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Autore: KendraVale    29/05/2017    0 recensioni
L'amore può nascere in ogni dove, senza dare retta al tempo. La storia narra di avventure che si sviluppano nella Valle Stindir, tra popoli di razze diverse: gli elfi, gli uomini, i nani ecc. Tra le avvincenti avventure nascono amori e amicizie. Ci sono dei misteri che accompagnano i capitoli della storia, basta leggerli per scoprire il finale!!!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Passò molto tempo da quel tragico giorno; oramai si era nell'anno delle Rose. Nella Valle Stindir vi era un Villaggio dall'aspetto incantato le cui case erano costruite con legno, pietre e foglie. Alcune abitazioni avevano come decoro mattoni cotti sui quali erano incisi motivi floreali. Le finestre erano a forma di arco ed erano arricchite nella struttura centrale da stemmi che raffiguravano la genzianella e le stelle alpine. Il paesello era chiamato Neghir Minuial abitato dagli Elfi -esseri chiamati allora immortali- dalle sembianze umane, ma dall'animo divino. La famiglia più antica era quella dei Brillantmoon -fondata in precedenza dal re Ghilijan- a cui a capo vi era la famiglia reale composta dal Re Thorondir e dalla moglie Ringil. Il loro regno era un'isola felice, la popolazione andava d'accordo e nessuno nel casolare provocava dissenso. Questa realtà durò due lunghissimi anni, fino a quando un giorno di primavera, nel bel mezzo di una cerimonia, si udirono gli scocchi delle frecce mirate verso il cielo. Nel giro di pochi secondi si dilagò come una pestilenza, la paura. Gli uomini di Vinandir, attaccarono il villaggio degli elfi. Improvvisamente tra le urla e i lamenti si intravide in lontananza la figura dell'attuale re di Pirovat, - denominato così per la dimora costruita sul versante della montagna più alta di Vinandir- che si stava avvicinando a Thorondìr. Ci fu uno scontro. La povera gente e i poveri schiavi della guerra erano costretti a guardare, quello che sembrava essere un combattimento all'ultimo sangue. Guglielmo, il re di Vinandir, sollevò il suo martello da guerra scagliandolo sulla testa di chiunque gli capitasse a tiro. Gli elmi e gli scudi dei soldati degli elfi si piegavano come fuscelli sotto i possenti colpi del re incrementando così il panico. Il soldato Magor, era un elfo molto abile con la spada e provò ad attaccare Guglielmo cercando di colpirlo alle spalle, ma il re gli afferrò la mano, immobilizzandolo e torcendogli il braccio. Magor provò a liberarsi tra strattoni e urla, ma purtroppo la presa del Sovrano era ben salda. L'elfo poco dopo cadde a terra, senza un braccio. Il sangue caldo zampillava come una fontana e il suo corpo stava diventando sempre più gelido. In quell'istante, il terreno oscillò. Thorondir pensò: -Il terreno è arrabbiato e disgustato da tutto questo!-. Dopo la scossa tutti rimasero in silenzio, chi in piedi seppure esausto e chi a terra per aver perso l'equilibrio dalle forti vibrazioni del terreno. In quel preciso istante davanti a loro si presentò il Cavaliere del forte -ormai sotto-forma di Spirito- che ordinò a loro di cessare immediatamente questa futile battaglia. I due Nemici furono costretti a firmare un'armistizio di pace che doveva durare per tutta la vita. Il patto consisteva nel riguardare anche le dinastie successive, per mantenere una pace duratura. Thorondìr stremato e con il volto sporco dal sangue, si rivolse senza inganno: "Non temete, farò un giuramento su questo armistizio", disse con la gola impastata. Il Re di Pirovat seppure non d'accordo, riconobbe l'errore e disse: "Non è giusto che gli uomini debbano ridursi a questi compromessi, ho deciso di attaccare perchè gli elfi non hanno diritto di vivere accanto a noi, ma se il patto consiste in questo allora rivaluterò il mio pensiero". La battaglia creata da disappunto e manie di grandezza da parte degli uomini cessò all'istante. A quel punto il Cavaliere del Forte aggiunse: " Ho creato questa Valle per vivere insieme e ora che non sono più presente non permetterò che voi distruggerete ciò che io stesso ho creato. Il tradimento è stato portato in questa Terra e per questo vi maledirò per il resto della vostra vita, se non rimedierete all'errore che avete commesso. Il futuro del vostro popolo sarà nelle mani di due giovani". Terminata la frase egli sparì nel Nulla lasciando i due sovrani esterrefatti. Gli animi rimasero scossi da parte di entrambi e cercarono di capire cosa intendesse dire Il Re Albertino con quelle parole.
   
 
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