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Autore: charliespoems    22/05/2017    4 recensioni
Dopo i Grandi Giochi della Magia, Rogue decide di partire e staccarsi da Sting per quattro mesi.
Non capisce cosa provi, non capisce il motivo per il quale la sua Ombra non voglia collaborare con lui. Non capisce come una parte di sé del futuro abbia ucciso e violato la persona per lui più importante al mondo. Vuole solo capire.
Ha bisogno di tempo e di spazio per pensare e, grazie alla compagnia di Minerva, all'aiuto di due senpai un po' fuori di senno e grazie anche a quella testa calda del suo neo-Master, Rogue conoscerà l'imprinting, la sua sicurezza e avrà le risposte alle sue domande.
Finalmente, troverà la luce infondo a quel buio circondato da ombre e paure.
--
Si sa che io con le trame non faccio schifo, ma pietà.
Si tratterà di una Stingue, spero di avervi incuriosito almeno un pochino e che possa piacervi.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Minerva, Rogue Cheney, Sorpresa, Sting Eucliffe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rogue preoccupato, danno assicurato!
Di imprinting, incertezze e troppe domande.
 

    «Sei preoccupato, non è così?» gli chiese, sbuffando. Erano partiti da quattro mesi ormai e quell’idiota del suo compagno non aveva ancora cambiato espressione. Era davvero incredibile, quando ci si metteva. Aveva sempre quel dannato faccino corrucciato, le sopracciglia che si sfioravano e lo sguardo vuoto. «E per cosa dovrei essere preoccupato?» alzò un sopracciglio lui, guardandola di traverso. Avevano deciso di sistemarsi per la notte in un piccolo villaggio di cui nemmeno ricordava il nome, conosciuto per le case pitturate di variopinti colori. Sembrava di essere dentro un arcobaleno, mentre si percorrevano le vie. E, avendo tutta quell’ombra dentro di sé, quasi si sentiva fuori posto. Era partito perché voleva capire cosa non andava in lui; perché il rapporto con il suo potere era diverso rispetto a quello che gli altri Dragon Slayer avevano. L’Ombra lo opprimeva, lo scombussolava del tutto. Gli invadeva la mente, impedendogli di pensare. Eppure Rogue era abituato a pensare. Lo faceva sempre. D’altronde era conosciuto per la sua razionalità e capacità nel saper riflettere. Anche perché, francamente, con un compagno fisso come Sting era molto facile capire quale fosse l’intelligente dei due.

    Sting. Si morse le labbra, di malumore. Era impossibile non avere in mente il pensiero costante di lui stesso che.. che… Il suo labbro inferiore cominciò a sanguinare, martoriato dai canini troppo pronunciati. In realtà sapeva che il suo viaggio era un modo per allontanarsi da lui e da quello che sentiva, più che per altro. Il resto era tutta una scusante. Però non poteva vivere in quel modo, aveva bisogno di risposte, risposte che non aveva idea di dove trovare. «Preoccupato per lui, per esempio. Sono quattro mesi che non vi vedete, pensa a quanto sarà disperato» Minerva sbuffò una risata, mentre trasportava il suo sacco verso la locanda dove avrebbero alloggiato. Guardava distratta l’ambiente che la circondava e la sua espressione sembrava stranamente tranquilla, rilassata. Riflettendo sulle parole appena sentite, però, il Drago d’Ombra diventò paonazzo, mentre le guance si arrossavano un poco. «È ovvio che ci penso. Penso a tutta la nostra gilda» sospirò. «Sei irritante, te l’hanno mai detto?» «Sempre» sorrise, lei.

