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Autore: The Mad Tinhatter    29/05/2017    4 recensioni
[Bioshock!AU] "Le note del giovane violinista si susseguivano veloci e perfette, mentre il suo corpo ondeggiava seguendo la musica. I suoi occhi erano chiusi, ed era come se lui e il suo violino fossero una cosa sola. Non stava semplicemente suonando uno strumento: tutto il suo corpo stava cantando, producendo quell'incantevole melodia."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Deeper than the Ocean, Higher than the Sky

Nota: So bene che gli Squarci in Bioshock non funzionano esattamente come in questa fanfiction, ho deciso di modificare leggermente questa parte del canon per poter dare vita a questa storia =)

Cap. 1: Rapture, Ottobre 1948

Yuuri chiuse dietro di sé la porta, e accese la luce. Era stato particolarmente attento, quella volta: aveva scelto un orario in cui il teatro era praticamente deserto, e aveva cercato di fare meno rumore possibile. Con un pizzico di fortuna, nessuno si sarebbe reso conto della sua presenza. Si sedette sullo sgabello del pianoforte, unico mobile in quello stanzino, e dispose alcuni spartiti sul leggio, mentre aspettava che la luce si accendesse completamente.


Aveva scoperto quella stanza per caso. Solo qualche giorno prima il suo insegnante di pianoforte l'aveva portato con sé a visitare il teatro e, mentre lui discuteva con un collega riguardo il concerto che si sarebbe tenuto la settimana successiva, l'attenzione di Yuuri era stata attirata da quella misteriosa porta, che conduceva ad una stanza che il suo insegnante non gli aveva mostrato.


Quel vecchio pianoforte era l'unica cosa presente lì dentro, oltre ad alcune scatole polverose, ma per Yuuri era più che sufficiente. Sarebbe stato il posto perfetto per allenarsi a suonare.


Da un punto di vista esterno, quasi sembrava che Yuuri non amasse il pianoforte. Era quasi impossibile sentirlo suonare; i suoi stessi genitori spesso riuscivano a malapena a sentire qualche nota. Si poteva pensare che avrebbe smesso di lì a qualche mese, causa evidente disinteresse.


La verità non poteva essere più diversa: Yuuri amava quello che faceva, ma non amava essere ascoltato mentre suonava, non quando tutto ciò che riusciva a suonare era qualche semplice melodia che le sue mani rendevano a malapena ascoltabile. Certo, aveva solo tredici anni e aveva appena iniziato, dunque non poteva pretendere grandi cose. Anche così, non voleva che gli altri lo sentissero maltrattare le canzoni che suonava.


Sorrise, e mise le mani sui tasti. Cominciò a suonare, lentamente come il suo insegnante gli aveva detto. Era bello non doversi preoccupare che qualcuno lo sentisse. I muscoli delle sue braccia erano più rilassati, le dita si muovevano meglio sul pianoforte. Forse, la melodia che stava producendo iniziava ad essere un po' meno inascoltabile.


Mentre suonava, quasi del tutto concentrato sul pianoforte, si rese conto che c'era qualcosa che non andava. Era sicuro che nessun altro stesse suonando in quel teatro, eppure sentiva, non troppo lontano da lui, qualcuno che stava suonando un violino. Non solo, ma c'era qualcosa di strano anche nel modo in cui la luce colpiva i tasti del pianoforte. Sembrava quasi come se non ci fosse più soltanto la luce della lampadina, ma anche la luce del sole.


Yuuri si voltò, e quando vide quello che stava succedendo proprio accanto a lui, dovette stropicciarsi gli occhi un paio di volte per essere sicuro di non star sognando.


Nel bel mezzo della stanza si era creata una sorta di apertura, che dava su un posto completamente diverso da Rapture. In quel luogo, il sole splendeva, e un ragazzo dai lunghi capelli argentei suonava il violino in una camera da letto, di fronte ad una finestra aperta.


Le note del giovane violinista si susseguivano veloci e perfette, mentre il suo corpo ondeggiava seguendo la musica. I suoi occhi erano chiusi, ed era come se lui e il suo violino fossero una cosa sola. Non stava semplicemente suonando uno strumento: tutto il suo corpo stava cantando, producendo quell'incantevole melodia.


