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Autore: QueenOfEvil    21/05/2017    2 recensioni
"Io sono stato divorato dai miei servi mentre il mio regno andava a fuoco"
"Io sono caduto dalla mia cattedrale in un inferno reale e metaforico"
"Io sono precipitata in un burrone dopo aver ricevuto un colpo fatale al cuore inferto da una spada magica"
...
...
"Io... ho preso un pugno in faccia da una principessa e sono caduto fuoribordo"
******
Perché tutti i Villains Disney hanno una dignità, ma, ammettiamolo, alcuni certamente più di altri.
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Premessa e captatio benevolentiae dell'autrice: Premetto che questa è la cosa più assurdamente demenziale che io abbia mai scritto, che probabilmente scriverò mai e che non so neanche io da dove sia uscita, ma mi sentivo in dovere di condividerla con voi per vedere se davvero è tanto delirante quanto penso che sia. Il mio stile di scrittura non è solitamente così (e per fortuna), ma è adattato proprio in base al tipo di cosa che volevo scrivere... e boh, spero possa piacervi (o almeno non farvi troppo schifo) e farvi sorridere (e se il vostro personaggio preferito verrà mal trattato vi assicuro che non era mia intenzione... o forse un pochino sì, chissà). Doveva essere una OS, ma non ho il dono dellasintesi e sono prolissa, quindi ho pensato che otto pagine comiche sarbbero state troppe da digerire.

Detto questo: Be Prepared per leggere questo mio strano trip mentale (e se vorrete lasciare un piccolo commentino ne sarò solo felice).



















C'erano poche cose che gli abitanti del Castello Oscuro detestavano.


O meglio, attenzione, in realtà le cose che detestavano singolarmente erano molte, davvero molte, talmente tante che probabilmente se si fosse tenuto conto delle minime idiosincrasie che ciascuno aveva, dalle macchie, non strisce, non punti, proprio macchie , al fuoco, ridete pure, fino a che non vi rimarrà attaccato alla coda , dalla canzone “È un mondo piccolo", era mai possibile che il bucero non conoscesse proprio altro nel suo repertorio?, agli zingari, anzi, zingare, ma generalizziamo pure, probabilmente la lista stilata sarebbe stata lunga in modo alquanto tragicomico. Comico, perché era indubbiamente esilarante pensare che proprio Loro avessero una serie di punti deboli, tragico perché chiunque lo avesse fatto notare sarebbe stato gettato giù da un burrone, con tanti saluti e complimenti della casa e un invito a tornare al più presto, un buono-tortura in omaggio ad accompagnarlo.


Ma sto divagando. Dicevo e precisavo che c'erano davvero pochi particolari che quegli individui tanto diversi aborrivano tutti insieme e senza eccezione. Ed uno di questi era proprio il nome della loro abitazione.


Ora, immagino che la differenza di opinione sia un valore importante ed è assolutamente rispettabile, ma ditemi: avete davvero il coraggio di biasimarli? "Castello Oscuro" era un nome che faceva davvero tanto stile anni Sessanta, quando la fantasia non era decisamente il business mentale preferito dalla popolazione, bastava aggiungere un aggettivo un poco inquietante, "Malvagio", "Ombroso" e "Impenetrabile" erano i più gettonati, per ottenere un soddisfacente effetto paura e, anche se pure allora si poteva dire che qualcosa di più originale era possibile inventarlo, di sicuro era più accettabile un nome simile in quell'epoca che nel nuovo millennio, dove sicuramente le notizie più terrificanti non sono i cadaveri orribilmente mutilati o le guerre, di questi e di quelle ovviamente se ne sentono e vedono tutti i giorni, ma le disastrose condizioni finanziarie dello Stato. E non ditemi che non rabbrividite anche voi ogni volta che sentire le parole "crisi di governo". Ecco, forse "Castello Bancarotta" avrebbe fatto accapponare sicuramente di più la pelle agli incauti visitatori, ma fatto stava che quello era il nome che era stato affibbiato loro e quello sarebbe rimasto, senza sapere per quale serie di sfortunati eventi e poco ispirati poeti, che se ne stavano ben zitti, temendo fondatamente ripercussioni future, quello fosse diventato l'appellativo ufficiale di quel ritrovo.


