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Autore: Nikij    28/05/2017    1 recensioni
Sapeva che sarebbe dovuto essere a casa a giocare con Imawari, a insegnare a Boruto le tecniche ninja che conosceva. Era stato così orgoglioso di lui quando aveva usato per la prima volta il kage bunshin no jutsu, era rimasto stupefatto quando lo aveva visto usare il rasengan. Il suo bambino, era cresciuto così tanto, senza di lui. Anche se non voleva ammetterlo, ogni volta che vedeva Boruto migliorare sentiva una stretta al cuore, perché lui non c'era mai stato; e adesso Boruto provava rancore nei suoi confronti. Suo figlio lo odiava, e continuava a deludere la piccola Imawari, come per quell'ultimo compleanno della piccola, quando streamato non era riuscito a mantenere il clone che aveva mandato a casa sua.
Quanto si era sentito patetico quella sera, non riuscire ad esserci nemmeno per il compleanno della sua piccola.
Quante volte si era fermato a pensare a quanto avrebbe voluto cambiare le cose se fosse stato in grado di andare indietro nel tempo.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Papà
 

 
Naruto deviò un'altra raffica di shuriken, sembravano arrivare da tutte le direzioni. Sapeva che non era l'occasione giusta, ma Naruto non poteva far altro che sentirsi di nuovo come molto tempo prima, Sasuke era alle sue spalle, erano schiena contro schiena. Combattevano insieme, come quando erano piccoli. Prima che le loro strade si dividessero.
Quante cose erano cambiate da allora; adesso Naruto era padre, di due belllissimi bambini che amava più della sua stessa vita. Ogni giorno quando rientrava tardi da lavoro, o addiritura passava la notte nell'ufficio dell'okage una parte di lui continuava a sentirsi morire: si stava perdendo tutta la vita dei suoi figli. Sapeva che sarebbe dovuto essere a casa a giocare con Imawari, a insegnare a Boruto le tecniche ninja che conosceva. Era stato così orgoglioso di lui quando aveva usato per la prima volta il  kage bunshin no jutsu, era rimasto stupefatto quando lo aveva visto usare il rasengan. Il suo bambino, era cresciuto così tanto, senza di lui. Anche se non voleva ammetterlo, ogni volta che vedeva Boruto migliorare sentiva una stretta al cuore, perché lui non c'era mai stato; e adesso Boruto provava rancore nei suoi confronti. Suo figlio lo odiava, e continuava a deludere la piccola Imawari, come per quell'ultimo compleanno della piccola, quando streamato non era riuscito a mantenere il clone che aveva mandato a casa sua.
Quanto si era sentito patetico quella sera, non riuscire ad esserci nemmeno per il compleanno della sua piccola.
Quante volte si era fermato a pensare a quanto avrebbe voluto cambiare le cose se fosse stato in grado di andare indietro nel tempo. Quante volte aveva sperato che quella pila di scartoffie sulla sua scrivania diminuisse invece che aumentare sempre di più. Quante volte aveva sperato di vedere Boruto sorridergli, quante volte aveva saputo di aver fallito. Ma ancora Imawari lo abbracciava quando tornava a casa, ancora Hinata lo amava, anche se non c'era mai.
Finalmente aveva una famiglia, e la stava trascurando. 
Da dopo questa notte, si ripromise Naruto, cambierò le cose. Sarò il padre che i miei figli meritano.
"Naruto!" Sasuke gli urlò, il settimo Hokage si riscosse appena in tempo per deviare un kunai diretto alla sua gola, ma non riuscì a deviare quello diretto alla sua gamba. La lama si conficcò profonda nella sua carne, fino a raggiungere il muscolo. Naruto digrignò i denti per soffocare il dolore. Ma non cadde.
"Stai bene?"
"Sì, scusami."
"Togliamoci di mezzo questi pivelli, Hokage-sama. Non sto vedendo il loro capo, è lui quello pericoloso."
Naruto annuì. Creò una ventina di suoi cloni, in poco tempo tutti i ninja che li stavano attaccando erano fuori gioco.
"Be', è stato veloce. Farlo prima?"
"Cercavo di risparmiare chakra, oggi è stata una giornata affaticante a lavoro, non me ne rimane tanto."
Sasuke annuì, Naruto aveva ragione.
"Dividiamoci, devo controllare che Sakura e Sarada stiano bene."
Naruto annuì, lui sarebbe andato a controllare a casa sua: non appena l'attacco era cominciato aveva detto a Hinata di prendere i bambini e nascondersi in casa. Aveva pensato che fosse un posto abbastanza sicuro.
Ne era convinto.
I bambini sarebbero stati al sicuro in casa.
Ma casa non è sempre un posto sicuro e inviolabile, e questo lo colpì quando vide tutte le luci spente e la porta spalancata.
Naruto entrò di corsa, il cuore gli martellava nel petto, come se stesse per uscire fuori, milioni di brutti pensieri gli affollarono la mente, mentre controllava stanza per stanza, senza trovare nessuno.
Forse Hinata e i bambini sono scappati e sono al sicuro, continuava a ripetersi, ma in fondo sapeva che non era così: sentiva che qualcosa era andato storto.
Aveva controllato tutte le stanze, era rimasta solo la camera sua e di Hinata.
La porta era socchiusa.
La spalancò col cuore in gola, e la vide: la sua Hinata stesa sul pavimento, immobile.
Si precipitò da lei, la prese tra le braccia. Il sollievo di sentire che respirava ancora quasi lo fece piangere di gioia.
Si girò di scatto quando sentì un rumore provenire dalle sue spalle. Era l'anta del suo armadio, si stava aprendo. Naruto tese i muscoli, pronto a scattare.
Una piccola testolina fece capolino da dentro. Era Imawari, spaventata e tremante.
"Papà?" Chiese insicura
"Sono io."
La bambina si precipitò ad abbracciarlo, scoppiando a piangere. "Ho avuto tanta paura."
Naruto le carezzò i capelli corvini, dello stesso colore di quelli della madre.
"Imawari, dov'è Boruto?" L'ansia di Naruto trapelava nonostante cercasse di nasconderla per non agitare la piccola.
"Eravamo nell'armadio, abbiamo sentito mamma combattere, e lui è uscito, mi ha detto di rimanere nascosta fino a che non fosse tornato."
Il terrore si impossessò di Naruto, per un attimo, terrore puro. Di perdere suo figlio.
"Imawari, rimani qui con la mamma, il signore cattivo non tornerà più, papà lo farà andare via."
La piccola fece sì con il capo, e sedette al fianco di Hinata, carezzando i capelli della madre priva di sensi. Naruto si chinò a baciare la moglie e la figlia sulla fronte.
"Salverò tuo fratello, a qualsiasi costo."
 
