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Autore: Vecxis    28/05/2017    0 recensioni
La mattina in cui Yjius, il giovane Pontefice della Chiesa di Obscura, un culto religioso che domina su una nazione maledetta dagli dei, riceve la visita di Dryfen, la ragazza di cui è innamorato da anni, la sua vita cambia per sempre. Deciso a liberarsi della sua folle ossessione per la ragazza, Yjius stringe un patto con un'entità malefica cedendo i propri sentimenti in cambio di un potere magico che gli permette di dominare l'oscurità. Da quel giorno Yjius si prodiga per realizzare un piano pluridecennale che dovrà portarlo a dominare la terra di Grea.
Man mano che passano gli anni, l'umanità di Yjius scompare, e il ragazzo si tramuta in un vecchio corrotto dal male. La realizzazione del suo sogno sembra ormai lontana e la fiducia dei suoi sudditi diminuisce ogni giorno.
Ma il giorno del suo centodecimo compleanno si avvicina e il Pontefice, restio ad arrendersi, ha intenzione di tentare il tutto per tutto.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
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<< Vostra santità >>, la voce riscosse Yjius dal suo sonno, interrompendo uno strano sogno. Stralci di quel sogno rimasero momentaneamente impressi nel cervello di Yjius ma quando il ragazzo tentò di definirli meglio, essi si sfaldarono.
 
<< Cosa vuoi, schiavo, non vedi che sto dormendo? >>, disse.
 
<< Vo-vostra santità... I fedeli attendono un vostro discorso... >>
Yijus sbuffò. Adorava i bagni di folla, ma adorava ancor di più dormire. << Resta qui. Se vedi che mi addormento, avverti che non mi sento bene e attendi fino a quando non mi sarò svegliato da solo >>
<< Ma, mio signore.. >>
<< Che ne è stato di "Vostra Santità"? >>
<< Chiedo perdono, Vostra Santità... >>
<< Obbediscimi! >>, gridò lui.
<< Si, Vostra Santità >>
<< E se oserai svegliarmi ancora, anche involontariamente, ti affiderò alle sagge mani di Hulluk >>
Udendo il nome del carnefice l'uomo si immobilizzò, terrorizzato, e Yijus sorrise soddisfatto, poi chiuse gli occhi e si girò dall'altra parte. Si girò e rigirò nel letto per qualche decina di minuti, infine, sbuffando, si alzò. << Lo sapevo: hai disturbato il mio sonno >>
<< Vostra Santità, vi prego, non punitemi >>, supplicò l'uomo gettandosi ai suoi piedi, il viso solcato da lacrime di sincero terrore. "Quanta inutile teatralità", pensò il ragazzo. << Sei perdonato. In nomine mater, magia niger et Yijus, amen. Vai, ora, portami la colazione e ordina ai servi di riscaldare l'acqua per un bagno >>
<< Ma, Vostra Santità... E i fedeli? >>
<< I fedeli attenderanno. Il rappresentante della Dea Oscura sulla terra ha bisogno di mangiare >>
<< Certo, Vostra Santità; avete ragione, Vostra Santità >>, disse l'uomo uscendo dalla stanza.
<< Come al solito >>, disse il ragazzo. Ma il servo era già uscito.
Yijus si alzò in piedi stiracchiandosi e si avviò verso l'orinatoio.
 
Si posizionò in piedi davanti al sedile in pietra e si svuotò la vescica, osservando l'orina scivolare nel buco che andava a finire direttamente nella cloaca del castello, abitata da ombre, ratti, melme e altri esseri che formavano le fila più sporche del suo immenso esercito.
 
Quando ebbe finito si diresse verso l'altro lato della stanza, verso una tinozza piena d'acqua fredda. Si lavò il petto, le ascelle e il viso, annaffiandole con una costosa essenza magica in grado di far sparire gli odori per tutta la giornata, poi, sentendo bussare, tornò nella stanza e aprì la porta con sicurezza, dato che nessuno degli allarmi magici che il Sommo Pontefice precedente aveva innestato sulla porta era stato attivato.
 
