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Autore: Mama Holy    23/05/2017    4 recensioni
Furono la sua evidente tristezza e il disperato bisogno di trovare un appiglio a guidare a lei la sua illusoria salvatrice.
La Cocaina.
Terza classificata al contest "Xtreme" giudicato da Hedoniste sul forum di Efp.
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Alisa tate contest

Consiglio di ascoltare la canzone "Under the bridge" dei Red hot chili peppers durante la lettura.

Alisa Tate

La donna, minuscola e invisibile, si reggeva sulle instabili gambe a un lato della strada. I suoi occhi scuri non sembravano notare alcuna delle silenziose figure che le passavano al fianco. Sarebbe bastato che qualcuno si fosse accorto del suo stato d'animo, e forse i suoi piedi sarebbero rimasti incollati a terra; forse il suo pallido vestito quella sera non si sarebbe imbrattato di rosso. Ma non successe.

Le esili membra, nascoste dalla sottile e candida stoffa, avvertivano sempre più il peso del gonfio ventre, che già da settimane aveva iniziato a crescere insieme alla creatura che si nascondeva al suo interno.

Le piaceva pensare che tutte le disgrazie fossero nate con l'apparizione di quell'embrione, ma sapeva bene anche lei che non era così.

Quello che ora l'aveva portata su quella strada, lontana dalla sua casa giusto di qualche metro, risaliva a ben prima di quel grottesco rigonfiamento.


Lei era stata Alisa Tate.

Una ragazza come molte altre, che si erano poi ritrovate a finire la propria vita con le loro stesse mani.

La sua esistenza era andata a puttane circa sei anni fa, quando si sentiva ancora giovane e libera.

Erano stati bei tempi, ma da lì la situazione non aveva fatto che precipitare sempre più, senza possibilità di tornare indietro.

Se solo avesse guardato avanti invece di rimpiangere il passato, allora forse le ruote di quel verde camion non le avrebbero fracassato il cranio.

Ma ora mai è troppo tardi e l'unica cosa che rimane di lei è questo mio racconto, solo per farvi sapere che, un giorno, questa donna era esistita.


Alisa non aveva mai avuto una realtà semplice, ma in fondo vorrei sapere, chi è che vive una vita facile in questo mondo? Non credo esista.

No, il problema non erano stati i vari fidanzamenti andati male, le tante amicizie false, non erano stati i genitori menefreghisti al limite del divorzio. No, il problema era stata lei.


Per capire bene la sua storia dovete sapere che Alisa era una persona particolarmente sociale, non sopportava di stare sola, e qualunque persona andava più che bene per soddisfare quel suo bisogno di contatto umano.

Fu il dar troppa corda a questo suo desiderio che la portò a creare legami totalmente casuali.

E ogni volta che qualche relazione finiva, il suo bisogno di riempire la propria esistenza cresceva.


Quelle amicizie e quegli amori furono la sua prima droga.

E come ogni droga, a lungo andare la distrusse.


Le relazioni sono una parte fondamentale della vita dell'uomo. Ognuno di noi sente forte necessità di essere amato, e poco quello di amare.

Per Alisa, quel bisogno era soffocante e pressante. Era dipendente dall'amore degli altri, e si attaccava a qualunque persona che sembrava poterglielo dare.

Ma stringere forti legami casuali non è mai una buona idea, e questo Alisa lo capì solo dopo averci sbattuto la testa così tante volte da non riuscire più a fasciarsela.

Si ritrovò più di una volta ad avere a che fare con relazioni finite male, ma ce ne fu una in particolare che la distrusse irrimediabilmente.


Sheryl Bernard fu quella che credeva essere la sua migliore amica del momento. La ragazza con cui condivideva di più la sua vita; e fu proprio questo il suo errore.

Sheryl le prese tutto ciò che poteva prenderle, promettendole in cambio l'affetto di un'amica.

La sfruttava per sfogare ogni sua rabbia, come lei la usava per soddisfare il suo desiderio d'amore.

E mi chiedo chi fece più male all'altra nel guardare solo a sé.

Ma nonostante questo, l'amicizia continuò, anche quando Alisa prese ad avere i suoi primi problemi con l'alcool; forse perché Sheryl non la prese tanto sul serio, non avrebbe mai potuto pensare che da queste sbornie eccessive la situazione sarebbe nuovamente peggiorata.

Non si rese conto di starla spingendo lei stessa in quell'oblio da cui non sarebbe più uscita.


Ebbene sì, Alisa prese a bere più di quanto avrebbe dovuto, e sempre più spesso, finché non venne introdotta ad altre innocue soluzioni, le droghe.


