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Autore: Jeyerre    16/05/2017    1 recensioni
✣ A Juvenilia, l'Arcimago di corte non riceve buone nuove dalla Strega dell'Ovest e la sua lettera è il presagio di una guerra da troppo tempo rimandata; nell'ombra, i Bramanti si muovono al fine di sostituire l'autorità dei Maghi e delle Streghe.
Da quel vento che soffia su Lyra non possono che arrivare inverno, neve e male.
Tratto dalla saga di MAGIA, webcomic ad opera di JrPorpora, Malus Ventus è un breve spin-off che narra eventi precedenti alla storia narrata nella graphic novel, quando non tutti i Maghi né le Streghe erano così come li conosciamo nella serie.
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Note dell'autrice

Benvenuti lettori! Prima di iniziare, lasciate che vi dica qualcosa riguardo questa long fic. Malus ventus è uno spinoff basato sul mondo di MAGIA, un webcomic scritto, disegnato e colorato dalla sottoscritta che potete trovare e leggere gratuitamente su facebook e che spero possiate apprezzare. 
Gli eventi che andrò a narrare in questa fic fanno parte di una raccolta di storie che non sono raccontate nella graphic novel e, nonostante vi saranno elementi presenti nella trama principale, le vicende narrate qui potranno anche essere lette senza aver totale conoscenza del fumetto. In ogni caso, non esitate ad esprimere le vostre perplessità, qualunque esse siano!
Vi lascio, dunque, alla lettura, sperando possa essere un piacevole scorcio sul mio mondo fatto di maghi, streghe e creature fantastiche. Alla prima storia narrata in MAGIA: The unspoken tales.


Lettera dall'Ovest
 

L'Arcimago della corte di Juvenilia stava leggendo un'importante lettera quando la giovane entrò nella stanza. La ascoltò camminare fino al tavolo con eleganza, mentre portava fra le mani un vassoio con del thè e i suoi biscotti preferiti. Lei riempì una tazza con la bevanda calda; l'odore inebriò le narici e attirò l'attenzione del bambino sedutole vicino.
"Mille grazie, Amelia", disse, dedicandole un sorriso e un'occhiata distratta. 
Nonostante l'autunno fosse già inoltrato, giù a Juvenilia, il tempo era ancora temperato, il sole splendeva su tutta la città e dalla grande finestra che dava sulla terrazza entrava una piacevole brezza.
Eppure a Denzel, mago dal giovanissimo aspetto, non importava più dell'estate riluttante ad andarsene: le parole della lettera erano troppo grevi perché lui potesse sottovalutarle.
"Brutte notizie, mio signore?", chiese con timidezza Amelia, perché non gli suonasse invadente. Il mago, allora, sospirò, allungando una mano verso la tazza da thè ancora calda.
"Mi scrive Cassandra, la Strega dell'ovest. Pare che abbia indetto un concilio tra Maghi, senza distinzione tra più influenti e più giovani. Ci vuole tutti alla sua dimora." 
Amelia assunse un'espressione stranita.
"Tutti mio signore? Che cosa succede?"
"Mi parla di quello che sta accadendo nell'Ordine degli Alchimisti e la setta dei Bramanti. Dice che è tempo di rompere il nostro silenzio e fare qualcosa perché torni l'ordine a Lyra."
Denzel notò che per qualche ragione Amelia si era fatta più preoccupata; allora la invitò a sedersi vicino a lui, con un gesto della mano. Le sorrise, questa volta con più tenerezza.
"Non crucciarti, Amelia cara; non c'è niente che devi temere. I Wendigo non sono un problema di Juvenilia", la rassicurò, accogliendo una mano della giovane nella sua.
A quel gesto ella sobbalzò un poco intimidita.
"Dico davvero," continuò Denzel, "finché rimarrai tra le mura di questa corte, nulla potrà ferirti. Sei sotto la mia protezione, non dimenticarlo."
Le disse una mezza verità, perché non era vero che i Wendigo non rappresentavano un problema a Juvenilia. Gli era giunta voce, purtroppo, che c'erano stati alcuni avvistamenti nelle vie sotterranee della città; bestie inquietanti dall'aspetto grottesco, con la pelliccia nera e gli occhi luminescenti e fumanti. Li avevano descritti come creature dall'aspetto umanoide, ma per nulla simile all'uomo. Erano alte almeno il doppio, le braccia e le gambe lunghe in modo spropositato in confronto al loro busto; erano veloci come gatti e si muovevano a quattro zampe come gli animali. Denzel avrebbe mentito se avesse detto che non li temeva: il loro morso e veleno erano diventati il problema più grosso dei maghi dopo i Draghi.
Non erano come le altre creature magiche: i Wendigo non potevano essere addomesticati con la magia, tanto che il loro veleno aveva ucciso diversi giovani maghi nelle regioni più infestate.
Sperava di non doverne mai incontrare uno. Anche se, da quando le voci riguardanti i sotterranei della città si erano fatte più insistenti, stava cominciando a valutare l'idea di cercare la fonte di tutto quel baccano. Ma ad Amelia mentì sorridendole, perché teneva molto a quella giovane donna e gli dispiaceva saperla spaventata.
L'aveva conosciuta ad un ballo, parecchi anni prima, quando era solo una bambina affascinata dai giochi di magia del giovane mago di corte. Lei aveva espresso sin dalla più tenera età la passione per le arti magiche e il suo entusiasmo sincero era stato sufficiente per comprare l'attenzione di Denzel e convincerlo a prenderla con sé a corte. L'aveva cresciuta con le nozioni di teoria magica e di alchimia, e la fanciulla aveva dato l'impressione di essere un'allieva molto promettente. Con il tempo, Denzel si era reso conto di guardarla con occhi diversi; aveva realizzato che il suo affetto per lei era cambiato e, nonostante fosse consapevole che la sua immortalità gli rendesse impossibile poterla amare, non riusciva a fare a meno della sua compagnia.
A volte l'aveva invidiata: lei cresceva, si faceva sempre più bella e matura, mentre lui rimaneva intrappolato nel corpo di un bambino appena adolescente.
Era un bambino da così tanti anni che ormai ne aveva perso il conto.
"Dovete perdonarmi," disse Amelia, abbassando lo sguardo colpevole, "sono così debole dinanzi a queste cose. Sapete, dopo la morte di mio padre non faccio che pensieri infausti. La paura di perdere tutti i miei cari mi attanaglia e da quando mia madre si è ammalata... lei è già così afflitta dalla malattia, che se il pensiero di quei mostri dovesse farsi più reale, temo di poterla perdere prima del tempo."
Il mago avvertì nella voce della fanciulla il nodo delle lacrime; non vedeva tanta angoscia da molto tempo, perché lui ormai aveva perso già da anni tutti i suoi cari e si era dimenticato di quanto fosse inesorabile l'inevitabilità della morte.
"Portate vostra madre a corte," le disse, "non potrò curare il suo male come vi ho già spiegato, ma potrò tenerla al sicuro come faccio con voi, il Principe e tutta la famiglia reale."
La giovane parve illuminarsi un po'.
"Dite davvero?"
"Mia cara Amelia, non c'è nulla che non farei per voi."
E Amelia, scoppiò a piangere.

 
  
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