<< La vostra colazione, Vostrà Santità >>, disse suo zio, Coharis, l'uomo che da sempre lo consigliava al meglio delle sue capacità.
 
<< Zio. Se sei qui significa che è successo qualcosa di grave >>
 
<< Tutt'altro, Vostra Santità. Ma adesso mangiate e vestitevi: vi racconterò tutto nel mentre >>, disse posando il vassoio con le pietanze su un tavolino. Una manciata di biscotti, una marmellata di fragole spalmata tra due fette di pane bianco e una tazza di latte componevano il primo pasto della giornata per quella settimana. I cuochi conoscevano i gusti del loro signore e facevano del loro meglio per accontentarlo e non finire a cucinare nei bassifondi della città dove sorgeva la Basilica. Il ragazzo prese le fette di pane e se le mise tra i denti, cercando di tenerle senza morderle ed evitare di farle cadere a terra, poi prese i vestiti che teneva nel grande armadio a muro e indossò la solita tunica di lino colorata di nero.
 
<< Il generale Luahv ha spedito un messaggio da Rocca Ubblagh: la fortezza è nostra >>
 
<< L'infezione ha funzionato? >>, chiese Yijus con la bocca piena.
 
<< Non su tutti, Vostra Santità. I nemici si sono rivelati molto più resistenti del previsto, ma i cadaveri dei... degli abitanti sono stati sufficienti per i necromanti per sferrare l'attacco decisivo >>
 
<< Hanno utilizzato i cadaveri dei bambini, vero? >>, chiese mentre si allacciava i calzari. Pur non conoscendo il motivo di quella particolare affezione, Yjius sapeva che le morti dei bambini erano l'unica cosa che riusciva a turbare la coscienza di suo zio.
 
Coharis annuì. << E questo ci porta alle brutte notizie, Vostra Santità. Perdonatemi, ma non so se sono ancora degno di servirvi. La mia fedeltà vacilla e per l'amore che provo per voi e per vostra madre, mia sorella, vi chiedo di allontanarmi dal vostro cospetto, prima che possa commettere un errore irreparabile >>.
 
Yijus si incupì. Indubbiamente suo zio aveva ragione, non avrebbe più potuto consigliarlo, altrimenti avrebbe messo in dubbio la sua autorità, e prima o poi si sarebbe ribellato. << Ci penserò dopo la cerimonia>>, disse bevendo la tazza di latte in un lungo sorso. <>.
Circa un'ora più tardi, i portoni della Basilica si spalancarono sulle rovine della grande piazza circolare, ridotta in quello stato millenni prima, quando gli dei ribelli Luxro e Coelestus avevano attaccato la Cittadella dell'Oscurità. La Dea Caligo aveva sfidato e combattuto i suoi due fratelli traditori in quel gigantesco anfiteatro al fianco di sua sorella Kaos, la protettrice del fuoco. Dopo una lotta estenuante in cui sia Kaos che Coelestus persero la vita, Caligo e Luxro ingaggiarono un ultimo, tremendo duello senza esclusione di colpi, in cui alla fine la spade lucente di Luxro aveva trafitto Caligo.
 
Trionfante, il dio aveva attaccato il cadavere della sorella al suo carro volante spargendo il suo sangue su tutte le terre di Fusca e condannando i suoi abitanti a vivere in un eterno crepuscolo e il suo terreno a produrre solo un terzo del normale raccolto che produceva fino ad allora. Mille anni dopo, la Dea era tornata in vita ed aveva fatto fondare la Chiesa di Obscura, che avrebbe avuto il compito di aiutare gli abitanti di Fusca a sopravvivere nella terra maledetta da Luxro.
 
L'anfiteatro, andato distrutto durante la battaglia delle quattro divinità, non era mai stato ricostruito, così da ricordare a tutta Fusca cosa fosse avvenuto in quel luogo. Proprio a testimoniare la rinascita del paese, la Chiesa di Obscura aveva costruito lì la sua immensa basilica fortificata, quella stessa basilica da cui ora Yijus era uscito. Anziani, donne e bambini -gli uomini lavoravano nei campi o erano in guerra- acclamavano il suo nome, urlando a gran voce benedizioni, lodi a Caligo e ai suoi santi, e acclamazioni di ogni genere rivolte a lui, colui che li stava conducendo per mano fuori dalla maledizione di Luxro.
 
