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Autore: Wellesandra    27/05/2017    3 recensioni
Da quando aveva otto anni, Layla capisce di avere un dono: poter interagire con gli spiriti dei morti.
Quando alla sua porta compare il fantasma di un uomo, morto più di sessant'anni prima, la ragazza intuisce che non sarà facile aiutare lo spirito: lui, infatti, non le parla se non con gli occhi.
Grazie alla caparbietà di Layla, agli anziani di una casa di riposo, a un fantasmino un po’ monello e alle lucciole, lo spirito riuscirà a ritrovare ciò che stava cercando…
Questa storia partecipa al contest di scrittura de “L’oca EFPiana- versione scrittura” del gruppo FB: “EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni”.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al contest di scrittura de “L’oca EFPiana- versione scrittura” del gruppo FB: “EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni”. Il prompt che mi è stato assegnato è questa immagine: “https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/18519877_727346240780713_1886707073996104837_n.jpg?oh=b666a713461807cee90ff9c3ae54d4be&oe=599D43C5

 
-Mi basta una settimana, solo una. Poi ritornerò da te, amore mio.-
Carter prese tra le sue, le mani piccole e morbide di Lucy. Lo scroscio della pioggia si univa bene al so stato d’animo, cupo come il grigio delle nuvole sopra le loro teste.
-Me lo giuri?- Sussurrò la ragazza, con gli occhi pieni di lacrime.
-Niente e nessuno potrà tenermi lontano da te. Ma devo chiarire questa situazione, altrimenti non potrò vivere tranquillo.-
Lucy annuì e appoggiò la sua guancia bagnata sul petto di lui. Rimasero abbracciati per quelli che le sembravano essere ore e invece erano pochi minuti. Quando lui le prese le spalle e la allontanò gentilmente da sé, sentì che il mondo stava per caderle addosso.
-Non piangere, perché questo non è un addio.-
-Lo so,- gli rispose la ragazza, strizzando gli occhi. –Ma ho questa brutta sensazione e tu non mi credi!- Si portò le mani al viso, scuotendo la testa.
-Lucy.- La voce di Carter, ferma e profonda, bastò per farle alzare il capo e guardarlo dritto negli occhi. Lui le prese le mani e se le portò alle labbra, lasciandovi su un tenero bacio.
-Io ti amo. Da quando ti ho vista il mio mondo è cambiato. Ti prego, fidati di me. Aspettami qui, dove ti ho incontrata per la prima volta.-
Lucy tirò su con il naso e si guardò intorno. –Sì, anche se non è un posto romantico.-
Carter ridacchiò, abbassando le braccia ma stringendole sempre le mani.
-Lo so che il cimitero è un posto strano, ma cosa mi dici dei nostri due pini marittimi?- Entrambi voltarono la testa verso i due alberi posti uno di fronte all’altro e che si sporgevano verso la strada, come a volersi toccare.
-Ora siamo come loro, distanti ma uniti.- Continuò Carter. –Ma quando tra una settimana ritornerò, voglio che tu stia qui ad aspettarmi. Me lo prometti?-
-Sì- sussurrò la ragazza.
-A farti da compagnia ci sarà questo.-
Carter si tolse dal collo la collana a forma di lucciola. –L’ho fatta io e voglio che la tenga tu.-
Dopo averle messo il dono tra le mani, si chinò e pretese le sue labbra.
-Abbi cura di te, Carter.-
-Cosa vuoi che mi accada?-
E, riservandole un sorriso sghembo, la lasciò.
L’ultima immagine che Lucy avrebbe avuto del suo amato era l’ombra dell’uomo coperta dall’ombrello nero, mentre si dirigeva verso i pini marittimi.


Aveva otto anni quando Ted, un bambino dai capelli rossi e una spruzzata di lentiggini sul naso, le chiese di giocare a nascondino. Layla ricordava che non fu facile trovarlo e passò del tempo prima di capire che lei era l’unica a poterlo vedere. Ted era stato il suo primo amico, nonché il primo fantasma che avesse mai visto. Layla scoprì che molto spesso si rifugiava nella casa sull’albero che lei aveva sistemato con suo padre, e sulla quale non saliva mai per paura di cadere. Ted veniva ancora a trovarla, ma ora, a distanza di quindici anni, preferiva farsi leggere una favola piuttosto che giocare a nascondino con lei.