Sulla montagna dov'erano scolpiti i volti degli Hokage, una figura in nero teneva per la collottola un bambino scalciante.
"Se pensi che mio padre venga a salvarmi ti sbagli, probabilmente è troppo occupato a salvare il resto del paese per cercare me." Disse Boruto con un sorriso amaro in volto. Una parte di lui sapeva che quello che aveva detto non era vero, sapeva che suo padre gli voleva bene, ma lo aveva lasciato da solo così a lungo che Boruto aveva cominciato a pensare che non lo volesse più, e allora perché lo avrebbe dovuto salvare?
"Boruto!" Il bambino sapeva perfettamente di chi era quella voce che lo chiamava, due lacrime sciesero dai suoi ozzi color cielo. Suo padre era venuto per lui.
"Hai visto peste? Ti avevo detto che sarebbe venuto."
Boruto continuava a dimenarsi ma l'uomo in nero non accennava a lasciare la presa.
"Lascialo andare, lui non c'entra." Disse Naruto.
"Getta a terra tutte le tue armi."
"Papà..."
Naruto lasciò cadere tutti i kunai e gli shuriken che aveva con sé. "Va tutto bene Boruto, papà è qui adesso." Gli sorrise.
Boruto sembrò calmarsi un poco.
"Che scena commuovente, peccato che mi stia scivolando la presa." L'uomo aprì la mano, Boruto cadde nel vuoto.
Più veloce di quanto potesse pensare, il corpo di Naruto reagì da sé: usò tutto il chackra che gli rimaneva per creare più cloni possibili, e si gettò ad afferrare Boruto.
Usò i suoi cloni per spingersi su di nuovo, ed uno ad uno quelli sparivano.
Naruto posò il figlio a terra, si girò appena in tempo per deviare lo shuriken con l'uniko kunai che non aveva lasciato a terra poco prima.
La figura in nero continuò a lanciarne sempre di più. Naruto era così occupato a deviarli che non si accorse che chi li aveva lanciati non si trovava più davanti a lui.
Un spostamento d'aria, quasi impercettibile.
Non ci fu tempo per altro, se non per Naruto di scambiare sé e Boruto. 
Così mentre l'uomo in nero affondava la lama del coltello nel ventro di Naruto, lui affondò il kunai nel suo petto. Poi lasciò andare la presa, e l'uomo cadde a terra.
"Ti ho preso Volpe, avevo detto che mi sarei vendicato per quando hai distrutto il mio villaggio, demone." Disse, poi non si mosse più.
 
