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Autore: apollo41    18/05/2017    3 recensioni
Prompt: Bambina vispa e curiosa finisce in punizione una volta sì e l'altra pure, ma questo non le impedisce di fare scherzi.
Dal testo:
La mamma l’aveva costretta a stare seduta al tavolo della sala da pranzo dopo aver quasi fatto volare Zeppola, il loro gatto, dal balconcino del loro appartamento al terzo piano; le aveva lasciato un quaderno e delle matite colorate, sicura che per una volta non avrebbe trovato un modo per combinarne una delle sue. Non come la volta in cui le aveva dato i pennarelli e aveva macchiato il tavolo perché tutto bianco era noioso. E neppure come la volta in cui la mamma le aveva lasciato le tempere che il nonno le aveva regalato e Stella aveva disegnato sul muro della sua cameretta gli animali che avevano visto quando erano stati allo zoo per il suo compleanno.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa one shot è stata scritta per la prima edizione dell'oca EFPiana versione scrittura sul gruppo EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni (link:https://www.facebook.com/groups/751269538242732/).
Ho anche avuto il tempo di rileggere e correggere, ma potrebbero esserci cavolate varie perché sono scema; al massimo segnalatele in un commento.
Vi lascio alla lettura! Baci, Elisa.

PS: come al solito per questo genere di cose non sono previsti seguiti. (Ma se avete dei prompt da proporre anche per vecchie drabble/flash/one-shot, lasciateli nelle recensioni che potrei prendere in considerazione di scriverci altre sciocchezzuole brevi. Però non chiedete solo di continuare, lasciate un vero e proprio prompt se volete che provi a scriverci qualcosa, please.)
 



PROMPT (Casella #4, Personaggio generico umano 2):
Età: 10
Data di nascita: 15 settembre 2007
Carattere: Bambin@ vispa e curiosa che si caccia spesso e volentieri nei guai.
Finisce in punizione una volta sì e l'altra pure, ma questo non le vieta di combinare scherzi.

NOTE: Okay, forse la bambina per il suo atteggiamento sembra più piccola dei 10 anni, ma non so scrivere storie con i bambini quindi mi ritengo fortunata che ne sia uscito qualcosa di decente almeno un po’.

 

Star’s Adventures

 

Stella aveva un’espressione concentrata, quasi imbronciata, come spesso accadeva quando stava progettando una delle sue avventure, di quelle per cui la mamma la metteva sempre in castigo, ma che facevano ogni volta ridere di cuore il nonno.

La mamma l’aveva costretta a stare seduta al tavolo della sala da pranzo dopo aver quasi fatto volare Zeppola, il loro gatto, dal balconcino del loro appartamento al terzo piano; le aveva lasciato un quaderno e delle matite colorate, sicura che per una volta non avrebbe trovato un modo per combinarne una delle sue. Non come la volta in cui le aveva dato i pennarelli e aveva macchiato il tavolo perché tutto bianco era noioso. E neppure come la volta in cui la mamma le aveva lasciato le tempere che il nonno le aveva regalato e Stella aveva disegnato sul muro della sua cameretta gli animali che avevano visto quando erano stati allo zoo per il suo compleanno.

Ma a Stella non mancava l’immaginazione e quelle che per la mamma erano solo innocue matite, per lei erano una sfida e un’opportunità. Il nonno le aveva dato una gomma e un temperino appena lei glieli aveva chiesti, forse già consapevole che lei avesse un piano o forse per pura ingenuità.

La mamma era occupata in cucina mentre preparava il pranzo e il nonno giocava a carte al tavolo nel balconcino, quindi Stella riuscì a mettere il suo piano in moto senza essere disturbata, riducendo così le mine di un paio di matite in splendida neve colorata. Era sicura che a Zeppola sarebbe piaciuto essere una fatina del color dell’arcobaleno, visto che non aveva potuto farlo volare in cielo come faceva Superman.

Le sarebbe piaciuto avere anche dei brillantini per rendere la polvere fatata più speciale, ma la mamma non ne aveva più comprati dopo che li aveva buttati nella lavatrice – e a dire il vero Stella non li avrebbe neppure voluti se avessero rotto qualcos’altro rendendo di nuovo tristi e preoccupati sia il nonno che la mamma.

«Stella, sei troppo silenziosa. Va tutto bene?» chiese la mamma senza però sbucare dal cucinino.

«Sto preparando una sorpresa,» le rispose solo, restando però in ascolto.

