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Autore: Aittam    17/05/2017    0 recensioni
Ci sono molte domande che ronzano nella testa di molti fan di Steven Universe, a parte a quelle che verranno rivelate nel corso della serie (premetto che ho visto solo la prima, la seconda, a terza e la quarta stagione) ne esistono alcune di particolari che mi continuano a roteare nel cranio come venti tempestosi: da dove vengono veramente le geme? come sono nate? qual'è la vera utilità della fusione oltre al rafforzamento di due gemme?
Darò risposta a queste domande e a molte altre in questa Fic, ovviamente nulla è canonico e probabilmente verrò smentito nel giro di due anni o meno.
parlando della trama: questo potrebbe essere il primo di una serie o l'unico racconto che scriverò in questo fandom, non lo spero sinceramente, visto che Steven è uno dei miei cartoni animati preferiti e su cui amo speculare peggio di un complottista incallito. Questo racconto andrà a scavare nelle fondamenta della storia della nostra civiltà quanto quella molto più ancestrale delle Gemme: e sarà un personaggio di mia invenzione di cui non rivelo il nome a legare queste due importanti verità.
Genere: Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender
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Episodio 1: I Suoi occhi nella Notte
 
Era un girono come un altro: Steven si svegliò alla solita ora, colazione (un piatto di pancake e una fetta di torta), aveva fatto un giro a Beach City, si era allenato per un po’ con Perla e Connie nell’arena, avevano pranzato sulla spiaggia con le altre gemme ed erano andati in missione.
Era in quel momento che era cominciato tutto.
Si erano recati in una zona non ben precisata a Nord, forse il Canada, Russia o in Nord Europa.
Quello che sapeva era che, si erano addentrati in una foresta nel cuore di una valle tra altissime montagne innevate, li pareva esserci molta vita, Steven la percepiva perfettamente, era uno dei nuovi poteri che in quel periodo stavano affiorando, probabilmente legato anche al fatto che a Rose piaceva la vita, e sentirla era d’obbligo per lui.
Più si addentravano nel bosco, però, più la vita si faceva rada. Già d’inverno era raro percepire molta vita, ma ora che sembrava averne sentita più di quanto si aspettasse, sentì le sue speranze di incontrare qualche animale interessante scemare, più avanzavano verso il cuore della taiga e più l’aria era silenziosa. Sia lui che le gemme erano inquiete.
Ametista si voltò verso il ragazzo.
«Ehi Steven, non ti sembra anche a te che qui sia morto qualcuno?»
«Qualcosa del genere» assentì lui con lo sguardo fisso verso una collina di neve, aveva un brutto presentimento.
«Abbiamo una posizione precisa della gemma corrotta?»
«Si, dovrebbe trovarsi in una caverna al centro di questa foresta, il radar ha individuato un essere enorme, forse delle dimensioni di un piccolo sauropode» disse Perla con un sorriso tirato.
Qualche anno fa Steven avrebbe fatto una faccia meravigliata e avrebbe dato tutto per vedere qualcosa di simile, solo che ora ne aveva visti già troppi di mostri demoniaci e bestie apocalittiche. E la descrizione lo preoccupò.
«Ecco la grotta» disse dopo qualche minuto di camminata Garnet puntando il dito verso una gigantesca apertura che sbucava dal terreno in posizione obliqua.
«Sembra quasi che qualcosa di enorme si sia gettato qui e abbia scavato la caverna» constatò Connie osservando critica il buco, aveva insistito per venire sebbene le avessero spiegato che, quello, era probabilmente uno degli esseri più grandi che avrebbero combattuto, e Steven ci teneva.
Sbirciarono dentro. La caverna scendeva giù a mo’ di scivolo per circa dieci o quindici metri, o forse di più.
«Qui ci vorrebbe Peridot: riesce a capire la profondità di un buco solo guardandolo» scherzò Garnet per poi prepararsi a scendere.
Iniziarono a scivolare lungo quello che sembrava un ingresso a un mondo sotterraneo.
Faceva sempre più caldo e, quando raggiunsero il piano, sbucarono in un’ampia camera magmatica dove si spalancava un gigantesco lago di lava fusa che ribolliva lentamente; al di la dell’altra sponda c’era una piccola spiaggetta, raggiungibile facilmente costeggiando il lago di fuoco; null’altro; solo pareti altissime illuminate a giorno dalla luce calda.
