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Autore: Francesca_H_Martin    23/05/2017    0 recensioni
E se un veggente indicasse il momento esatto della vostra morte, sareste disposti a tutto pur di evitarlo? Anche perdere voi stessi?
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO AUTRICE:  Salve a tutti ragazzi! Volevo inizialmente scusarmi per il fatto che, a causa dell'università e di impegni vari, non riesco mai ad avere un po' di tempo per scrivere ed aggiornare. Non so quanti di voi seguino la mia storia, ma a chiunque lo faccia voglio dire sorry sorry sorry! Sper di riuscire a farmi perdonare!
La storia pian piano prende forma, questo è sempre un capitolo "introduttivo", per far capire qualcosa...Mi raccomando, se vi piace come scrivo, se vi piace la storia, lasciatemi un commento! Mi invogliate a continuare in questo modo!!
Buona lettura e grazie per tutto <3
 



 

σвℓινισи

-Chapter 4 (part 1)-

“fєαяѕ”






—Sveglia signorina! —Iuppiter lo urlò con tutta la voce possibile.
Si trovava di fronte al letto di Alex, dove quest’ultima stava dormendo beatamente fino a qualche secondo prima.
Era passata ormai una settimana da quando la ragazza era arrivata all’orfanotrofio Whisper e da quando aveva visto per l’ultima volta quel vecchietto strampalato davanti i propri occhi.
Alex si alzò, si strofinò le palpebre e sbadigliò.
—Cosa…cosa fai, sei forse impazzito? Freya non si sarà svegliata perché ha il sonno pesante, ma tutti gli altri sono sicura che presto si presenteranno fuori la mia porta armati di forconi. —disse la ragazza con una voce alquanto stanca e intrisa di ironia, tipica della sua persona. Iuppiter emise un risolino strozzato.
—Pronto?! Sono un veggente-mago, ricordi? Posso fare in modo che solo tu mi veda e mi senta. Di mattina hai sempre gli ingranaggi fuori posto come ora, o è solo un caso? —disse Iuppiter con voce sommessa, come se si stesse immergendo nel più profondo degli abissi.
Alex inarcò un sopracciglio e guardò il vecchio strampalato in modo interrogativo.
—Oh, i ragazzi di oggi. Deduco che i miei modi di dire siano ormai in disuso. —Iuppiter si lasciò cadere sul letto affranto mentre la ragazza lo guardava divertita.
—Deduci bene, hocus pocus. —.
Il mago guardò la ragazza con uno sguardo pieno di luce, come se avesse due gemme incastonate in quelle pupille.
—Oh, è il primo incantesimo che zia Buzzy mi ha insegnato. Che ricordi. — il suo sguardo era sognante, come se avesse visto il suo più grande desiderio realizzarsi davanti i propri occhi.
Li chiuse per una frazione di secondo per poi riaprirli di nuovo.
La sua espressione ora era a dir poco accigliata, invece.
Quel bagliore forte che lo incorniciava era sparito magicamente, così come quel sorrisetto dolce e malinconico.
—Zia Buzzy è morta inghiottita da un dinosauro, non ha avuto il tempo di difendersi perché stava raccogliendo le more per zio Reginald. Pace all’anima sua. —Iuppiter velocemente si fece il segno della croce e bisbigliò qualche parola in greco antico.
Alex lo guardò incuriosita.
