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Autore: Churros25    16/05/2017    1 recensioni
“Ehi, piccola, che stai facendo?” La bambina lo osservò un momento, indecisa se fidarsi o no. I suoi papà le avevano sempre detto di non parlare con gli sconosciuti, ma questo signore sembrava simpatico e gentile.
“Sto cercando di afferrare le goccioline d’acqua.”
“E ce la stai facendo?” La bambina annuì, intenta nella sua missione.
“Ora che ne dici se mi porti dalla tua mamma? Ho paura che tu possa ammalarti qua fuori.”
“Io non ho la mamma. Ho due papà!” disse fiera la piccola, mostrando il due con le dita. Dean rise, prendendole la mano e alzandosi. “Va bene, allora portami dal tuo papà.”
(tratto dal primo capitolo)
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Benny, Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Gabriel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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CAPITOLO 1

Davanti ai vetri della pasticceria “Chez Castiel”, una piccola bambina dai lunghi boccoli biondi si stava divertendo a rincorrere con il suo ditino le gocce d’acqua che veloci scivolavano lungo la superficie. I suoi occhioni blu osservavano con meraviglia la città che pian piano si stava svegliando davanti a lei e rimase per un attimo incantata a guardare le macchie di colore che i vari ombrelli creavano.              
“Papà, oggi posso stare a casa dall’asilo?” chiese ad un certo punto la piccola Claire, destandosi dai suoi pensieri e correndo verso il bancone. Si gettò tra le braccia di un uomo non molto alto, con lunghi capelli neri e un naso schiacciato.                        
“Tesoro, sai che io ti lascerei volentieri a casa, ma devo andare in palestra.”              
“Ma posso restare qui con papà!” La piccola sfoderò i suoi occhioni da cucciolo, sorridendo dolcemente e con un pizzico di furbizia all’uomo di fronte a lei.               
“Ok, va bene” acconsentì alla fine il padre, mentre Claire batteva le mani entusiasta.
“Che succede qui?” I due furono interrotti dall’entrata in negozio di un uomo alto, con corti capelli corvini e due occhi blu giganti, coperti da una velo di stanchezza. Portava con sé una cassa di fragole che si affrettò a portare subito in cucina.            
“Papà ha detto che oggi posso stare a casa” ammise la bambina, mostrando i dentini da latte.                                                                   
“Zeke, come ti è venuto in mente?”                                             
“Amore, rilassati, per un giorno cosa vuoi che sia?”                                    
“Dai, papi, sta anche piovendo!” Zeke lasciò andare Claire e si avvicinò al suo compagno, stringendogli un fianco.                                          
“Non ci provare, sai che con me non attacca.”                                   
“Beh, non la pensavi così la scorsa notte.” Castiel si allontanò da lui e si mise il grembiule.                                                       
“Sai che sei molto sexy con quel coso?”                                            
“Quel coso ha un nome e, per favore, non davanti alla bambina.”                                
“Ma non sta neanche ascoltando, e poi è anche figlia mia, quindi posso decidere come educarla!” Castiel alzò gli occhi al cielo.                                “Ancora con questa storia?”                                               
“Verrà sempre fuori questa storia finché tu avrai problemi con l’accettarla!”              
“Sei tu che ti senti inferiore. E ora, per favore, vai che oggi arriva il nuovo aiutante e io devo lavorare e nel mentre controllare tua figlia.” Zeke annuì e lasciò un bacio veloce sulle labbra di Castiel.