«E… la gemma?» chiese Perla stupita.
Ametista si guardò attorno. «Boh»
«Scendo nel lago a vedere se è li» disse Garnet avviandosi verso la riva e iniziando a calpestare il magma come se nulla fosse.
«Sta attenta!» l’avvertì Steven.
«Me la caverò» disse poi la fusione facendo un tuffo in avanti e scomparendo sotto metri di lava incandescente.
«Perlustriamo la spiaggia» disse Perla avviandosi a passo deciso, si portò una mano alla fronte ed estrasse il tridente.
«E se fosse uscita?»
«Potrebbe darsi» rispose il quarzo viola.
«Grazie Ametista »
«Di niente.»
«In ogni caso: l’aspetteremo, prima o poi tornerà» dise Perla con fare deciso.
Passeggiarono lungo le rive scrutando negli anfratti ed esplorando le piccole ed occasionali gallerie.
«Nulla» disse Connie uscendo a gattoni da una grotta.
Tornati al punto di partenza si sedettero davanti alla riva attendendo Garnet.
Passarono cinque minuti e videro uno strano agitarsi sotto la superficie. Subito Ametista estrasse la frusta, Perla impugnò il tridente con rinnovato vigore, Connie estrasse la spada di Rose e Steven evocò lo scudo.
Garnet spuntò all’improvviso correndo fuori dal lago.
«Dunque?» le chiesero.
«L’ho trovata, è infondo al lago, credo di averla svegliata.»
«Cosa?»
«La gemma no?»
«Ma com’è?»
«È… è…» all’improvviso la superficie del lago si infranse e schizzi di fiamma volarono un po’ ovunque; dalle profondità affiorò quello che sembrava un gigantesco serpente fatto di puro magma.
«È imponente!» esclamò Connie guardandolo con tanto d’occhi.
«E pericoloso, preparatevi, è molto aggressivo!» ordinò la fusione estraendo i guanti.
Il mostro ruggì con voce cavernosa e si mosse velocissimo verso la terra; li si gettò verso le Crystal Gems e spalancò le fauci mostrando zanne di magma indurito.
«Doveva essere uno Zolfo o qualcosa di simile».
«Grazie Perla, non l’avevamo capito»
Ametista si scagliò verso il mostro che la colpì violentemente con uno schizzo. Gridò dal dolore ricadendo a terra, aveva una lunga bruciatura sulla guancia ma nulla di che; se fosse stato Steven a farlo, sarebbe sicuramente morto bruciato.
«La dobbiamo indebolire!» gridò Connie dirigendosi verso l’uscita seguita dagli altri.
Corsero su per lo scivolo mentre il serpente di fuoco si infilava nella galleria e partiva al loro inseguimento, corsero a lungo finché non sbucarono fuori; ora che erano in mezzo alla neve sapevano che il mostro non avrebbe più tratto potere dall’elemento in cui viveva; corsero fuori e non aspettarono che la serpe uscisse; corsero tra gli alberi e non si voltarono finché non furono abbastanza lontani; salirono sulle fronde di un pino e osservarono il buco.
«N-non lo vedo, c’è solo una lunga traccia»
«Strano, vuol dire che riesce a sopravvivere all’aperto… non vedo fuochi» osservò Pearl.
All’improvviso uno strano scossone fece tremare l’albero e per poco Ametista non cadde di sotto; sotto di loro qualcosa stava tentando di arrampicarsi sulla pianta.
«Sta salendo!»
«No, non può essere lui, è fatto di terra!»
Steven incuriosito guardò giù.
Un serpente enorme e marrone stava avviluppando il tronco con le spesse spire da cui cadevano zolle di terra ed erba secca.
«Impossibile»
«Eppure è così»
«Ma l’abbiamo vista la sua gemma?»