Yuuri lo osservò, incapace di staccargli gli occhi di dosso. Non sapeva se fosse per i capelli di quel ragazzo o per la sua abilità quasi sovrannaturale, ma Yuuri pensò che quell'apertura fosse un portale per il Paradiso, e che quello che stava vedendo fosse un angelo. Era uno spettacolo di pura bellezza. Trattenne il fiato, fissandolo a bocca aperta mentre il pezzo giungeva al termine.


Solo allora il ragazzo aprì gli occhi: erano azzurri come l'oceano. Guardò per qualche secondo fuori dalla finestra, poi si voltò. In quel momento, il suo sguardo incontrò quello di Yuuri, e i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa. Indietreggiò, un po' spaventato. Yuuri scosse la testa, uscendo da quella sorta di trance causata dalla musica.


- S-scusa! Non volevo spiarti – fece Yuuri, alzandosi dallo sgabello. Forse avrebbe dovuto scegliersi un altro posto per suonare. Non voleva certo disturbare quel ragazzo. Raccolse velocemente i suoi spartiti, e fece per uscire.


- Aspetta – fece l'altro. - Non andare via!


Yuuri si fermò, e tornò a sedersi.


- Come ti chiami? - domandò il ragazzo.

- Yuuri Katsuki. E tu?

- Victor Nikiforov. Sai cos'è successo? - fece, accennando all'apertura.


Yuuri scosse la testa. Lo sguardo di Victor si spostò sul pianoforte accanto a lui.


- Suoni? - fece.


Yuuri si affrettò a chiudere il pianoforte. - Io... beh... non....

- Posso ascoltarti? - domandò Victor, sorridendo. Voleva essere un sorriso rassicurante, ma per Yuuri non lo fu per niente. Quel ragazzo era non soltanto carino, ma suonava divinamente. Non proprio il massimo per la sua ansia da prestazione musicale.

- Meglio di no – fece, arrossendo e abbassando lo sguardo. - Non sono così bravo... ma tu puoi continuare a suonare!


Victor lo guardò, un po' perplesso. Poi però prese nuovamente in mano il violino, e ricominciò a suonare.


Quel pomeriggio Yuuri non toccò più il pianoforte. Era troppo impegnato ad ascoltare Victor, la sua attenzione rapita da lui e dalla sua musica.


Quando uscì da quella sala, il suo cuore batteva forte. Non aveva ancora incontrato nessuno così, lì a Rapture. Si ripropose di tornare in quella stanza, sperando che l'apertura fosse ancora lì.


*


Il giorno dopo Yuuri tornò nella sala, e notò con piacere che l'apertura c'era ancora, una finestra su una bella giornata di sole che a Rapture avrebbe potuto soltanto sognare. Victor però non era lì.


Magari arriverà tra poco, pensò Yuuri, sedendosi davanti al pianoforte. Mentre aspettava, decise di suonare. Dopotutto, era per quel motivo che aveva deciso di sgattaiolare nel teatro, e se non si fosse esercitato almeno un po' non sarebbe mai potuto migliorare. Sperava un giorno di poter diventare bravo come Victor col suo violino.


Posò le mani sui tasti, e si mise a suonare la sua semplice melodia. Non era nulla di che, soltanto una canzoncina da principianti, ma a Yuuri sembrò suonare un pochino meglio rispetto al giorno precedente. Con sua grande soddisfazione, riuscì a suonarla tutta senza fermarsi. Lasciò andare le braccia lungo i fianchi, sorridendo.


Fu allora che sentì qualcuno applaudire. Si voltò, e vide Victor che batteva le mani, un'espressione soddisfatta in volto. Era seduto sul pavimento della sua camera, il violino accanto a lui.


- Bravo! - esclamò, senza smettere di applaudire.


Yuuri arrossì. Di solito non sopportava quando la gente gli si avvicinava di soppiatto mentre suonava. Quel caso, però... era diverso. Stava quasi suonando in camera di Victor, non poteva certo impedirgli di entrare nella sua stanza.


- Stai... stai scherzando, giusto? - fece Yuuri.

Victor scosse la testa. - Per niente. Anzi, continua! – disse.

- Ma... non è niente di che, davvero. Non sono per niente bravo....

- Non è vero – disse Victor. - E poi, se non suoni non potrai mai migliorare. Quindi... continua!