A tredici anni, quando con i suoi aveva fatto un viaggio a Boonsboro, nel Maryland, aveva visitato l’InnBoonsboro, l’hotel della città da poco messo a nuovo. Era lì che risiedeva Lizzy. Aveva scoperto che era morta a soli diciannove anni e che stava aspettando Bill, l’amore della sua vita. I pochi giorni passati in quella cittadina le avevano aperto le porte di un mondo che credeva impossibile.
Nel corso degli anni aveva incontrato tante anime smarrite, che aspettavano di ritrovare ciò che avevano perso o che speravano di terminare qualcosa. Non aveva mai avuto paura di loro, anzi.
Era per quel motivo che non riusciva a capire l’angoscia che gli occhi neri di quel ragazzo le trasmettevano. Se ne stava lì, fermo sotto al porticato di casa sua, a la osservava.
-E’ tornato.- Mormorò Ted, prendendole una mano. La sua presenza era diventata una vera e propria costante nella vita della ragazza.
-Chi è?- Domandò Layla.
-E’ Carter.  E’ qui per lei, ma è troppo tardi.-
Lo spettro le rivolse un sorriso che non arrivava agli occhi e poi sparì.

La natura curiosa e caparbia di Layla non le permise di dormire quella notte. Si girava e rigirava nel letto, pensando di poter collegare Carter a qualche fantasma già conosciuto. Quando non riuscì più a resistere, accese il PC e fece una ricerca veloce. Tra le leggende locali non trovò nulla, ma non si meravigliò affatto della cosa. L’esperienza le aveva insegnato che era meglio lavorare sul campo, piuttosto che basarsi su semplici ricerche online.
Il giorno dopo, quando il sole splendeva nel cielo, Layla si incamminò verso l’Emeritus, la casa di riposo di Allentown. Layla prestava volontariato in quella struttura da molti anni. Aveva iniziato quando aveva conosciuto Milly, una bambina morta in un incidente stradale, che l’aveva  condotta fino a quella casa di cura. Dopo varie domande rivolte agli ospiti aveva capito che era proprio lì che risiedevano i nonni della bambina.
L’edificio che ospitava gli anziani era ben curato: i fiori erano sbocciati, puntellando qua e là di colori i cespugli che i pensionati si premuravano di tenere sempre al meglio. La struttura era circondata da un giardino, grande abbastanza per permettere ai suoi ospiti di passare delle belle giornate al fresco, riempiendo il loro tempo con qualche attività all’aperto.
Quando entrò, l’odore di limone e cera d’api la investì in pieno.
-Layla! Da quanto tempo!-
Mrs Norris la abbracciò calorosamente. –Sono così felice di vederti! Cosa hai fatto di bello in questi giorni?-
-E’ meraviglioso rivederla. Io…-
-Avanti, Cloudette, lasciala respirare.- Con il bastone, Mr Norris scostò la moglie. –Come stai cara?-
-Bene. Stavo giusto dicendo a sua moglie che è un piacere vedervi.-
-Cosa ti porta qui? Hai lo sguardo di chi deve dirci qualcosa.-
Layla sorrise bonariamente a Mr Norris. 
-Milly si è fatta viva?- Chiese la moglie con voce stridula e stringendosi le braccia al corpo. Layla scosse la testa e si incamminò verso i tavolini, seguita dai due coniugi.
-No, si tratta di qualcun altro.-
Il sospiro di sollievo dei Norris la calmò. –D’altronde vostra nipote ha trovato ciò che non aveva perso. Non dovete avere timore.-
-Oh, ma noi speriamo che lei venga di nuovo a trovarci. A volte la sogno, ma non è lo stesso.-
Mr Norris annuì, portando una mano sulla spalla della moglie. –Ha ragione lei, non è la stessa cosa. Siamo solo in pensiero. Sediamoci, le mie gambe non mi reggeranno ancora a lungo.-
Layla aiutò Mr Norris con la sedia, prendendogli il bastone e appoggiandolo piano al tavolino bianco. Poi si avvicinò alla moglie e le sistemò il cuscino dietro la schiena, come piaceva a lei. Passò del tempo con loro, raccontando l’apparizione di Carter e chiedendo se lo avessero mai conosciuto.
Mrs Norris fece schioccare la lingua e scosse la testa.
