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Autore: Elayne_1812    17/05/2017    2 recensioni
Raccolta di oneshot dedicata ad Orbit
Heechul tornò a guardare Kibum che lo fissava con occhietti vispi e magnetici. -Kibummie -, sussurrò a fior di labbra con un sorriso. (da Orgel)
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Onew, Taemin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao! Sì, sono sempre io l’autrice di Orbit (se non la conoscete filate a leggerla XD) e se ve lo state chiedendo non sto impazzendo, né la mia long ha cambiato nome, ho solo voglia di rompervi le scatole. Nuovo sport u.u
Allora da come avrete intuito questa è una raccolta di oneshot dedicata ad Orbit. E’ un progetto che avevo in cantiere da un po' e l’intenzione originale era quella d’iniziarlo solo una volta conclusa la long. Tuttavia avevo in mente una serie di scene dedicate all’infanzia di Kibum e Heechul, così ho pensato d’iniziare subito a produrre qualcosa prima che mi sfuggissero le immagini dalla testa. Inoltre penso possa essere una lettura piacevole e magari interessante da fare in parallelo, considerando a che punto sono con la storia principale. Questa sarà la prima di una serie dedicata loro, ma una volta conclusa Orbit ci saranno oneshot di vario genere.
P.s. Potete leggere anche se non avete letto Orbit perché non ci sono spoiler.
Vi auguro buona lettura e buon divertimento! Spero di essere riuscita ad eliminare buona parte degli errori di battitura, tanto lo so che qualcuno sfugge sempre.
Ricordo che i commenti sono sempre ben accetti, aumentano l’autostima e stimolano la creatività di chi scrive u.u
 
 
Orgel
 
 
“It goes round and round, this song for me
It goes round and round, slowly, my melody box
Round and round, getting dizzy
My orgel”
Shinee, Orgel


