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Autore: _Rael_89    15/05/2017    1 recensioni
Rosso: come la sua giacca preferita, il porpora della sua nobiltà, il sangue dei rivoltosi.
Nero: come i suoi capelli, il carbone della sua miseria, il futuro che l’attendeva.
Éponine Thénardier era totalmente l’opposto di Monsieur Enjolras.
E se si fosse innamorata di lui invece di Marius Pontmercy… sarebbe riuscita a salvarlo?
In questa storia vedremo quel se diventare realtà.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Enjolras, Eponine, Gavroche, Marius Pontmercy, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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LesMis –Red and Black
#Does he feel what I feel?


La marcia nuziale risuonò festosa: quello sarebbe stato il giorno più bello nelle vite di Marius e Cosette. La villa dei Pontmercy era talmente luminosa che la gioia e il divertimento di sposi ed invitati si poteva quasi palpare. Lei era splendida nel suo abito bianco, il cuore di lui sussultava ogni volta che posava lo sguardo; tuttavia, c’era un ombra di tristezza che le pesava addosso.
Marius le prese la mano: non poteva ridarle il padre, ma si sarebbe impegnato a renderla sempre più felice.
-Ho una sorpresa per te…- le fece segno di non dire una parola.
I due novelli sposi sgattaiolarono furtivamente dalla festa, passando per le scale di servizio del personale: la condusse sul piazzale dietro la villa, dove di solito entravano solo i fornitori; stavolta, c’era una scura carrozza ad attenderli. Qualcuno scese: Cosette prima fissò Marius confusa, poi posò gli occhi sulla figura femminile che avanzava, seguita da un uomo in giacca bordeaux. Con quel bel vestito chiaro, i capelli raccolti, e quel cappellino sulla testa non era facile riconoscerla al primo sguardo…
- Éponine!- le due si strinsero in un abbraccio fraterno; Marius ed Enjolras si affiancarono a loro.
-Tanti auguri, Cosette.- era commossa. –Mi dispiace di non esser potuta venire alla cerimonia…-
Lei scosse il capo, come per dirle che non importava. -Ma cosa ci fate qui?-
-Siamo venuti a salutarvi: siamo in partenza.- le rispose Enjolras.
-Oh, capisco…- la sposa si rattristò alla notizia; ma subito dopo cambiò sguardo. –Quindi, voi due ora state…- insinuò, maliziosamente.
Éponine avvampò. –Non ho più nulla che mi tiene a Parigi.- la interruppe. –E più sto lontana dai miei, meglio è…-
-Vi auguro buona fortuna.- Marius tese la mano al ragazzo. –Veniteci a trovare quando ripasserete di qui.-
-Puoi giurarci, Pontmercy.- gli strinse la mano e si scambiarono uno sguardo d’intesa. Le due fanciulle si riabbracciarono calorosamente; con le lacrime agli occhi, si separarono. Enjolras aiutò Éponine a salire sulla carrozza; i quattro continuarono a guardarsi e salutarsi finché la carrozza scomparve all’orizzonte.
Proprio in quel momento, per una ilare combinazione, i due Thénardier mettevano piede nella villa nelle vesti del Barone e la Baronessa du Thénard: il destino non permise quell’ultimo incontro con la figlia.
Le loro strade non si incrociarono più.
Do you hear the people sing
Lost in the valley of the night?
It is the music of a people
Who are climbing to the light.

Tirava una brezza leggera a Le Havre quando i due giunsero quella mattina presto: armati di piccoli bagagli e stretti nelle loro giacche, erano in fila in attesa del loro turno.
L’ufficiale di bordo esaminò attentamente i loro biglietti e i falsi documenti prima di farli imbarcare.
-Per quale motivo lasciate la Francia?-
-La mia fidanzata ha desiderio di visitare l’Inghilterra.- fu la scusa pronta di Enjolras. -Ma il nostro sarà solo un breve soggiorno.-
L’ufficiale annuì, lasciandoli passare.
Non appena si furono allontanati, la fanciulla lo tirò per la manica e gli si avvicinò tanto da potergli sussurrare. -Monsieur Enjolras… non c’è bisogno che diciate che sono la vostra fidanzata: possiamo anche passare per fratello e sorella…-
-Éponine, guardaci: non ci crederebbe nessuno.- le rispose Enjolras con una espressione stranamente divertita.
Lei annuì, abbassando lo sguardo: erano come il giorno e la notte, il paradiso e l’inferno, l’acqua e il fuoco. Chi mai avrebbe potuto credere che fossero fidanzati? Nemmeno lei avrebbe mai osato pensarlo…
-Londra ci aspetta.- Enjolras la riportò alla realtà. –Non sarà facile, ma ti prometto che li vendicheremo: Gavroche, Grantaire, Joly, Courfeyrac, e tutti gli altri… non saranno morti invano. E’ sul loro ricordo che edificheremo la nostra rivoluzione. I caduti delle barricate non verranno mai dimenticati.-
La fanciulla alzò lo sguardo e annuì.
Does he know I’m alive?
Do I know if he’s real?
Does he see what I see?
Does he feel what I feel?