Naruto cadde all'indietro, sentiva il coltello che gli tagliava in profondità, probabilmente era anche avvelenato.
Tossì, e tossì sangue. Cadde disteso.
"Papà!" Boruto si chinò su di lui.
Naruto gli accarezzò la guancia con la mano sinistra, asciugando le lacrime che scendevano dagli occhi cielo del figlio. "Stai bene..." Sorrise.
"Papà... ti prego... ci sono tante cose che dobbiamo ancora fare, cose che non ti ho detto."
Naruto continuava a sorridergli. "Mi dispiace, Boruto... avrei voluto esserci di più, se potessi tornare indietro cambierei ogni cosa, passerei ogni mio secondo con voi. La mia famiglia, l'unica cosa che conti davvero. Ero così preso a cercare di rendere il villaggio un posto migliore per tutti, migliore per voi... che ho perso di vista quale fosse il mio vero posto."
Boruto piangeva senza contegno adesso, poteva sentire la vita di Naruto spegnersi piano piano, lentamente. Sapeva che non avrebbe fatto in tempo a chiedere aiuto. Si sentiva impotente.
"Papà, no... ti prego... solo un altro po', restisti ancora un altro po'... ti prego..."
NO! No... no...ti prego... io... ho ancora bisogno di te...
"Papà... ho bisogno di te... Imawari ha bisogno di te... Mamma ha bisogno di te... tutto il villaggio... Non puoi lasciarci soli così, sei l'unico che possa proteggerci."
Naruto guardò suo figlio, ricordò la prima volta che lo aveva tenuto in braccio, quanto era stato felice, le lacrime di gioia che avav pianto. Ricordò quando Boruto aveva detto la sua prima parola. Ricordò quando Imawari nacque, e la prima volta che Boruto aveva tenuto in braccio la sorellina. Tutte le volte che avevano giocato insieme.
Guardò Boruto con tutto l'amore che era capace di esprimere, e anche di più, era fiero di come fosse cresciuto il suo ometto.
"Imawari..." disse quasi in un sospiro "e la mamma... prenditi cura di loro... per me..."
Naruto chiuse gli occhi.
Ancora sorridendo.
Tra le braccia di suo figlio.
Boruto pianse, urlò, lo scosse. Pregò gli spiriti che gli dessero una seconda possibilità. Urlò al cielo, quando non arrivarono risposte.
Urlò fino a che non ebbe più voce, fino a che non sentì i polmoni in fiamme e la gola bruciare.
Allora si sedette di fianco al padre e pianse silenziosamente, le spalle scosse dai singhiozzi.
Lo trovarono lì il giorno dopo, nella stessa posizione della sera prima, non aveva dormito.
Tutto il villaggio pianse la morte dell'Hokage.
Il funerale si svolse nel silenzio più assoluto, al momento dei discorsi nessuno aveva il coraggio né la forza di alzarsi a dire nulla.
Fu Boruto ad andare. La voce ancora roca dagli urli del giorno prima.
 
"Ti voglio bene, papà."
   
 
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