Quanto poteva essere strano quell’uomo? Che cosa voleva da lei? Perché l’aveva salvata? Ma soprattutto, quanti anni aveva?
Dinosauri. Dinosauri.
—Dino…Dinosauro, bene. Lo so che l’età non si chiede mai ad una persona, ma…—
—Oh, ad una donna non si chiede mai, ma visto che sono un uomo puoi benissimo farmi questa domanda.
Comunque…Penso qualche millennio o giù di lì. Ho perso il conto.
Ho conosciuto Cristo prima che sapesse di essere tu-sai-chi. E con tu-sai-chi non intendo Voldemort. —.
Alex sorrise sotto i baffi.
—Che c’è? Mi sono modernizzato. Ho avuto un gran maestro, ho preso bene gli appunti e ora so tutto ciò di cui dovrei avere conoscenza, compresi quei telefilm scadenti con cui andate avanti.
Quello più strano in cui mi sono imbattuto è THE O.A… l’hai visto? Sto cercando ancora di capirci qualcosa da quando è finito.  Awkward! Iuppiter lo pronunciò con un piccolo acuto, stringendo i denti. Sorrise, ma solo quando vide l’espressione confusa e buffa che aveva Alex, si schiarì la voce e ritornò serio.
—Ok, sto divagando. Sono solo venuto per vedere come procedono le ricerche. Hai capito cosa ti accomuna a Nicole e hai trovato finalmente il cavillo? —le parole gli uscirono come un fiume in piena.
Alex guardò Iuppiter e per la vergogna si coprì il viso con una mano.
—Diciamo che mi sono lasciata un tantino trasportare…dalle novità, ecco. —
—Se per novità intendi James, oh, posso capirti appieno, sorella. —Iuppiter le rivolse uno sguardo malizioso mentre Alex diventava rossa come un pomodoro e sventolava le mani come se quello che l’uomo avesse detto fosse un’insana pazzia.
—James? Che c’entra James? E’ solo il mio bodyguard, mi sta semplicemente insegnando come sopravvivere in questa società. Sai, New York è davvero caotica! —Alex abbassò lo sguardo e cominciò ad arrotolarsi i capelli con le dita, gesto che faceva spesso quando era nervosa e in imbarazzo.
—Calmati, era solo per fare conversazione! Piccola io e te, vuoi o non vuoi, ci vedremo spesso, quindi è meglio che ti ci abitui. Fidati che di qui a un po’ ci conosceremo come le nostre tasche.
Non so quanto ti convenga perché le mie molto spesso sono piene di ragnatele e insetti vari, ma penso sia inevitabile. — Iuppiter sorrise mentre l’espressione di Alex era per lo più disgustata per l’affermazione.
Nonostante fosse fuori come un balcone, quel vecchietto strampalato le stava simpatico. Alex riusciva a percepire una specie di legame con lui, una sensazione che non riusciva a spiegare razionalmente ma che era forte e chiara ogni qual volta Iuppiter si trovava nei paraggi.
—Posso…Posso chiederti una cosa? —
—No. —
—Ma se non sai neanche…—
—Neanche cosa tu mi voglia chiedere? Ricordi che sono un veggente, si? A volte sembri dimenticarlo. — Iuppiter pose una mano sulla spalla di Alex e gliela strinse forte.
—Ho scelto te, si, proprio te, per una ragione che non posso dirti. Posso solo farti sapere che sei davvero davvero davvero speciale. Inizia a crederci perché è la verità. —.
Alex spalancò gli occhi. Quel meraviglioso blu ricordava a Iuppiter il più bel mare mai visto. Al sol pensiero la sua espressione si incupì.