Ma la questione che più infastidiva non era tanto il fatto che quell'"Oscuro" fosse blando, insipido e molto, molto noioso, tanto che pronunciarlo lo faceva sembrare il ritaglio di cartone in una fiaba per bambini dell'asilo, quanto il fatto che, davvero, non avesse nulla a che fare con l'aspetto del palazzo. D'accordo, le pietre di cui era fatto erano nere e le figure che lo contornavano, gargoyles, statue e sentinelle, erano tutto meno che rassicuranti, ma nessuna regola della fisica era infranta, l'universo non si era piegato, sdegnato per la malvagità che, senza dubbio, lì regnava sovrana, e per questo aveva deciso di privare quel luogo della luce del sole, dimostrando caratteristiche morali piuttosto spiccate, e come un ammasso di stelle e materia oscura potesse avere simili pensieri in praticamente tutte le storie del mondo rimane tutt'ora un mistero: no, giorno e notte, inverno, primavera, estate ed autunno, pioggia e sole si alternavano alquanto normalmente, anche se, mi sembra alquanto ovvio, l'atmosfera generale era un tantino più pesante di quanto ci si potrebbe aspettare nei pressi dei domini di Biancaneve. Ma meglio non parlare di principesse lì vicino.


O di mele.


Tanto per sicurezza.


Dunque, il Castello dal di fuori appariva assolutamente normale, nella media, appena un po' più malvagio di tanti altri, ed il fatto che ci fosse un bel giardino a contornarlo,  rose rosse, rose rosse dappertutto, certamente contribuiva a dare un tocco di classe all'ambiente, che non si smentiva neanche una volta che si entrava dal portone, in legno d'ebano e alto almeno cinquanta volte quanto sarebbe stato necessario. I deliri di onnipotenza, d'altronde, lì erano sempre andati di moda.


Avete presente il castello di Malefica? Quello sulla Montagna Incantata, e sorvoliamo sul fatto che anche quel nome fosse meglio di "Oscuro", scuro, freddo, inospitale, pieno di ragnatele e sicuramente tutto meno che pulito? Insomma, avete presente i classici standard che tutti si aspettano di vedere soddisfatti in un palazzo abitato da quel tipo di soggetti?


Bene, molto bene. Potete scordarvi tutto quello che sapete. Qui non si sta parlando di fiabe moraliste in cui simbologie usate fino allo sfinimento vengono ripetute ancora e ancora per contrapporre Bene e Male, e anche questa mania di scriverli sempre con la lettera maiuscola è piuttosto démodé, ma della vita reale, più o meno: appare dunque evidente come anche un branco di psicopatici, non sociopatici iperattivi, questa volta, con vari complessi, tra i quali il più popolare era senza dubbio quello di Dio, potessero avere un briciolo di buon gusto. E anche più di un briciolo, se si considera che fra di loro spiccavano alcuni Re, abituati ad uno stile di vita dignitoso, carestie ed improvvise siccità a parte, e nobili con la fissazione per le pulizie, altrimenti perché chiedere alla tua figliastra di pulire fino alla nausea?


Insomma, aggirandosi per i corridoi si poteva sì respirare un'atmosfera un tantino cupa, certamente non ti sarebbe venuto in contro un allegro candeliere pregandoti di "Stare con loro!" e, anzi, era probabile che facessi qualche incontro meno rassicurante, ma non c'era davvero di che lamentarsi. 

Tappeti di velluto rosso, grandi quadri appesi alle pareti, per le persone più deboli di cuore eviteremo di raccontare cosa effettivamente quei quadri ritraessero, grandi finestre per far entrare la luce, d'accordo, c'era chi non l'amava, ma ai capricci di quella Maga erano tutti abituati, e, per finire in bellezza, un'enorme sala da pranzo, con lampadari appesi al soffitto, un tavolo lunghissimo, affreschi ben curati e un costante luccichio che poteva essere ricondotto alla massiccia presenza di oro e argento.


Insomma, una cosa di classe, senza scendere nel pacchiano: non erano mica buoni loro.


Parlando proprio di quella stanza, alcune precisazioni sono d'obbligo: non era adoperata solo per i pasti, sarebbe stato uno spreco, ma anche per le assemblee, le deliberazioni, riunioni a scopo di piacere, anche loro avevano diritto ad un intrattenimento dopotutto, ed omettiamo il fatto che spesso queste ultime sfociavano nella sofferenza altrui, insomma, praticamente sempre, ed era stata adibita a questo ruolo centrale subito dopo le Grandi Elezioni del duemila e due. 

Pur non vedendo chi legge, posso benissimo sentire attraverso la carta, o lo schermo in questo caso, lo stupore che alberga nei vostri animi: sì, avete sentito bene, ho detto proprio "Elezioni". Su, avanti, non fate quella faccia: anche i peggiori criminali ed assassini avranno pur diritto a degli organi di governo pseudo-democratici, no? E, fidatevi, nella maggior parte dei casi li sanno rispettare molto meglio di noi che li giudichiamo.