-Non sai darci altre informazioni?-
-Il cognome non lo conosco, ma posso provare a domandare al piccolo Ted. Però dubito che quel bambino lo sappia.-
-Ti consiglio di farti un giro nel cimitero,- si intromise Mr Norris. –Puoi cercare qualche lapida e vedere quanti Carter sono presenti. Com’era vestito? Magari dall’abbigliamento puoi provare a risalire al periodo.-
Layla annuì. –Ottima idea, andrò subito al cimitero. I vestiti… no, indossava un semplice pantalone nero con sopra un cappotto dello stesso colore. Nulla che mi faccia pensare che sia uno spirito di secoli differente dal nostro.-
Si alzò in piedi e strinse le mani di Mrs Norris. Gli occhi azzurri dell’anziana signora incontrarono i suoi e si addolcirono.
-Mi raccomando, stai attenta. Non mi fido degli esseri viventi.-
-Lo sarò.-
Layla salutò i coniugi Norris e si incamminò verso l’uscita, diretta al cimitero che si trovava proprio a pochi passi dalla struttura.

Il sole stava tramontando e non c’era nessuna traccia di un qualsiasi Carter. Era strano l’effetto che un cimitero poteva fare sulle sensazioni delle persone: appena si metteva piede in quel luogo sacro, non importava se il camposanto si trovava o meno nelle vicinanze di una strada trafficata, calava il silenzio. La tranquillità era accompagnata da un miscuglio di profumi proveniente dai vari fiori che decoravano le tombe.
Immersa completamente nella ricerca, camminò fino ad arrivare ai confini del cimitero, dalla parte opposta rispetto a quella da cui era arrivata. Era la parte più isolata, costeggiata da una staccionata in legno, con poche lapide sparse qua e là. Layla camminava lungo il perimetro, accarezzando il legno ad ogni passo che faceva. Quando alzò gli occhi si bloccò: a pochi passi di distanza vide una lucciola. Layla azzardò qualche passo verso quella meraviglia, che intanto aveva attirato altre sue simile. Quello doveva essere per forza un segno, pensò. Un segno che la convinse ad inoltrarsi di nuovo nel cimitero e a correre entusiasta in mezzo a quei meravigliosi coleotteri.
Il punto in cui le lucciole si riunivano era proprio quello che cercava. Tra le tombe, una attirò il suo sguardo. Recava il nome di Carter Lindenfield, nato nel 1900 e morto nel 1930.
Il cuore di Layla si strinse nel suo petto e tutta la felicità che aveva provato camminando tra le lucciole, così rare a vedersi, e tutta la serenità che aveva percepito, quando aveva messo piede in quel cimitero, sparirono.
L’angoscia le attanagliò il suo cuore, sentì mancarle il respiro e si accasciò con la faccia a terra. Gli occhi le si annebbiarono e le orecchie iniziarono a fischiarle. Vagamente, avvertì una mano afferrarle la spalla, mentre l’erba umida bagnava il suo viso. L’urlo che tentava di liberarsi nell’aria le rimase bloccato in gola. In un solo, breve istante di lucidità, capì cosa si provava quando ti si spezzava il cuore.

Al mattino Layla si svegliò ansante. Si guardò intorno, portandosi una mano al cuore quando si rese conto di essere viva e di aver dormito nel suo letto. Si mise a sedere e buttò i piedi a terra. La vestaglia era stata messa al rovescio, cosa insolita per lei. Si avvicinò allo specchio e guardò i suoi capelli: spettinati e aggrovigliati, non ricordavano di certo la lunga treccia che faceva prima di andare a coricarsi. Macchie di trucco sbavato insozzavano il suo viso e, abbassando lo sguardo sulle mani, notò che erano sporche di terra.
Ciò che era successo, quindi, non se l’era sognato.
Sebbene fosse spaventata da quello che le era accaduto, non poteva negare a se stessa di essere arrivata ad un punto importante. Aveva scoperto la tomba di Carter. E se Carter Lindenfield era sepolto in città, stava a significare che ci aveva vissuto e che con molta probabilità era rimasto in zona ancora qualche parente.
 I dettagli le tornarono in mente uno dopo l’altro: il giro al cimitero, la comparsa delle lucciole, il ritrovamento della tomba e il suo inspiegabile comportamento.
Con tante domande che richiedevano altrettante risposte, Layla si lavò e si vestì velocemente. Pronta per uscire e fare nuove ricerche, aprì la porta e arretrò con un salto. Carter, chiuso nel suo cappotto nero, la fissava. Gli occhi erano più scuri di quelli che ricordava e, con l’ombrello aperto sopra la testa, si faceva scudo contro i raggi del sole. Era un controsenso vivente.