—Se sei un veggente, non puoi dirmi direttamente tutto e così facciamo la finita? — Alex incrociò le braccia e nonostante volesse sembrare forte e sicura di sè, un guizzo, una piccolo tremolio alle labbra la tradì.
—Non posso perché il destino viene continuamente modificato in base alle scelte che ognuno di noi prende. Se ti dicessi come comportarti, sceglierei io al posto tuo e non mi sembra giusto. Come diceva qualcuno di famoso-che ora non ricordo(capisci quanto ho da ricordare con questa età)-“ognuno è artefice del proprio destino”. Mai fu detta cosa più vera. — Iuppiter tirò dalla sua tasca un coniglio con un orologio in mano, che somigliava molto al bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie e allarmato lo rimise da dov’era uscito.
Alex rimase senza parole. Ancor doveva abituarsi a quel personaggio fuori dal comune.
—Se te lo stessi chiedendo, si, è il bianconiglio in carne e…magia. —Iuppiter sorrise. —Amo raccontare questa storia.
 Charles Dodgson venne da me perché frustrato, voleva qualcosa che lo aiutasse a calmare i nervi per scrivere una delle sue più importanti opere. Mi disse che il suo racconto parlava di una principessa che si innamorava di un principe ma entrambi erano ostacolati da una regina cattiva, solo che trovai la trama così noiosa che invece di dargli una tisana tranquillizzante, gli sciolsi il fu’ porcin nell’infuso. Grazie a me ha creato quel favoloso mondo! Avreste avuto se no “la millesima favola uguale-la vendetta”. Dovreste ringraziarmi. — Iuppiter rise di gusto. Alex continuava a guardarlo in modo accigliato.
—Oh…Cos’è quella faccia? —
—Hai drogato l’autore di “Alice nel paese delle meraviglie” ! Era lui a trovarsi nel paese delle meraviglie grazie a te! —Alex lo disse quasi urlando mentre Iuppiter non riusciva a smettere di ridere.
—Oh, non l’ho drogato! Il fu’ porcin non era una droga, diciamo che veniva usato per filtri d’amore o per…per far avere allucinazioni genuine. —Iuppiter scoppiò di nuovo a ridere.
—Quindi, in poche parole, l’hai drogato. Sai, girava una teoria sul fatto che l’autore avesse assunto qualche sostanza allucinogena per aver scritto tutta quella roba assurda, ma non avrei mai immaginato che un veggente con qualche millennio sulle spalle e con la sanità mentale di Willy il coyote ne fosse stato l’artefice…Touchè. — Entrambi si guardarono negli occhi e sorrisero.
—Ho dato vita al bianconiglio perché è irresistibile, con quegli occhiali e quel musetto. —Iuppiter iniziò a fare delle smorfie e a utilizzare quella vocina, la tipica che esce a chiunque si trovi davanti un cucciolo di cane o di gatto.
Alex rise guardandolo.
—Ok, ora che mi sono reso abbastanza ridicolo…Posso andare. Come direbbe un vecchio amico “E’ tardi! Devo sbrigarmi!” Alex roteò gli occhi. —Un’ultima cosa…Non lasciarti distrarre, ne va della tua vita. E…oggi mi sa che sarà una giornata piena di…rivelazioni, scoperte. Lo sento. —
Alex lo guardò con una punta di curiosità nello sguardo, avvicinandosi sempre di più.
—Aspetta…Cosa vuoi…—
—Già ti ho aiutato troppo Alex…Adios. —e così scomparve, lasciandosi dietro solo un nuvola di fumo nero.
 

