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Autore: Sassenach_Fraser_    28/05/2017    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se America fosse realmente tornata a casa dopo aver combinato quel pasticcio al Rapporto?
Un seguito alternativo a the Elite dove America, una volta tornata a casa, cerca di tornare alla normalità della sua vita da cinque, impegnandosi a superare quei dolorosi sentimenti che la legano a Maxon. E quando sembra quasi essere tornata alla realtà ecco che quei sentimenti riaffiorano in tutta la loro potenza aggiungendosi al terrore e alla preoccupazione. Nell'ultimo Rapporto infatti Gavril ha annunciato tra la disperazione delle ragazze rimaste e della famiglia reale l'improvvisa scomparsa del principe Maxon...
HO APPORTATO DELLE LEGGERE MODIFICHE AI CAPITOLI CHE AVEVO PRECEDENTEMENTE PUBBLICATO NELL'ACCOUNT NEPHELE_CLEIDE. SPERO VI PIACCIA COMUNQUE. UN ABBRACCIO
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: America Singer, Aspen Leger, Maxon Schreave, Nuovo personaggio, Nuovo personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 7

Intorno a me c’era solo buio. Buio ma non silenzio. Sentivo delle voci, sentivo persone urlare, voci che non conoscevo che mi chiamavano e altre che davano ordini. Ricordavo di essere stata colpita da un proiettile, sapevo che da qualche parte Maxon era spaventato, preoccupato e probabilmente eroso dai sensi di colpa. Dovevo parlargli. Dovevo riuscire ad aprire gli occhi e dirgli di smetterla di incolparsi ma le palpebre erano veramente troppo pesanti e il dolore mi toglieva ancora il fiato.
Nonostante tutto provai a chiamare il suo nome. Un gemito fu tutto ciò che riuscii a fare.
“America!” eccolo, non riuscivo a vederlo ma il suo profumo mi raggiunse poco prima che la sua mano prendesse la mia.
“Sono qui. Non ti lascio” probabilmente sorrisi, divertita di sentirlo fingere di non essere preoccupato. Provai ad aprire gli occhi. Ci provai fin quando non vidi il suo bel viso sopra di me.
“Non è colpa tua Maxon.” lo vidi asciugarsi le lacrime dagli occhi.
“America adesso ti dobbiamo mettere i punti… questo significa che dovrai assolutamente rimanere immobile.” Annuii al signor Fox e strinsi di più la mano di Maxon.
“Maxon…”
“Sono qui amore.”
“Va tutto bene, Maxon. Andrà tutto bene.” Stavo cercando di tranquillizzare lui ma avevo bisogno anche io di crederci. Lo vidi sorridere.
“Dovrei essere io a dirlo a te.” Lo guardai intensamente negli occhi per sopportare il dolore dei punti.
In quel momento rimpiansi il Palazzo. Maxon mi guardava in silenzio senza battere ciglio. Ero totalmente persa nei suoi occhi marroni quando il signor Fox mi disse di aver finito e di prendere gli antidolorifici che mi lasciava sul tavolo.
“Maxon, nel cassetto del mobile sotto la finestra ci dovrebbero essere dei contanti. Li daresti al signor Fox per favore?”
lui annuì alzandosi. Li sentii parlottare tra loro a bassa voce, non riuscivo a capire tutto quello che si stavano dicendo ma riuscivo comunque a cogliere qualche parola qua e là.
“Non so come ringraziarla per averla salvata. Le prometto che appena possibile sarà ricompensato. L’unica cosa che le chiedo è un po’ di discrezione.” Non sentii la risposta del signor Fox ma dedussi che avesse annuito perché sentii la porta chiudersi. Poco dopo Maxon era di nuovo al mio capezzale.
“Non permetterò che ti succeda ancora qualcosa… Domani mattina ce ne torniamo a casa.”
“NO! Tuo padre mi odia Maxon. Non ti permetterà mai di tornare a casa con me al seguito. Sei tu a dover tornare a Palazzo, tua madre e le altre ragazze saranno in preda al panico. Sei tu quello che ha valore per i ribelli, tu devi essere protetto.”
“America… non me ne vado senza di te. Se mio padre mi rivuole a casa dovrà accettare che per me la selezione è finita la sera in cui ti ho vista per la prima volta.” Gli accarezzai il viso sempre più felice di averlo accanto.