«Si, era sul naso, tra le narici»
«Ok Connie, io e te lo distraiamo, voi altri attaccatelo ai fianchi e cercate di ucciderlo»
«Non sarebbe meglio il contrario, Connie potrebbe colpirlo con la spada di mia madre e ucciderlo sul colpo, così non rischiereste neanche la vita»
«No, sei troppo prezioso»
«Va bene, io e Connie ci scambieremo i ruo9li, combatterò con te e lei con le altre gemme»
«Ma se ti ho appena detto… va bene, però ricordati che tu non ti puoi rigenerare»
«Si»
«Perfetto. Combattiamo!» e si gettò verso la testa del mostro puntandole contro il tridente seguito da Steven che evocò lo scudo e richiamò Leone.
Vide materializzarsi il felino in un punto poco lontano e gettarsi prontamente sotto di lui per prenderlo al volo; il mostro lo vide e provò ad attaccarlo ma Leone fu più rapido, fece un salto per prendere Steven al volo e gli saltò sul naso, appena sopra la gigantesca gemma… era seriamente enorme: molto più grande delle semplici gemme, molto più grande delle gemme dei Diamanti.
Perla balzò sul dorso di Leone e colpì il serpente appena sopra una narice, lui sollevò il collo sinuoso e spalancò le fauci per farli cadere; Leone saltò abilmente sul terreno e ruggì violentemente infondendo a Steven una rinnovata forza; schivò un colpo di coda con lo scudo e vide di sfuggita Garnet, Ametista e Connie colpirlo alle spalle; si girarono e Perla affondò il tridente nel terreno che componeva il labbro del serpente che sibilò di rabbia.
Connie nel frattempo stava correndo lungo la spina dorsale della serpe cercando un punto buono dove infilzarla, vide un buon punto dietro la nuca e, con un colpo deciso, infilò la spada nel corpo del mostro che tremolò e scomparve. Di lui rimase solo la gigantesca gemma… se quella era una gemma.
Era molto più grande del normale, di forma perfettamente rotonda e di un grigio roccioso, era ricoperta da bitorzoli di varie misure che non superavano il centimetro di larghezza; era grande circa come un pallone da spiaggia ed emanava, a detta delle gemme, una strana aura.
«Non avevo mai notato che le gemme emanassero un aura di potere»
«Non solo le geme Steven, questa ad esempio non lo è»
«Cooooosa????? Non sapevo che esistessero altre creature a base di minerali oltre alle gemme»
«Si infatti, ce ne sono altre tipologie, questo però non è un minerale semplice, è un’Aragonite, una pietra ancestrale»
«Cioè?»
«Sulla terra il minerale più antico riconosciuto è l’Aragonite. Esso è il minerale più antico in assoluto, forse il primo a nascere, le Aragonite sono rarissime e potentissime, controllano gli elementi e la materia stessa, ecco perché si trovava a suo agio nel calore più bruciante di una camera vulcanica come nel freddo delle foreste del nord, sono adatte a qualsiasi luogo, sono versatili e perfettamente onnipotenti! Abbiamo praticamente sconfitto una divinità»
«Non era poi così potente»
«Vero Connie, perché era una gemma corrott… come ha fatto a corrompersi? Non è una gemma!»
«Forse la corruzione funziona anche con gli altri minerali»
«Quando arriveremo a casa cercherò informazioni, ora, come facciamo a imbollarla?» chiese alla fine Perla.
«Ci provo io» disse Garnet facendosi avanti e ponendo le mani davanti all’enorme sfera.
Fu uno sforzo immane, alla fine però il minerale fu imbollato e, con un rapido movimento, inviato al tempio.
Garnet si piegò in due dallo sforzo e Amethyst la sorresse perché non cadesse.
«Grazie Ametista»
«Di nulla»
«Ora andiamo, è tardi, si sta già facendo buio»
«No dai! Rimaniamo qui, ho anche portato delle provviste»
«Ma Steven, è pericoloso!»
«Ma va? Però ho pensato, ogni volta andiamo da qualche parte per sconfiggere una gemma, perché non restare per almeno una notte nei posti che visitiamo, per il semplice fatto di restarci»
«Ok, però come ci creiamo un riparo?»
«Non lo so… hei! Sta tornado vita!»
«Bene» ghignò Ametista stendendosi sulla neve. «Prima di pensare ad un riparo propongo di accendere un bel fuoco, sto morendo di freddo!»