Le ossa pietrificate degli antichi draghi di Kaos e le nuvole che come al solito oscuravano il cielo, davano un'atmosfera ancora più lugubre all'intero contesto, ma nonostante il caldo soffocante migliaia di persone si muovevano attorno a lui, gridando e acclamandolo con foga. Yijus continuò a camminare, scortato dalle guardie e dalle loro ombre, fino al centro della piazza, dove sorgeva una statua della Dea e un altare in pietra da cui da millenni i Pontefici rivolgevano le loro preghiere. La piazza era composta in maniera tale che tutti, anche i fedeli più lontani, avrebbero potuto udire la sua voce salmodiare e cantare. Non appena ebbe raggiunto l'altare ed ebbe alzato le mani, la piazza piombò nel silenzio più totale. Stava per gridare la frase di rito << Ascoltaci, Caligo >>, ma mentre apriva la bocca, Yijus venne avvicinato da Alzas, il suo maestro delle spie membro della Curia Caligae. << Vostra Santità, la Portavoce Dryfen ha richiesto udienza. Ha insistito perché fosse accolta nella vostra camera da letto per parlarvi in privato, ed ora vi attende là >>,
Yijus sbuffò. << Dovevo aspettarmi che l'attacco a Ubblagh avrebbe attirato la sua attenzione. Portami da lei >>, sussurrò.
<< Amici, i doveri materiali mi attendono, ma non temete: tornerò presto. Nel frattempo, avvicinatevi pure all'ingresso della basilica per le benedizioni >>, gridò alla piazza.
<< E che Caligo sia sempre al vostro fianco! >>. accompagnato dalle grida di esultanza dei suoi fedeli, Yijus si affiancò alle sue guardie e si diresse verso la Basilica. In mezzo alle benedizioni e alle lodi, una singola, potente voce tuonò: << Assassino! >>.
Immediatamente altre voci, meno potenti, seguirono la prima << Ladro! Demonio! Tiranno! Sfruttatore! >>.
Ci mancava anche quella. << Alzas, voglio che quegli uomini siano portati al mio cospetto immediatamente dopo che avrò finito con Dryfen >> sussurrò il Pontefice.
<< Sarà fatto, Vostra Santità >>.
Circondato dalle sue guardie, Yjius rientrò nella Basilica e riattraversò i suoi lunghi corridoi per tornare verso la sua stanza.
Quando arrivò di fronte alla porta della sua stanza, Yjius dovette trattenersi dal gettare uno sguardo implorante alle guardie. Non voleva restare da solo con Dryfen. Ciononostante, doveva fare ciò che andava fatto.
Le guardie si discostarono e rimasero fuori dalla porta mente il loro pontefice, rigido come uno stoccafisso, la attraversava.
La prima cosa che attirò l'attenzione di Yjius fu il profumo di Dryfen: mai aveva sentito profumo piu dolce e inebriante. La ragazza, vestita con un abito che le lasciava scoperte le spalle tipico della foresta di Ligno ricavato da un tessuto che lo faceva sembrare simile alle foglie di un albero in autunno, era seduta sul suo letto, con le spalle nude e i lunghi capelli verdi sciolti. Yjius si rese conto che, ad eccezione di quell'abito, la Portavoce non portava altro. Il fatto che stesse dando le spalle alla porta, inoltre, dimostrava come ella fosse sicura che nessuno le avrebbe mai fatto del male nella basilica.
La rabbia di Yjius per quella mancanza di precauzioni lo aiutò a schiarirsi la mente.
<< Benvenuta, Portavoce >>, disse.
La ragazza si girò, mostrando a Yjius il volto sorridente, grazioso e perfetto di cui egli si era innamorato in passato. Gli occhi castani rivelavano una forza e una sicurezza che raramente Yjius aveva mai visto in altre persone, ma anche una fragilità ed una dolcezza che suo malgrado, facevano desiderare al Pontefice di coccolarla come un cucciolo indifeso.
