Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Pareidolia    16/05/2017    2 recensioni
In seguito all'improvvisa sospensione dal caso di Lupin, Zenigata rimarrà immischiato nelle vicende di una giovane donna inseguita da uomini misteriosi. Decidendo di aiutarla inizierà a indagare sul fatto scoprendo uno strano collegamento con una serie di omicidi avvenuti parecchi anni prima.
Genere: Azione, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Koichi Zenigata
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Fu solo a causa della luce che irradiava la stanza che si svegliò.. Non fosse stato per quella i suoi occhi, i quali bruciavano dal sonno, sarebbero rimasti chiusi ancora per parecchio tempo.

Seppur piacevole, quella notte era stata stancante, parecchio. L'aspetto solo vagamente provocante di Yoko, così si chiamava la donna, nascondeva alla perfezione la sua indole sfrenata e instancabile e, perciò, lui era stato colto di sorpresa. Ora che ci faceva caso e che anche il suo corpo iniziava a svegliarsi, scoprì che le ossa gli dolevano. Aveva davvero esagerato quella notte.

D'un tratto come un colpo improvviso gli sferzò la testa, come se un fulmine gli avesse attraversato il cervello da parte a parte paralizzandolo per un secondo, accompagnato da uno strano senso di nausea. Anche con gli alcolici aveva esagerato, si disse.

Raccogliendo i propri abiti sparsi un po' ovunque per la stanza si rivestì, accorgendosi solo allora di essere solo nella stanza. Solo il profumo di Yoko riempiva l'aria e non s'udiva un rumore attorno ad eccezione di quelli della città già nel vivo dell'azione fuori dalla finestra. Due mondi totalmente contrastanti separati solo da muri dipinti e strati di vetro, pensò fugacemente Koichi. L'arredamento che componeva la camera da letto era elegante e ordinato in ogni dettaglio, eppure gli dava la sensazione di un luogo del tutto privo della cura di una persona vera e propria, come se chi ci vivesse -e quindi Yoko- fosse lì solo di passaggio. Era una stanza del tutto vuota, seppur piena di oggetti, ordinata secondo uno schema preimpostato.

Ora totalmente vestito uscì dalla camera, ritrovandosi nel corridoio che attraversava tutta la spaziosa abitazione, composta in tutto da cinque stanze. In bagno si sciacquò energicamente il viso, senza badare molto alla sottile barba che gli velava le guance e il mento. Si diresse, poi, in cucina sperando di trovarci Yoko ma al suo posto c'era una ragazzina sui dieci, massimo dodici anni che lo fissava in silenzio, gli occhi socchiusi per il sonno e i capelli spettinati, vestita solo con una maglietta di due taglie più grande e corti pantaloncini. Una domanda gli sorse spontanea: Dove diavolo era Yoko?

-Sei tu che stai con la mamma?- Domandò la ragazzina dopo averlo fissato per un paio di secondi, senza cambiare espressione. Non era affatto sorpresa o alterata in qualche modo dalla presenza di Koichi che, invece, voleva sotterrarsi o fuggire da lì in qualunque modo possibile.

-Non proprio...ma dimmi, ragazzina, per caso la mamma ti ha detto dove è andata?-

-Guarda che non sono mica scema, né tanto sorda, sai? Comunque non mi ha detto niente, ha solo lasciato questo da darti.- Rispose lei tornando a concentrarsi sulla propria colazione e porgendogli un foglietto piegato più volte. Koichi lo lesse in silenzio, guardando poi la bambina con sguardo accigliato. Appallottolò il foglio e lo infilò distrattamente nella tasca dei pantaloni.

-Salutami tua madre, ragazzina. Buona giornata.- Tagliò corto dirigendosi verso la porta d'uscita. Afferrò il proprio impermeabile appeso all'attaccapanni lì vicino, si mise le scarpe e uscì.

Mi domando perché mi capiti una sfortuna dopo l'altra, prima mi tolgono il caso di Lupin, poi quella donna mi chiede da fare da babysitter a sua figlia. “Sono in pericolo”. Certo, come no, come se io potessi cascare in un simile scherzo. Chissà cosa si sarà messa in testa dopo ieri notte quella. Come se Koichi Zenigata fosse un cretino. Probabilmente anche lei, come i miei superiori, mi vede in questa maniera ma se lo scorda, non mi farò usare in una maniera così tanto stupida. Questa è l'ultima volta che qualcuno mi prende per un imbecille, lo giuro a me stesso. Al diavolo tutti, me ne torno a casa. Sono troppo stanco.