    Quattro mesi di viaggio gli avevano fatto capire quanto Minerva fosse importante. Sapeva dire le cose al momento giusto, sapeva spronarlo a dovere e cercare di non farlo sentire un peso. Aveva deciso di accompagnarlo da un momento all’altro, inventando così su due piedi una scusa da rifilare a Sting. Apparentemente i villaggi che dovevano visitare erano molto vicini, o almeno questo era quello che credeva il Master della Saber. Rogue non amava il fatto di avergli mentito – con una bugia insulsa, per di più – ma sapeva di aver fatto la cosa migliore per entrambi. Doveva capire cosa gli succedeva, perché il sé del futuro aveva deciso di compiere un atto simile. Era arrivato ad ucciderlo, a sottrargli il potere, per la miseria. Non riusciva più a guardarsi allo specchio senza avere un minimo di ribrezzo. Risultava ironico, una parte di sé del futuro aveva assassinato la persona a cui teneva di più al mondo. Sting era la sua famiglia, la sua persona, quella sensazione che avrebbe gradevolmente definito casa. Pensò a Frosh e la tristezza si accumulò: l’aveva lasciato lì con una misera spiegazione, mentre lo guardava con gli occhietti pieni di lacrime.

      

         Poco prima di raggiungere ciascuno le proprie camere, Minerva lo prese per una manica e lo fece voltare verso di lei. «Senti, non pensarci troppo, va bene? Prima o poi dovrai parlarne. Magari proprio con lui» lo incoraggiò. Abbassò la testa come a ringraziarla, dopo di che si chiuse la porta alle spalle e, dopo essersi sistemato, sprofondò nel cuscino, coperto dalle lenzuola e da un senso di pesantezza non indifferente. Io invece non penso sia una buona idea, Ryos. Queste cose è bene tenerle tra noi, non ti pare? Come ci rimarrebbe Sting se sapesse? Non solo lo hai ucciso una volta, in più- Batté forte la testa contro il cuscino, strizzando gli occhi al limite del possibile. Non di nuovo. Non. Di. Nuovo. Doveva stare zitta. Adesso. Lo dico solo per il tuo bene, Ry- «Non chiamarmi così» sussurrò, gelido. «Sta’ zitta. Non voglio sentirti. Devi tacere» poggiò gli occhi contro il cuscino, cadendo in un mondo senza sogni fatto di paura e ben poca luce.

     Sentire la voce di Minerva chiamarlo dall’altra parte della porta fu un vero incubo. Sentì gli occhi bruciare, segno che aveva dormito male anche quella notte. Non era riuscito a sognare niente se non quel buio costante ed opprimente. E poi quella voglia di.. di… Scosse la testa, respirando affannosamente. Era un miracolo che non si fosse svegliato nel cuore della notte. Gli era capitato già diverse volte, era persino arrivato ad avere le scaglie nere della Dragon Force su di sé. Non riusciva a calmarsi, eppure lui non era più nei paraggi, quindi perché? Le notti precedenti aveva sentito comunque il suo odore e la bocca del suo stomaco aveva fatto capriole su capriole, sì, era vero, ma lui non c’era. Si era allontanato per sapere che diamine gli stava succedendo, per sapere perché l’Ombra stesse prendendo il sopravvento così. Perché hai questa voglia di ucciderlo, forse? E ritornava sempre, la maledetta, senza lasciargli un minimo di tregua. Sospirò rumorosamente, pensando di non potercela fare. La nausea e l’odore di Sting era sempre più prepotente ai suoi sensi di drago, ma com’era possibile? Erano distanti, era partito apposta. Che fosse tutto inutile?

      Si preparò psicologicamente all’occhiataccia della sua nakama, alle sue labbra aperte pronte ad appropinquargli qualunque parola poco gentile e al suo tono ironico, tutte cose che arrivarono non appena si presentò pronto davanti a lei. «Andiamo a Fairy Tail e poi te ne torni a casa» rispose, subito dopo averlo trascinato fuori dalla camera. «Minerva» sospirò, ancora, per poi continuare. «Io devo stare lontano da casa. Per il momento non puoi ancora dirmi cosa fare. Non sei il mio Maste-» «Si presuppone che io lo sia, invece, giusto? Tu torni a casa con me. Ora.» per poco ci rimase secco. Lo sguardo di Sting lo trapassava da parte a parte, gli occhi blu sembravano divorarlo, l’espressione furibonda che stonava sul suo viso da bambino. Non appena realizzò il tutto la sua pancia si contorse in mille e più modi – e non solo quella – facendogli male. Sentire il suo odore così palesemente, poi, gli aveva dato il colpo di grazia. Era pungente, fastidioso, le mani gli prudevano e lui doveva, lui doveva…!

