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Autore: Napee    14/05/2017    4 recensioni
Il ragazzo si appoggiò pigramente con la schiena al muro, rilassando la sua posizione ed assumendo una posa ben poco elegante, ma nessuno osò fiatare a riguardo.
Vedeva milioni di volti semicelati sfilargli davanti senza davvero vederli, solo gli occhi restavano impressi. Quegli occhi che cadevano sempre sulla sua figura senza che lui lo volesse davvero.
Per un momento, si pentì di essersi presentato alla festa.
Gli accordi erano già stati presi senza il suo consenso, la sua presenza non era affatto richiesta, tuttavia gradita.
Presto gli si sarebbe parata davanti una giovane nobildonna, magari accompagnata dal padre, che avrebbe mostrato un fittizio interesse sulla sua vita sentimentale.
Sospirò frustrato di non avere l’opportunità di isolarsi da quel covo brulicante di serpi e potersi ritirare suonando la sua lira magari.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elia Martell, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen, Robert Baratheon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1.    Di occhi grigi e rose cerulee

 

Con passo elegante, entrò nella lussuosa sala d’estate ricolma di nobili cortigiani.
Alcuni di loro, era convinto, di averli già visti, magari facevano parte proprio della sua corte, ma non vi aveva posto troppa attenzione per cercare di capire quale volto si celasse dietro le maschere variopinte.
Il ciambellano chiamò il suo nome con enfasi e subito milioni di sguardi femminili vennero calamitati sulla sua figura.
Alcuni maliziosi, altri ammirati, altri stupiti, ma non gli interessavano granché.
Si sistemò la maschera sul volto e scese i gradini ammirando l’enorme salone addobbato a festa: le immense colonne erano state decorate con rami d’alloro rigogliosi, che riempivano l’aria con il loro leggiadro profumo.
Le volte delle finestre invece erano state riempite di rose selvatiche dai colori più variopinti.
L’illuminazione, volutamente mantenuta tenue, era dovuta alle poche candele poggiate sui rami d’alloro che colavano cera calda per tutta la lunghezza delle colonne, mentre, in cima alla piccola scalinata, si ergeva il trono di spade, imperioso ed austero, illuminato a giorno da un imponente lampadario dorato.
Alle spalle del trono, lunghi drappi pesanti addobbavano le pareti con lo stemma della casata reale, ed il tocco di sua madre si poteva notare chiaramente dalle pietre preziose incastonate dentro gli occhi del drago a tre teste.
Tutta quella sfarzosità, quando il popolo bruciava bramando diritti e giustizia... scosse il capo scacciando quei pensieri, facendo ondeggiare i lunghi capelli fluenti.
Avanzò nel salone fino a raggiungere suo padre e gli rivolse un lieve cenno del capo, ricevendo in risposta un’occhiataccia di biasimo per l’orario irrispettoso al quale si era presentato.
Il ragazzo sorrise beffardo prendendo posizione al fianco del genitore.
“Dopo le danze, ti sarà presentata la tua futura consorte.
Non farmi pentire di non averti ancora dato alle fiamme.” Bisbigliò l’uomo tagliente, ma il ragazzo rise divertito stavolta.
Quella minaccia era divenuta meno aspra e pericolosa anno dopo anno.
La musica cambiò e decine di dame iniziarono a volteggiare sulla pista da ballo, accompagnate dai loro rispettivi cavalieri.
Il ragazzo si appoggiò pigramente con la schiena al muro, rilassando la sua posizione ed assumendo una posa ben poco elegante, ma nessuno osò fiatare a riguardo.
Vedeva milioni di volti semicelati sfilargli davanti senza davvero vederli, solo gli occhi restavano impressi. Quegli occhi che cadevano sempre sulla sua figura senza che lui lo volesse davvero.
Per un momento, si pentì di essersi presentato alla festa.
Gli accordi erano già stati presi senza il suo consenso, la sua presenza non era affatto richiesta, tuttavia gradita.
Presto gli si sarebbe parata davanti una giovane nobildonna, magari accompagnata dal padre, che avrebbe mostrato un fittizio interesse sulla sua vita sentimentale.
Sospirò frustrato di non avere l’opportunità di isolarsi da quel covo brulicante di serpi e potersi ritirare suonando la sua lira magari.
Altra coppia che slittava leggiadra davanti ai suoi occhi, altra dama che lo guardava sorridendo maliziosamente.
Sospirò ancora, stanco di quella pantomima.
Tutte nobildonne interessate solamente alla corona, nient’altro che serpi insidiose, inutili formiche che cercavano di arrampicarsi più in alto delle altre.
Il ragazzo storse la bocca disgustato. Per quanto ancora avrebbe dovuto subire quel supplizio infernale?!
L’ennesima coppia danzante si avvicinò alla scalinata ondeggiando goffamente rispetto alle altre ed il ragazzo, incuriosito, decise di osservarli con più attenzione.
Ad un tratto, un paio di occhi grigi dalle lunghe e folte ciglia, non incrociarono il suo sguardo come si sarebbe aspettato e come era successo fino a quel momento.
“Che strano...” bisbigliò fra sé e sé, cercando di non perdere di vista la ragazza dai capelli scuri ornati di rose blu, che non aveva posato la sua attenzione sull’ospite d’onore.
Scrutò attentamente i movimenti frettolosi della donna, il modo con cui il vestito ceruleo si alzava e si ripiegava su sé stesso e quei passi goffi che costringevano il suo cavaliere a dissimulare l’evidente imbarazzo.
“Chi è tanto audace da presentarsi ad un ballo senza saper ballare?!” Si chiese divertito, totalmente rapito dal sorriso divertito e sincero che stava sbocciando sulla bocca della giovane, ma che, ovviamente, non era rivolto a lui.
Seguì quelle movenze impacciate con lo sguardo attento, deridendola mentalmente ogni qual volta calpestasse lo sventurato piede del suo cavaliere, e rise incredibilmente divertito quando, nel tentativo di non cadere, la vide aggrapparsi alla tenda e rischiare di strapparla.
“Non è educato ridere delle sventure di una dama.” Lo rimproverò sua madre, affiancandosi al giovane nel tentativo di farlo ricomporre.
“Lo so... avete ragione madre. Scusatemi.” Si finse pentito mantenendo lo sguardo fisso sull’oggetto del suo intrattenimento.
Un'altra giravolta e stavolta urtò un’altra dama che sgarbatamente le rivolse un’occhiata piena di furia, ma alla bruna non sembrava importare poi molto.
Quella chioma scura continuava a muoversi in lontananza, sparendo e riapparendo di continuo, ed ogni volta un sorriso più bello addobbava quelle labbra perfette.
“Tuttavia, concordo con te.” Esordì sua madre dopo qualche minuto di silenzio in cui entrambi osservarono quella danzatrice decisamente inusuale.
“Quella Stark non sa proprio danzare.” Commentò sprezzante prima di allontanarsi con aria stizzita e raggiungere nuovamente il fianco del consorte.
“Una Stark…” bisbigliò fra sé e sé, nascondendo un sorriso dietro la mano.
Finalmente quella giovane e goffa danzatrice aveva un nome.