-Lasciati aiutare, ti prego.- Disse Layla, facendo un passo verso di lui. Carter annuì, prima di scomparire.

Layla salì sulla casa sull’albero, sicura di scovare Ted. Il piccolo, infatti, non si era più fatto vedere e, sebbene la cosa non fosse strana, lei aveva bisogno di conoscere i ricordi di Ted. Come previsto, lo trovò nella casa con la sua palla rossa sotto il braccio e un orsetto di peluche senza un occhio e macchiato di terra sotto l’altro.
-Ehi Ted, ho bisogno di te.-
Lui le sorrise e le buttò la palla, che la ragazza prese senza problemi. Poi gliela ripassò, sedendosi a terra per arrivare alla sua altezza.
-Hai tempo per giocare con me?- Le chiese il piccolo, tirandole di nuovo la pallina.
-Che domande sono? Io ho sempre tempo per te. Sei il mio fratellino, ricordi? Abbiamo fatto un patto.-
Layla gliela rigettò e Ted la prese, bloccandola.
-Ma tu hai tanti fratelli e sorelle. Ora c’è anche Carter.-
La ragazza scosse la testa. –Ti sbagli. Tu sei l’unico che ha giocato con me, quando ero una bambina sola e considerata strana da tutti. E poi sei rimasto con me fino ad oggi. Perché fai il geloso?-
Ted corrugò la fronte. –Io non sono geloso!- Urlò.
-A me sembra di sì.-
-No! Non è vero! -
-Allora mi dici perché non mi vuoi più bene?-
Il fantasma le tirò la palla prima di parlare. –Io ti voglio bene. Però tu pensi più agli altri che a me.-
-Oh,- mormorò Layla, continuando a giocare con lui. –Pensavo che io e te fossimo una squadra. Tu mi aiuti a capire cosa vogliono i fantasmi da me e insieme risolviamo il mistero. Non ti piace più farlo?-
Ted borbottò qualcosa sottovoce, guardando a terra e senza più afferrare la pallina. Layla gattonò fino ad arrivargli di fronte, a pochi centimetri di distanza dal su viso.
-Teddy, guardami.-
Il piccolo alzò lo sguardo, incontrando il suo. –Tu sei il bambino più bello, buono e coraggioso che io abbia mai conosciuto. Mi piace da matti giocare con te, anche ora che sono un po’ cresciuta per poter passare tutto il tempo nascosta da qualche parte.-
Layla gli prese il viso tra le mani, carezzandogli le guance con i pollici.
-Lo so che il nostro tempo insieme non è più come quello di una volta. Vorrei tanto ritornare indietro, ma è impossibile. Dobbiamo accontentarci dei momenti che possiamo passare insieme. E poi lo sai che puoi sempre starmi vicino.-
-Ma io mi scoccio di passare il pomeriggio con i vecchietti.-
La ragazza gli sorrise teneramente. –Lo so. Però loro hanno bisogno di una persona più giovane con cui poter parlare. E gli altri fantasmi che sono arrivati qui… beh, lo hanno fatto per un motivo, e di certo non credo di essere io!-
Ted sgranò gli occhi.
-Eh sì, bello mio!- Gli toccò il nasino pieno di lentiggini con la punta dell’indice. –Sei proprio tu! Sei l’unico a conoscerli tutti!-
-Davvero?-
Layla annuì. –Se non mi credi, puoi sempre chiederlo a loro.-
Il bambino sorrise e l’abbracciò. La ragazza rise, contraccambiando il suo abbraccio.
-Oh Ted, ti voglio così bene! Non pensare mai più a niente di male.-
-Te lo prometto!-
-Bene, sei proprio un brav’ometto.-
Quando Ted si staccò, andò a riprendere l’orsetto e la palla. Poi guardò Layla negli occhi con uno sguardo determinato e convinto.
-E’ ora di risolvere il mistero di Carter.- Affermò il bambino, correndo verso la porta e buttandosi nel vuoto.

L’ansia che le veniva ogni volta che Ted le tirava quei brutti scherzi non spariva facilmente. Dopo avergli ricordato che i salti ne vuoto non erano cose che il cuore umano poteva reggere, il bambino rise a crepapelle e andò a nascondere i suoi giocattoli.
