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Autore: Sayaka_    16/05/2017    3 recensioni
"Una Fareeha dodicenne e Angela diciassettene erano rappresentate sorridenti, vicine. Girò la foto, trovandovi una scritta: "Ti rivedrò di nuovo, Fareeha?"
La ragazza egiziana sentì una lacrima scivolare sul suo volto. Aveva ancora quella vecchia foto? Dopo tutti questi anni?
Si asciugò il viso. Che cosa le stava succedendo? Non era da lei commuoversi, tanto meno abbassare le sue difese.
La porta cigolò.
Silenzio.
La mora si voltò, trovandosi davanti una donna bionda e aggraziata.
Entrambe sbiancarono."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Angela 'Mercy' Ziegler, Fareeha 'Pharah' Amari, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Let's keep the skies clear together.
 


Ex Quartiere Generale svizzero di Overwatch, giorni nostri.

«Finalmente lo vedo» pronunciò la giovane, ansimando.
«Solo un altro piccolo sforzo, Fareeha, coraggio!» si disse, stringendo i denti e trattenendo a stento le lacrime per il dolore. La ragazza si trovava davanti a quella che era stata la sede della formazione Overwatch, che alcuni dei suoi ex membri continuavano a frequentare per stroncare Talon, un'organizzazione terroristica.
"Spero di trovarci qualcuno a quest'ora".
Fareeha si avvicinò a quella che sembrava la porta principale, implorando aiuto. Ci fu un attimo di silenzio, quando una voce elettronica le rispose.
«Identificati.»
«Pharah, dell'Helix Security International.»
«Accesso negato.»
Pharah iniziò a sudare freddo, e decise di usare subito il suo asso nella manica.
«...Il mio nome è Fareeha. Fareeha Amari.»
Dopo aver rivelato la sua vera identità, non dovette aspettare molto prima che il portone si aprì. Davanti a lei si presentarono un grosso gorilla corazzato e una giovane, esile ragazza.
«Sei la figlia di Ana Amari, tesoro?» iniziò la ragazza, togliendole la pesante armatura. Pharah la guardò stupita, chiedendosi come facesse anche solo a spostare quel peso col suo fragile corpo.
«Sì, ma preferisco non parlarne» rispose con freddezza «Piuttosto, chi siete voi? Non vi ho mai visti prima».
«Il mio nome è Lena, ma puoi chiamarmi Tracer. Questo scimmione invece è Winston» aggiunse, sfoggiando un sorriso a 32 denti.
«È un piacere conoscerti, Fareeha. Seguici, a breve arriverà il nostro miglior medico a prendersi cura di te.»
I due la portarono in una stanza piena di siringhe, bende, pastiglie, unguenti, pomate. La fecero sedere su un lettino e uscirono a chiamare il dottore in questione.
La mora fu colpita dalla numerosa pila di fogli presente sulla scrivania di fianco a lei, quando si accorse di una foto poco più a destra, in una cornice. Non appena la prese in mano, per un attimo le mancò il respiro.

Quartiere Generale svizzero di Overwatch, venti anni prima.

«Buongiorno a tutti!» esclamò Ana, salutando i suoi compagni di squadra.
«Buongiorno a te, Ana. Sei bella come sempre» le rispose Reinhardt, facendola arrossire.
«E questa bella ragazza sarebbe tua figlia?» le chiese, inginocchiandosi davanti alla bambina.
«Sì, si chiama Fareeha» disse la cecchina, mettendole una mano sulla spalla.
«Piacere, Fareeha, io sono Reinhardt» iniziò sorridendo, porgendole la sua possente mano, facendole sgranare un po' gli occhi.
«P-piacere» rispose lei, stringendogliela timidamente.
«Ma come sei carina!» esclamò una ragazza, stringendole le guance «Mi viene voglia di abbracciarti! Sei troppo tenera!»
Il volto di Fareeha si tinse di un rosso acceso. La trovava anche lei molto carina.
«Angela, non spaventare troppo la figlia di Amari» disse Morrison, accennando un sorriso e ricevendo uno sbuffo come risposta.
«Amici, celebriamo il momento con una foto!» propose Reinhardt, ottenendo l'approvazione di tutti. Angela si mise dietro a Fareeha, posò le mani sulle sue spalle e sorrise.


Ex Quartiere Generale svizzero di Overwatch, giorni nostri.