 
Penelope si trovava fuori da una strana porta in quegli stretti corridoi del seminterrato, dove era avvenuta la cerimonia del novellino una settimana prima. Insieme alla ragazza c’erano Thori e Nathan; i tre bisbigliavano tra loro, come se avessero paura che qualcuno li sentisse.
—Nathan, ho provato ad esserle amica ma ha preferito Freya e Floyd a me, puoi crederci? —Penelope si mise una mano sulla fronte, fingendo di svenire da un momento all’altro, come se la cosa che avesse detto prima fosse una di quelle più assurde e surreali.
Nathan guardò quella sceneggiata trattenendo una grossa risata.
—Oh mio dio, no. Stento a crederci. —disse il ragazzo con un tono palesemente sarcastico. Thori rise, accorgendosene. L’unica che non aveva colto l’ironia era proprio Penelope che con un movimento rapido si chiuse la porta alle spalle dopo aver ringraziato Nathan per aver compreso quello che lei aveva definito “un vero e proprio oltraggio”.
Thori e il ragazzo si guardarono sorridendo.
—Nathan…Sai che Nicole è qui per una ragione, giusto? Abbiamo avuto conferma che l’orfanotrofio Whisper attrae a sé solo persone di un certo tipo, “particolari”…Se capisci cosa intendo. —Thori lo guardò; quest’ultimo si passò una mano tra i capelli e con aria nervosa ricominciò a parlare: —Si, per forza. Tutte le volte è stato così. Anche lei deve avere un qualcosa…—Nathan non finì la frase. La sua espressione era strana, come se stesse partorendo un pensiero difficile e profondo. Alla ragazza quella faccia ricordava tanto quella che faceva quando i due erano ancora migliori amici, ogni qual volta Nathan la aiutava a risolvere problemi difficili di matematica. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce ma le mancavano tanto quei momenti.
—Toglimi una curiosità. —Nathan riprese a parlare, ponendosi una mano davanti la bocca. —Perché, nonostante sia qui da una settimana, non sappiamo ancora nulla di lei? Chi è? —gli uscì come un bisbiglio quasi impercettibile.
 —Bella domanda—rispose Thori, inarcando un sopracciglio.
—Dobbiamo scoprirne di più, soprattutto sulle sue “doti” particolari. Avrà sicuramente qualche talento che ci nasconde.
Potresti stalkerarla. So che le ragazze sono brave in queste cose.—Nathan sorrise, mentre Thori rispose con un tenero broncio.
—Ero in seconda media! E…non stavo stalkerando Will, mi trovavo solo…—
—Si si, nel posto giusto al momento giusto, ossia nel bagno degli uomini. —Il viso di Nathan si illuminò. Aveva un sorriso bellissimo, pensò Thori. Aveva dimenticato quanto potesse essere bello ridere con lui.
Perché si erano allontanati? Ancora non ne capiva il motivo.
“Hai seguito qualcuno nei bagni? Non me l’avevi mai detto.”
Una voce distinta si fece spazio in quel corridoio, tanto che  un brivido percorse la schiena di Nathan. Si sentiva quasi come se fosse stato pugnalato in pieno petto nel bel mezzo di un sonno profondo.
Era Jake. Si avvicinò silenziosamente alla ragazza e le diede un bacio a fior di labbra. Subito dopo rivolse di nuovo quel suo sguardo imperturbabile a Nathan.
—Era solo uno stupido aneddoto, di poca importanza. Nathan adora ricordarmelo, di tanto in tanto. —disse Thori, sorridendo.
Jake guardò il ragazzo senza far trasparire in volto il segno di un’emozione.
—Forse parla un po’ troppo. —.
I ragazzi si guardavano come se fossero cowboy pronti a sparare il primo colpo per ferire mortalmente l’altro.
L’attenzione fu distolta dai due solo quando qualcuno li invitò ad entrare nella stanza.
Era Floyd che con gesti teatrali esortava i ragazzi a sbrigarsi, così tutti e tre si chiusero la porta alle spalle senza esitare.
—Pensavo vi steste confessando lì fuori. Se non fossi intervenuto, visti i vostri peccati, avreste di sicuro finito a mezzanotte. —disse Floyd con il suo solito tono pungente e sarcastico. —A nessuno dei qui presenti piace svolgere queste “attività extracurriculari”, ma sono necessarie e sapete anche perché. —concluse il ragazzo, inarcando un sopracciglio. Fissò per un attimo il pavimento, pensieroso. Solo quando alzò lo sguardo si rese conto che tutti i ragazzi dell’orfanotrofio(esclusi Adam e Alex perché non presenti) lo stavano osservando incuriositi.
—Oh mio Dio, sei molto ma molto preoccupato, Floyd. Lo sento. —disse Freya mentre si massaggiava delicatamente le tempie.
—Non usare i tuoi poteri su di me, Freya! Sai quanto lo odi! —
—In realtà non sono necessari i suoi poteri per capire che hai qualcosa che non va. Per quello basta la tua faccia da idiota. —disse Penelope con la sua solita aria da superiore.
