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Autore: usotsuki_pierrot    18/05/2017    1 recensioni
Una fic di due capitoli in cui focalizzo l'attenzione su Yami e su una delle tante passeggiate per Konoha, così da avere una visuale generale su quali fossero i suoi rapporti alla Foglia prima dell'esame da Chuunin e il suo conseguente abbandono del Villaggio!
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Team 10, Team 7, Team 8, Team Gai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sabaku no Yami'
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PREMESSA
Salve gente~ Dunque, questa era una fic alla quale stavo pensando da un po' a dire la verità, e che volevo proprio scrivere. In particolare è incentrata sui rapporti di Yami con gli abitanti di Konoha e i vari team prima dell'esame da Chuunin, al seguito del quale ha abbandonato il Villaggio. Sono presenti anche Kaguya (oc di Heartspowl) e Lizzy (oc di un'altra cara amica)!
Sarà composta di due capitoli, e sto lavorando sul secondo, perciò... spero vi piacerà! :3


«Io davvero non capisco».
La voce di Yami riecheggiò tra le pareti del piccolo negozio di fiori della famiglia Yamanaka.
«Cosa ci trovate in uno come Sasuke?».
Era proprio con Ino, infatti, che l'azzurrina aveva intavolato il discorso, ma non era la sua unica interlocutrice. Anche Sakura si era unita alla conversazione, dopo essersi intrufolata nell'edificio qualche istante prima e successivamente aggregata alle due ragazze; forse per la pura e semplice curiosità che era sorta nella sua mente nel vederle chiacchierare, passando davanti al negozio.
E sebbene le due si fossero lanciate tutto il tempo le solite occhiate minacciose l'un l'altra, a quella domanda da parte della marionettista i loro sguardi si mossero in contemporanea nella sua direzione, fissandola con occhi increduli e sorpresi.
«Yami, non sei mai stata innamorata?», chiese la rosa, senza distogliere nemmeno un secondo l'attenzione dal suo viso.
L'interpellata si portò la mano sul mento, osservando prima il terreno, poi il soffitto, con aria riflessiva. L'espressione di Sakura si fece ancora più confusa nel momento in cui l'amica rispose con un cenno negativo del capo.
«Ma come?!», intervenne la biondina. «E in ogni caso, non dirmi che non lo trovi bello!». La sua voce si fece improvvisamente più acuta, quasi a rimarcare il senso di quella richiesta.
Yami alzò le spalle, guardandola di rimando, con un sopracciglio sollevato.
«Sì, voglio dire, è carino ma...».
«CARINO?? Sasuke ti sembra "carino"?! È il ragazzo più affascinante di Konoha!!».
"Ecco che ricomincia...", si disse tra sé e sé l'azzurrina, concedendosi un'espressione tra il confuso e l'evidente desiderio di tapparle la bocca.
«Insomma, non si può negare che ha quel fascino misterioso che lo rende ancora più bello e irraggiungibile!! E poi quel suo atteggiamento, quei suoi modi da lupo solitario, non credi che lo faccia quasi apposta per attirare le ragazze?? Dopotutto ha così tante ammiratrici che-».
Proprio nel momento in cui Yami sentì di essere sul punto di esplodere, Sakura iniziò a parlare, costringendo sia lei, sia la bionda a volgere lo sguardo nella sua direzione.
«Sasuke non lo fa per quel motivo, e lo sai benissimo!».
La Yamanaka aggrottò la fronte lasciando che un lieve broncio comparisse sul suo viso.
«Credi di sapere tutto di lui, Sakura?».
La rivale le scoccò un'ulteriore occhiata di sfida, bofonchiando un "almeno io ci provo, a differenza tua"; e Yami avrebbe giurato di aver visto, in quell'attimo, le orecchie della bionda fumare dalla rabbia o dalla vergogna. Ci avrebbe messo le mani sul fuoco.
Sapendo perfettamente dove la conversazione sarebbe andata a parare, e non avendo la minima intenzione di rischiare la vita in una possibile zuffa tra le due, l'azzurrina scese dallo sgabello che le era stato offerto dall'amica nel momento in cui era entrata nel negozio, e sgattaiolò fuori.
Cominciò a camminare, senza però distogliere lo sguardo dall'entrata dell'edificio, e non fece nemmeno in tempo a tirare un profondo sospiro di sollievo che la sua fuga venne interrotta da uno strano ostacolo sulla via.