Alla fine del maestoso ricevimento, quando i cortigiani già si apprestavano a tornare nei loro castelli, una timida ragazza venne condotta dinnanzi al trono, scortata da un nobiluomo molto più anziano di lei.
Il ragazzo non la degnò neppure di uno sguardo tant’era rapito dall’insolita danzatrice in blu.
La vide sistemarsi una ciocca ribelle dietro l’orecchio ed abbassare garbatamente lo sguardo dinnanzi ad un uomo panciuto dai modi ben poco eleganti che evidentemente la stava corteggiando spudorato.
Per un istante, provò un moto di gelosia e la voglia di andare laggiù e mettere fine a quella pantomima fu pressoché impossibile da frenare.
Udì qualche saluto fin troppo amichevole fra suo padre ed il vecchio e qualche parola di circostanza a mala pena udibile pronunciata dalla giovane, ma non vi prestò troppa attenzione.
Il cuore batteva furioso nel suo petto, cozzando contro la cassa toracica con violenza inaudita, animato da un sentimento chiaro e preciso che, tuttavia, non aveva ragioni di provare.
Chi fosse quel corpulento nobile, nemmeno lo sospettava, anche se, dallo stemma che svettava sul suo mantello, poteva intuire che fosse uno dei Baratheon.
E fu quando quell’uomo allungò la sua mano osando sfiorare l’epidermide chiara del viso della giovane, che il cuore del principe si fermò del tutto ed il suo animo venne scosso dalla furia più nera.
Mille pensieri attraversarono la mente del giovane, mille scenari si dipinsero dinnanzi agli occhi della sua mente, ma uno in particolare dominava sugli altri: il viso di Lei adornato con un’espressione di disagio, mentre quell’uomo allungava le sue dita sulla pelle chiara del suo volto.
No, non era accettabile.
Sapeva che non aveva alcun diritto o alcun senso di sentirsi così furioso, così emotivo, eppure quella cocente ira non smetteva di ardergli l’anima.
Si staccò dal muro, fece per compiere un passo, ma una mano si artigliò al suo braccio destro costringendolo fermo.
Si voltò per prestare attenzione a chi lo stava trattenendo e gli occhi viola di sua madre dardeggiarono furenti nei suoi, tacendo una minaccia ben chiara ma che non permetteva di essere espressa a parole.
“Voglio presentarti Elia Martell.” Disse sua madre cercando di assumere un tono quanto più cortese possibile.
La regina si voltò verso la giovane dorniana sfoggiando un sorriso smagliante e, quest’ultima, abbassò il capo con reverenziale garbo.