Iniziò cauta, con anche Sheryl al suo fianco, ma presto perse ogni paura e auto controllo. Prima fumo, poi erba, q uelle che potremo ancora definire droghe leggere. Tutto ciò per ignorare il dolore, per ignorare la tristezza e vivere facendo finta di non avere alcun problema.

Ma le sue sfortunate avventure non erano destinate a finire così presto.


Una notte, completamente fatta, finì per far scoprire ai genitori di Sheryl che la loro, tanto perfetta, figlia in realtà si drogava.

Da quel giorno l'altra la buttò fuori dalla propria vita con rimarcata violenza, trattandola come una completa estranea.

Per Alisa fu come perdere l'appoggio che l'aveva tenuta in piedi fino a quel momento; ed è qui che la linea che indica il suo precipitare si fa più ripida.

È qui che inizieremo a parlare di quel luogo sotto al ponte, il luogo dove dimenticò ogni persona che avesse mai amato, il luogo dove buttò la sua vita.

Furono la sua evidente tristezza e il disperato bisogno di trovare un appiglio a guidare a lei la sua illusoria salvatrice.

La Cocaina.

Inizialmente fu la stessa droga a raggiungerla, presentandosi con le sue tanto seducenti promesse, ma poi fu Alisa a ricercarla ancora e ancora, sapendo che l'avrebbe senza dubbio ritrovata lì, al centro di Los Angeles, sotto quel ponte.

Diventò la sua nuova amica e compagna, quella che gli rendeva possibile continuare a ignorare ogni suo problema.

Ben presto invase completamente i suoi pensieri e ogni minuto dei suoi giorni, senza lasciar posto ad altro. Esisteva solo per poter tornare in quel posto, e ogni giorno si alzava sperando solo di farci ritorno il prima possibile. Il tempo in cui stava sballata era sempre maggiore, come la dose che non faceva che aumentare.

Non si rese conto che anche quell'amicizia era falsa e si ritrovò imprigionata dalla sua stessa liberatrice.

A quel tempo era cieca e lo rimase per molto tempo, finché non successe l'ennesima, inevitabile catastrofe.

Una catastrofe che poteva distruggerla quanto salvarla.

Rimase incinta. Il padre ignoto; non che conoscere il viso avrebbe cambiato qualcosa, visto che fu solo uno dei tanti rapporti casuali che aveva solitamente mentre stava fatta.

Questo evento la riportò con violenza alla realtà.

Le aprì gli occhi e di colpo si rese conto delle sbarre che la rinchiudevano, da cui, per quanto lo desisderasse, non sarebbe riuscita a scappare. Quello che era diventata le faceva ribrezzo, e si odiava per ogni sua piccola decisione passata.

Man mano che il bambino cresceva, tornava sempre di più in sè; ma era troppo tardi lei, non si sarebbe mai liberata da quella cella in cui si era rinchiusa di sua spontanea volontà. Non ne avrebbe mai avuto la forza.


Tuttavia, fu solo quando iniziò a sentire la creatura muoversi dentro di sé che non poté più sopportare.

Cercò disperatamente di scappare di nuovo, ma sta volta in modo decisivo.

Prese tutta la cocaina che riuscì a comprare e se la iniettò, sperando di morire per mano della sua stessa vecchia amica.

Per ironia della crudele sorte, fallì.

Eccoci, quindi, alla grande strada dove Alisa Tate stava ad aspettare il momento più propizio. Si grattava furiosamente le braccia, fino a macchiare la pelle già ferita del rosso sangue. Fissava le macchine che si susseguivano davanti a sé, sentendo il corpo tremare sempre più violentemente. Spesso i suoi pensieri vagavano e finivano per tornare sempre a quel ponte. Ma non si mosse, non ascoltò le pressanti richieste del proprio organismo, della sua psiche ormai distrutta, ignorò il richiamo della falsa amica.

Solo dopo diversi minuti di questa lotta, vide finalmente ciò che aspettava con ansia.

Quell'alto camion era perfetto, se fosse partita all'ultimo momento forse non l'avrebbe nemmeno vista.

Negli ultimi secondi prima di dare a tutto quanto una sua fine, la sua mente era finalmente vuota, libera da ogni pensiero.

Il terrorel'aveva posseduta fino a pochi minuti prima, ma in quel momento era completamente calma e lucida.

Si buttò in mezzo alla strada con la poca forza che ancora possedevano le sue esili gambe.

Avrebbe dovuto mangiare più spesso quegl'ultimi giorni; fu questo che pensò poco prima che la sua mente si spegnesse.

Le larghe ruote del camion la travolsero, frantumandole le ossa e distruggendole la carne.

Alisa Tate smise di esistere in un istante.


   
 
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