Una Fareeha dodicenne e Angela diciassettene erano rappresentate sorridenti, vicine. Girò la foto, trovandovi una scritta: "Ti rivedrò di nuovo, Fareeha?"
La ragazza egiziana sentì una lacrima scivolare sul suo volto. Aveva ancora quella vecchia foto? Dopo tutti questi anni?
Si asciugò il viso. Che cosa le stava succedendo? Non era da lei commuoversi, tanto meno abbassare le sue difese.
La porta cigolò.
Silenzio.
La mora si voltò, trovandosi davanti una donna bionda e aggraziata.
Entrambe sbiancarono.
«Angela...?» iniziò Pharah, posando la foto. Non fece in tempo a dire altro che Mercy l'abbracciò, stringendola così forte da farle male, quasi come se volesse recuperare tutti gli abbracci che non le avesse dato in quegli anni separate.
«Mi sei mancata.»
Fareeha non rispose. Strinse i denti per il dolore, cercando di non mostrare segni di debolezza, di non rovinare il momento. Avvolse il gracile corpo della bionda tra le sue braccia, respirando lentamente e profondamente. Sentì gli occhi inumidirsi, per poi sussurrare un flebile «Scusa».
Angela si staccò leggermente, sussurrandole che andava tutto bene. La invitò a stendersi, per iniziare a medicarla.
"Se prima era carina, be', adesso è veramente bella."


Quartiere Generale svizzero di Overwatch, diciassette anni prima.

«Cos'è successo questa volta?» sospirò Mercy, avvolgendo una benda sulla mano di Pharah.
«Degli sbruffoni stavano dicendo cose brutte su Overwatch.»
«Ed era il caso di iniziare una rissa?» chiese ridendo la più grande «Se andrai avanti così, non avrò più garze per chi ne ha veramente bisogno».
«Sì,» rispose la più piccola «avevano detto cose brutte su di te» continuò, quasi sottovoce.
«Ah sì?»
Angela fece un nodo. Poi prese il viso della quindicenne, girandolo verso il suo. «Allora grazie per avermi difesa, Fareeha» e le diede un bacio sulla guancia. La mora arrossì visibilmente, facendo scappare un sorriso alla bionda.
"È così carina."


Ex Quartiere Generale svizzero di Overwatch, giorni nostri.

«Dovrò toglierti la maglia, è un problema?» disse dopo un rapido controllo Mercy, guardando la sua paziente. Pharah sembrava come incantata, con gli occhi fissi in quelli blu della bionda, che arrossì.
«Fareeha...» la chiamò, sorridendole dolcemente.
«Oh, sì, certo, nessun problema» rispose, alzando a fatica le braccia.
La trentasettenne le sfilò la maglietta, lasciandola in pantaloni e reggiseno. Dovette fermarsi un attimo per riprendersi dalla vista di quel corpo perfetto.
«Sembra che all'Helix ti dia da fare.»
«Già, dire che sono stremata è poco. Ma questo è niente, se serve a portare giustizia.»
Angela sorrise.
«Non sei cambiata per niente.»
Pharah avrebbe voluto risponderle, dirle che neanche lei era cambiata, che era sempre bellissima e che il suo sorriso la faceva sentire a casa. Ma qualcosa la bloccò.
«Adesso ti darò un antidolorifico, così che tu possa sentirti un po' meglio.»
«Grazie, sei un tesoro.»
«Smettila di farmi arrossire» disse, facendo sorridere Fareeha.
«Perché dovrei? Sei così bella.»
Silenzio. Mercy si sedette di fianco alla sua paziente, accarezzandole il viso.
«Perché te ne sei andata senza dire nulla?»
«Il... Il mio paese aveva bisogno di me.»
«Anche io avevo bisogno di te, ma a quanto pare non era abbastanza.»

Quartiere Generale svizzero di Overwatch, quattordici anni prima.