« Ametista, tu non puoi avere freddo, sei una gemma!»
«Ma ora ce l’ho!»
«D’accordo. Steven, occupatene tu»
«No, Perla, faccio io, accenderò io il fuoco» Connie si fece avanti, prese due pietre focaie che teneva nello zaino, cercò alcune foglie e le dispose attorno ad un cerchio di sassi dispersi un po’ ovunque. Accese il fuoco con due rapidi colpi e Ametista si portò rapida accanto al fuoco e protese le mani per scaldarsi.
«Ora pensiamo al rifugio»
Nel giro di una decina di minuti avevano eretto una semplice capanna di rami e foglie abbastanza spaziosa da contenerli tutti e cinque; presero delle foglie per coprirsi e, dopo aver mangiato qualcosa dormirono.
Tutti dormivano quando Steven si svegliò.
Aveva fatto uno strano sogno riguardante una gemma senza occhi ma si riscosse subito. Decise di fare una passeggiata di fuori, si armò di scudo e prese in prestito la spada di Connie.
Si avviò di fuori armato fino ai denti pronto a uccidere qualunque animale indesiderato. Il figlio di Rose Quarz, l’amante della natura che si mise contro il suo stesso pianeta, va in giro pronto ad uccidere anche un cerbiatto… Rose non approva.
Passeggiò per un po’ cercando di illuminare a comando la gema così da farsi un po’ di luce; non ci riuscì. Questo però favorì qualcos’altro. Steven ad un certo punto scorse tra i cespugli un’ombra alta e misteriosa con occhi lucenti che brillavano nella notte.
Steven fece un salto indietro ma sguainò rapido la spada pronto a fronteggiare la minaccia.
Non vide nulla per qualche secondo poi si sentì una voce nella sua testa.
“Sei Steven Universe?”
«C-credo di si»
«Lo credi perché hai perso la memoria o perché non sai cosa dire in questo momento a parte si?»
«Credo la seconda»
«Bene, ho bisogno di voi»
La figura avanzò di poco e uno spicchio di luce illuminò una figura umana avvolta in un mantello rosso fuoco, la pelle era poco distinguibile sotto le ombre del cappuccio tirato fino agli occhi, Steven notò però che la mano che spuntava dalle pieghe del mantello che le teneva unite era nera. Di un nero non molto intenso ma vivo, Steven pensò che potevano essere benissimo guanti finché non vedeva lo sconosciuto essere in volto.
«Di noi? Perché? Chi sei? Cosa vuoi? Sei anche tu una gemma?»
«Si, sono una gemma, sebbene un po’ diversa… domani riceverete una lettera, seguite le indicazioni»
«Prevedi il futuro? Che lettera? Chi diavolo sei?»
«Ve lo spiegherò nella lettera»
Detto ciò la misteriosa figura consigliò a Steven di andare a dormire.
«Percepisco la tua stanchezza, va a dormire, farò in modo che tu dorma sogni tranquilli, è uno dei miei poteri. Ricorda, se avrai bisogno di me, e ne avrai, contattami con questa pietra. Gli lanciò da sotto il mantello un sasso delle dimensioni del suo dito, era grigio  bianco screziato di nero e sulla superficie era incisa un’H a caratteri maiuscoli»
«Ma qual’è il tuo nome?» gli chiese il ragazzo gemma.
«Ho tanti nomi, li elenco nella lettera, come formalità. Ma tu chiamami pure “Il Doppio”»
«Va bene Il Doppio, ci vediamo!»
Il ragazzo vide la misteriosa figura fare un cenno con il braccio: aveva una manica larga e rossa dai bordi arancioni. Un raggio  di luna penetrò tra le fronde dei pini e poté illuminare la misteriosa figura meglio di quanto Steven potesse desiderare.
Era ancora ammantata da un velo d’oscurità ma ora poteva vederlo meglio: era una creatura umanoide dalla pelle scurissima, nera (non si era sbagliato, era proprio la sua pelle) mentre gli occhi erano bianchi con pupille rosse; aveva un’espressione divertita, quasi leggermente folle.
All’improvviso il personaggio scomparve in una nube di polverina sottile e rossa. Steven decise di raccoglierne un po’ per conservarla.
   
 
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