In ogni caso, con l'avvento del ventunesimo secolo il Castello Oscuro, quel nome è sempre orribile, comunque lo scriva, si era trovato in una situazione quantomeno scomoda: era affollato, molto affollato, con nuovi arrivati che continuavano a presentarsi e nessuna organizzazione, cosa che aveva finito per dare parecchio sui nervi a quelli di loro con un briciolo di senso dell'orgoglio. Non era possibile che si trovassero a condividere il loro preziosissimo spazio vitale con dei microbi che, per quanto ne sapevano, non erano minimamente al loro livello nella categoria di Antagonisti, non chiamateli Cattivi, mai Cattivi, suona così rozzo!


Dunque una gerarchia si imponeva, una gerarchia che facilitasse le cose e "tutelasse" i diritti dei migliori, pardon, peggiori, condannando gli altri all'anonimato e, poiché tutti pensavano di essere destinati a prevalere e nessuno aveva la minima intenzione di condividere il proprio potere con altri, la soluzione adottata all'unisono fu quella della monarchia: un re o una regina, perché no, i Villains non sono sessisti, non tutti, che regnasse ed amministrasse il loro dominio, possibilmente senza che gli altri attentassero alla sua vita. E non era male come prospettiva, per ciascuno di loro, avere il completo controllo su quel palazzo, certamente una grande rivalsa dopo le fini orribili che i loro avversari avevano propinato loro negli anni: ed ecco dunque che iniziò una propaganda spietata, campagna elettorale dai ritmi serrati e in cui ogni singola parola era studiata per risaltare al peggio agli occhi dei possibili elettori. Ovviamente, c'era chi davvero non aveva speranza di vincere e si era ritirato in partenza, insomma, chiudere dei gattini in un baule per qualche spicciolo non era certo un granché, e perciò si limitava a rimanere a guardare, sperando che il vincitore o vincitrice, chiunque fosse, avrebbe portato loro dei vantaggi. Stranamente, ma neanche troppo in realtà, non ci furono scandali durante quel periodo, nessuno scheletro tirato fuori dall'armadio, lettere compromettenti che avrebbero potuto rovinare la reputazione altrui, segreti inconfessabili che divennero di pubblico dominio, per un motivo molto semplice e che, no, non era un improvviso buon cuore: la questione che veniva posta in esame e che veniva discussa non era l'idoneità alla carica, sapevano tutti benissimo che nessuno di loro sarebbe stato adatto ad un compito simile, ma piuttosto la quantità di Vera malvagità che essi erano riusciti a dimostrare in vita. E se il fattore importante erano le azioni, non certo i pensieri, a cosa diavolo potevano servire segreti che mai avevano influenzato le loro decisioni?


A meno che non si fosse improvvisamente saputo che il Cacciatore di Bambi in realtà aveva solo finto di uccidere la madre, e questo era un tantino improbabile, nessun altro scandalo avrebbe potuto servire agli avversari. Ridicolo, non è vero, che in questione di politica proprio loro si fossero dimostrarti tanto corretti?


I candidati finali alla tirannide, perché, andiamo, cosa vi potreste aspettare da personaggi simili?, erano risultati essere tre: Malefica, supportata dal lato femminile e da una buona dose di anni di esperienza alle spalle, Claude Frollo, anche se lui continuava a ribattere che piuttosto che diventare capo di quel cerchio dell'Inferno avrebbe preferito morire, di nuovo, e Scar, che, non si sapeva bene come, ma si sospettava che la sua retorica avesse qualcosa a che vedere con tutto ciò, fosse riuscito a convincere tre fazioni diverse e dai gusti totalmente opposti che avrebbe accontentato tutti una volta salito al potere. Che cosa avessero in comune Gaston e Shere Khan, tutti e due suoi sostenitori, rimane tutt'ora un mistero.


I tre avevano delle ottime ragioni ciascuno per divenire capi supremi: la Fata Oscura, oscura quanto il castello... capita la battuta?, aveva decenni di attestata partecipazione, uno scettro piuttosto potente e metteva di certo un bel po' di inquietudine quando decideva di trasformarsi in drago davanti a tutti. Senza contare che definirsi autonomamente "La signora di tutti i mali" aiutava molto la sua reputazione. Aggiungiamo poi una maledizione lanciata contro una bambina in culla solo per non essere stata invitata ad una festa, una schiera di aiutanti inquietanti, e stupidi, molto stupidi, ma quello purtroppo era un cliché che si ripeteva di continuo, e il suo aspetto verdastro, nel quale spiccavano due belle corna, contribuivano a renderla quasi un simbolo della malvagità disneyana. E la popolarità che aveva avuto negli anni lo testimoniava.