Beh, forse era anche un po' lusingato dal ricevere un complimento da un musicista bravo come Victor. Probabilmente fu quello a spingerlo a continuare a suonare accanto a lui. Quello che poteva dargli non era ancora molto, ma forse per il momento era abbastanza.


Ogni tanto rivolgeva lo sguardo verso Victor. Non smetteva di sorridergli, incoraggiante.


*


Guardare Victor suonare era uno spettacolo affascinante. C'era sempre un qualcosa di elegante, in lui, ma quando prendeva in mano il violino, la sua grazia non aveva eguali. Persino Yuuri, dal basso della sua inesperienza musicale, riusciva a riconoscerlo. Lui non sarebbe mai stato in grado di comunicare in quel modo attraverso il suo strumento, questo era ciò che sentiva. O, forse, era soltanto la crescente ammirazione che provava per Victor a parlare.


L'ultima nota risuonò nell'aria, attraversando il portale, e, come sempre, Victor riaprì gli occhi, tornando nella sua dimensione come se si fosse appena risvegliato da un sogno. Yuuri lo applaudì, anche lui ancora un po' perso nella sua musica, e Victor gli rivolse un piccolo sorriso.


Avevano continuato a vedersi, ma ancora non avevano parlato molto. I loro incontri erano fatti perlopiù di musica. Yuuri aveva come l'impressione che Victor preferisse, e riuscisse, ad esprimere meglio la sua personalità attraverso il violino. Quanto a Yuuri, beh, ci provava, ma di certo non era ancora arrivato a quel livello. Ci sarebbero voluti anni di studio per padroneggiare il pianoforte in quel modo.


- Sembra molto bello, lì – fece Yuuri, indicando la grande vetrata dietro Victor. - Dove abiti?


Victor si alzò dal pavimento, e andò ad aprire la finestra. - Questa – fece Victor, allargando le braccia – è Columbia, la città volante!


Yuuri lo guardò, perplesso. Città volante? Esisteva qualcosa del genere?


- Cosa... cosa intendi con volante? - domandò Yuuri.

- C'è qualcosa che fa restare gli edifici sospesi a mezz'aria. Non so esattamente cosa sia, ma funziona!


Guardava fuori, gli occhi che risplendevano di luce. - Non sono qui da molto, ma mi piace.


Yuuri sorrise. Lui viveva sott'acqua, forse una città volante non era così implausibile.


Victor tornò a guardarlo, distogliendo la sua attenzione dal panorama fuori dalla finestra. - Tu, invece, dove vivi? - domandò.


- Rapture. È una città sott'acqua, sul fondale dell'oceano. Tutto il contrario di Columbia, insomma. Mi piace guardare i pesci che nuotano davanti alle vetrate, ma a volte mi manca il sole.


Lo sguardo di Victor si illuminò, e stavolta non era soltanto per il sole.


- Dopodomani i miei genitori non saranno in casa per tutto il giorno... se vuoi, puoi attraversare il portale e venire qui!


Yuuri era sorpreso. Non aveva mai pensato che quel portale potesse essere attraversato. In effetti, cosa impediva loro di farlo, e di farsi un giro nelle rispettive città? L'unico problema stava nel fatto che non sapessero se attraversare il portale fosse sicuro o meno.


- Mi piacerebbe moltissimo, ma... non potrebbe essere pericoloso?


Sarebbe stato bello, riuscire ad incontrare Victor per davvero. Prima, però, avrebbe dovuto essere sicuro di poter attraversare il portale e uscirne intero.


Victor rimase in silenzio per qualche secondo. Era evidente che nemmeno lui aveva una risposta certa a quella domanda. Poi, però, fece un bel respiro, e tese un braccio davanti a sé, il palmo della mano rivolto verso il portale.


- Avvicinati, e fai come me – gli disse. Yuuri obbedì, senza sapere che cosa avesse intenzione di fare. Ora anche lui era inginocchiato davanti al portale, il braccio teso davanti a sé. La sua mano avrebbe quasi potuto toccare quella di Victor, se solo si fossero trovati nella stessa dimensione.


Poi, Victor si mosse in avanti, e la sua mano attraversò il portale, afferrando quella di Yuuri.


Quel gesto lo colse alla sprovvista, e per qualche motivo Yuuri arrossì. La mano di Victor era calda nella sua e, cosa migliore di tutte, aveva attraversato il portale senza nemmeno un graffio.


