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Autore: alma_ejts    22/05/2017    1 recensioni
[Chuuya/Dazai] [Modern!AU]
Dazai, giovane scrittore sensibile dal cuore tenero troverà nel cameriere del bar vicino a casa sua l'amore della sua vita. Sarà un colpo di fulmine? Amore? Passione?
Ma soprattutto, durerà per sempre?
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era un ragazzo sempre di buon'umore. Un ragazzo non abituato alla sconfitta. Un ragazzo che quando si parlava di mollare non ci stava mai. Era fatto così, Dazai era fatto così. Lui era un emergente scrittore di soli 24 anni intento alla scrittura del suo nuovo romanzo il quale lo stava facendo dannare poiché non aveva scritto neanche una riga, aveva solo un titolo.
 
A pochi metri
 

Finì di preparare i fogli vari sulla scrivania ma proprio non gli veniva in mente una trama adatta a quel titolo. Stanco di questa situazione che andava avanti da qualche giorno, decise di provare a scrivere fuori casa, magari avrebbe trovato l'ispirazione da qualche parte. Indossò il suo lungo cappotto beige, prese una valigetta con dentro un quaderno nero e delle penne, afferrò le chiavi e uscì di casa. Quel giorno Tokyo era soleggiata e l'aria era fresca, il vento leggero gli scompigliò i capelli e Dazai sorrise a quella sensazione di solletico sul viso. Si diresse verso un bar poco distante da casa sua, molto elegante e ottimo, a quanto dicevano le varie recensioni sui giornali locali. Entrò e si accomodò ad un piccolo tavolo di legno decorato con una tovaglia color verde e con al centro un vaso con qualche fiore, delle margherite. Dazai ordinò un caffè alla cameriera che lo aveva accolto la quale arrossì quando egli si tolse il cappotto appoggiandolo alla sedia accanto alla sua e notò il suo corpo snello e slanciato. Dazai era proprio un bel ragazzo, non c'era nulla in contrario da dire. Tirò fuori la sua attrezzatura da lavoro pronto a farsi venire qualcosa in mente. In pochi minuti arrivò il suo caffè fumante sul tavolo e la cameriera, senza neanche guardarlo in faccia, si voltò e corse verso il bancone.
“Allora ragazzo, benvenuto, come ti chiami che non ricordo?” disse la ragazza in modo dolce ma serio a quello che doveva essere un ragazzino, un nuovo dipendente probablilmente che però Dazai non riusciva a vedere poiché era nascosto dalla figura, se pur esile, della cameriera.
“Bene, allora mettiti a lavoro okay? Per qualsiasi cosa chiedi pure a me” finì la ragazza
Finalmente il misterioso nuovo dipendente fece la sua comparsa e ne uscì un ragazzo di media statura dai capelli di un arancione forte raccolti in una piccola coda, vestito molto elegante e con un cappello in testa color marrone per fare un abbinamento col gilet. Il ragazzo se ne stava dietro il bancone con le mani dietro la schiena che attendeva un nuovo ordine da un superiore. Dazai sorrise e decise di fargli fare una prova. Fece un cenno al ragazzo dai capelli arancioni il quale lo guardò sorpreso e si indicò da solo come per dire “proprio io?” rendendo il tutto divertente con un espressione tra lo sbalordito e lo spaventato che fece sorridere Dazai.
“In cosa posso esserle utile signore?” chiese
“Potresti portarmi qualche pasticcino per favore? Giusto per fare uno spuntino”
“Oh, emh, si certo” disse imbarazzato il dipendente
“Come ti chiami?” chiese Dazai
“I-io? Mi chiamo Chuuya” rispose
“Piacere Chuuya, sono Dazai”
“Ohw il piacere è tutto mio”
Chuuya tornò dopo qualche minuto coi pasticcini. Dazai rimase fino all'ora di chiusura del bar e così fece anche nei giorni seguenti, questo per circa una settimana. Aveva stretto un legame di quasi amicizia con Chuuya ma non aveva ancora scritto nulla e si trovava in una situazione totalmente strana per lui, che non sapesse bene cosa scrivere? Che gli servisse qualcosa o qualcuno per ispirarlo?  Fatto sta che quel pomeriggio andò come faceva ormai sempre al bar, verso le 5 del pomeriggio e ordinò i soliti pasticcini e il solito caffè caldo.