Frollo, d'altro canto, era certamente un personaggio. Non un "bel" personaggio, attenzione, solo "un personaggio". Le sue manie erano conosciute praticamente a tutti, come quella di pregare e cadere in ginocchio per chiedere perdono ogni volta che, anche solo per sbaglio, si trovava ad apprezzare, non ridere, mai ridere, il riso uccide la fede non lo sapevate?, per una battuta particolarmente crudele. Pregare a chi o a cosa non ci è dato saperlo, dato che era piuttosto ovvio che la sua dipartita non fosse culminata con un biglietto di sola andata per l'inferno che tanto sembrava temere. In ogni caso, visto semplicemente in tale modo tutto si poteva dire tranne che fosse un vero Antagonista, e la sua insistenza a paragonarsi ai Santi certamente non aiutava, ma la faccenda cambiava un tantino non appena ci si rendeva conto che aveva quasi dato alle fiamme tutta Parigi per una ragazza. D'accordo, era una ragazza molto bella quella Esmeralda, particolare nel suo aspetto esotico, ma valeva davvero la pena quel barbecue? E anche la storia del rogo, del tentato genocidio, dell'abuso psicologico sul povero Quasimodo, che tra l'altro aveva tentato di scaraventare in un pozzo solo perché non soddisfaceva i suoi standard di bellezza, come invece apparentemente La Gitana faceva, dell'assassinio della madre di quest'ultimo solo perché "Lei ha corso, io ho inseguito" certamente lo rendevano quantomeno inquietante, con il suo vestito da Inquisitore, lo sguardo perennemente stralunato e il suo guardare i suoi compari come se fossero diavoli infernali venuti per torturarlo.


Era stato candidato a forza e ancora non si capacitava per l'accaduto.


Scar, infine, era stato probabilmente il primo a costruirsi una propaganda efficace, e dopo tutto il suo lavoro con le iene non c'era neanche da stupirsi: prometteva e non prometteva, diceva tutto e niente, fingeva di non aver mai fatto nulla di particolare con strana modestia eppure, e questo effettivamente nessuno poteva negarglielo, in qualche modo ogni essere, vivente o meno, era arrivato a sapere quanto lui effettivamente valesse.


E c'era tanto da dire in effetti.


Fratridica, aspirante nipoticida, dittatore, tiranno, ingannatore, affabulatore, codardo, in qualche caso con delle reazioni che rasentavano quasi la follia: c'era davvero qualcosa che non avesse fatto nella sua vita? Se si metteva in conto, e lui faceva in modo che venisse sottolineato costantemente, che poi era l'unico fra di loro ad aver effettivamente ucciso il suo obiettivo un parente, tra l'altro, diretto consanguineo, fratello addirittura, e che era diventato sovrano per anni senza che nessuno sospettasse nulla, era praticamente certo che avrebbe avuto lui la vittoria.


Un altro parametro su cui si basavano i voti erano le morti: non si sa per quale ragionamento perverso, o, se si sa, si tace, la questione fosse giunta a tali termini, ma fatto stava che più una dipartita era avvenuta in modo tragico e doloroso e più questo doveva combaciare con la cattiveria del soggetto in questione.


Ora, Malefica aveva un'uscita di scena tutto sommato di classe, in veste di drago sputafuoco, contornata dalle sue stesse magie, con una spada incantata conficcata nel cuore e nessuno poteva dire che non fosse effettivamente piuttosto impressionante, ma Frollo, con la sua cattedrale in fiamme, il gargoyle che si trasformava in diavolo davanti ai suoi occhi, se per allucinazioni o prodigio divino sta a voi stabilirlo, la spada alzata in un tentativo di ricreare le Crociate che probabilmente gli sarebbero piaciute tanto e la sua caduta, letterale e metaforica, in un inferno infuocato, la superava di parecchi punti, almeno secondo la logica dei compagni.


Ma anche in quel caso, Scar seppe approfittare molto bene delle proprie sciagure: insomma, cosa c'è di più macabro che essere mangiato vivo da quelli che erano sempre stati i tuoi fidati collaboratori mentre il tuo regno sta bruciando?


...


Certo che le fiamme andavano davvero di moda all'epoca.