La marionettista si bloccò, arretrando di qualche piccolo passo e chiudendo per una manciata di secondi gli occhi verdi.
«Oh!». Una voce le fece intuire ben presto che ciò che si era presentato davanti a lei era una semplice persona, probabilmente un uomo, più alto di lei. La sua ipotesi venne confermata quando, riaprendo le palpebre e rivolgendo finalmente lo sguardo di fronte a lei, si ritrovò a pochi passi da Kakashi Hatake.
«Kakashi-sensei!».
L'uomo sorrise lievemente sotto la maschera, chiudendo l'occhio scoperto, con le mani nelle tasche. In quel momento una seconda voce fece la sua apparizione dietro al ninja, una voce femminile, che Yami riconobbe subito.
«Tutto bene, Kakashi-sensei?». Una testa ricoperta da lunghi capelli arancioni comparve improvvisamente, uscendo dal suo “nascondiglio”.
«Kaguya-san!». Yami rivolse un grande sorriso alla ragazza che nel frattempo si era affiancata alla figura del grigio; sorriso che venne presto ricambiato dall'espressione gentile e dagli occhi chiari della più alta.
«Yami-san, buongiorno!».
«Mi stavo preoccupando nel non vederti con Kakashi-sensei!». Il tono della marionettista, la sua espressione, il suo sguardo, si fecero quasi maliziosi, mentre con le pupille osservava divertita il viso della coetanea divenire sempre più imbarazzato.
Kaguya rimase immobile per qualche istante, per poi distogliere lo sguardo, decorato da un piccolo broncio.
Nessuna delle due si accorse, tuttavia, che persino il volto del ninja si stava facendo man mano sempre più rosso sotto la maschera scura. Cosciente di ciò, Kakashi si affrettò a portare una mano vicino alla guancia semi-scoperta, grattandosi con un dito la pelle e chiudendo l'occhio libero, lasciandosi sfuggire una lieve risatina imbarazzata per smorzare l'atmosfera sempre più pesante del momento.
«Immagino che tu sia appena stata da Ino, dico bene?», riuscì a dire qualche istante più tardi, riportando la mano a riposare nella tasca e sollevando nuovamente la palpebra.
L'azzurrina alzò lo sguardo e man mano i due poterono osservare l'espressione maliziosa e furbetta che regnava sul suo volto scivolare rapidamente per lasciare il posto ad una decisamente più naturale e quasi confusa. La giovane annuì, voltandosi verso il negozio e indicandolo con un piccolo cenno del capo.
«Era arrivata anche Sakura, ma hanno cominciato a litigare come al solito e me ne sono andata».
«Sasuke?». Chiese Kaguya con un tono a metà tra l'interrogativo e la domanda retorica.
«Sasuke», rispose lei con tono fermo, senza nemmeno pensarci.
«Ci toccherà andare a recuperarla, prima che distruggano tutto...», intervenne l'uomo, rilasciando un lieve sospiro sotto il tessuto bluastro, chiudendo l'occhio e abbassando le spalle in segno di rassegnazione. A quel gesto, la kunoichi dagli occhi cristallini ridacchiò portandosi una mano sulle labbra.
«Andiamo allora, Kakashi-sensei!», lo incitò poi, rivolgendogli un ampio sorriso divertito che rilassò il giovane.


Dopo averli salutati con un cenno della mano, Yami riprese a camminare per le vie di Konoha, con le labbra curvate all'insù, le dita intrecciate dietro la schiena e lo sguardo rivolto avanti a sé.
«Konohamaru!!».
«Mh?». L'azzurrina si fermò non appena quella voce così familiare le giunse alle orecchie, volgendo lo sguardo verso un piccolo vicolo tra due case dipinte di giallo.
All'improvviso, una figura molto più bassa di lei sbucò dalla stradina, passandole davanti per poi iniziare a correre nella direzione dalla quale era arrivata. Con un rapido gesto, Yami riuscì a voltarsi quel poco che le bastò per far partire i fili di chakra dalle dita di entrambe le mani; raggiunse in pochi attimi il corpo del fuggitivo, afferrandogli un braccio e bloccandolo sul posto.