Layla ritornò all’Emeritus per la solita visita, e colse l’occasione per raccontare ai coniugi Norris ciò che le era accaduto. I due anziani ascoltarono tutto con grande stupore e meraviglia, premurandosi di sapere se si fosse sentita male anche quel giorno. Poi sganciarono la bomba.
-Abbiamo una notizia per te.-
I due si guardarono negli occhi e poi Mrs Norris riprese a parlare. –Lo sappiamo che non dobbiamo intrometterci nelle tue ricerche, perché qualcuno potrebbe considerarci due vecchi pazzi, ma lo sai come siamo fatti.- La donna scrollò le spalle, aprì il suo ventaglio e si fece aria.
-Abbiamo chiesto un po’ in giro e abbiamo scoperto delle cose importanti.- L’ultima parola la disse sussurrando, continuando a sventolare il suo ventaglio.
-Cloudette ha ragione. Abbiamo avuto delle informazioni. A quando pare, un certo Carter Lindenfield è imparentato con la nostra amica Margaret King. Ha ottantotto anni suonati, quella.- Mr Norris lanciò un’occhiata la moglie, che scosse la testa e lo colpì con il ventaglio.
-Non sei nella posizione di giudicarla, Steve. Ad ogni modo, cara, nonostante quella donna non mi piaccia molto perché ci prova con mio marito, ho fatto uno sforzo e le ho parlato.-
-Già!- Confermò Mr Norris. –Abbiamo saputo che Margaret è la figlia della sorella di questo Carter! Ha detto che non si sa che fine abbia fatto, perché un giorno è sparito nel nulla. E poi ha aggiunto che suo zio Carter era fidanzato con una ragazza ma che, arrivato qui, si era invaghito di Lucy.-
Layla sentì battere forte il cuore. Si alzò di scatto, con la testa che le girava.
-Non può essere sparito nel nulla. A pochi passi da qui c’è la sua tomba!-
-Beh, ma può darsi…-
La ragazza scosse la testa, non volendo ascoltare.
-Io vado.-
Recuperando le sue cose, corse via verso il cimitero, lasciando la coppia di anziani basiti.  
Ripercorse mentalmente tutto ciò che le era accaduto in quelle ore, la notte precedente e la sensazione di dolore nel cuore. Un cuore spezzato, si corresse. Solo un innamorato poteva sentirsi morire di un dolore del genere. Ciò che i coniugi Norris le avevano detto non aveva senso. Come poteva Carter essere sparito nel nulla, se proprio sotto al suo naso c’era la tomba con su scritto il suo nome e cognome? Probabilmente Margaret King ricordava male. In fondo aveva quasi novant’anni.
Layla marciò a grandi passi verso il luogo che ricordava e da lontano riconobbe lo spettro che le dava le spalle. Si trovava proprio vicino allo steccato, accanto ad uno degli alberi secolari che abbellivano quella parte più spoglia. Il sole stava tramontando, ma non c’era l’ombra di una nuvola in cielo. Eppure, Carter guardava dritto davanti a sé, stretto nel suo cappotto, con l’ombrello aperto sulla testa.
Camminando lentamente, con le braccia incrociate, si affiancò a lui. Il viso dell’uomo era una maschera di tormento, confusione e dolore.
-Ciao Carter.-
Lui non le rispose, ma Layla non si arrese.
-Chi ti ha portato qui?-
Carter deglutì e aprì la bocca. Dalle sue labbra uscivano dei mormorii e dei monosillabi.
-E’… st…to Ted. L…Lucy…-
La sua voce era flebile, il respiro affannoso e lo sguardo perso nel vuoto. Il cielo si scurì sempre di più e l’arancione divenne ben presto un blu chiaro. Passarono ore e ore in silenzio, aspettando che il cielo diventasse scuro. Poi, come d’incanto, la prima lucciola comparve, illuminando la strada come un faro. Poco dopo ne comparve un’altra, e poi un’altra ancora, fino a diventare una vera e propria colonia.
-Andiamo.- Non sapeva se Carter l’avrebbe seguita o meno, ma lei arrivò sopra la tomba con su scritto Carter Lindenfiel. Si voltò, trovandosi inaspettatamente il fantasma di fianco. Lui la guardò e le sorrise.
-L…Lucy.-
-Sì, amico mio. Credo proprio che abbiamo trovato la tua amata.-

Margaret King era una vecchietta arzilla, con i capelli bianchi arricciati intorno al piccolo viso e un paio di occhi neri che erano identici a quelli di Carter.