Éponine rimase seduta in cabina ad aspettarlo; guardava fuori dall’oblò il porto di Dover, oramai sempre più vicino. Nonostante avessero una missione importante da compiere, che richiedeva la massima concentrazione, passare il tempo con Monsieur Enjolras era davvero piacevole: adorava che la prendesse sottobraccio per le passeggiate sul ponte, adorava i suoi modi galanti durante le cene nel salone della nave, adorava i complimenti che le faceva quando si riunivano con gli altri passeggeri.
Era un fidanzato modello: peccato che fosse solo una finzione.
Chiusa la porta della cabina, tornavano ad essere semplicemente Enjolras ed Éponine: dormivano separati, lei sul letto e lui sul divanetto dell’anticamera; non facevano altro che parlare dei loro piani, di come avrebbero agito a Londra; più che due fidanzati sembravano due amici. Come aveva fatto a non accorgersi degli sguardi che lei gli lanciava? Non vedeva forse il rossore illuminare le sue guance ogni volta che la sfiorava? O quel sorriso che nasceva spontaneo quando era in sua compagnia? Eppure, gli aveva lanciato parecchi segnali: ma Enjolras era troppo cieco (o forse troppo concentrato sul suo dovere) per captarli.
La porta della cabina che si aprì la ridestò dai suoi pensieri. -Entro questa sera sbarcheremo a Dover.- annunciò il ragazzo, togliendosi la giacca e allentandosi la cravatta; si buttò sul divano accanto a lei.
-Siete esausto?-
-Già… e non è che l’inizio.- sbuffò, comunque sorridendo.
Certo che se qualcuno li avesse visti così, nell’intimità della loro cabina, avrebbe immediatamente capito che il loro fidanzamento era tutta una messinscena… D’improvviso, le rivenne in mente una frase che disse Grantaire appena conosciuti: Enjolras è un vero disastro con le donne!
-Cos’hai da sogghignare?- l’aveva smascherata.
-Oh, niente!- si portò una mano a coprire la bocca. -Assolutamente niente…-
-Davvero? Eppure non mi sembra niente.- le si avvicinò.
-Vi giuro, non pensavo a niente di che… mi sono tornate in mente solo le belle serate passate al Café Musain, con Grantaire e tutti gli altri…-
-Ah, capisco…- il suo sguardo si perse nel vuoto, nei ricordi. –Lui non faceva altro che tormentarmi… mi diceva che ero noioso, fissato con le mie idee politiche, burbero e intransigente; e mi ripeteva di continuo che ero un vero disastro con le donne…-
A quelle parole Éponine divenne tutta rossa; cercò di nasconderlo, girandosi a guardare il mare fuori dall’oblò.
-… ah! Stavi pensando proprio a quello, allora.- lui fece il suo solito mezzo sorriso.
Colpita.
-N-no! Non a quella frase in particolare, cioè…- cercò di sviare.
-E pensi che avesse ragione?-
La fanciulla non rispose; cercò di mantenere un contegno, anche se le guance oramai avvampavano e le sue mani torturavano nervosamente la stoffa della gonna.
- Éponine.- Enjolras le prese il mento, costringendola a guardarlo negli occhi. -Pensi che avesse ragione?-
Non rispose nemmeno quella volta, tremando leggermente al suo tocco. Quel che successe in seguito fu del tutto inaspettato.
-Io temo proprio di sì.- ammise, più con sé stesso che con lei; e poi la baciò.
Do you hear the people sing?
Say, do you hear the distant drums?
It is the future that we bring
When tomorrow comes...

La primavera dei popoli giunse nel 1848, quando l’intera Europa si rivoltò contro i regimi contemporanei per promuovere governi liberali.
Quel monaco che parlò con Éponine quel gelido pomeriggio del Gennaio 1833 aveva capito tutto: Dio aveva qualcosa in serbo per Enjolras, un compito che solo lui poteva assolvere. E quel ragazzo, fattosi uomo al suo fianco, si tenne lontano dall’amata Patria per 15 lunghi anni (viaggiando tra Londra, Napoli, Milano, Francoforte) pur di raccogliere armi, mezzi, fondi, uomini, pur di predisporre ogni cosa alla perfezione, non poteva permettersi di sbagliare: era diventato l’erede dei sogni dei ragazzi delle barricate.
Ci vollero quei 15 anni per far sì che quei sogni diventassero realtà.
Enjolras ed Éponine rimisero piede in suolo francese i primi giorni del Gennaio 1848, anche se il loro ritorno venne ufficializzato il 26 Febbraio, quando Re Luigi Filippo depose la corona; viaggiava con loro un ragazzino, inglese per nascita, francese grazie al loro sangue, che ancora non sapeva cosa fece il Gavroche di cui portava il nome ma come suo degno erede si piazzò di fronte alla colonna che sostituì il derelitto elefante in gesso di Place de la Bastille, in totale ammirazione.
-Siamo a casa.- Enjolras cinse la moglie col braccio, attirandola a sé.
-Sì.- Éponine, che non smetteva mai di fissare il figlio, ricambiò il suo abbraccio. –Siamo finalmente a casa.-
  
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