«Non vale!!». La figura misteriosa si rivelò essere Konohamaru, il nipote dell'Hokage, e non appena l'azzurrina posò lo sguardo su di lui, notò che il motivo per il quale stava scappando era legato probabilmente a ciò che teneva in mano.
«Un coprifronte..?». Ma la marionettista fu interrotta non appena tentò di chiedere proprio al bambino cosa stesse accadendo dalle urla infuriate di Naruto, che era appena uscito da quello stesso vicolo, seguito da Udon e Moegi.
«Non mi scappe-». Il biondo fermò immediatamente la sua corsa, realizzando che il piccolo non era riuscito ad andare poi così lontano. «-rai?».
Non appena gli occhi verdi della ragazza si posarono sul più giovane, quest'ultimo ricambiò lo sguardo, estremamente confuso, per poi raddrizzare la schiena e portarsi una mano tra i capelli.
«Grazie mille, Yami!! Se non ci fossi stata tu sarebbe di sicuro fuggito chissà dove!».
La marionettista realizzò che effettivamente il coprifronte che Konohamaru reggeva tra le dita apparteneva proprio a Naruto, e si lasciò sfuggire una breve risata. Il biondo lanciò un'occhiata e un broncio evidente dipinto sul volto al più piccolo, che ricambiò lo sguardo gonfiando le guance.
«Konohamaru, ci volevi mettere nei guai?!», intervenne la bambina, portandosi le mani sui fianchi in segno di disappunto, come per rimarcare che non era stata una loro idea.
«In effetti ha ragione..!». Udon tirò su col naso, intromettendosi nella discussione e sistemandosi timidamente gli occhiali.
Yami guardò i due bimbi alle sue spalle, abbandonandosi ad un sorriso intenerito, per poi venir attirata dai passi quasi infuriati del ninja più grande.
«Konohamaru, vieni qui!». In quel momento l'azzurrina, concentrandosi al massimo, riuscì ad usare alcuni dei fili di chakra per fermare sul posto Naruto, che non sembrava per nulla intenzionato a dare una semplice lezione al nipote dell'Hokage.
Dopotutto, pensò la marionettista, si trattava pur sempre del coprifronte di Konoha, a cui lo shinobi teneva più di qualsiasi altra cosa, ed era plausibile nonché scontato che si fosse innervosito così tanto, sebbene fosse una piccola bravata; una delle tante, alla fine, da parte dei tre ragazzini.
Dopo un “Naruto, ci penso io” pronunciato con un tono tranquillo che fu in grado di rilassare i due amici, la maggiore si avvicinò al castano, che mantenne il broncio e non osò guardarla negli occhi.
Non appena fu ad una distanza abbastanza ravvicinata, Yami liberò entrambi dai fili, inginocchiandosi di fronte al bambino e incrociando le braccia.
«Beh? Perché l'hai fatto, Konohamaru?», chiese con voce apprensiva.
Il più piccolo strinse i pugni e distolse lo sguardo, incapace di mantenere un contatto visivo con la marionettista, in quell'occasione.
«Volevo solo giocare!», rispose, con un tono ben più alto di quello dell'azzurrina. «E poi...». Il castano gonfiò maggiormente le guance, fissando gli occhi scuri al terreno e spostando alcuni sassolini con i piedi. «Non è giusto! Anch'io voglio avere il coprifronte di Konoha, così un giorno potrò diventare come il nonno!!».
Il biondo, che aveva ascoltato le parole del ragazzino, si raddolcì almeno in parte, senza però lasciarsi scivolare dal viso l'espressione imbronciata. Si portò le mani sui fianchi, allargando le gambe e impiantando per bene i piedi a terra.
«Non è sicuramente questo il modo!», esordì, rischiando di spaventare non solo il castano, ma anche i due amici.
Yami si voltò di poco verso lo shinobi, sorridendo lievemente. Annuì, tornando a guardare negli occhi il piccolo.
«Se vuoi diventare come tuo nonno devi impegnarti seriamente! Non è mica qualcosa che può succedere da un giorno all'altro!», continuò il dodicenne. «Tra l'altro, dovrai prima essere in grado di superare me, altrimenti non puoi nemmeno sperare di arrivare ad essere Hokage!».
Una risata orgogliosa da parte del ninja riempì l'aria, e attirò l'attenzione di alcuni passanti.