<< Ciao, Yjius >>. La voce calda e avvolgente di Dryfen e la dolcezza con cui pronunciò quelle parole avrebbero sciolto chiunque, ma Yjius resistette.
<< Pontefice, Yjius >>
<< Da quando si usano i titoli ufficiali tra vecchi amici? >>, chiese lei avvicinandosi di qualche passo.
<< Non sono tuo amico >>
Il viso di lei si rabbuiò. << Hai ragione, non possiamo essere amici. Siamo destinati ad essere molto di più >>
<< Cosa? >>
La ragazza lasciò cadere il vestito e si appoggiò contro il suo petto. << Non avrei mai dovuto lasciarti andare, bocciolo >>
Bocciolo. Quello era il soprannome che Dryfen dava ai suoi amanti, e lui non era mai entrato nelle sue grazie abbastanza per permettersi di portare quel soprannome. Cosa significava, dunque? Forse c'era una speranza?
I bei ricordi di picnic nelle radure della foresta e di momenti passati assieme a lei si fecero largo nella memoria di Yjius, ma ben presto vennero sostituiti da qualcosa di diverso, il ricordo degli ultimi momenti passati insieme, quando lui si era dichiarato e lei lo aveva brutalmente rifiutato ed umiliato.
Ma quello era il passato.
Di certo Dryfen si era resa conto dell'errore commesso e ora era lì per rimediare! In pochi secondi, anche quelle immagini svanirono, lasciando il posto a quella che Yjius interpretò come una visione del futuro. Si vide sdraiato nel suo letto accanto a Dryfen, entrambi nudi dopo aver fatto l'amore.
<< Tu mi ami, bocciolo? >>, disse la Dryfen della visione.
<< Piu della mia stessa vita >>, rispose l'altro Yjius, quello accanto a lei nel letto.
<< E saresti disposto a distruggere Caligo e la sua chiesa per me? >>
<< Farò tutti ciò che mi chiederai >>
Dryfen sorrise e lo baciò sulle labbra.
<< Allora fallo, bocciolo. Distruggi la Chiesa di Obscura e ti prometto che staremo sempre insieme >>
L'eco di quell'ultima parola rimbombò nella mente di Yjius mentre una nuova visione si faceva strada nella sua mente. Si ritrovò nella foresta di Ligno, di fronte ad un albero. Yjius sobbalzò quando il suo volto apparve sulla corteccia dell'albero.
<< Ho rinunciato a tutto per lei. Ma non è bastato a salvarle la vita. Ora veglierò per sempre sulla sua tomba. E tu subirai la mia stessa sorte >>.
Yjius sentì il suo corpo irrigidirsi e cominciare a trasformarsi in legno. Cercò di fuggire, ma le sue gambe erano ormai radici fissate al suolo.
Mentre la magia raggiungeva il suo viso, Yjius gridò e d'improvviso la visione svanì.
Si ritrovò nella sua stanza, con Dryfen ancora appoggiata al suo petto che lo fissava con sguardo interrogativo.
<< No! >>, gridò Yjius staccandosi da Dryfen. << Non farai di me il tuo schiavo, strega! >>
<< Ma... Bocciolo... >>
<< Guardie! Arrestate la Portavoce! >>
Immediatamente i due uomini che lo avevano scortato fin lì fecero irruzione nella stanza e presero Dryfen per le braccia. << Yjius! Cosa stai facendo? Ordina loro di lasciarmi! >>
<< No >>, disse Yjius. << Non ti permetterò di andartene. Non ti permetterò di lasciarmi ancora solo. Staremo insieme per sempre, che tu lo voglia o meno, ma saró io a dettare le regole! >>
Dryfen lo fissò spaventata. << Tu sei pazzo... >>
<< Pazzo di te, si >>, rispose Yjius. E con queste parole si avvicinò al suo viso, accostando le proprie labbra alle sue e strappandole un bacio forzato.
<< Portatela via! >>,  disse poi.
  
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