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Autore: Soren Targaryen    20/05/2017    0 recensioni
Leggendo i libri originali, ci siamo affezionati tutti alla storia d'amore tra Maxon e America e alle mura familiari del Palazzo reale che sembravano accogliere anche noi mentre leggevamo delle avventure di Lady Singer.
(SPOILER PER CHI NON AVESSE LETTO THE ONE)
Ebbene, mi sono divertita ad immaginare la vita dei nostri sovrani preferiti dopo il loro matrimonio e mettere quasi tutto per iscritto. (Non serve che vi spieghi quel "quasi").
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: America Singer, Maxon Schreave, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Hi everybody! Vi lascio un piccolo avvertimento prima che cominciate (spero) a leggere. Questa è la storia successiva a The One che io ho inventato e che non ha alcun collegamento con i sequel della trilogia. Buona lettura! E fatemi sapere cosa ne pensate..😘
Rebs

Per l'ennesima volta dopo giorni, mi ritrovai ad ammirare la fede nuziale che avevo al dito da ormai 3 mesi. Maxon mi mancava moltissimo..
Dopo dieci giorni dal nostro matrimonio aveva ricevuto una telefonata dalla Nuova Asia e un'altra la settimana successiva. Il tempo di tornare dal nostro viaggio in Italia ed era partito. Lo avevo supplicato di portarmi con lui, ma mi rifilò la scusa che dovevo restare a Palazzo in caso di emergenze da dover gestire. Come se sapessi gestire un'emergenza senza di lui.
Ed ora erano quasi due settimane che non ne avevo notizie. Per quanto mi sforzassi di restare tranquilla e calma in pubblico e davanti al personale, nella nostra camera non ci riuscivo. E spesso mi ero gettata tra le braccia di Marlee, pensando al peggio e piangendo disperata. Stavo per farlo anche in quel momento, quando sentii qualcuno bussare alla porta.
Mi alzai dalla poltrona con un moto di speranza e corsi ad aprire, sperando di rivedere quei due occhi castani che mi erano mancati come l'aria.
Ma rimasi delusa quando vidi il volto neutro di una delle guardie.
"Oh Dio, fa che non sia quella notizia.."
"Ti prego, no..No."
Mi costrinsi a nascondere la mia espressione impaurita e feci un cenno col capo per lasciarlo parlare.
«Altezza. Vostro marito è di ritorno dal viaggio. Sarà qui in meno di 10 minuti.»
I miei nervi si sciolsero all'istante e quasi rischiai di cadere a terra.
Non nascosi un sospiro di sollievo e congedai la guardia con un sorriso che ricambiò prima di andarsene con una rispettosa riverenza. Dovevo ancora abituarmi a tutto quello.
Chiusi la porta e chiamai Mary con il campanello. Arrivò in meno di due minuti tutta affannata e preoccupata: era molto raro che la chiamassi.
«Altezza! Ho fatto il prima possibile, mi dica, che succede?»
Ero sicura che in quel momento stesse pensando la stessa cosa che avevo pensato io quando avevo visto la guardia alla porta. Ma cambiò espressione nel momento stesso in cui vide il mio volto raggiante.
«Maxon sta tornando! A breve sarà qui ed è quasi ora di cena. Puoi darmi una mano a prepararmi?»
Un lampo di sollievo attraversò il suo sguardo e annuì con un sorriso. Le volevo bene, perché era rimasta e perché lei ne voleva a me.
Dieci minuti dopo ero di sotto. Passeggiavo avanti e indietro davanti al grande portone blindato chiuso. Tutto era rimasto chiuso dalla partenza del re, ovvero quasi un mese.
I documenti arrivavano via e-mail, ma io non avevo messo piede nel suo ufficio. Quando sarebbe tornato avrebbe avuto molto da fare.
Un tonfo interruppe il pesante silenzio e risuonò per tutte le stanze vuote del Palazzo. Mi bloccai e guardai una guardia procedere verso le porte. Si fermò e aprì una finestrella per guardare fuori. Si ritrasse subito e aprì entrambe le porte.
La luce dell'esterno si riversò sul pavimento e si spanse sempre di più come un mare finché non potei notare due figure scure stagliarsi contro tutto quel bianco.