Nonostante pensasse questo, però, una piccola parte della sua mente era sospettosa riguardo l'intera faccenda. Qualcosa nella lettera che Yoko gli aveva lasciato non lo convinceva e, per quanto tentasse di cacciare quel sospetto, esso tornava a tormentarlo subito, senza dargli tregua. Nella lenta discesa dell'ascensore, quel dubbio si fece sempre più pressante.

Appena uscito dall'edificio venne accolto da un sole intenso che svettava alto nel limpido azzurro pastello del cielo. Un fresco vento primaverile fendeva l'aria rendendo la giornata meno calda.

Si accese una sigaretta e ripensò alle parole di Yoko. Quanto c'era di vero in quelle lettere? Le aveva scritte di fretta, ne era certo o forse...riprese il biglietto per ricontrollare e proprio in quel momento due uomini sbucarono da una macchina dall'aspetto anonimo parcheggiata lì vicino. I due si avvicinarono a Koichi, dirigendosi verso la porta. Solo uno dei due gli rivolse un'occhiata rapida per poi tirare dritto dietro all'altro. Entrarono proprio nell'edificio dove stava la casa di Yoko e il sospetto che fino a quel momento era rimasto vago materializzò nella mente di Zenigata l'immagine della ragazzina il cui nome era Yui. No, se quelle parole erano vere e quei due uomini erano lì per Yoko non poteva non fare niente. Non poteva starsene con le mani in mano e andarsene come se nulla fosse. Non era da lui e lo sapeva. Ma se invece quei due fossero solo inquilini del palazzo? Rifiutò di credere che fosse solo una coincidenza, il suo sesto senso gli diceva l'esatto contrario.

Con un rapidissimo scatto balzò verso la porta appena in tempo per fermarla. Come avevano fatto i due ad aprirla?Non ne aveva idea ma non importava in quel momento. Si diresse verso l'ascensore, scoprendo che i due stavano raggiungendo proprio il piano di Yoko, il sesto e iniziò a correre a perdifiato per le scale. I numerosi inseguimenti che aveva fatto negli anni cercando di catturare Lupin lo rendevano allenato e quella scalinata era come una passeggiata nel parco per lui. Arrivò appena in tempo. I due uomini erano fermi davanti alla porta e avevano appena suonato il campanello. C'era silenzio nell'aria, un silenzio teso che pareva presagire qualcosa. Koichi rimase nascosto dietro al muro che stava accanto alle scale, l'entrata dell'appartamento della donna stava alla sua destra e da lì poteva vedere tutto.

Yui aprì piano la porta, il suo faccino sbucò nel corridoio. Fissava i due con aria attenta, non sembrava avere paura.

-Voi due siete amici di quel tipo? Lo state cercando?- Gli uomini si guardarono per un attimo dubbiosi e il più massiccio dei due spinse la porta, facendo indietreggiare Yui che tirò un sottile gridolino, subito soffocato dall'altro uomo, più basso e magro. In quel momento Zenigata saltò fuori dal proprio nascondiglio, correndo in direzione dei due uomini e sfoderando dall'impermeabile un sottile ma robusto Jitte di ferro con cui colpì il magro alla schiena per poi sferrare un secondo colpo all'altro. Il massiccio si rialzò quasi subito, dirigendosi verso Koichi con fare minaccioso ma era troppo lento e l'ispettore, ormai nel pieno dell'azione, lo afferrò scaraventandolo contro la porta della cucina, la quale crollò sotto il suo peso. L'altro nel frattempo aveva preso la ragazzina e con la mano destra teneva una vecchia pistola puntata contro la sua guancia.

-Fermati o la faccio fuori.- Disse. Solo dalla voce Koichi capì che con quel tipo non si poteva scherzare, che doveva fare più attenzione con lui. Il massiccio era svenuto, ormai non era più un pericolo ma quell'altro uomo non poteva essere affrontato alla stessa maniera. Era furbo e veloce. Per levarlo di torno doveva essere più rapido del suo grilletto. Ci sarebbe riuscito?

Una manetta volò dalla tasca dell'impermeabile. Un rapidissimo gesto che l'uomo a malapena riuscì a vedere e la pistola era già a terra, la sua mano destra ammanettata. Dall'altro capo della corda attaccata all'oggetto metallico stava Zenigata, sorridente. Tirò l'uomo a sé e lo colpì in fronte con una violenta testata, facendogli perdere i sensi.

La ragazzina, ora inginocchiata a terra poco distante dall'arma da fuoco, fissava l'ispettore con sguardo spaventato. Era forte, senza dubbio, ma non così tanto da rimanere impassibile in un momento simile. Koichi rivide nei suoi occhi uno sguardo che gli era familiare. Erano occhi che aveva già visto in passato.

   
 
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