Dall’altra parte di quella Londra piovosa, al Saint Marie Hospital il pediatra stava per concludere il suo giro visite dopo un lungo turno di notte.             “Allora campione, come andiamo stamattina?” chiese, mentre metteva piede nella stanza di un bambino con la polmonite. Il piccolo, appena lo vide, fece un gran sorriso e si mise seduto sul letto.                                            
“Hai dormito tutta notte?” chiese il dottore, mentre lo visitava.                        
“Si” rispose convinto. E poi, un po’ titubante, chiese:                                 
“Dottor Winchester, oggi posso andare nella sala comune?” Dean sorrise, aiutandolo a sedersi sulla sedia a rotelle.                                      
“Intendi, se puoi andare a trovare Juliet?” Il bambino arrossì, abbassando la testa.         
“Va bene, puoi andare. Ma mi raccomando Samantha,” disse all’infermiera che lo stava accompagnando nel giro visite, “teneteli d’occhio questi due.” L’infermiera sorrise imbarazzata allo sguardo del dottore e annuì.

Uscì dall’ospedale e aprì l’ombrello, dirigendosi verso casa. Era stanco morto e l’unica cosa che gli permetteva di muoversi e di non collassare su una panchina era il suo letto. Stava proprio pensando di farsi anche una doccia appena arrivato a casa, quando il cellulare squillò, intonando le note di Ramble On.                       
“Benny, cosa c’è?”                                                        
“Buongiorno anche a te, fratello. Brutta notte?”                                
“Non è stata una delle migliori.”                                                
“Perfetto, allora passa da me per un caffè perché ti devo dire una cosa.”               
“Ma non me la puoi dire al telefono?”                                   
“Andrea vuole che te lo diciamo insieme.” Dean annuì, socchiudendo un attimo gli occhi.                                                              
“Va bene, arrivo.” Chiuse la telefonata e una piccola chioma bionda in piedi davanti alla vetrina di una pasticceria attirò la sua attenzione. Le si avvicinò con cautela, per non spaventarla, e si inginocchiò di fianco a lei, mostrandole il suo sorriso migliore.                                                            “Ehi, piccola, che stai facendo?” La bambina lo osservò un momento, indecisa se fidarsi o no. I suoi papà le avevano sempre detto di non parlare con gli sconosciuti, ma questo signore sembrava simpatico e gentile.                                                 
“Sto cercando di afferrare le goccioline d’acqua.”                                             
“E ce la stai facendo?” La bambina annuì, intenta nella sua missione.                    
“Ora che ne dici se mi porti dalla tua mamma? Ho paura che tu possa ammalarti qua fuori.”                                                                   
“Io non ho la mamma. Ho due papà!” disse fiera la piccola, mostrando il due con le dita. Dean rise, prendendole la mano e alzandosi.                                       
“Va bene, allora portami dal tuo papà.”

Quando entrarono nel negozio, Dean fu invaso da un intenso profumo di mele e vaniglia che gli fece venire subito l’acquolina in bocca e si guardò in giro, attratto da tanti dolci e da quell’atmosfera così casalinga.                                                
“Oh mio dio, Claire! Mi sono girato un attimo e non ti ho più visto. Ma dov’eri finita?” La bambina, ancora attaccata alla mano di Dean, alzò con sicurezza lo sguardo verso il padre.                                                  
“Papi, non potevo vincere le goccioline d’acqua da qui dentro!” Castiel la abbracciò, notando poi la presenza di Dean al suo fianco. Gli strinse la mano, ammirando le miriadi di lentiggini che abbellivano quel viso sconosciuto.                       
“La ringrazio per avermela riportata. Claire è una bambina difficile da gestire.” Dean scrollò le spalle.                                                  
“Si figuri, ero preoccupato che si ammalasse stando lì fuori.”                         
“Non sono un cattivo padre” disse Castiel, facendo un passo indietro.                    
“Non l’ho mai pensato.” Il pasticcere abbozzò un sorriso sghembo, abbassando la testa, e si diresse al bancone per riprendere la sua attività. Dean si girò verso Claire e le fece promettere di non uscire più dal negozio senza l’ok del papà. Infine si diresse alla porta, ma con la mano sulla maniglia si voltò un’ultima volta.                             
“Sono Dean” disse, sorridendo. Il pasticcere sollevò lo sguardo, sorpreso.                      
“Castiel.”                            
   
 
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