-Oh, dello zio Carter nessuno ha mai saputo nulla.- Affermò con convinzione la donna, girandosi l’anello che aveva al dito.
-Mia madre, pace all’anima sua, ne parlava sempre con tanta nostalgia. Lo ha aspettato per anni e anni, ma lui non è mai ritornato. Da quello che abbiamo saputo anche la sua fidanzata ufficiale perse le sue tracce.-
-Crede che possa essere scappato con Lucy?-
-Uh?- La donna alzò le sopracciglia. –Oh no, assolutamente. Io l’ho conosciuta, Lucy. Ero una bambina, al tempo, e me la ricordo ancora. Credo sia morta circa una quarantina di anni fa. Era giovane e sola. In tutti i sensi. Non era sposata. Non so neanche se è sepolta qui.-
Layla ascoltò tutto con grande attenzione. Lei sapeva dov’era Lucy. Chissà come, era riuscita a farsi seppellire con la lapide con su scritto il nome, cognome e la data della scomparsa del suo amato.
-Credo che lei fosse stata molto innamorata di suo zio Carter.-
Margaret annuì. –Lo credo anche io. Mia madre mi raccontava di come insieme, di notte, guardavano le lucciole nel giardino, convinti che quegli animali fossero capaci di nascondere qualche segreto.- L’anziana rise, battendo le mani.
La ragazza ascoltò attentamente le parole dell’anziana e sospirò. Mentre Margaret continuava a divagare sul suo passato, chiuse gli occhi e sorrise.
Layla aveva scoperto il segreto delle lucciole: una storia d’amore.




NOTE:
Ho scritto questa storia quasi dopo un anno dall’ultima che ho pubblicato e, se posso dire la mia, ho sentito tutta la difficoltà di questa creazione. A primo impatto, ho pensato che il prompt assegnatomi non fosse difficile e che sarei riuscita a buttare giù qualcosa in almeno una settimana, ma non è stato così. Tra la difficoltà di riprendere in “mano la penna”, tra i dubbi che mi attanagliavano e tra il non voler essere banale, sono riuscita a tirar fuori questo.
Come al mio solito, l’idea di base era un’altra, poi man mano il mio cervello ha elaborato questa OS e posso ritenermi abbastanza soddisfatta.
L’immagine mi ha ricordato una persona sola, persa, non capita. Non volevo scrivere le solite cose, quindi ho messo su tutta una situazione abbastanza stravagante, su cui non ho potuto dilungarmi a lungo. E, forse, è proprio qui che c’è il bello di questa storia: le parti un po’ in ombra, quelle non del tutto chiare, il finale-non finale presente.
Tra i personaggi su cui avrei voluto soffermarmi c’è Ted, questa piccola creatura che è in bilico nel mondo e che non ha una “vera” casa. Mi chiedevo: perché è qui? Perché Layla non lo ha aiutato? O, se ci ha provato, cosa lo trattiene?
Non ho risposto a nulla di tutto ciò, perché sapevo che ci sarebbe stato davvero tanto da dire, e io non ho potuto.
Anche di Milly mi sarebbe piaciuto spendere qualcosa in più, ma permettetemi di dirvi che scrivere di quei suoi scoppiettanti nonni è stato fantastico per me!
Non ci è dato sapere neanche della scomparsa di Carter: cosa gli è accado? Direte voi. Eh, me lo chiedo anche io. Anche qui, non ho voluto scrivere della sua morte- perché è morto, altrimenti avrebbe fatto ritorno sicuramente dalla sua amata (grazie, romanticismo)- ma non volevo distogliere l’attenzione sul suo stato d’animo: solitudine, senso di vuoto, tristezza, malinconia. Dall’altro lato, credo che l’immagine rappresenti le stesse emozioni provate da Lucy durante “l’abbandono”. In più, ho preferito non rendere un’immagine di un incontro finale tra i due innamorati, quando l’addio iniziale. Alla fin fine, in un modo o nell’altro, si sono ricongiunti.
Alcune precisazioni: Lucy fa riferimento al termine “Luciola”, che vuol dire proprio lucciola. Mi piaceva l’idea di giocare con i suoni.
Allentown esiste realmente, così come l’Emeritus e il cimitero vicino. Grazie google maps!
Ance Boonsboro esiste realmente e, prima o poi, ci andrò!
Con questo, credo che sia tutto.
Se avete domande e/o perplessità, io sono qui. Spero che la storia vi sia piaciuta…
A presto,
Wellsie <3
  
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