      Si rinchiuse dentro la sua stanza con un tonfo sordo, mentre respirare gli risultava sempre più difficile a causa dell’affanno. Sembrava avesse corso chilometri. La situazione gli stava inevitabilmente sfuggendo di mano. Cosa diavolo ci faceva lui, lì? «RAZZA DI CRETINO! APRI QUESTA MALEDETTA PORTA» sentì i pugni di Sting battere ferocemente contro la superficie che li separava, facendola rimbalzare più e più volte. Rogue non sapeva cosa fare. Sentiva le forze mancare, cominciava a vedere rosso, poi nero, non riusciva a distinguere più niente. Lui voleva solamente… voleva lui. E basta. E faceva così schifo che- che dovremmo ucciderlo, Ryos. Non può venirlo a sapere. Lui non deve! Gemette dalla frustrazione, sentendola di nuovo. In un momento del genere l’ultima cosa che desiderava era la sua compagnia. Per non parlare delle urla del cretino dietro la porta. «Dio, Sting, ti basta un calcio per sfondarla. C’è bisogno di tutto questo casino?» sperò davvero che Minerva stesse zitta, ma invano. Lui non aveva nessuna intenzione di venire acciuffato in quel modo. Sting doveva stargli lontano. Era per il suo bene, dannazione!

     «Senti, razza di demente mal riuscito che non sei altro, se non esci subito da lì entro dentro e ti sfondo il culo di calci. Rogue, diamine, so perché te ne sei andato e sei un fottuto IDIOTA» sentì la fronte del biondo sbattere contro la porta, seguito dai palmi delle sue mani. Era così vicino che se chiudeva gli occhi poteva sentire il suo profumo e i suoi movimenti come se fosse proprio attaccato a lui. E non con una maledetta porta a dividerli. Che lui stesso aveva piazzato. Sospirò frustrato: non sarebbe uscito di lì. Non poteva. Non avrebbe mai compromesso il suo rapporto solo perché quella stupida ombra- Rogue, sei tu a volerlo. Sei solo tu. Ed era questa la cosa orribile. Era quello il fatto allarmante. Sentiva le viscere andare in combustione quando Sting gli era così vicino. Non era una cosa normale. Non poteva esserlo.

    Si spostò appena in tempo, quando sentì lo spostamento d’aria dall’altra parte della porta. Fu grato agli insegnamenti di Skiadrium, in quel momento. La porta volò dall’altra parte della stanza, mostrando un Rogue quasi in preda ad un attacco d’asma – o di panico, dipende da che punto la si vuol vedere. «Tu, adesso, vieni con me» sussurrò l’altro, guardandolo ormai come se lo vedesse già morto e sepolto. «Sting, tu non capisci» ribatté, sedendosi sul letto. Rogue, non ce la puoi fare. Devi lasciarti andare. Lascialo a me, ti prego. Scosse la testa, sperando di mandarla via. Stava per avere una crisi, lo sapeva. Non avrebbe resistito ancora a molto. «Sting, non ha una bella cera» intervenne Minerva, vedendolo così spossato. «Vattene, Sting. Ti prego, vattene» sussurrò, non alzando nemmeno per un secondo lo sguardo dal pavimento.

    Il dolore alla testa arrivò nitido e veloce. Lo aveva colpito alla nuca, il bastardo. E con un pugno non indifferente. La cosa che fece più male, però, era il suo odore così pungente ed inebriante, Sting stesso a portata di mano e lui con le mani legate. Lui non poteva fare nulla, no che non poteva; non poteva e non doveva. Si ripeté quelle parole come un mantra, sillabandole con un filo di voce. Sperò che servisse a farle entrare in testa, ma quando Sting si piegò all’altezza del suo viso per guardarlo negli occhi mandò tutto a farsi benedire per poi stampargli le nocche in una guancia e approfittarne per spostarsi con grande rapidità fuori dalla stanza e poi dalla locanda. Non potrai vivere per sempre così. O lo uccidi o ti lasci uccidere. Io posso salvarti, Ryos. Permettimelo. Corse più veloce che poté, non accorgendosi della direzione presa, sino a quando non pensò di essersi allontanato abbastanza. Fu sicuro che su un primo momento Sting avesse provato a seguirlo, ma che giustamente poi si fosse arreso. Si sentiva vuoto e avvolto nel buio che solo la sua stessa anima poteva offrirgli.

