamente

(molto fortunatamente) li recuperammo tutti, anche perché erano 5, più io,Mika e Akane facevamo in tutto 8, anche se noi tre eravamo i più grandi del gruppo.

Appena arrivati all'orfanotrofio, salimmo le scale sul retro, dato che l'entrata principale era sbarrata.

Andai davanti a tutti e con uno dei miei soliti calci sovrumani aprii la porta; appena ciò accadde restammo tutti con gli occhi spalancati e fermi.

Il motivo era una figura illuminata dalla luce della notte appena sorta...no...non è possibile...
Mika essendo l'unico più lucido del gruppo corse verso la figura sdraiata sul tappetto arancione e verde che ci dava le spalle.

“Direttrice!” gridava Mika disperato,mentre io e Akane riprendemmo abbastanza lucidità da portare dentro i

bambini,così io chiusi la porta a chiave, a quel punto Akane mi guardò con uno sguardo interrogativo così io risposi sul momento:

“Meglio essere sicuri che nessuno ci segue” gli spiego.

Lei annuisce e corre dagli altri bimbi.

In realtà io avevo veramente una strana sensazione, come se qualcuno ci stesse veramente seguendo e chissà perché ma il mio sesto senso ha sempre ragione.

La voce di Mika mi destò dai miei pensieri

“Nicchan, Akane-chan, occupatevi degli altri”ci disse.

Ma appena finì la frase una voce femminile-robotica iniziò a parlare ma non riuscivo a capire da dove proveniva

“Un virus potentissimo si è sparso sulla terra per colpa di voi miseri e stupidi umani, quindi mi dispiace informarvi

che l'umanità cadrà in rovina. Ma sappiamo anche che il virus non uccide i bambini sotto i tredici anni”

E si fermò un attimo ma riprese subito:

“Quindi, noi, le truppe scelte dalla regina dell'attuale Giappone, Krul Tepes, prenderemo in custodia questi bambini come bestiame!” Poi accadde.

I vetri delle grandi finestre si ruppero i minuscoli pezzettini mentre i bambini, presi dallo spavento, caddero a terra, ma si rialzarono subito rimettendosi a piangere.

I vetri vennero sostituiti da tre figure incappucciate da una divisa grigia e bianca, si avvicinarono a passi lenti ma grandi, con uno sguardo a dir poco inquietante.

Notai ad una distanza più ravvicinata che avevano tutti gli occhi rossi.

A quel punto sentii la mia mano destra essere presa delicatamente da un'altra mano fasciata da un guanto.

Mi girai verso quella presa rassicurante e calorosa

scoprendo che era Mika con il suo sguardo ancora più disperato di prima; mi guardò intensamente, per rassicurarmi e drmi che andava tutto bene, 

anche se non era vero, fissando quei pezzi di ghiaccio che si scioglievano dalla paura.

Allora gli strinsi non troppo forte la mano, sapendo che gli avrei sicuramente veramente fatto male, anche se avevamo la stessa età, ed era l'ultima cosa che volevo in
quel momento.

Poi distolsi gli occhi da Mika e mi girai verso Akane e strinsi non troppo forte anche la sua mano; lei mi sorrise pianissimo ma era un sorriso pieno di dolore e spavento.

Allora tutti e tre indietreggiammo per proteggere i bambini, facendogli da scudo.

Ma ci fu un imprevisto.

Noi indietreggiammo verso la porta che avevo chiuso a

chiave qualche minuto fa, quando Ako, una bambina più piccola del gruppo gridò spaventata correndo a stringersi contro Akane.

Allora girai lo sguardo e spalancai gli occhi.

C'era un'altra figura incappucciata con gli occhi rossi che prese Akane dal braccio di Mika, che cercava in tutti i modo di riprenderla, ma non ce la fece.

Io che con gli occhi spalancati e ferma sentii una mano decisamente più grande prendere la mia libera.

Cercai di allontanarmi da lui dimenandomi come una pazza.

“Lasciami! Lasciami maledetto!” gridai.

Sentii dall'altra mano che Mika stringeva ancora più forte la mia.

Provai a spingermi verso di lui, ma era stato già preso da un'altra figura incappuccita,

così io e lui ci tenemmo stretti i polsi, poi i palmi, poi le dita, fino ad arrivare all'indice, ma cedemmo entrambi per la troppa stanchezza.


 

Venimmo tutti quanti trascinati verso uno dei tantissimi furgoni verdi, dotati di un doppio fondo alto circa circa 70/80 centimetri.

Ci sbatterono con forza e molta poca cura dentro il furgone pieno di bambini, così scivolammo a terra, strisciammo fino

alla parete del furgone e ci mettemmo stretti e vicini, con le gambe strette al petto e le braccia le cingevano per evitare che cadessero.

Io ero vicina a Mika ed un altro bambino dell'orfanotrofio, che appoggiò subito la sua piccola testa poco sotto la mia spalla, sorrisi un po' malinconica guardandolo.

Mi tolsi i guanti ormai rovinati e mi le treccine nere che portavo sempre, ma ora avevo voglia di lasciarli liberi e

quando si sciolsero erano un po' ondulati nonostante fossero in realtà lisci; infine mi misi gli elastici neri e viola sul braccio destro.

Poi mi girai verso Mika, che si era rilassato un po', si girò verso di me e mi guardò come per chiedermi

-Stai bene?- io gli feci un piccolo sorriso accennando col capo, allora si rilassò ancora di più.

Mi chiesi quanta forza psichica aveva Mika per dover sopportare tutto questo macello.

Se non fosse stato per lui, io sarei scoppiata nella bolla della follia più pura.

Invece lui era sempre calmo e lucido anche in situazioni, ma credevo che lo fosse per proteggere la sua famiglia.

Era per questo provavo sempre una sorta di ammirazione nei suoi confronti.

Istintivamente, appoggiai il capo sulla sua spalla ed immediatamente, come se aspettasse che io appoggia la testa sulla sua spalla, appoggiò la sua testa sulla mia.

Prima di addormentarmi, sentii qualcosa di caldo e morbido sulla fronte, subito me la sentii bagnata mentre una piccola pioggia di lacrime cadeva sul mio viso.

Intuii senza troppa difficoltà che Mika mi aveva baciato sulla fronte e poi si è messo a piangere.

Così gli portai la mia destra sulla sua guancia, accarezzandola dolcemente, pregandolo con lo sguardo di smetterla.

Allora si asciugò le lacrime con la mano sinistra, per poi farmi un sorriso come solo pochi sanno fare.

Io, sempre con lo sguardo, lo ringraziai, perché sapeva che odiavo sentirlo piangere, e la ragione era perché lui non era così, lui era sempre... gentile...solare...felice...

Finalmente mi addormentai, ma invece che tra le braccia di Morfeo, mi addormentai tra le braccia del mio angelo.  


 

   
 
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