“Ciao Chuuya” disse lo scrittore
“Ohw ciao Dazai, come va oggi?” chiese il cameriere
“Mh non saprei, non ho ancora scritto nulla e la cosa mi infastidisce” rispose
“Ohw, mi spiace” disse Chuuya per poi voltarsi  e andare verso il bancone, ma all'improvviso si bloccò sul posto e rivolse lo sguardo verso Dazai
“Si Chuuya?” chiese Dazai avendo notato i movimento dell'altro
“Ma come ha fatto a vedere tutti i miei movimenti?" pensò Chuuya tra sé e sé
“Emh, no ecco, ohw, volevo chiederti se dopo, alla chiusura del bar avevi da fare” chiese tutto d'un fiato
“Come al solito no, perchè?” rispose Dazai
“Volevo sapere se, ecco, se ti andava di venire a cena con me, anche io la sera non ho mai qualcosa da fare poiché vivo da solo, una cena tra amici?” chiese Chuuya sorridendo imbarazzato
“Si, perchè no” rispose Dazai
“Davvero?” disse Chuuya sorpreso, evidentemente non se lo aspettava
Entrambi attesero l'orario di chiusura intrepidi di andare in qualche posto comodo e carino per cenare. Dazai non aveva ancora scritto niente e ne era frustrato, rispose tutto nella valigetta di pelle e aspettò il ragazzino fuori dal bar.
“Dazai” urlò Chuuya appena varcò l'uscio
“Che ne dici di andare a mangiare del ramen?” chiese Chuuya
Dazai annuì e si diressero verso uno dei ristoranti di ramen più buoni della città. Quella che doveva essere una semplice cena e poi una volata a casa si rivelò una cena, con dopo una passeggiata per le vie affollate di Tokyo con un gelato in mano parlando del più e del meno tra cose serie, scherzi e risate.
“Mi daresti il tuo numero?” chiese di colpo Dazai
“I-il mio numero? Ohw si certo” rispose Chuuya arrossendo leggermente
I due si scambiarono il numero e da quel giorno qualcosa cambiò. Il semplice “scambiamoci i numeri così potremmo messaggiare ogni tanto” diventò un insieme di conversazioni che duravano 24 ore su 24, giorno e notte, fatte di messaggi scherzosi o dove si organizzavano uscite. Quelle conversazioni si trasformarono poi in chiamate che potevano durare anche ore ma i due non si stancavano mai di sentirsi, anche solo per sapere come stesse l'altro. Dopo un mese che si andava avanti così una sera Chuuya, senza preavviso, andò a prendere Dazai fin sotto casa e lo chiamò.
“Chuuya dimmi” rispose lo scrittore
“Vestiti e scendi, sono sotto casa tua, devo portarti in un posto” rispose il ragazzo dai capelli colorati
Dazai si presentò di fronte a lui circa una mezz'oretta dopo, salì nella piccola macchina nera di Chuuya il quale stava guidando e non aveva intenzione di rivelare la destinazione al suo accompagnatore. Guidò per una buona mezz'ora fin quando non si ritrovarono in un posto fatto solo di verde e di panchine, isolato dalle vie troppo movimentate e dal centro della città. Il tettuccio della macchina di Chuuya si aprì di colpo rivelando la marea di stelle che c'erano quella sera. Dazai alzò lo sguardo sorpreso nel vedere quante erano, dal suo appartamento non si vedevano mai bene per via degli alti palazzi circostanti. Sorrise a quella vista osservando le stelle una ad una. Chuuya guardò il sorriso di Dazai soddisfatto e parcheggiò lì vicino.