Floyd si limitò ad un’occhiataccia.
—E’ vero. Mi preoccupa qualcosa. Più che preoccupare, questa cosa mi crea disagio. —
—Sei gay e non ce l’hai detto? In realtà, l’ho sempre pensato. —disse Penelope ridendo e ponendo una mano sulla spalla del ragazzo.
Floyd la spostò immediatamente, facendo un verso per lo più disgustato.
—No, Regina George dei poveri. Sono preoccupato per Nicole. —
—Nicole? Che c’entra Nicole? —James si intromise nel discorso, guardando Floyd dritto negli occhi. Il suo sguardo tenebroso per un nanosecondo sembrò schiarirsi e prendere le sembianze di uno a dir poco irrequieto.
—Dovrebbe sapere di noi, di tutto questo. —Floyd iniziò con gesti delle mani ad indicare la stanza in cui si trovavano.
Era costituita da un muro insonorizzante, in modo tale che tutto ciò che vi avveniva, a porte chiuse, sarebbe rimasto in quella sala. Sepolto e dimenticato.
C’era un caminetto spento con due poltrone e un divano posti di fronte, un enorme schermo che riproduceva immagini strane, più che altro simboli antichi e un tavolo lunghissimo pieno di aggeggi di vario tipo, alcuni davvero inquietanti.
Freya si spostò dal cerchio che avevano formato intorno a Floyd e raccolse una specie di pallina trasparente, dalle dimensioni di quella da tennis.
La pallina magicamente si colorò di un rosso vinaccia.
—Vedete? Posso captare le emozioni di tutti ma non le mie. Questa pallina invece può farlo per me ed è rossa. Rossa, capite?! Significa che sono molto molto nervosa. Non poter parlare con Nicole mi rende un tantino… stressata. —disse Freya facendo una smorfia con la bocca.
—Prima stavamo parlando giusto di questo io e Nathan. —disse Thori, spostando su di sé l’attenzione. —Sappiamo ormai che chiunque venga in questo posto…E’ speciale. L’orfanotrofio Whisper è praticamente la Mystic Falls della nostra realtà. —
Tutti i presenti la guardarono in modo accigliato.
—Oh, per la miseria! Vi dice qualcosa il nome “The vampire diaries”? In quella città sono tutti esseri sovrannaturali, e poi c’è Matt. Penso sia il personaggio più inutile sulla faccia della terra. —Thori, guardando le facce ancora più confuse degli amici, si schiarì la voce e continuò a parlare: —non penso sia però il nostro caso. Sono sicura che Nicole non è il Matt di turno.  Ci nasconde qualcosa. Non sappiamo nulla di lei, dobbiamo capire perché è qui e come ci è finita. —
Penelope spostò con violenza il braccio di James, che si trovava accanto a lei, e si intromise nel cerchio che i ragazzi avevano formato. Girò per un secondo su se stessa fino a che non incrociò lo sguardo di Freya. La barbie gigante fece un passo in avanti e con il viso si avvicinò a quello della ragazza.
—Tu puoi scoprire chi è e perché è qui. Puoi arrivare a capo di tutto. L’avrei fatto io, ma per qualche insana e assurda ragione ha preferito voi a me. —Penelope lanciò un’occhiataccia a Freya e Floyd, i quali erano per lo più impassibili, come se fossero abituati alle sue offese gratuite.
—Mi fido di Nicole. Percepisco buone sensazioni da lei. Ho piena fiducia nei miei poteri e se mi dicono che è una buona persona, ci credo.
Se vorrà dirmi qualcosa che la riguarda intimamente, sarà lei a farlo e la ascolterò. Di certo non sarò io ad insistere o a vendermi per sapere delle cose sul suo conto. Ho dei principi e dei valori, ma non spreco altre parole perché so con chi sto parlando. —disse Freya in modo secco e chiaro.
Floyd applaudì rumorosamente mentre Penelope e la ragazza si guardavano in cagnesco.
Non era mai corso buon sangue tra le due, ormai tutti lo sapevano. Era inutile anche intervenire per far istaurare una sorta di tregua, finiva sempre con qualche lite fuori controllo o con entrambe che utilizzavano i loro poteri a discapito dell’altra.
—Ora basta voi due. Sempre la solita storia. Il problema è un altro, ora. Lo diciamo ad Arthur? Magari lui saprà consigliarci sul da farsi. —intervenne Jake con la sua solita aria annoiata.
—Arthur dirà sicuramente che non dobbiamo farla spaventare e che tutto deve essere fatto a tempo debito. —questa volta a parlare fu James. Sembrava pensieroso, più pensieroso del solito. D’altronde,  però, era di James che si stava parlando.
Avere uno sguardo misterioso e indecifrabile, come se stesse pensando a tutto e niente, era tipico di lui.
—Sta di fatto che non riesco a nasconderle più niente. Odio mentire. —disse Floyd, esasperato. —La domanda quindi è: che si fa ora? —.
 