      Devi affidarti a me. Fallo. Ora! Arrivò in una traversa deserta di qualche stradina corsa troppo in fretta. Non aveva idea di dove si trovasse, né di quanto avesse corso. Sentiva solamente il cuore in gola e nelle orecchie, le gambe molli e i polmoni scoppiare. Era così stanco che avrebbe ceduto, lo avrebbe fatto molto volentieri. La richiesta della sua Ombra stava per lui come su un piatto d’argento. Era quasi irripetibile. Non si sarebbe accorto di niente, non avrebbe provato niente. Sarebbe stato come navigare in un limbo nero. Non provare emozioni a volte era la cosa migliore. Da bambino lo pensava sempre. Eppure quando Sting e quel suo dannato odore gli si erano presentati davanti, rimanere impassibili era diventato inutile. Lui, i suoi capelli biondi, gli occhi acquamarina e quel sorriso da bellissimo cretino. Non c’era niente da fare. Avrebbe dovuto abbandonare Sabertooth. Il suo master – Sting, dannazione – non doveva stare con uno come lui.

      «Ti stai auto-commiserando da schifo, a quanto vedo, ghihi» la voce rauca e calda di Gajeel lo fece sussultare. Possibile che non lo avesse sentito arrivare? Nemmeno dall’odore? «G-Gajeel-san» Oh no, arriva anche l’altro. Dovrei far fuori te, piuttosto che loro, perché li stai a sentire. Baka. Scosse di nuovo la testa, chiedendosi come la sua Ombra malvagia e assetata di sangue e morti atroci potesse mutare in una piccola parte della sua coscienza. Sarcastica, per di più. Gli aveva dato dell’idiota, per Mavis! Si riprese quando anche il Dragon Slayer del fuoco gli si parò davanti a testa alta. «Avete bisticciato?» chiese, evidentemente confuso. «Ma quanti anni hai, Salamander?» chiese Gajeel, dandogli un pugno in testa che da occhi esterni pareva essere molto doloroso. «Tu» lo indicò, poi. «Quell’altro sta uscendo fuori di testa. Non ti abbiamo visto scappare dalla locanda, altrimenti ti avremmo fermato da subito. Sei entrato nella fase da stupratore incallito, vero? Ghihi» sogghignò, facendolo arrossire. Come diavolo?

      «Ascoltami bene, idiota. Non sto a ripetertelo una seconda volta» cominciò, sedendosi di fronte a lui. Rogue decise di reprimere la domanda sul cosa diamine ci facessero anche loro lì e pensò di star uscendo fuori di testa. «Per i Draghi la faccenda si complica, va bene? L’amore e tutte quelle schifezze non si basano solo sui gesti carini, mielosi e cose varie. È molto difficile per un Drago che s’innamora di un umano, figurarsi tra due Draghi. Se siete voi due, poi, la faccenda è complicata sul serio» Rogue pensò di essere diventato dello stesso colore del fuoco sprigionato da Natsu. «Si va a fasi. I Draghi hanno l’imprinting e questo si basa sull’odore. Hai presente quando senti il suo, di odore, ed esci fuori di testa? Bene, è colpa dell’imprinting. Un Drago sa dalla nascita quale sarà l’odore predestinato, e quando lo incontrerà se non sarà ricambiato morirà di dolore. Nel peggiore dei casi, ovviamente» sbuffò, alla fine. Rogue sentiva la testa leggera e pesante al tempo stesso. Non aveva idea di come elaborare ciò che aveva appena sentito. Lui sapeva dalla nascita di provare quelle… cose… per Sting? Veramente?
          