«Naruto ha ragione, Konohamaru...», riprese Yami, per poi avvicinare il viso al suo orecchio e sussurrare un “tranne per l'ultima parte”, che fece ridacchiare di gusto il ragazzino.
«Ehi, cosa borbottate voi due?!».
«Oh, nulla!». L'azzurrina sorrise e posò la mano sulla testa del castano. «Ora, che ne dici di ridare il coprifronte a Naruto e guadagnarti il tuo onestamente e lavorando sodo?».
«Mmmh...». Konohamaru si portò le dita al mento, abbassando le palpebre e fingendo di riflettere seriamente di fronte a quella proposta. Dopodiché riaprì un occhio, guardando con aria sbarazzina e sorriso furbetto prima Yami e poi Naruto. «Per questa volta si può fare!».
Udon e Moegi tirarono un profondo sospiro di sollievo, sotto lo sguardo contento della marionettista e quello imbronciato e lievemente innervosito del biondino.
Qualche minuto più tardi il coprifronte ritornò al proprio posto e Konohamaru ricevette un buffetto dallo shinobi e una carezza ai capelli dalla giovane, nonché qualche rimprovero da parte dei due amici.


Il cammino dell'azzurrina riprese poco dopo, seguito dagli occhi contenti e inteneriti degli abitanti, che tornarono presto alle loro vite. Yami poteva sentire chiaramente l'odore dell'ottimo pane della locanda vicina, il dolce aroma dei dango che si mischiava a quello intenso del ramen preparato qualche metro più avanti da Ichiraku; era da parecchio che non si concedeva un buon pasto proprio lì, ma era ancora presto per darsi al pranzo, e si era prefissata di guadagnare del denaro in più prima di spendere quello già in suo possesso.
Ma, quasi attirata dallo squisito profumo del piatto principale della locanda, la marionettista giunse comunque davanti al bancone, spostando lievemente le “tende” che facevano da barriera.
«Yami! Da quanto tempo non ci si vede!». La voce allegra del proprietario fece sorridere la ragazza, che ricambiò il saluto con un “già, fin troppo!” e un cenno della mano.
«Resti qui a mangiare qualcosa? Offre la casa!». Con un ampio sorriso, l'uomo accolse la giovane che tuttavia si vide costretta a rifiutare, senza nascondere un certo disappunto nel tono e un broncetto deluso sul viso.
«Mi piacerebbe, ma ho poco tempo a dire la verità!».
«Immagino che la causa sia Kou-kun?».
«Esatto...», borbottò lei. «Dice che “sto troppo in giro” e che “non dovrei gironzolare per Konoha in questo modo”, non capisco proprio cosa intenda!».
Una calorosa risata da parte del cuoco riempì il piccolo locale.
«Faccio fatica a crederci!», continuò poi, con tono scherzoso. «Sarà per la prossima volta, allora», concluse gentilmente.
L'azzurrina annuì sorridendo di rimando, e salutò energicamente l'uomo e la figlia, tornando a camminare.
Un odore di carne molto familiare giunse alle sue narici, e Yami non riuscì a non lasciarsi guidare dall'olfatto sviluppato per ricercare la fonte di quell'aroma conosciuto. Ben presto poté notare il suddetto profumo unirsi e mescolarsi a quello di due persone in particolare: Choji e Lizzy.
Un ghigno sbarazzino spuntò sulle sue labbra, e dopo aver percorso qualche metro e svoltato in una delle strade che partivano dalla principale, vide in lontananza proprio i suddetti, che parlavano animatamente; dietro di loro, la figura dall'espressione perennemente annoiata di Shikamaru e quella più alta di Asuma, con la solita sigaretta in bocca e le mani tenute nelle tasche.
Yami si lasciò sfuggire una piccola risatina maliziosa e si nascose dietro uno dei barili posizionati poco lontano, al margine della strada.
«Ti dico che era più buona la carne che ho mangiato io, nii-chan!!».
«Non ci credo, scommetto che era più buona quella che ho scelto io, nee-san! Possiamo chiedere a Shikamar-».
«Non provate neanche a pensare di mettermi in mezzo...».
L'azzurrina attese il momento propizio, aspettò che i quattro fossero abbastanza vicini, che le voci dei due fossero chiaramente udibili, per saltare (letteralmente) fuori dal nascondiglio con un versaccio e osservare divertita la reazione spaventata di Lizzy e Choji, che si rifugiarono dietro la schiena dello stratega.