 
I soffitti del palazzo erano alti, incrostati d’affreschi blu e oro e stucchi bianchi simili a filamenti di nubi leggere. Immensi lampadari rischiaravano nel loro tripudio di cristallo ogni ambiente e sottili tende azzurre drappeggiavano le ampie vetrate che ritagliavano scorci di colline verdi e rosa. Tutto sembrava avvolto da una luce limpida e perfetta nella sua purezza.
Heechul aveva fatto scorrere i suoi occhi di bambino su ogni parete, corridoio, dipinto, mobile e vaso di fine porcellana. Tutto aveva avuto il potere di attirare la sua attenzione ed aveva sgranato gli occhi con ammirazione, ma anche con una punta d’invidia. Sino ad allora non aveva mai immaginato che potesse esserci un posto più bello del suo palazzo a Busan, ma dopotutto quella era la residenza imperiale di Haehwan.
Quando la sua mamma gli aveva detto che avrebbero passato lì l’estate aveva capito subito dal suo tono che era una cosa importante e, soprattutto, un grande onore. Non solo, la sua mamma gli aveva anche detto che avrebbero conosciuto una persona nuova.
-Chi umma? – gli aveva domandando tirandole la veste di seta.
La sua mamma aveva riso e si era limitata a scompigliargli i capelli senza dargli una vera risposta.
-E’ una sorpresa. –
Heechul aveva passato i giorni successivi ad attendere trepidante il momento della partenza. Busan era splendida, ma giocare da solo sulla spiaggia e nei giardini poteva diventare noioso. Per l’occasione il suo intero guardaroba era stato rinnovato e per tutto il viaggio in carrozza aveva ammirato le sue scarpette lustre e i bottoni luminosi del suo nuovo completo di seta rosso scarlatto, proprio come piaceva a lui.
Ancora una volta, Heechul fissò le sue scarpette lucide ferme sul tappeto, era davvero fiero di quel suo nuovo capo!, poi si guardò intorno per ammirare la piccola stanza preziosa in cui ora si trovava, finché la sua attenzione non fu calamita dalla donna seduta sul divano foderato di velluto, illuminata dal sole estivo che filtrava dalla finestra. Era la donna più bella che Heechul avesse mai visto. Indossava una veste di seta blu e fili d’argento, lunghi capelli corvini le ricadevano morbidi oltre le spalle ed il suo viso pallido, simile a porcellana, era illuminato da nere perle dal taglio felino e da labbra a cuore rosate come fiori di ciliegio in boccio.
Heechul aprì la bocca a vuoto e poi la richiuse. La sua mamma gli aveva detto mille volte di non aprire la bocca come un pesce palla! Scosse il capo ed il suo naso s’arricciò quando vide la sua umma inchinarsi di fronte a quella donna bellissima. Corrugò la fronte. La mamma non si era mai inchinata davanti a nessuno, di solito erano gli altri a farlo.
-Heechul -, disse sua madre, - lei è l’imperatrice Kim Myungsoo, saluta come si conviene. –
Heechul sbatté le palpebre. Ecco perché la sua mamma sia era inchinata! Aveva solo cinque anni, ma non era di certo stupido e capì subito che doveva fare altrettanto. Fare bella figura era importante!
Si esibì nel suo inchino migliore e salutò come gli era stato insegnato, facendogli subito guadagnare un ampio sorriso da parte dell’imperatrice.
-Benvenuti -, disse lei, poi si abbassò per guardarlo. – Sei proprio un bel giovanotto. –
Heechul drizzò subito la schiena, orgoglioso.
-Io e Kibum vi stavamo aspettando. -
Heechul corrugò la fronte. Chi era quel Kicoso?
La donna parve fluttuare sui tappeti e raggiunto uno strano cesto sopraelevato drappeggiato di pizzo fece segno di raggiungerla. Se possibile il suo sorriso divenne ancora più radioso.
Heechul si sporse per osservare il contenuto di quello strano cesto, doveva essere qualcosa d’importante dal modo in cui la donna lo guardava. Tuttavia si mordicchiò il labbro inferiore non appena constatò che avrebbe dovuto alzarsi sulle punte per vedere bene, rischiando così di rovinare le scarpe nuove. Questo non gli piaceva, ma era anche estremamente curioso. Alla fine si alzò sulle punte e s’aggrappò al bordo della culla e ciò che vide lo fece rimanere, di nuovo, a bocca aperta. Haehwan era davvero un luogo pieno di sorprese!
Un neonato dormiva raggomitolato al suo interno ed il suo corpicino si alzava ed abbassava cullato dal proprio respiro regolare. Sembrava un fagottino avvolto in bianco pizzo e morbido cotone ed Heechul lo guardò ammirato, mentre il suo viso s’apriva in un largo sorriso.
-Sembra un micio, un micio che dorme! –, strillò estasiato nella sua ingenuità di bambino di cinque anni.
Le due donne risero.
Allungò una manina verso quella strana cosa morbida e tenera che aveva catturato la sua attenzione.
-Fai piano, Heechul, è piccolo-, disse la sua umma.
Heechul annuì. Non voleva di certo fargli male! Era solo curioso di sapere se era morbido come sembrava. Lo accarezzò piano ed il neonato aprì gli occhi sbadigliando, rivolgendogli un’occhiata assonnata ma curiosa.
-Ooohh – fece Heechul saltellando sulle punte dei piedi. Ormai le scarpette nuove erano passate in secondo piano.
-Come si chiama? – domandò.
-Kibum -, rispose l’imperatrice. –Ti piace? – gli domandò piena d’aspettativa.
Heechul annuì. – Dhe, dhe! –
Le due donne si scambiarono degli sguardi complici e sorrisero.
-Passerete molto tempo insieme d’ora in poi -, gli disse la sua umma.
Heechul tornò a guardare Kibum che lo fissava con occhietti vispi e magnetici.
-Kibummie -, sussurrò a fior di labbra con un sorriso.
 
   
 
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