Lì ad Illéa, quando il cielo era coperto dalle nuvole la luce era più intensa. E quella era una giornata parecchio nuvolosa.
Rimasi ferma al mio posto mentre entravano e la porta si richiuse alle loro spalle, consentendomi di vedere il volto del mio amato.
Dal mio petto si sollevò un macigno e fu come tornare a respirare.
Aspettai educatamente al mio posto nonostante volessi corrergli incontro e saltargli addosso. Silvia era ancora lì con me e mi dava istruzioni ogni giorno su come essere una brava regina. Le effusioni in pubblico non rientravano nelle sue istruzioni.
Non appena Maxon alzò lo sguardo dal suo discorso, mi vide.
Ed io vidi il suo sguardo cambiare da concentrato e teso a..Tutt'altro.
«Voglia scusarmi, Hervor..Riprenderemo la nostra conversazione più tardi..Si accomodi pure per la cena, è il benvenuto. Ufficiale Trevor? Accompagni il nostro ospite e chieda ad una cameriera di occuparsi di lui. Grazie.»
Sorrisi quando aggiunse quel "grazie" e una volte che lo strano ometto che lo aveva accompagnato si allontanò, potei tuffarmi tra le sue braccia.
«Oh Maxon, sono stata così in pensiero!Non dormo da quando ho smesso di sentirti. Temevo che ti fosse successo qualcosa. Stai bene?»
La mia voce forzatamente controllata tremava per la tensione. Le mie mani percorrevano le sue braccia e il suo petto in cerca di qualche lesione o di un qualunque cambiamento. Tastai quasi ogni parte di lui finché non mi sentii afferrare i polsi con una delicatezza che conoscevo bene..E che mi era mancata.
Alzai lo sguardo verso di lui e a quel punto fu impossibile continuare a trattenere le lacrime di sollievo.
«Sto bene, tesoro..Sto bene..Non allarmarti.»
Il suo sorriso accompagnò quelle parole e si chinò per potermi baciare la fronte. Poi lasciò andare le mie mani e mi abbracciò tanto forte che quasi non riuscii a riprendere fiato. Ma non mi importava.
«Oh, America..Avevi ragione..Avevi ragione, non avrei dovuto lasciarti qui..Mentre ero là da solo, ho bramato la tua presenza più di ogni altra cosa..Ma, allo stesso tempo, sono stato contento di averti protetta. È stato il mio primo viaggio politico senza mio padre e..Forse migliorerà. Si, ne sono certo.»
Espirò lievemente e sentii il suo alito caldo sfiorarmi i capelli, procurandomi dei brividi. Avvolsi le braccia attorno al suo collo e mi feci piccola piccola contro di lui. Mi sentivo a disagio perfino a pensarlo, ma..Mi era mancato anche averlo con me nel letto ogni notte..
Quand'eravamo in Italia, ogni sera mi faceva sentire desiderata e mi faceva sua, abbattendo ogni mio limite..Il nostro legame si era rafforzato ancora di più e ormai sembrava che la selezione fosse solo un lontano ricordo.
«Ti prego, Maxon..Non costringermi più a restare sola senza tue notizie..Preferisco venire con te e rischiare, piuttosto..Mi conosci, ho pensato al peggio.»
Avevo voglia di raccontargli tutti i pianti e le paure che mi avevano tormentata mentre lui non c'era..Ma poi pensai che lo avrebbero fatto sentire solamente peggio ed era inutile.
«America..Amore, non sai quanto vorrei averti con me nei futuri viaggi..Ma non sai nemmeno quanto sarei orgoglioso se tu restassi qui a prendere il mio posto.
Ad essere la Regina..La mia Regina. Se penso al bene del popolo, penso a questo..Se accadesse qualcosa a noi due, chi si occuperà di loro?»
«N-Non..Dire così. Non dirmi di restare solo perché potrebbe succederti qualcosa di brutto.»
Seguì un breve silenzio, perché invece era esattamente così. Per lui, io dovevo restare lì perché ero al sicuro e perché avrei dovuto sostituirlo in caso di..Di inconvenienti.