Victor sembrava felice, incurante del fatto che aveva rischiato di farsi male ad una mano solo per capire se quel portale si potesse attraversare in sicurezza. Tirò indietro la mano, facendola ritornare alla sua dimensione... e quella di Yuuri la seguì.


Yuuri sussultò, sentendo sulla pelle sensazioni che ormai credeva non avrebbe più provato: il tepore del sole, una dolce brezza....


Victor osservò l'espressione stupita di Yuuri, e rise. Dopo qualche secondo, Yuuri rise con lui, sollevato. Era andato tutto bene. Sarebbe potuto andare a trovare Victor. Il suo cuore scalpitava al solo pensiero.


*


Il giorno dopo, come sempre, Yuuri entrò nella stanza. Victor stava suonando, e non si era reso conto della sua presenza. Sembrava diverso dal solito: normalmente suonava brani pieni di brio ed energia; quel giorno, invece, la sua era una melodia lenta e triste. Doveva essere successo qualcosa.


Yuuri si sedette al suo posto, davanti al pianoforte, stando attento a non disturbare Victor. Era sempre così bello... ma quando suonava, lo era da mozzare il fiato.


Victor finì la sua canzone, e guardò fuori dalla finestra. Ancora non si era accorto di Yuuri. C'era decisamente qualcosa che non andava, era evidente dal suo sguardo, quasi perso nel vuoto.


- Victor? - fece Yuuri. Era preoccupato, non era da Victor comportarsi così.


Il ragazzo si voltò, sussultando. - Oh, Yuuri. Non mi ero accorto che fossi arrivato.


Sorrideva, ma era come se gli stesse nascondendo qualcosa.


- Va... va tutto bene? - domandò Yuuri. Non voleva che niente e nessuno facesse del male a Victor. Com'era possibile che accadesse una cosa del genere?


Victor annuì. - Solo una piccola discussione, nulla di grave.


Era evidente che, qualsiasi cosa fosse successa, non voleva parlarne.


- Potresti farmi un favore? - continuò. Yuuri annuì.


- Suona per me.


Yuuri era sempre un po' restio a suonare davanti a Victor. Voleva che lui amasse ciò che suonava, ma era ancora un principiante, e spesso e volentieri nelle sue performance c'era ancora qualche errore. Voleva impressionarlo, e la sua presenza mentre suonava lo rendeva particolarmente nervoso. Ma, se sentirlo lo rendeva felice... per lui questo e altro.


Suonò la sua canzone migliore, cercando di imprimere i suoi sentimenti in ogni nota. Qualsiasi cosa sia successa, voglio che tu sia felice.


Ad un certo punto, sentì il violino di Victor unirsi al suo pianoforte. Distolse lo sguardo dai tasti per un attimo, e vide Victor che suonava, sorridendo dolcemente, gli occhi un po' lucidi. Lo accompagnava, seguendo il suo ritmo. Era Yuuri a guidarlo.


Suonata assieme a Victor, anche la banale melodia di Yuuri stava diventando qualcosa di magico. Era come se la bellezza di Victor l'avesse finalmente toccato.


Facevano parte di due mondi completamente diversi, ma non importava: in quel momento, grazie alla musica, erano uniti come se non ci fosse nessun portale a separarli.


*


Quella notte, Yuuri dormì a malapena. Non riusciva a smettere di pensare a ciò che aveva provato mentre suonava con Victor, e il suo cuore batteva forte. Se poi pensava che l'indomani l'avrebbe incontrato in carne ed ossa, quasi si sentiva male per il nervosismo.


Non che non ne fosse felice, anzi, era certo che quella strana sensazione allo stomaco fosse dovuta per la maggior parte alla felicità. Il resto, però, era tutta preoccupazione.


Victor era bellissimo ed elegante, oltre ad essere praticamente un violinista prodigio. Lui, invece, non aveva nulla di particolare. Victor era più grande di lui soltanto di pochi anni, ma al confronto Yuuri si sentiva un ragazzino. Molto probabilmente erano diventati amici soltanto a causa di quel portale tra i loro mondi: se Victor avesse abitato a Rapture, quasi certamente non l'avrebbe mai nemmeno degnato di uno sguardo.


Abbracciando il suo cuscino, si disse che davvero, era felice. Voleva solo che quella strana sensazione allo stomaco scomparisse.
   
 
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