        «Né, Rogue, io ho avuto un periodo terribile con la fase intermedia. È quella che stai vivendo tu. Non riesci controllarti, la mente va in bianco – o forse nel tuo caso in nero? Non saprei» prese la parola Natsu, divertito, mentre il suo nakama alzava gli occhi al cielo. «Vuoi solo prendere quell’odore, acciuffare la tua persona e farla tua all’istante. Ma non puoi e-» «Come hai fatto, Natsu-san?» chiese, poi, sconvolto. «Ha quasi stuprato Lucy» sospirò, Gajeel. Di che razza di persone ti circondi, vorrei sapere. «Lo tenevamo fermo in sette ma niente. Allora il master è intervenuto e lo ha rinchiuso in una stanza per un mese intero. Lucy poi si è fatta sentire e, bè, se la passano bene»

       Rogue si disse che Natsu-san fosse una persona fortunata. Lucy aveva imparato a stargli affianco giorno per giorno e nonostante un avvenimento simile era riuscita a superarlo e a ricambiare al suo amore. Si sentì una ragazzina in preda a crisi ormonali. Lo sei. Potresti farla finita in modo molto più semplice. «Come faccio a farla passare?» «Non puoi» quella frase ghiacciò il Drago d’Ombra sul posto, che rimase a fissarli come fossero evanescenti, e gli parve che persino la sua Ombra si fosse raggelata in un istante. «Non ti abbiamo detto una piccola cosa, Rogue» i due Dragon Slayer di Fairy Tail cominciarono ad incamminarsi, lasciandolo esasperante e con il beneficio – che beneficio non lo era nemmeno più di tanto – del dubbio. Poi Natsu, d’un tratto, si girò a guardarlo. Sorrideva. «I Draghi sono predestinati solo alla persona che più li ama» finì, andandosene del tutto. Adesso ne era sicuro: le fiamme del Dragon Slayer del fuoco erano nulla in confronto al rossore ed al calore delle sue guance.
 
 [...]

       Quando ritornò alla locanda, di Sting e Minerva non c’era traccia. Chiese persino al bancone d’entrata, ma sembravano spariti. L’unica cosa che ricevette fu una serie di grida infuriate da parte del proprietario, che ripeteva continuamente di non aver ricevuto nessun tipo di denaro. Quell’imbecille aveva fatto un casino e lo aveva lasciato solo a pagare il tutto, come sempre. «Non si preoccupi, anzi mi scusi. Se possibile resterò solo un’altra notte e poi vi farò avere la cifra esatta» lo vide sbuffare e venne da sbuffare anche a lui. Si sentiva frustrato, con la mente altrove e lo stomaco in subbuglio. Avrebbe voluto parlare con Sting ma, immaginandoselo davanti, si chiese cosa sarebbe stato capace di dirgli realmente. Entrò nella sua stanza e, di nuovo, per poco non gli venne un secondo infarto nel vedere la porta chiusa di scatto. «Era ora! Quanto tempo hanno messo Gajeel e Natsu-san per trovarti? Confidavo in loro, per la miseria» ringhiò il Master di Sabertooth, standogli ad un palmo dal naso. Sempre in mezzo ai piedi. Zitta, le rispose.

       «Minerva?» chiese, osservandolo attentamente. «Non è qui e questo basta e avanza. Io vorrei proprio sapere cosa diavolo ti passa per il cervello» stava iniziando a scaldarsi, Sting, alzando la voce e colorando le sue guance di un rosa acceso dovuto al nervoso. «Andartene di punto in bianco con lei rifilandomi chissà quale stronzata. Non solo per un sacco di tempo non mi rivolgevi la parola solo se assolutamente necessario, in più-» «Sai benissimo il motivo!» sbottò Rogue, pestando un piede a terra. Sapeva che le sue guance stavano diventando color magenta, ma al momento non se ne curò. Stava rischiando l’esaurimento, anche perché averlo così vicino non poteva essere nulla se non pericoloso. «Perché non me ne hai parlato?» «Perché non è sano, Sting! Sei il mio migliore amico, il mio Master e-» «Rogue, ma tu che effetto pensi di farmi, di grazia?» ansimò, non accorgendosi nemmeno che entrambi avevano il fiatone.

