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Autore: Etereum    26/05/2017    2 recensioni
La one shot si svolge dopo la brutalità che ha toccato la sorte di Anna sotto gli occhi del suo prezioso Igor.
La sofferenza così radicale si avverte in queste righe, lascia però anche trasparire, una sorta di tenerezza ingenua, proprio del loro essere protagonisti di una Fiaba, con un antagonista che non permette di vivere felici e contenti, da qui il nome.
Ringrazio Nadia, che mi ha dedicato questo scritto, e io ho deciso di renderlo qui, perché a mio parere merita davvero.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Igor Borisovič Mickalov
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Anna, nel bagno della sua camera da letto, sotto il getto bollente dell'acqua, si sfregava forte la pelle candida, tra i singhiozzi, tentando follemente, disperatamente di cancellare ció che era accaduto poco prima - la presa delle gelide, invadenti mani del mostro, quel tocco ripudiato e tuttavia stringente, la violenza e la costrizione, la sua purezza macchiata, marchiata indelebilmente, per sempre. Ciocche di capelli dorati le ricadevano sul viso umido di acqua e di lacrime, ostacolandole la vista, e lei desideró che l'accecassero, che le divorassero gli occhi come mille serpenti, per evitare di vedere le gocce di sangue che le scorrevano su una coscia, i lividi sul suo fianco destro, il cuore della sua defunta mamma davanti a lei. Ma sapeva che pur stringendo gli occhi, pur distogliendo lo sguardo, certe immagini non sarebbero andate mai più via dal resto della sua misera vita. Mai più. Quando sentí dei passi avvicinarsi, tremò. Cercò di fermare i singhiozzi, di far dimenticare la sua esistenza a chiunque fosse dietro quell'uscio. Chiuse rapidamente il getto d'acqua, sussultando in silenzio a ogni proprio respiro. Che fosse Viktor, di nuovo? Il mostro, pronto a deriderla ancora, a sputare sui frammenti rimasti di sé, o forse... a chiederle perdono? Perdono per un gesto di momentanea follia? No, non esistevano scuse nelle menti dei mostri senza cuore. E lei non avrebbe aperto quella porta, non avrebbe aperto a nessuno. Ma la sua voce profonda le mozzó il respiro. - Anna... Igor non se ne era andato da quando l'aveva riportata nella sua stanza. Non l'aveva lasciata sola, ma ormai era tardi. Il principe azzurro cosacco che lei aveva atteso invano ogni notte si era finalmente presentato al suo cospetto. Ma a che prezzo? C'era una nota di smarrimento in quella voce, e forse quell'incrinazione nel suo tono la spinse a zoppicare verso la porta avvolgendosi in un accappatoio di stoffa color cielo, stoffa morbida, ma che graffiava contro il suo delicato corpo martoriato, e ad appoggiarsi contro di essa, chiamando con un filo di voce il suo nome oltre il legno lucido. « Anna, io.. lui avrebbe potuto uccidervi.. se mi fossi mosso... se avessi trasgredito gli ordini... Aprite, vi prego.. » le sue parole spezzate resero il suo dolore più tagliente, più profondo. Forse Igor avrebbe voluto proteggerla... Sì, o adesso lei non avrebbe potuto udire distintamente i suoni ovattati dei suoi rantoli di dolore, adesso. Se non per se stessa, almeno per onore... o per umanità. Forse lui avrebbe davvero voluto davvero spingere via Viktor, pugnalarlo come l'arcangelo Michele con la sua spada di fuoco il Diavolo, metterla in salvo. Stringersela forte contro il petto e sussurrare che tutto sarebbe andato bene. Ma non poteva, non poteva, non poteva. Igor era debole rispetto al mostro, e vincolato da imposizioni, divieti, obblighi. La sua intera esistenza era stata un vano tentativo di sguizzare da un dovere all'altro alla ricerca di un po' di pace, di libertà. La stoica padronanza di sé che aveva imparato a sviluppare fin dalla tenera età era ancora imbrigliata in un fanciullesco desiderio di rivalsa, di fuga verso l'idillio. Avrebbe voluto abbracciare la sua principessa, la sua innocente donzella dai capelli d'oro, sollevarla con galanteria per la vita e farla sedere sul suo bianco destriero possente, farle allacciare le mani gentili attorno al suo bacino e galoppare via elegantemente insieme a lei in uno sfondo di natura benefica, vivendo d'amore come in una bellissima fiaba. Igor era troppo grande ormai per le fiabe, e la vita lo aveva trascinato in un incubo senza uscite. La sua donna - che mai era potuta essere sua - era stata disonorata sotto il suo sguardo, a poca distanza dalle sue impotenti mani tremanti. E si era sentito inutile, codardo, vigliacco a non salvarla, a non rischiare di morire per proteggerla, come avrebbe dovuto fare un uomo degno del nome che portava. Vile. Ignavo. Lei aveva sofferto e lui non era riuscito a impedirlo. Forse, però, se avesse attaccato il demoniaco cugino, egli avrebbe contorto le viscere della fanciulla fino a toglierle la vita, e poi sarebbe passato a lui. O forse suo padre avrebbe ucciso Anna, l'oggetto del desiderio che aveva osato spingere il suo devoto primogenito a contraddire le decisioni del grande Vampiro Creatore sfregiato e gli ordini del suo padre padrone, e la ragazza sarebbe diventata pasto per ingorde creature affamate di sangue. E dunque, egli non si era mosso, non poteva, era incatenato al suo stesso destino, alla sua stessa incontraddicibile famiglia di orrori, e aveva lasciato che le urla disperate del suo piccolo sogno penetrassero ogni cellula del proprio corpo, aveva lasciato che suo cugino toccasse il suo fiore, la sua donna, come lui stesso non aveva mai osato, ferendola, umiliandola, traumatizzandola, utilizzandola a proprio piacimento come un oggetto di scarso valore e privo di libero arbitrio... proprio come era anche lui. Facendolo sentire disgustosamente impotente, schiacciando il suo onore, annullando il suo orgoglio, sputando sui suoi desideri di amore, di intimità segreta, reciproca ed esclusiva, di un futuro con la piccola principessa dai boccoli biondi. Quando Anna aprì la porta e si fiondò a occhi spalancati e vuoti tra le sue braccia, qualcosa in Igor si frantumò. Debolmente, le prese una mano, se la portò alle labbra bagnate di pianto. La fece rifugiare contro il suo cuore mentre la giovane nascondeva di più il volto ripensando a lui, il ragazzo di cui era innamorata, che l'aveva vista essere abusata in tali condizioni dal Mostro. La vergogna le fece emettere un singhiozzo soffocato contro il suo petto. « Perdonami, Anna... perdonami... » gemette Igor, abbracciandola di più, come la cosa più cara e preziosa che esistesse al mondo. La ragazza, devastata, non rispose nulla, cercando conforto per una ferita troppo grande nel suo odore, nel calore della sua presa, nella sua voce gentile ma orripilata. Alzò il viso dalle gote rigate di lacrime verso il suo e lui si chinò a baciarle disperatamente le labbra rosate, cercando di trasmetterle tutta la sicurezza che poteva, con tutte le sue forze. Ma non ne aveva più. E il loro primo bacio fu così, nient'altro che un grido di reciproca disperazione in una giostra di orrori, di violenza, di sottomissione e timori. Il principe e la principessa forzati a vivere in una sadica fiaba di morte.
   
 
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