“Siamo arrivati” disse
“Ma dove siamo?” chiese Dazai
“In un posto tranquillo poco fuori Tokyo” rispose Chuuya
“E perché mi hai portato qui alle dieci e mezza di sera?” chiese Dazai divertito
“Vieni con me” rispose il ragazzo che indossava sempre quel suo cappello marrone
I due camminarono lungo le vialate piene di verde e di quelle panchine che ormai sembravano stare lì da troppo tempo per poter essere ancora intatte e perfette.
Chuuya si sedette su una panchina color verde speranza come il prato che avevano davanti e invitò Dazai a sedersi accanto a lui. Il ragazzo più alto si sistemò accanto a lui e lo guardò con espressione interrogativa.
“Ti starai chiedendo perché io ti abbia portato qui e starai pensando che io probabilmente sia un pazzo maniaco, vero?” chiese Chuuya
“Beh più o meno” rispose Dazai ridendo
Dazai si ritrovò ad alzare lo sguardo e a fisssare nuovamente la bellezza di tutte quelle stelle sistemate in modo sparso nel cielo che aveva un colore blu scuro. Sorrise nel vedere quanta meraviglia ci poteva essere in una cosa così naturale e banale come le stelle, che forse tanto banale non era. Quando tornò con il viso in una giusta posizione si voltò verso Chuuya come per chiedergli qualcosa ma venne bloccato da un movimento rapido del ragazzo che aveva di fronte il quale poggiò una mano sulla sua guancia e gli baciò delicatamente le labbra, un bacio casto e puro, semplice. Dazai all'inizio spalancò gli occhi sorpresi ma poi sorrise con gli occhi e appoggiò anche lui la sua mano sul fianco di Chuuya, come per attirarlo a sé. Il ragazzo dai capelli arancioni poggiò anche l'altra mano sulla guancia dello scrittore e il bacio si intensificò, spalancarono entrambi la bocca e le loro lingue si unirono cominciando quello che poi finì col fare l'amore lì, sul prato, di notte, in un posto isolato che conoscevano solo loro, tranquilli e senza preoccupazioni.
*
“E quindi mi hai portato qui per conquistarmi eh?” chiese Dazai a Chuuya dopo aver fatto l'amore e restando accoccolati sull'erba.
“Avevo intenzione solo di dichiararmi in realtà, non pensavo saremmo finiti così” disse sorridendo e indicando la posizione nella quale stavano da ormai un quarto d'ora.
“Ti è andata bene allora direi” rispose Dazai baciandolo nuovamente
*
Nei giorni successivi i due erano ufficialmente diventati una coppia, si vedevano al bar quando Chuuya lavorava e Dazai cercava insistentemente di scrivere qualcosa. Le giornate erano piene, erano più belle, più luminose e piene di gioia, questo pensava Dazai quando seduto al tavolo guardava da lontano il suo ragazzo lavorare e sorridere cortesemente ai clienti. La felicità durò per mesi fin quando una sera Chuuya si presentò alla porta di Dazai con gli occhi ricolmi di lacrime, il viso arrossato e singhiozzando. Dazai si spaventò all'istante e lo fece entrare, Chuuya, che ormai conosceva l'appartamento del fidanzato, si sedette sul divano. Dazai si sedette accanto a lui abbracciandolo e chiedendogli spiegazioni. Chuuya gli spiegò che suo zio, a cui era legato, era morto dopo una lunga vita a combattere contro una malattia e sarebbe dovuto tornare nel suo paese d'origine, Berlino. Sarebbe dovuto restare lì per un po' di tempo.
“E qual'è il problema? Io sarò qui ad aspettarti” disse Dazai
“Non è quello il problema Dazai, è che non so se torno” rispose secco
Dazai rimase immobile, in quel momento gli passarono davanti agli occhi i momenti felici che avevano passato assieme sentendosi un peso sul cuore al pensiero di non poter creare nuovi ricordi felici con Chuuya.
“Mia madre ne è rimasta devastata e non so se riuscirò mai a lasciarla sola d'ora in poi” finì Chuuya.