 
 
Appena Iuppiter scomparve in quella nuvola di fumo, Alex si girò verso l’altro lato della stanza per accertarsi che Freya non avesse sentito nulla di ciò che aveva detto. Di sicuro vedendola parlare da sola l’avrebbe presa per pazza, cosa che pensava di certo anche lei, ma perché doveva perdere già una delle pochissime persone che l’avevano davvero fatta sentire a casa? A proprio agio?
Si sarebbe maledetta a vita.
Chiuse gli occhi, sperando con tutta se stessa che la sua amica stesse continuando beatamente a dormire, ma quando li riaprì si accorse che Freya non era più lì.
Meravigliata, si alzò dal letto e si diresse verso la porta, sporgendo la testa fuori dall’uscio.
L’unica cosa che rimbombava nell’istituto era il solito silenzio di quell’ora.
Si affrettò a chiudere la porta e finalmente prese un bel respiro.
Le sembrava ancora tutto troppo irreale, non aveva per niente metabolizzato quello che le era successo. Solo in quei brevi, fugaci momenti-quelli in cui era sola-poteva davvero far crollare i possenti muri che aveva innalzato per non sembrare debole, per non sembrare una persona ancora più strana di come appariva.
Ogni singola volta un volto le balenava nella mente: quello di Matthew, il suo fratellino adottivo. Si ripeteva sempre che era l’unico motivo per cui cercava di trovare una soluzione ai suoi problemi, anche se molto spesso la paura di averlo abbandonato le causava un dolore lancinante allo stomaco.
Eppure non sapeva perfettamente come funzionassero questi viaggi nel tempo, non ci aveva mai capito nulla neanche guardando film e telefilm a riguardo.
Nonostante la sua anima si trovasse lì, a New York, comunque la Alex di aprile si trovava con Matthew a Salem, vero?
Nulla da fare, non avrebbe di sicuro trovato risposta.
I viaggi temporali sono sempre difficili da comprendere- pensò tra sé e sé.
Si avvicinò al suo comodino e prese la collana che le avevano regalato Freya e Floyd prima della cerimonia del novellino-quella raffigurante la lettera omega-e la indossò.
La strinse forte nella sua mano e provò per la prima volta qualcosa di inspiegabile.
Percepiva una sensazione simile a quella che si prova quando sei sotto la doccia, quando l’acqua da fredda improvvisamente diventa molto calda, bruciandoti; era come se avesse il sole incastonato tra le sue dita; sentiva il cuore batterle all’impazzata e un calore che la pervase completamente.
Chiuse gli occhi per una frazione di secondo; quando li riaprì vide che la mano con cui stringeva il ciondolo era diventata così bollente da aver assunto un colorito rossastro.
Che stava succedendo?
Spaventata, Alex subito lasciò la presa e inalò più aria possibile.
Forse era stata solo un’impressione.
Forse era solo vittima di uno stupido scherzo di Iuppiter.
Scosse la testa e si avvicinò allo specchio, voleva controllare con i propri occhi che la sua pelle non fosse diventata fuoco. Ormai si aspettava potesse succedere di tutto nella sua vita.
Niente. Era la solita Nicole.
Pelle chiara, tendente al bianco latte. Nessuna bruciatura, nessuna macchia strana.
Improvvisamente però la sua vista divenne sfocata, come quando si tolgono gli occhiali dopo averli indossati per tanto tempo. Vedeva solo macchie indistinte, colori confusi che si mescolavano di tanto in tanto.
Frastornata, si sedette per un attimo sul letto e cercò di calmarsi, chiudendo nuovamente gli occhi.
Si concentrò sul silenzio tombale che c’era in quella stanza, eppure…sentiva una specie di ronzio, una specie di vocina che le stava parlando.