«Segui le orme di tua madre?» iniziò Mercy, mettendosi di fianco a Pharah.
«Eh? Perché dici così?»
«Il segno sull'occhio» disse indicandole l'occhio destro.
«Oh, no. È un'altra cosa» rispose Fareeha, intristendosi «E poi mamma lo ha sull'occhio sinistro».
«Che hai in questi giorni?» chiese Mercy preoccupata, prendendole il volto tra le mani.
"Non rendere le cose più difficili di quanto già non siano, ti prego."
«Angela.»
«Fareeha?»
«Promettimi che non ti dimenticherai mai di me.»
«Stupida!» rispose, abbracciandola forte a sé «Come potrei? Sei la persona più importante per me».
Una lacrima rigò il viso della più piccola, mentre ricambiava l'abbraccio. Per quanto tempo sarebbe stata lontana da Angela? Perché l'esercito egiziano voleva proprio lei? Che cos'aveva di tanto speciale? Lei, Fareeha... Amari.
Fu allora che capì tutto. La volevano perché figlia del capitano Ana Amari, cecchina ritenuta la migliore di tutto il mondo.
In quel momento iniziò a maledire sua madre. Un principio d'odio crebbe dentro di lei, infuocandola. Da allora giurò a se stessa che sarebbe ritornata indietro, e che avrebbe portato giustizia a tutti coloro che non la potevano avere.

Il giorno dopo partì, senza avvertire nessuno.
Angela, come consueto, andò in camera sua a salutarla e a darle il buongiorno, ma non la trovò. Iniziò a chiamare disperatamente tutti, chiedendo loro se l'avessero vista, se avessero sue notizie. Ma nessuno sapeva nulla.
La ventitreenne pianse.
Pianse come non ebbe mai pianto.
E non trovò mai pace.


Ex Quartiere Generale svizzero di Overwatch, giorni nostri.

«Non credere che non abbia mai pensato a te. Non potevo rifiutare la richiesta d'aiuto del mio paese.»
«Avresti almeno potuto farti sentire!» urlò la svizzera, con gli occhi pieni di lacrime.
«Credevo che fossi arrabbiata con me, che non volessi più sentirmi, come puoi biasimarmi?»
«Come posso biasimarti?! Fareeha, tu mi hai abbandonata senza dire una parola!»
«Aspetta, prima hai detto che… avevi bisogno di me…?»
«Sei sempre stata come una sorella minore per me, sapevamo tutto l'uno dell'altra. Ovvio che ne avessi bisogno!»
«È questo il problema, non ti consideravo nella stessa maniera.»
Silenzio.
«E… in quale?»
La mora si alzò, issandosi sui gomiti. Guardò il vuoto, prese coraggio e si voltò verso l'angelo biondo davanti a lei.
«C'è una cosa che ho sempre voluto fare, ma di cui non ne ho mai avuto il coraggio. Ci ho riflettuto molto prima di partire.»
«Di che parl--» non fece in tempo a finire la frase che Fareeha la prese per il colletto del camice, per poi premere le labbra contro quelle della Dottoressa Ziegler, che arrossì immediatamente.
«Fareeha…»
«Angela, non ho mai smesso di pensare a te» ammise, quasi vergognandosi.
La bionda lasciò scivolare una lacrima sul suo volto, che venne prontamente asciugata dalle dita della mora. Le prese il viso tra le mani per poi avvicinarlo al proprio.
«Che c'è? Non provi lo stess--»
«Sapevo che avessi un compagno» farfugliò Angela, guardando di lato. Fareeha sorrise alla vista della sua gelosia.
«Oh, parli di quella foto sui giornali? È un mio amico, finge di uscire con me così che il governo egiziano non mi dia fastidio. Si sta frequentando con un'altra ragazza.»
La più grande borbottò qualcosa, continuando a tenere lo sguardo lontano dai profondi occhi scuri della comandante dell'Helix.
«Questo vuol dire che hai seguito la mia vita per tutti questi anni?»
«…Forse. Cioè, no. Erano solo dicerie, alla fine.»
Un altro sorriso.
«Angela.»
«Hm.»
«In tutto questo tempo, mi sono resa conto che ciò che voglio...» iniziò, avvicinandosi «è stare con te».
Le gote della bionda si tinsero completamente di rosso, mentre sorridente avvicinava le proprie labbra a quelle della mora.
«Allora resta con me. Non andartene mai più.»
«Mai.»

 
Ex Quartiere Generale svizzero di Overwatch, qualche mese dopo.

Mercy passò il grande elmo della tuta Raptora a Pharah, sorridendole.
«Fai attenzione lassù.»
«Sissignora.»
«E buona fortuna» continuò, dandole un bacio sulla guancia. La mora arrossì, facendo quasi cadere l'elmo.
«Oh, sì, certo. Fin quando ci sarai tu con me, darò il massimo.»
Mercy le sorrise dolcemente.
«Mantieni i cieli sgombri per me.»
«No,» rispose, prendendola per mano «manteniamo i cieli sgombri insieme.»
   
 
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