Ci fu una lunga pausa, prima che il rumore secco delle ciabatte della mamma si avvicinasse alla porta aperta della sala. Stella raccolse il bottino colorato nella piccola mano, per poi chiudere con forza il pugno e poggiarlo contro il foglio, chinando la testa e fingendo di essere intenta a colorare il disegno di Zeppola che aveva iniziato a fare prima che le venisse il lampo di genio per la sua ennesima avventura.

«Oh… È un bel disegno, tesoro,» disse la mamma. Sembrava un po’ sospettosa, ma dopo averla osservata in silenzio per qualche istante tornò in cucina sospirando.

Stella alzò la testa e sbirciò alle proprie spalle appena fu sicura che la mamma fosse in cucina; quando la sentì iniziare a tagliare qualcosa si alzò in piedi, stringendo ancora nel piccolo pugno la polvere colorata.

Si avvicinò di soppiatto a Zeppola, che ora dormiva acciambellato sul divano dall’altra parte della stanza. Appena il gatto la sentì avvicinarsi aprì un occhio, fissandola con sguardo sospetto mentre un brivido sembrava passargli lungo il pelo color champagne e la coda marrone scuro iniziava a muoversi appena da dov’era avvolta intorno al suo corpo.

Stella si fermò per un istante, sperando che Zeppola tornasse a dormire, ma quest’ultimo sembrò aver intuito che sarebbe stato ancora una volta protagonista di una delle avventure della bambina. Lei sbuffò appena, ma fissò prima il suo pugno chiuso e poi la distanza tra lei e il divano: erano solo due o tre passi un po’ lunghi, era sicura che sarebbe riuscita a lanciare la maggior parte della polvere colorata su Zeppola. Forse un po’ sarebbe andata a finire sul tappeto e sul divano, ma, a giudicare dal movimento ora più nervoso della coda del gatto, se non si fosse sbrigata non ne sarebbe finita neppure un po’ su di lui.

Prese quindi la mira e caricò il lancio, prima di portare la mano in avanti aprendola all’ultimo secondo. Purtroppo, al contrario di quanto aveva sperato, la sottile polvere colorata aveva assorbito il sudore della sua pelle e si era trasformata in una specie di pasta, che era caduta quasi interamente sul tappeto o sul pavimento.

Stella sbuffò, chinandosi a raccogliere le prove del suo fallimento; nel tentativo di recuperare la pasta colorata, comunque, si accorse che i residui stavano colorando leggermente i punti che stava strofinando in cui la fantasia del tappeto era più chiara e già cominciò a meditare che forse, se fosse riuscita a carezzare Zeppola con quella poltiglia un paio di volte, sarebbe riuscita a colorarlo almeno un po’.

Stava per alzare lo sguardo per controllare se il gatto fosse già scappato dal divano, quando la mamma urlò il suo nome.

«Stella! Si supponeva che tu facessi la brava!» esclamò lei avvicinandosi, le mani sui fianchi e un’espressione sconfortata e arrabbiata stampata in faccia.

«Ma volevo solo che Zeppola fosse colorato come una fatina! Giuro che non volevo sporcare il tappeto, è successo per sbaglio,» rispose, mentre iniziava già a sentire il nonno ridere da dov’era ancora seduto accanto alla portafinestra aperta.

Sua madre sospirò e si portò una mano al viso, prima di restare per lunghi istanti in silenzio a occhi chiusi. Stella, col passare del tempo, aveva imparato che significava soltanto che la mamma stesse provando a trovare un modo per metterla in punizione che non si sarebbe tradotta comunque in un’opportunità per una nuova avventura.

«Per oggi ci rinuncio, ti metterò in punizione domani. Vai a lavarti le mani e poi a giocare a carte col nonno in terrazzo. E non lo guardare neanche da distante quel povero gatto,» disse solo puntandole contro un dito ammonitore.

Stella si alzò dal pavimento con una scrollata di spalle, abbandonando la pasta di colore sul tappeto. La mamma non le aveva detto di ripulire dopotutto; l’ultima volta che glielo imposto per punizione Stella aveva solo combinato un casino più grande, quindi immaginava quello fosse il motivo per cui non lo aveva fatto.

Mentre si avvicinava alla porta del bagno, sentì la mamma borbottare tra sé e sé. «Non ho nessuna idea di perché Zeppola non abbia mai provato a scappare da questa casa di pazzi.»

La risata del nonno risuonò ancora una volta nella stanza, strappando un sorriso anche a Stella; lei lo sapeva bene perché Zeppola restava con loro! Lo faceva perché anche a lui piacevano le avventure e quando avevi una Stella nella tua vita, le avventure sembravano non mancare proprio mai.

   
 
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