“Andiamo, ti porto a letto.” mi prese tra le braccia irrigidendosi per il dolore alla schiena martoriata. Salimmo le scale in silenzio, nonostante il dolore e la paura ero felice. Spinse con il piede la porta della mia stanza e mi depositò dolcemente nel letto. Mi tolse le scarpe e mentre stava per slacciarmi i pantaloni lo fermai.
“Non voglio che la prima volta che mi vedi nuda sia così.” Lui rise.
“Ricordi il nostro primo bacio?” annuii.
“Se non ricordo male ce ne sono stati due… faremo come quella sera. Cancelleremo questo ricordo così potremo costruirne uno più bello.” Si chinò e mi baciò riprendendo a spogliarmi. Dopo avermi aiutata a mettermi una camicia di mio padre per dormire mi rimboccò le coperte e si allontanò dal mio letto. “MAXON! rimerresti con me questa notte?” rimase immobile per qualche minuti, indeciso. Alla fine lo vidi cedere e si sdraiò accanto a me.
“Il letto della mia camera a palazzo sarebbe stato mille volte più comodo, lo so.”
“Potrei dormire anche per terra pur di averti con me.”
“Eppure ci hai messo un bel po’ a decidere di dormire con me.” ridacchiai cercando di nascondere la lieve delusione.
“Temevo di farti del male. Se non avessi un foro di proiettile sullo stomaco non ci avrei pensato nemmeno un attimo. Pensavo che fosse abbastanza chiaro. Speravo in questa proposta ogni volta che ti venivo a trovare nella tua stanza.” Mi baciò sulla testa.
"Ti mancherà la selezione?" scosse la testa deciso.
"Assolutamente no. Avrei messo fine alla selezione la sera del nostro primo bacio se solo fossi stato certo dei tuoi sentimenti per me. Ho aspettato solo perchè volevo essere sicuro di non ritrovarmi con il cuore spezzato." gli baciai la mano con la quale mi stringeva le spalle.
"Era proprio per quello che ti tenevo a distanza... io avevo il cuore spezzato.. volevo preservare il tuo, Maxon."
"Ti prego America, permettimi di riportarti a casa. Ti prometto che ti proteggerò e ti amerò per sempre. Ti renderò mia moglie e la mia regina. Ma, ti prego, vieni con me."
"Maxon... Non posso prometterti di tornare a casa con te. Non lo farò se questo significa vederti torturato da tuo padre. Se deve fustigare qualcuno perchè ti sei innamorato di me allora quel qualcuno sarò io."
"Non permetterò che ti tocchi."
"Lo so che non lo permetterai... ma io non ti permetterò di farti fare del male per salvare me." lo sentii sbruffare esasperato.
"Non è sicuro rimanere qui. Non so perchè non lo abbiano già fatto ma sono sicuro che prima o poi i ribelli attaccheranno."
"Lo so. Per questo tu devi tornare a Palazzo. Lì sarai al sicuro. Ed io perderò interesse ai loro occhi."
"Non me ne vado senza di te, te l'ho già detto."
"Maxon, io ti amo. Da morire. Ti prometto che troverò una soluzione a tutto. Conosco questa ragazza.."
"Quale ragazza?"
"è una ribelle nordista. è mia amica."
"COSA?! AMERICA, I RIBELLI TI HANNO APPENA SPARATO!"
"Maxon, lei non è come loro. sei stato tu a dirmi che ci sono due tipi di ribelli... mi ha aiutato a cercarti. Non mi ha mai fatto del male. Loro hanno bisogno di aiuto per trovare i diari di Gregory Illèa."
"Non posso crederci che ti sia immischiata con quella gente..."
"Maxon, se solo la incontrassi capiresti che puoi fidarti di lei."
"America..."
"Ti prego, se ti fidi di me dovrai fidarti anche di quello che ti dico." lo sentii annuire piano.
"Non capisco però come possa aiutarci a tornare a casa insieme."
"Non lo so... ma sicuramente ci verrà in mente un piano."
"Sei impossibile. Ti lascio da sola qualche giorno e tu mi entri in combutta con i ribelli." risi.
"Ti amo Maxon, non permetterò che le cose cambino per nessun motivo."
"Ti amo anche io America.Spero tu abbia ragione a fidarti."
"Domani proveremo a metterci in contatto con lei. Andrà tutto bene." speravo di aver ragione. Speravo che con l'aiuto di Georgia avremmo trovato una soluzione.
“Adesso sarà meglio dormire.” mi sussurrò all'orecchio.  Gli sorrisi di rimando accoccolandomi tra le sue braccia.
Finalmente ero a casa.
   
 
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