“Mi stai lasciando?” chiese Dazai
“Non vorrei, ma non voglio neanche costringerti ad aspettarmi per chissà quanto tempo” riprese
“Chuuya, per favore esci da questo appartamento” disse Dazai
“Come? Perchè? Dazai?” disse Chuuya preso dal panico
“Esci, ho detto” disse fermo e convinto Dazai
Chuuya si alzò senza neanche salutarlo, si chiuse la porta alle spalle e se ne andò.
Dazai si ritrovò dopo tanto da solo, su quel divano a piangere a più non posso, talvolta chiedendosi tra sé e sé un “perchè a me?”. Passò la notte lì, raggomitolato a piangere.
Il giorno dopo Chuuya gli aveva mandato un messaggio dicendogli che era partito e che gli avrebbe scritto ogni tanto ma Dazai non rispose neanche, lesse semplicemente il messaggio. Buttò il cellulare sul letto che era diventato il luogo dove ormai stava tutto il giorno. Non riusciva a scrivere, non riusciva a far nulla. Passarono le settimane e Chuuya ogni tanto si faceva sentire ma Dazai non rispondeva, non gli faceva sapere sue notizie. Un giorno Dazai decise di scrivergli una lettera e spedirla alla casa della madre dove lui stava in quel momento.
“Caro Chuuya,
Non so per quanto resisterò ancora senza di te, non so se ce la farò a stare senza di te. Mi sembrano passati anni dalla tua assenza ma sono solo poche settimane. Non dovevo trattarti in quel modo quella sera, dovevo capirti e restarti accanto tutta la notte e invece ho dato la priorità ai miei sentimenti. Ti chiedo scusa per questo. Io sono e sarò qui ad aspettarti quando tornerai o quando mi perdonerai per come ti ho trattato nell'ultimo periodo. Sai, non so se riuscirei a stare anche un'ora senza pensare a te, sei l'unica cosa bella che mi sia capitata nella vita e l'unica cosa che non voglio e non ho il coraggio di abbandonare. Perdonami. Ti amo.”
Questa era la breve ma amorevole lettera che Dazai spedì a Chuuya.
*
Erano passati due mesi e Chuuya non gli aveva risposto. Dazai era seduto a tavola da solo che pranzava e pensava che ormai l'aveva perso, che non poteva più far nulla, che doveva pensarci bene prima. In quel momento suonarono alla porta e andò ad aprire. Solo in quell'istante gli sembrò che il dolore provato in quei mesi si dissolse del tutto quando davanti ai suoi occhi, sorridente, trovò Chuuya.
“Pensavi che ti avrei lasciato seriamente solo? Che faresti se non ci fossi io?” disse Chuuya ridendo
Dazai lo guardò sbalordito e lo baciò all'istante trascinandolo nell'appartamento e chiedendogli di tanto in tanto uno “scusa” all'orecchio e dicendo biascicando verso la camera da letto dei “ti amo” sottovoce al ragazzo. I due fecero l'amore come non lo avevano mai fatto prima, pieno di passione, di paura che era ormai svanita, di felicità che tornava, di salvezza. Rimasero assieme quella notte, addormentati uno abbracciato all'altro.
*
Chuuya e Dazai stavano assieme ormai da un'anno e tutto andava a gonfie vele, l'unica cosa che mancava era sempre il romanzo di Dazai pieno di pagine bianche. Era un giorno come i tanti quando Dazai andò al bar dove lavorava il fidanzato, entrò, lo salutò con un caldo bacio e salutò il resto dello staff con un cenno della mano ordinando subito un caffè e dei pasticcini al solito tavolo. Quando Olga, la cameriera, poggiò il suo ordine sul tavolo, si dileguò subito e lascio Dazai immerso nelle scartoffie di lavoro. Il ragazzo alzò lo sguardo e in quell'istante rimase incantato ad osservare il fidanzato sorridere ai clienti e lavorare bene come aveva sempre fatto e pensò che veramente la felicità potesse trovarsi a pochi metri. Gli si illuminarono gli occhi. Prese la penna in mano, aprì il quaderno e sulla prima pagina, dove si trovava il titolo, iniziò a scrivere..
“L'amore, la felicità, si possono trovare anche a pochi metri da noi, io la trovai tempo fa, in un piccolo bar...”
 
 
   
 
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