       È stanco, Ryos. Uccidilo. Lo abbiamo già fatto, insieme. Rogue scosse la testa, cercando di mandarla via. Lo avevano già fatto insieme. Era vero. Era per questo che non poteva continuare con Sting. Non avrebbe potuto iniziare nulla, con lui. Doveva solo lasciarlo andare. Lui non poteva capire. Si appoggiò al muro alle sue spalle, sospirando. L’aria si era fatta più tesa in quella stanza, sporca, e l’odore di Sting entrava nelle sue narici come fosse il più buono del mondo. Strinse forte le dita nelle mani, perché per lui lo era e la cosa non poteva cambiare. Era un Drago e i Draghi provavano l’amore in una via che non aveva ritorno. Però probabilmente la sua Ombra aveva ragione, doveva solamente lasciarlo perdere e sparire con lei. Lasciarsi cadere. Era questo che voleva dire a Sting, ma come fare? Sei proprio una nullità. Tuo padre non meritava un figlio del genere.

       «Non ti lascia in pace, vero? Era un pretesto per allontanarti da me, ma vuoi davvero sapere perché si comporta così» sussurrò Sting, guardandolo con preoccupazione. Odiava il fatto che lo capisse subito. Era una cosa che capitava spesso e soprattutto nei momenti più scomodi, come quello. Tutti nella gilda si lamentavano che Rogue fosse poco espressivo, che nascondesse pareri e opinioni, ma Sting riusciva a far risaltare la parte di lui meno riservata, scettica e nevrotica. Perché Sting era proprio insopportabile delle volte, ma bastava guardarlo e parlarci per un intero pomeriggio per capire che sotto il poco cervello risiedeva una persona facile da capire e da amare. Tu non puoi farlo, lo sai. Tu devi stare con me. È il nostro destino. Le diede ragione, per una volta, cercando a tentoni la maniglia della porta per uscire da quella stanza che ormai si stava facendo troppo piccola.

       «Scappi, Rogue? Tu non scappi mai, in genere. Devo pentirmi della mia scelta?» strinse i pugni, il suo nakama, guardandolo fisso negli occhi mentre le sue iridi si assottigliavano sempre di più. «Sting, non posso» Uccidilo, o non ci farà andare via. «Io sì, invece. Io posso mandarla via» si avvicinò di un altro passo, il suo odore si faceva opprimente. Non è vero, non può. Tu sei mio, Ryos. «Non è vero, non puoi» ripeté. «E chi lo dice, lei?» sbuffò una risata, Sting, cercando di guardare il lato comico della cosa. L’Ombra lo stava distruggendo dall’interno e lui non poteva permetterglielo. «Io posso. Devi fidarti di me» Uccidilo. «Non è complicato» continuò Sting, stringendogli una spalla. ORA!

       L’unica cosa che fece Rogue fu urlare. Tenersi stretta la testa con le mani e gridare tutto ciò che non riusciva a far uscire fuori: tutte le emozioni, le paure, i dolori. Voleva solo farla tacere e non ci riusciva. Provò il primo vero e proprio impulso di voler morire. Voleva essere ucciso e finirla con quella continua lamentela. Voleva che l’Ombra sparisse e che tutto passasse. Si sentì uno stupido animale allo stato brado che qualcuno tentava di addomesticare. Quando sentì le braccia di Sting avvolgerlo, tremò. Per la paura, per la frustrazione, per tutto. Sentì una contrazione dello stomaco, al basso ventre, ai polmoni. Solo il fatto di essergli spalmato addosso creava in lui mille e differenti emozioni impossibili da gestire. Ed era giusto meritarsi sensazioni così? Era giusto che quelle braccia fossero strette alla sua schiena? «Sting, io potrei ucciderti da un momento all’altro. Non c’è nessuno che può fermarla. Anch’io, nonostante voglia eliminarla, non posso» prese fiato. «Ma, emh» si schiarì la gola. «Non posso nemmeno esserti indifferente. Io non ce la faccio. Più mi stai vicino e più impazzisco» prese fiato. «Sting, è una cosa malata che non riesco a controllare e tu con me sei in costante pericolo, devi ficcartelo in testa una buona volta» finì, cercando comprensione nello sguardo del Master. L’unica cosa che vide, però, fu un ghigno strano seguito da uno sbuffo divertito.