Era come se si trovasse in una bolla: tutto quello che la circondava lo percepiva in modo distante, ovattato, come se non si trovasse davvero lì ma in qualche universo sconosciuto.
Aveva paura, non sapeva che cosa le stesse succedendo.
In tutta la sua vita aveva convissuto con la paura, sua acerrima nemica.
Le aveva sempre impedito di vivere cose belle, cose per le quali valeva lottare.
Adesso no. Adesso l’avrebbe affrontata, qualsiasi fossero state le conseguenze.
Si concentrò sul flebile suono di quella vocina e strinse i pugni.
“Seguimi. Seguimi.”
Era la voce di un bambino, ne era sicura. Sembrava triste e dolce allo stesso tempo.
“Seguimi. Seguimi.”
Aprì gli occhi e per poco non svenne dalla sorpresa.
Davanti a lei c’era un piccolo bambino dalla carnagione chiarissima e dai capelli castani che la stava fissando.
Alex si alzò in preda al panico, cercando di respirare il più possibile per far rallentare i suoi battiti fin troppo accelerati.
—Chi…chi sei? —gli disse con tono grave e spaventato.
Il bambino le sorrise senza rispondere, si avvicinò alla porta e uscì fuori.
Alex immediatamente lo seguì.
—Chi sei? Dove stai andando? Ti sei perso? Forse i tuoi genitori ti stanno cercando…— il bambino ignorò la ragazza, continuando a camminare come se conoscesse quel luogo da sempre.
Solo quando entrambi arrivarono davanti una delle porte dello scantinato, il bambino si fermò e guardò Alex.
—Ehi…Da dove vieni? —Alexandra finalmente riuscì a toccargli la spalla, ma… la sua mano attraversò la sagoma di quel bambino, come se quest’ultimo fosse solo un ologramma.
Istintivamente la ragazza tirò indietro il braccio e si appoggiò al muro per non cadere da un momento all’altro. Sentiva che a mano a mano le forze la stavano abbandonando.
Il bambino la stava ancora fissando, ma questa volta non sorrideva. Aveva uno sguardo cupo e una smorfia triste incorniciava le sue labbra.
—Fammi tornare a casa. —
—Non so dove abiti, dimmelo e ti…—ancora sconvolta, Alex cercò inutilmente di finire la frase. Le parole le morirono in gola.
—Fammi…Fammi tornare! —il bambino lo urlò con tutta la voce possibile.
Alex chiuse immediatamente gli occhi e senza avere controllo del suo corpo, stese il braccio davanti a sé.
Solo quando li riaprì, si rese conto che una specie di buco rosso aveva invaso il corridoio, illuminandolo di una luce intensa.
—Seguimi…—disse il bambino, stringendole inspiegabilmente un dito e tirandola con sé.
Come poteva in quel momento essere reale, in carne ed ossa e fino a pochi minuti prima inconsistente?
Che cos’era quel buco rosso?
Perché il bambino voleva portarla con sè?
Come aveva fatto a creare quella specie di portale?
Senza neanche sapere come, visto lo spavento, un urlo improvviso le uscì di bocca, facendo scaraventare James e tutti gli altri fuori dalla porta del rifugio.
—Nicole! Nicole, cosa succede?! —disse James in tono grave, raccogliendo il viso di Alex tra le sue mani.
Alex non rispose alla domanda.
—Nicole! Nicole! —
Flebili sussurri. Le sembrò che il nome della ragazza di cui aveva assunto le sembianze non era mai stato pronunciato più lentamente.
Guardò per la frazione di un secondo dietro le spalle dei ragazzi. Non c’era più nulla, tutto era sparito.
Sentiva in modo ovattato la voce di James che la esortava a riprendersi, il suo tocco delicato sulla pelle.
E poi…nero.
Tutto quello che era successo fu risucchiato da una spirale di buio pesto.
 
 
 
 

 

 

 

 

 

   
 
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