Quella sera, dinnanzi agli ospiti provenienti da tutto il regno, fu annunciato il fidanzamento e l’imminente matrimonio del principe Rhaegar Targaryen con la principessa dorniana Elia Martell.
Il principe, inconsciamente, nella confusione dovuta ai festeggiamenti, cercò quegli occhi grigi che tanto lo avevano ammaliato, ma non li trovò.


Quella notte, disteso sull’imponente letto a baldacchino, il principe non riusciva ad abbandonarsi al sonno.
Le immagini di quella Stark mentre danzava, si sovrapponevano l’una all’altra velocemente, come una dolce tortura per il suo animo.
Sospirò frustrato.
Era costretto in un matrimonio non voluto e non poteva opporsi al volere del sovrano per assecondare un sentimento sconosciuto che gli faceva battere così furiosamente il cuore.
Si alzò dal letto, afferrò la sua lira abbandonata sul kline ed uscì dalle sue stanze pigramente.
I corridoi erano scuri e freddi, solo la tiepida luce lunare illuminava il suo cammino, mentre i suoi passi echeggiavano fra quelle mura di pietra.
Giunse nella sala d’estate e si accomodò sulle scale che portavano al trono di spade.
Piegò la gamba destra in modo da poterci appoggiare il braccio con il quale teneva lo strumento, mentre con l’altra mano pizzicava delicatamente le corde.
Un suono soave riempì l’immenso salone, avvolgendolo con una melodia melanconica che rispecchiava alla perfezione le emozioni che lo stavano tenendo in ostaggio.
Tristezza, impotenza, frustrazione, tutti sentimenti che non lasciavano scampo al suo animo.
Un principe in catene, ecco come si sentiva.
Un drago al quale avevano tagliato le ali, che non poteva assaporare il sapore della libertà fra le nuvole.
Poteva vantare il più possente regno, l’esercito più temuto, una bestia alata che avrebbe potuto decimare intere città soltanto per un suo capriccio...ma quanto poteva valere se non poteva nemmeno decidere del suo futuro?
Un potere immenso che non gli apparteneva davvero. Irraggiungibile. Effimero.
Poi, all’improvviso, quegli occhi grigi tornarono prepotentemente ad affacciarsi nella sua mente e neppure si accorse del cambiamento repentino che aveva avuto la sua melodia.
Da un tono triste ed angosciante, era mutata in una canzone serena, giocosa, divertente, caratterizzata da alte note che sembravano quasi risate.
Dei passi alla sua destra lo distrassero dal suo strumento, facendogli alzare lo sguardo.
La giovane Stark che aveva monopolizzato i suoi pensieri, se ne stava al limitare della sala, seminascosta da una delle tante colonne.
Non appena i loro sguardi s’incrociarono, la giovane nobildonna arrossì vistosamente ed abbassò il capo garbata in un impacciato inchino.
“M-mi spiace. Non volevo disturbarvi, ma questa musica era c-così bella che...”
“Nessun disturbo.” Le sorrise garbato alzandosi ed eseguendo un lieve inchino anche lui.
“V-vi prego... non serve. Siete voi il principe!” Replicò lei a disagio per quel gesto.
“Ma voi siete comunque una dama e l’educazione mi impone di inchinarmi dinanzi a voi.”
“Sì, ma vi prego di astenervi lo stesso. Non ho mai sopportato tali formalità.”
Il principe annuì in un muto cenno di scuse e mosse qualche passo verso la giovane.
Più si avvicinava e più riusciva a vedere chiaramente la bellezza di quella ragazza.
La nivea pelle veniva baciata dai tenui raggi lunari sembrando quasi lattea, i capelli scuri si riversavano sulle spalle dritte come una cascata informe di riccioli di cioccolato.
Sorrise ammaliato. Tanta bellezza non sarebbe dovuta essere mostrata con così incosciente  facilità.
Sorrise anche lei, vantando una perfetta collezione di perle bianche che andavano così in contrasto con le labbra rosee.
La voglia di mordere quella bocca fino a renderla rossa di baci fu difficile da sopprimere.
Abbassò lo sguardo verso il suo fisico asciutto,  celato dalla vestaglia notturna.
I seni svettavano baldanzosi tirando la stoffa del vestito ed inconsciamente di chiese come sarebbe stato stringerli con le sue mani.
Si morse il labbro inferiore come punizione per quei pensieri.
Giunse infine dinnanzi a lei e si prese tutto il tempo che desiderava per studiare attentamente ogni dettaglio della ragazza, cercando di scolpirsi nella mente quegli occhi grigi e tremendamente intriganti.