        Rogue sbuffò a sua volta, decisamente contrariato, mentre cercava le parole giuste per farsi capire. Chiuse gli occhi e «Veramente, Stin-gh!» gemette di sorpresa quando sentì i canini affilati del suo compagno solleticargli una piccola porzione del collo, per poi tenere fermi i suoi polsi ai lati della testa e continuare a lambire la carne con la lingua. Cominciava a sentire il bassoventre esplodere, mentre la sudorazione andava ad aumentare considerevolmente. «Cos-ah cavolo stai facendo» liberò un polso e, al contrario di ciò che la sua mente pensava, strinse forte i ciuffi biondi di Sting, che continuava indisturbato il suo lavoro. Si staccò solo un secondo per sussurrargli sulla pelle ormai visibilmente arrossata di stare zitto. «Senti-» ovviamente non lo ascoltò, ma si sentì strano. Era come essere dentro una bolla illuminata di Sting e basta. Come se tutta la parte che conteneva la sua Ombra stesse scivolando verso il basso, verso l’abisso. «Rogue, guardami» lo chiamò l’altro. «Io» sussurrò, a un passo dalle sue labbra. «Posso» per poi, inaspettatamente, lasciarsi baciare da Rogue stesso.

      Oltre al sentirsi spogliato dei suoi vestiti sentiva anche di essere parte del corpo di un estraneo. Riusciva a percepire il calore di Sting pezzo per pezzo, a vedere la sua luce accecare quell’Ombra che ormai sembrava non volersi fare più viva. Sarebbe riapparsa, di quello ne era sicuro, ma che avesse trovato il modo per metterla momentaneamente a tacere? Sting continuava a baciarlo ovunque: sulla fronte, sugli zigomi, sul naso, sulle labbra. Non lasciava nemmeno un pezzo di pelle scoperta e tanti brividi non poterono che finire lungo il corpo del Dragon Slayer dell’Ombra. Quella stessa ombra che adesso sembrava star sparendo, accecata dalla luminosità del suo compagno. Si ricordò di quando si erano conosciuti, di Lector e Frosh, dei loro poteri che erano la perfetta descrizione di nemesi ma così complementari da far spavento. Il bianco e nero non sono dei colori, ma da questi si generano tutti gli altri. Si chiese se anche per loro fosse così. Se anche per lui fosse così.

      «Piantala di farti seghe mentali e pensa a quella concreta che stai per ricevere, piuttosto» Sting arrossì a quel commento, nonostante tutto mostrando un gran coraggio. Rogue divenne bordeaux, ma non si diede per vinto promettendosi nella sua testa che, quella sera, anche Sting sarebbe impazzito proprio come lui sotto al suo tocco. Si fece accarezzare ovunque, gemendo forte quando sentì la mano di Sting toccare e stringere la sua intimità ormai scoperta. Aspettò ancora qualche attimo, godendosi il momento, per poi ribaltare la situazione e, ringhiando, portare Sting sotto di sé, attaccato al muro. «Non crederai mica di fare tutto da solo?» chiese, mentre sentiva il biondo tremare e mordersi forte le labbra. Voleva quei canini dappertutto.
 

