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Autore: The Blue Devil    13/05/2017    1 recensioni
Un vecchio e saggio Maestro conduce il suo discepolo nei sotterranei di un antico Castello per renderlo edotto su eventi importanti della storia del loro regno e farlo progredire nel suo apprendistato. Tuttavia...
Genere: Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pubblico questo racconto, inizialmente pensato come capitolo di un'altra storia, in cui non ha trovato collocazione, come one-shot. Un divertente siparietto fra un saggio Maestro e il suo discepolo. Buona lettura.
 
LA SPADA D’ORO
 
Un Maestro e il suo discepolo stavano percorrendo un sotterraneo del Castello, il grandioso edificio eretto sul colle sovrastante Helia, la grande Capitale del regno. Entrati in una delle numerose celle che costellavano quel sotterraneo si fermarono ad ammirare un oggetto particolare: appoggiata su un drappo rosso, che ricopriva un altare di pietra, vi era una meravigliosa spada che restituiva alla luce delle torce dei riflessi dorati.
"Che meraviglia! Maestro voi sapete cos’è?"
"Quella è la leggendaria Spada d’oro, la Spada del Grande Re, la Spada di Armòn De La Croix, capostipite e fondatore della nostra dinastia! Si narra che sia stata forgiata appositamente per lui dagli Antichi Maestri Forgiatori delle misteriose Terre dell’Ovest sotto la sapiente guida degli Spiriti dei Grandi Maghi Estinti. Si narra inoltre che chi impugni quella spada possa sconfiggere qualunque nemico e che non esista magia o incantesimo capace di opporsi al suo potere. Tuttavia…"
Il Maestro non riuscì a terminare il proprio ragionamento perché fu interrotto dal suo discepolo.
"Allora Maestro prendiamola e portiamola al Re di modo che possa sconfiggere tutti i nemici del regno!"
Il discepolo si avvicinò all’altare per prendere la spada ma fu fermato dal Maestro che, afferrandolo per un braccio, lo spinse via.
"Fermati stolto!"
Il ragazzo sorpreso interrogò il Maestro.
"Maestro perché mi avete fermato?"
"Se non l’avessi fatto ora non starei qui a parlare con te ma sarei costretto a tenere lezione a un mucchietto di cenere, cosa che non ritengo di alcuna utilità!"
Il discepolo raccolse da terra un piccolo sasso e lo gettò sulla spada. Poi disse:
"Perdonate l’ardire ma… vedete bene che non è successo nulla"
Il Maestro, che evidentemente aveva perdonato l’ardire del discepolo, senza scomporsi gli ordinò:
"Dammi la tua sacca"
"Avete fame Maestro?", rispose l’altro mentre gli porgeva l’oggetto richiestogli.
Il vecchio saggio non badò a quella (sciocca) domanda e trasse dalla sacca un leprotto ancora vivo. Poi, senza esitare, lo gettò sulla spada. Appena l’animale fu a contatto con la lama, da essa si sprigionarono bagliori accecanti e, mentre la cella si riempiva di un forte calore, in pochi secondi il leprotto scomparve, cedendo il posto ad un mucchietto di cenere. Atterrito e sbigottito il più giovane dei due esclamò, facendo un balzo all’indietro:
"Per la grande Diamìde! Che diavoleria è mai questa?"
La risposta del Maestro non tardò.
"Ragazzo mio devi imparare ad ascoltare il tuo Maestro e a frenare i tuoi impulsi. Devi sapere che qualunque essere vivente, e con questo intendiamo, se ricordi, una creatura dotata di anima o di capacità di movimento proprio, che tenti di impugnare la spada pur non essendone degno, viene da essa respinto e ridotto in cenere! Lo stesso Armòn De La Croix, verso la fine dei suoi giorni, non riuscì più a toccarla. Il tuo sasso non è vivo e non era a contatto con un essere vivente, perciò non gli è accaduto nulla"
"Sì però… questa era la mia cena…", piagnucolò il discepolo, mescolando le ceneri del leprotto.
Senza badare ai piagnistei del ragazzo il Maestro proseguì:
"Ora ti mostrerò qualcosa di interessante", disse indicandogli un angolo della cella nel quale giaceva un quadro dall’aspetto molto antico.
Ripulito che fu dalle ragnatele e dalla polvere, il quadro si rivelò essere un ritratto.
"Sai dirmi chi è l’uomo ritratto nel dipinto?", chiese il Maestro.
Il ragazzo non riconobbe nessuno, quindi il saggio lo incalzò:
"Guarda meglio!"
Ancora una volta il giovane discepolo non riconobbe nessuno.
"Non lo so Maestro! Chi è?"
"È Armòn De La Croix, asino!"
Come se nella sua mente si fosse accesa una lampadina, il giovane esclamò:
"Oh certo! Avete ragione Maestro, è proprio lui! Questo quadro campeggia nella Grande Sala del Trono!"
"Il soggetto del dipinto è lo stesso ma questo ovviamente non è il dipinto che campeggia nella Grande Sala del Trono o non sarebbe qui davanti ai tuoi occhi, non ti pare? E poi non è uguale. Tieni a mente quel ritratto, osserva questo e dimmi: noti niente?"
"Ah già è vero", bofonchiò il giovane per poi aggiungere: "No, niente"
"Guarda meglio", fu il consiglio del saggio Maestro.
Per quanto si sforzasse, il ragazzo non riusciva a vedere differenze tra i due ritratti, o almeno qualche stranezza in quello che aveva dinnanzi agli occhi.
Il Maestro, che probabilmente possedeva la "pazienza di Giobbe", indicò col dito al suo discepolo il punto esatto in cui doveva guardare, aggiungendo:
"La mano"
Una seconda lampadina si accese nella plafoniera del giovane.
"È fasciata!"
"Esatto. Questa è la prova che nemmeno colui per il quale la Spada d’oro era stata forgiata fu più in grado di toccarla"
"Ma è la sinistra", protestò il giovane.
"Se tu non fossi un asino e fossi stato attento alle lezioni, sapresti, ragazzo mio, che il nostro grande capostipite maneggiava la spada con la mano sinistra! Questo dipinto, commissionato durante l’ultimo periodo del Re, quando fu scoperto rivelò che il pittore, un grande artista, aveva riprodotto fedelmente ciò che aveva visto e quindi finì qui sotto, dato che si narra che il pittore non volle correggere l’"errore". Toccò ad un altro pittore rifare il lavoro nascondendo quel particolare"
"Maestro, voi sapete perché il Re non potè più toccare quella spada? E perché non finì in cenere?"
"Probabilmente perché si macchiò di un crimine talmente grave da renderlo non più degno. Non finì in cenere perché la spada gli era appartenuta e in passato ne era stato degno. Finché quel crimine non verrà riparato nessun appartenente alla dinastia De La Croix potrà mai toccare quella spada e servirsene per combattere i propri nemici"
"E sapete anche quale fu il crimine di cui si macchiò il grande Re?"
"Solo la Spada d’oro e quell’uomo ritratto nel dipinto ne sono a conoscenza! Oltre alla nostra grande Dea, ovviamente", sentenziò il Maestro, che poi così concluse:
"Ora giovanotto s’è fatto tardi e dobbiamo rientrare. Per oggi abbiamo finito"
I due visitatori lasciarono la cella e, facendo a ritroso il percorso che li aveva ivi condotti, si ritrovarono al punto di partenza. Se avessero sollevato il drappo avrebbero potuto ammirare lo stupendo stemma inciso sull’altare di pietra e leggere queste parole:

Dal bianco cigno e dalla rossa croce nacque la dorata corona
e tutto il popolo a gran voce un lieto canto ora intona
ma se nel campo verde il male incombe quando il fuoco arde vai nelle tombe.
Dal bianco cigno e dalla rossa croce nacque la dorata corona
e al suo bambino la mamma dolce un lieto canto sempre dona
ma se nel campo verde il male incombe quando il fuoco arde vai nelle tombe.


Il Maestro trasse due insegnamenti da questa giornata, il primo dei quali è già stato accennato: la sicurezza di possedere la "pazienza di Giobbe" e la consapevolezza di aver sbagliato nella scelta del suo discepolo…
   
 
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