La vide arrossire e distogliere lo sguardo a disagio. La stava imbarazzando.
“Cosa ti piaceva della mia musica?” Chiese cercando di instaurare una conversazione, lasciando da parte ogni formalità.
“E-era davvero... intensa.” Gracchiò senza guardarlo negli occhi.
L’imbarazzo che stava provando nel dialogare con lui, non passò certo inosservato.
“Davvero?”
“S-sì. Trasmetteva emozioni profonde. Non avevo mai udito note così coinvolgenti.”
“Stavo pensando a te mentre suonavo.” Confessò lui sorridendo.
Forse uno dei suoi rari sorrisi sinceri, come quelli che rivolgeva a suo fratello.
“A me?!” Chiese lei visibilmente stupita, con le guance ancor più rosse e gli occhi leggermente sgranati.
Il principe annuì divertito da quella reazione così spontanea.
Ecco, “spontanea” era la parola perfetta per descriverla.
Ogni sua reazione, ogni suo gesto, ogni suo sorriso e persino quel tiepido colorito delle gote.
“N-non dovreste!” Protestò lei tornando a guardare qualcosa d’indefinito in un’altra direzione, lontano dagli occhi del principe.
“E perché no?”
“Perché non è educato pensare ad un’altra donna quando siete fidanzato.”
Il principe ghignò soddisfatto di quella risposta e, mellifluo, si avvicinò ancora alla giovane Stark.
Adesso, solo qualche centimetro li separava.
Il profumo di rose di lei lo investì in pieno volto stordendolo, ammaliandolo, ipnotizzandolo.
“Non ho mai detto di essere una persona educata.” Replicò.
Un insopportabile formicolio gli attanagliò i palmi delle mani, e nella sua mente iniziò a prendere forma l’assurda idea di saggiare la morbidezza di quell’epidermide perlacea.
La ragazza, avvertendo la presenza del principe più vicina, arrossì incredibilmente e sussultò sorpresa da cotanta audacia.
“D-dovreste...” cercò di rimproverarlo con un sussurro a mala pena udibile, mentre i suoi occhi schizzarono  in ogni dove, sempre più lontani dal volto a poco distanza dal suo.
Il principe storse le labbra contrariato. La giovane continuava a mantenere un tono formale fra loro.
Forse non era stato abbastanza audace da convincerla ad abbandonare tutte quelle formalità...
Delicatamente, le afferrò il mento e la costrinse a rivolgergli tutta la sua attenzione.
E poi eccoli. Quegli occhi così brillanti che potevano far sembrare l’argento più prezioso come semplice ciarpame.
Avrebbe tanto voluto avere quegli occhi solo per lui...
“V-vi prego... n-non approfittate della situazione...” bisbigliò lei con voce strozzata.
Chissà se per imbarazzo...
“Allora guardami quando mi parli.” Ordinò lui cercando di mantenere un tono quanto più piatto possibile, ma era davvero difficile sapendo che solo pochi centimetri separavano le loro labbra.
La giovane Stark deglutì e prese un respiro profondo.
Portò una mano su quella del principe che le teneva il viso e lo costrinse a mollare la presa, addolcendo il gesto con un tenue sorriso.
I loro occhi non si separarono nemmeno per un istante.
“Ti prego, Rhaegar. Non approfittare dei miei sentimenti.”
Il principe sgranò gli occhi stupito da quelle parole, ma prima che potesse chiedere chiarimenti, la giovane si era già allontanata da lui, inoltrandosi nei bui corridoi del castello.







Buongiorno :D e buona festa della mamma!
È la prima ff che pubblico su questo fandom… e spero davvero che il mio esordio non sia uno schifo totale ^^”
Che dire? Adoro questi due personaggi e l'idea di fantasticarci sopra una trama è nata subito dopo la 10x6. Ho temporeggiato fino ad ora per mille mila motivi, primo tra tutti il “ma chi vuoi che se la legga?!” ^^”
Ho chiesto il parere della mia fantastica beta Miyu87 (a cui vola un sentito ringraziamento per aver corretto i miei orrori grammaticali) e mi sono decisa a pubblicare :D
E niente… spero che vi sia piaciuto questo primo capitolo :D fatemelo sapere nei commenti, è se vi ha fatto schifo… fatemelo sapere uguale xD
Recentemente, giusto ieri, ho aperto una pagina autore su Facebook, dove pubblicherò piccole anteprime, flashfic ed altro. Se avete voglia di chiacchierare, passate a trovarmi :D
Link: https://m.facebook.com/Napeeefp/?fref=ts
Alla prossima! Un bacio <3
  
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