Yami scoppiò a ridere a quella vista, che mai si sarebbe aspettata essere così bella e soddisfacente. E mentre l'azzurrina si piegava in avanti, con un braccio intorno alla pancia e una mano posata su un ginocchio, l'espressione impaurita della castana si tramutò in un broncio; Choji, invece, si limitò a gonfiare le guance e ad uscire allo scoperto sotto lo sguardo sorridente del sensei.
«Yami-chan!!», sbottò Lizzy, che poco dopo portò le mani ai fianchi osservando con aria di rimprovero la giovane. Quest'ultima fece davvero fatica a smettere di ridere, e quando ci riuscì la prima cosa che fece fu asciugarsi le lacrime che le avevano inumidito gli occhi, per poi guardare l'espressione "arrabbiata" della compagna di squadra e rischiare di scoppiare ancora una volta.
Con uno sforzo quasi disumano, la marionettista fu in grado di riottenere il controllo, e dopo un lungo sospiro si lasciò abbandonare allo stesso sorriso furbetto che l'aveva accompagnata fino a prima dello scherzo.
«Lizzy-chan, sbaglio o hai appena detto che hai mangiato con Choji?».
Il viso della castana si fece improvvisamente pallido e piccole gocce di sudore freddo precipitarono dalla sua fronte.
«Strano, sai? Perché io ero convinta che ti saresti dovuta allenare con Lee!», continuò imperterrita la giovane, con il solito tono sbarazzino.
«Così avevi detto a me e a Kocchan, giusto??».
La kunoichi si abbandonò ad un sospiro, prima di tornare al precedente broncio in direzione dell'amica.
«Se tu non spiffererai niente a Kou-kun, io non gli dirò che l'hai chiamato ancora Kocchan, che stai andando - di nuovo - a zonzo per Konoha anziché allenarti e-».
«Ehi!! Chi ti dice che non ci sto andando or-».
«- e che molto probabilmente adesso andrai a nasconderti nel solito posto in cui vai sempre quando non vuoi farti trovare».
La compagna di squadra si immobilizzò per qualche istante, indecisa su come rispondere a tono a quell'affermazione fin troppo vera, ma si limitò a ridacchiare per mascherare l'imbarazzo, a rimettersi in piedi e a giocherellare con le dita tra i ciuffi di capelli.
«Direi che questa volta l'hai vinta tu...».
Un sospiro sconsolato da parte del corvino attirò l'attenzione dei presenti.
«Credevi davvero di farla franca, Yami?». Poco dopo, il ninja mise un piccolo broncio distogliendo lo sguardo dalle due ragazze e sussurrando un "non puoi ingannare Lizzy, è troppo intelligente".
Dopo attimi di silenzio che parvero infiniti a tutti, ma specialmente al diretto interessato, Yami e Choji si lasciarono sfuggire un piccolo ghigno. Il castano prese a scompigliare i capelli del compagno di squadra e Yami iniziò a tirargli le guance, entrambi tra mille "che carino", "che bravo fratellino" e "vedi che ci puoi riuscire anche tu?".
Gli occhi di Lizzy, che avevano cominciato a brillare, si chiusero per lasciar posto ad una lieve risata, e Asuma si avvicinò ai tre posando le mani sulle teste della marionettista e dell'Akimichi.
«Avanti, lasciate in pace Shikamaru, altrimenti il nostro stratega esploderà prima del tempo!», disse con una punta di soddisfazione nella voce, con uno sguardo divertito e la sigaretta ancora ferma tra le labbra.
Dopo una risata generale, a cui ovviamente Shikamaru non si unì, limitandosi bensì ad incrociare le braccia e a ripetere un “non è affatto divertente!”, con un broncio perenne dipinto sul viso, l'azzurrina si congedò; il Jonin le scompigliò i capelli, Lizzy le raccomandò di non tornare tardi a casa e di non addormentarsi come accadeva la maggior parte delle volte che si ritrovava ad andare a spasso a quel modo, Choji le rivolse un grande sorriso e Shikamaru un rapido saluto ancora imbarazzato, con le mani nelle tasche.

“Bene, e ora dritti verso il bosco...”, pensò, con un'espressione compiaciuta, mentre camminava a passo deciso verso le ultime case che circondavano il Villaggio.

   
 
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