A quel pensiero mi scese una piccola lacrima lungo la guancia che si asciugò subito contro la camicia morbida a cui ero appoggia. Non era il momento di pensarci.
Alzai il viso verso il suo e lo trovai già in attesa e pronto per darmi ciò che cercavo. Sicuramente si era accorto che fossimo soli, perché mi baciò con un'intimità che mi riportò alla nostra Luna di miele bruscamente interrotta.
«Ho intenzione di rimediare, America..Di passare un po' di tempo da soli..Io e te..Senza nemmeno i camerieri.»
Si staccò da me e mi guardò con una scintilla nello sguardo a cui era impossibile negare qualcosa.
«Potremmo andare in una casetta sperduta per un po'..Tu potrai cantare e suonare ed io potrei riempirti di fotografie mentre..»
«Vostra maestà..La cena è pronta. Il suo ospite attende.»
La guardia se ne andò prima ancora di aver ricevuto una risposta e tornò in posizione. Guardai Maxon e valutai per qualche secondo la sua proposta. Inutile dire che mi sembrava fantastica, ma troppo egoista. Non potevamo sparire così da Palazzo e se fosse successo qualcosa?
«Poi ne parleremo..Vuoi che ti faccia portare la cena in camera?»
Chiesi mentre gli sistemavo il colletto della camicia mentre lui mi guardava sorridendo. Dal suo sguardo capii che ci avevo azzeccato in pieno. Non aveva voglia di tornare a parlare d'affari..Sicuramente voleva farsi una doccia e riposarsi. Di fatto annuì e chiusi gli occhi quasi in imbarazzo.
«Se potessi parlarci tu e poi riferirmi sarebbe fantastico, amore..Sono davvero stanco, non credo che riuscirei a sopportare altri cinque minuti delle sue chiacchiere!»
Scoppiai a ridere e lo lasciai andare di sopra.
Cinque minuti dopo capii esattamente cosa intendeva dire.
Questo signor Hervor sembrava essere l'unico in tutto il mondo ad essere capace di organizzare efficientemente le forze militari. Mi riempì delle sue chiacchiere per tutta la durata della cena, che si prolungò finché non finì di elencarmi tutti i punti di forza e quelli deboli dei nostri eserciti e come sfruttarli e rimediare ad essi. Nemmeno il dolce mi fu di consolazione, nonostante fosse davvero ottimo.
Alla fine mi ritrovai a pensare a mio marito, di sopra..Chissà cosa stava facendo. Stava bene ora? Si stava riposando? Mi aspettava o si era già addormentato?
«...Ha qualche domanda Altezza?»
Passò qualche secondo prima che mi accorgessi di dover rispondere qualcosa. Lo guardai, cercando di fingermi convinta e scossi la testa.
«Nessuna. È stato molto esaustivo, le faccio i miei complimenti. Riferirò personalmente al re le vostre idee. Sono sicura che le terrà in conto.
Oh e si scusa di non essere presente stasera, ma ha bisogno di riposo e..»
«Non si preoccupi, non si preoccupi. Non c'è alcun problema, è stato un piacere parlare con lei. So che sua maestà si è stancato parecchio nel viaggio..Ma solo perché ce l'ha messa tutta.»
Esitò un momento, come se volesse aggiungere qualcosa e guardò il suo piatto di bignè ripieni di panna e cioccolato, riflettendo.
«È un bravo ragazzo..Si.»
Confermò annuendo e tornò a mangiare.
Sorrisi e improvvisamente quel piccolo ometto mi fu simpatico. Era molto più anziano di Maxon..Poteva avere almeno 70 anni.
Adoravo il modo in cui i vecchi amici, consiglieri e seguitori di Re Clarkson si fossero affezionati al giovane e nuovo re. Come se non stessero aspettando altro che lui. Sembravano felici di dire la loro e di essere ascoltati. Erano pronti a discutere e a confrontarsi con Maxon, senza volerlo convincere a fare nulla, ma solamente discutendo delle scelte da fare. Era una vera e propria collaborazione. Lealtà e rispetto reciproco.
Niente a che vedere con il governo del vecchio re.
   
 
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