         
       Fare l’amore con Sting fu una delle sue missioni più difficili, ma anche una delle più gratificanti – se non l’unica. Li aveva sentiti, quei canini, aveva sentito la sua presa forte attorno al suo corpo e aveva sentito tutto il piacere e l’amore che l’altro potesse dargli. L’Ombra sembrava essersi ammutolita, sparita nel nulla. Sentire Sting dentro di sé era stato meglio di qualsiasi Unison Raid mai realizzato. Si era sentito finalmente completo, in pace con sé stesso come mai prima di quel momento. La fronte imperlata di sudore contro quella del suo compagno, le braccia e le gambe strette le une alle altre, le dita intrecciate così forti. Non si era soltanto sentito amato, ma libero. Sting poteva eliminare l’ombra sul serio, come fosse il punto più luminoso della sua vita. E stringerlo forte, dopo aver ricevuto l’orgasmo più bello della sua vita – a cui sperava ne susseguissero parecchi altri – fu la sensazione migliore di tutte. C’erano solo lui, il fiato caldo di Sting sul suo collo e il silenzio, seguito da quella dolce stanchezza che intorpidiva i muscoli e faceva stare così bene.

       «Sei davvero un deficiente» Ecco, pensò. Era troppo difficile per lui rimanere in silenzio, per una buona volta? «Scappare per quattro mesi. Stavo per uscire fuori di testa» lo rimproverò ancora, baciandogli però una spalla. «Vogliamo davvero metterci a discutere su chi stava peggio?» chiese, stanco. «Ti ho fatto male?» Sting lo guardò negli occhi, alzando un poco la testa. Il suo viso era serio ma notava nei suoi occhi un briciolo di preoccupazione mal celata. Rogue negò con la testa, accarezzandogli il petto con una mano. E poi glielo disse. «Ah, che schifo. Sei letteralmente il raggio di luce della mia anima» «E ti sembra una cosa romantica da dire? Hai iniziato dicendo “Che schifo”!» ribatté l’altro, infervorendosi. «E poi insomma, raggio di luce perché così non fa a guardarmi, eh? Piccolo bastardo» iniziò a fargli il solletico un po’ ovunque, passando dalla pancia ai fianchi sino alle cosce per poi continuare con movimenti concentrici. La risata di Rogue era così bella che avrebbe voluto continuare all’infinito solo per sentirla ancora.

           Il moro aprì le braccia, per poi andare ad accarezzargli i capelli e il collo, scendendo verso le spalle e il petto. «No, sul serio. Tu puoi davvero mandarla via» sussurrò, guardando ogni particolare del suo viso. «E lo farò sempre, Ryos» si chinò per baciarlo ed entrambi sentirono lo stomaco stringersi in modo così piacevole da far venire i brividi.
 



















 
«Ma ci credi? Ho perso quattro mesi a disperarmi quando avremmo potuto farlo tante di quelle volte che sarebbero state il doppio. E poi non hai idea di quanto sia bello Rogue quando-»
«Risparmiami i dettagli, razza di sedicenne in fase ormonale»
«Ma Minerva, tu non capisci! Potevo morirne!»
«Grandioso, ora mi fate schifo»










 
Note di quella pazza furiosa di Charlie:
Buongiorno, buonasera, non saprei. Salve a tutti!
Non so nemmeno da dove sia uscita questa cosa, posso solo dire che esiste da ben due anni ormai e non ho mai avuto il coraggio di pubblicarla.
É la prima volta che scrivo nel fandom di Fairy Tail e iniziare con una Stingue mi sembrava una cosa buona e giusta, essendo un pairing così underrated. (Io questi due li adoro alla follia, aiuto)
Parto dicendo che questa fic è per nigatsunoyuki alias la mia carissima socia in fatto di Stingue a cui voglio taanto bene (Bless you, girl).
Parlando del capitolo, direi che sta a voi - se mai vorrete - farmi sapere che ne pensate.
Avevo paura di pubblicare questa storia un po' perché essendo così lunga magari sarebbe risultata noiosa e un po' perché la parte smut è stata brutalmente tagliata perché non sono in grado e quindi in generale avevo paura che non sarebbe piaciuta.
Spero di non essere sfociata in modo orribile nell'OOC e che sia leggibile. Perdonate eventuali errori!
Un biscottino e un abbraccio a tutti voi,
Charlie;
   
 
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