In ogni caso, i risultati delle elezioni furono piuttosto prevedibili: Scar aveva vinto, era ufficialmente il Re, per la seconda volta nella sua vita, o non vita, dato che tecnicamente era morto, e, come era prevedibile che avvenisse, si assicurò di non rispettare minimamente nessuna delle promesse, blande in realtà, molto blande, che si era ritrovato a fare durante la campagna elettorale, ma nessuno si lamentò minimamente: era solo l'ulteriore conferma che avevano fatto la scelta giusta.


Appena salito al trono, però, con una mossa politica piuttosto abile, accorgendosi di non avere vinto con una maggioranza schiacciante e comprendendo che, in effetti, in una situazione simile era alquanto preferibile avere tutto l’appoggio possibile, non sarebbe finita un’altra volta come con le iene, nossignore, era riuscito a persuadere la gentil Fata, gentile era un appellativo ironico, tanto per chiarire, e l’equilibratissimo Giudice, l’aggettivo qui credo si commenti da solo, ad avviare una proficua collaborazione, che ebbe come risultato l’unificazione di tutti gli schieramenti e una pseudo-oligarchia. Pseudo, molto pseudo, perché, anche se sulla linea teorica il Governo era di tre, il vero vincitore riusciva a rammentare, sottilmente ma quasi ogni giorno, chi davvero di loro si fosse distinto in quella situazione nel particolare e durante la vita in generale.


La loro parola, ma soprattutto la sua, era legge e nessuno si sarebbe potuto permettere di dire altrimenti.


La situazione si era dunque stabilizzata nel migliore, o nel peggiore, dipende dai punti di vista, dei modi e, grazie al nuovo equilibrio, anche i Villains giunti dopo il grande evento avevano senza dubbio la vita più facile: per sapere quanto sarebbero stati disprezzati dagli altri, sarebbe bastato loro dirigersi davanti ai tre, Frollo alla sinistra, Malefica alla destra e ovviamente Scar nel mezzo, presentarsi ed enunciare malvagità, misfatti ed imprese compiute, abbondando nei particolari e tentando di darsi un contegno, visto che tutto quello che avrebbe detto sarebbe stato giudicato impietosamente dai sovrani. A questi ultimi, l’onore di decidere quanto egli valesse, quale trattamento gli dovesse essere riservato, quali mansioni dovesse svolgere nel castello, perché, andiamo davvero pensavate che un luogo simile si pulisse da solo?, e quale fosse il posto a tavola, più o meno vicino alla loro persona, in modo direttamente proporzionale alla posizione sociale che avrebbero occupato: insomma, tanto per chiarire, un malvagio alla Edgar a momenti non riusciva neanche a distinguere la criniera corvina del leone tanto il suo nome era in basso nella scala sociale.


E non faceva che lamentarsi, ragionando che uccidere la vecchiaccia invece che far sparire i suoi inutili gattini probabilmente gli avrebbe fruttato di più in vita ed enormemente di più in quella sottospecie di aldilà per depravati.


Più di dieci anni, in ogni caso, erano passati dall’istituzione di queste regole e nessuno, mai, per nessuna ragione al mondo, aveva anche solo tentato di metterle in discussione: non erano state scritte leggi, le leggi erano noiose, o quanto meno era noioso il fatto di non poterle cambiare a loro piacimento a seconda delle occasioni, ma anche le guardie del corpo della Regina di Cuori, che venivano decapitate per sport un giorno sì e l’altro pure, sapevano che poteva essere un pessimo errore mettere in discussione ciò che quei tre stabilivano, insomma, se erano stati eletti una ragione doveva pur esserci ed in particolare era essenziale che non si mancasse loro di rispetto. Tra la strega che aveva maledetto una bambina perché non era stata invitata ad una festa, il giudice che aveva dato alle fiamme Parigi per una cottarella ed il tiranno che aveva addossato la colpa del suo fratricidio su un cucciolo di pochi mesi, davvero, le punizioni che potevano essere presentate sapevano essere atroci.


Eppure, anche se nessuno di loro l’avrebbe mai ammesso, c’era una sottile vena di solidarietà ad accomunarli tutti che andava oltre l’orgoglio individuale: erano tutti villains, avevano tutti combattuto e perso, sì, ma con onore, o con la definizione distorta di onore che potevano considerare loro.


Perfino i più insulsi di quella folla potevano permettersi di andare fieri del loro operato, una piccola macchiolina nera in più nell’animo del mondo, e serpeggiava tra di loro la ferrea convinzione che chiunque si fosse aggiunto al Castello sarebbe stato altrettanto meritevole di presenziare.


Ma si sa, c’è sempre l’eccezione che conferma la regola.





 

 

 


   
 
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