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Autore: siriopg    29/05/2017    0 recensioni
Callie e Arizona in una storia diversa dalla serie tv.
Storia interamente inventata da me completamente diversa dalla serie tv.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dicembre era appena iniziato e sapevo che da lì a poco avremmo avuto dei giorni liberi. Dalla vigilia di Natale, fino al sette Gennaio. Non volevo rimanere in città né tantomeno andare a trovare i miei genitori. Questa vacanza la volevo dedicare a me, senza vincoli né costrizioni. Un po’ di avventura ma tanta tranquillità psicologica. Mi sarebbe bastato solo un amico a farmi compagnia, qualcuno che rispettasse i miei silenzi ma anche che non interrompesse i miei monologhi sulla vita. Adoravo parlare, a volte era impossibile farmi smettere ma adoravo anche i silenzi, davanti ad un tramonto, in riva al mare i miei silenzi erano memorabili. Avevo appena finito una relazione amorosa dolorosa, avevo detto basta a colui che credevo l’amore della mia vita ma lui aveva pensato bene di tradirmi. Tradirmi con una nostra amica comune e per svariati mesi. Tradita da due persone che stimavo e adoravo e che mai, mai, avrei pensato fossero capaci di rompermi il cuore in mille pezzi. Eppure eccomi qui, con un cuore da ricucire e rimettere in ordine. Questa vacanza doveva servirmi per svuotare la mente, l’anima e da questo cercare di andare avanti, per il mio bene. Lo avrei chiesto alla mia amica-collega, avevo bisogno di un’amica sincera, una persona capace di farmi star bene anche sedute a un tavolo di un bar bevendo semplicemente un caffè. Per me il caffè era sacro, davanti ad una tazza di caffè si è onesti, sinceri e felici. Sì, l’avrei chiesto a lei, anche se aveva un marito e tre figli e di sicuro avrebbe declinato l’invito. Lei era la mia prima scelta. Mark non mi avrebbe aiutata come avrei voluto, lui avrebbe passato tutto il tempo ad abbordare ragazze. Lo conoscevo troppo bene. Avevo un po’ di tempo libero e andai a prendere un caffè nella nostra stanzetta degli attori senza arrivare in caffetteria. Non avevo grandi scene da girare ma una era alquanto impegnativa, perciò mi fermai lì. Mi sedetti in disparte e iniziai a pensare. “Callie!. Ehi Callie ti disturbo?.” “Ciao Arizona, no no non disturbi, scusa avevo la testa altrove. Vuoi sederti?.” “Sì grazie, sicura che non vuoi rimanere sola?.” “Sì, perché?.” “Perché quando sei così, so che non vuoi tante rotture intorno.” “Così come?” chiesi per capire meglio. “Persa nei tuoi pensieri.” “Strano ma vero eri anche tu nei miei pensieri.” “Sei agitata per la prossima scena? Io non ho chiuso occhio questa notte. Non so se ce la farò.” “Ma dai Arizona, andremo alla grande. No, avevo intenzione di chiederti una cosa.” “Che hai Callie?” mi chiese non capendo dove andassi a parare, stai male?.” “Non fisicamente ma sì. Ho bisogno di andar via da qui, ho voglia di andare in un posto e sentirmi libera. Libera di fare quello che mi pare. Libera di non essere l’attrice famosa e circondata da fan impazziti.” “Questo sarà difficile” disse. Risi. “Sto passando un periodo non felice, ho rotto con Robert…” “Cosa volevi chiedermi Callie? Ti giuro, la mia mente sta cercando di capirci qualcosa ma niente.” “Hai ragione, scusa sto dilungando la cosa perché sembra assurda anche a me. Ok, te la dico e basta.” “Sì, forse è meglio.” “Visto che avremo dei giorni liberi fino al prossimo anno, sempre se ti vada ovviamente…” “Callieeeee ti prego!.” “Hai voglia di venire via con me qualche giorno?. Non m’importa dove, davvero, solo via da qui.” Mi guardò in modo stano per qualche secondo. Stava elaborando mentalmente la mia richiesta. “Stai scegliendo me per le tue vacanze?” mi domandò incredula. “Te l’avevo detto che era una cosa assurda ma sì, sto scegliendo te. Che mi dici, ci stai?. Andremo in un posto caldo, affitteremo una moto e gireremo un po’.” “Cosa? Una moto, sei impazzita?.” “No Arizona, impazzirò se rimarrò qui. Ti assicuro che so guidare una moto.” “Quanto tempo mi dai per decidere? Posso scegliere i giorni nel caso?.” “Tutto quello che vuoi, qui lavoreremo per altri dieci giorni, il venti finiamo le riprese, vedi tu.” “Perché hai scelto me?” mi chiese a bruciapelo. “Abbiamo una bella sintonia e andiamo abbastanza d’accordo. Sono più che sicura che passeremo dei giorni bellissimi. “ “Lo sai che ovunque andremo e poi insieme, i fan non ci daranno tregua, ne sei consapevole?. “ “Io saprò mimetizzarmi molto bene tu invece non potrai nascondere quegli occhi a nessuno.” “Sì ma… una moto?” mi chiese ancora. “Posso sorvolare sulla moto ma per la vacanza, mi piacerebbe molto.” “Noi due in giro insieme, i nostri fan impazziranno di gioia. Sai le chiacchiere sul nostro rapporto?.” “Arizona, che ci importa, noi sappiamo bene chi siamo.” Arizona fu chiamata in sala trucco e mi disse che avremmo ripreso il discorso più tardi. Speravo, speravo con tutta me stessa che rispondesse sì alla mia proposta. Lei aveva il super potere di farmi parlare, di farmi sfogare e poi calmare. Era davvero la persona che volevo per la mia vacanza. Anch’io fui chiamata per gli ultimi ritocchi anche se ero abbastanza pronta. A me bastava il camice e una faccia stanca e distrutta dalla mole di lavoro. Avevo detto di essere pronta e invece no, non ero pronta ad una litigata brutale con lei. Non in quel momento, non con lei. Anche se era pura finzione. Girammo la scena undici volte e alla fine dissero basta. “La riprenderemo domani ok Callie?” mi disse la regista. Mortificata, guardai Arizona. “Scusate, oggi non è proprio giornata.” “Tranquilla, domani andrà meglio” mi disse Arizona quasi all’orecchio. “No, scusami davvero, domani ti toccherà rigirare la scena e tu oggi eri davvero pronta.” “Dai, usciamo da qui. Vatti a cambiare, ci vediamo al parcheggio.” Salutai tutti e tornai in camerino, con rabbia tolsi il camice e lo tirai in terra. Mai avevo sbagliato una scena così tante volte. Mai. “Ah eccoti finalmente, andiamo da Joe per un drink?” propose Arizona. “Oh sì, ho voglia di una bella sbronza.” “Andiamo a piedi, è meglio.” Vista l’ora, non c’era molte gente, ci sedemmo in un tavolino e senza chiedere nulla, arrivarono due tequila. “Ci conosce bene Joe” dissi bevendola in un solo sorso. “Sì ma vacci piano, siamo appena arrivate.” “Tranquilla, reggo bene l’alcool.” “A dire il vero, non tanto.” Feci cenno di portarne altre due che arrivarono poco dopo. “Allora Calliope, vuoi dirmi che ti sta succedendo? Non ti ho mai vista in questo stato.” “Vuoi parlarne ora? Ma dai!!.” “Sì, vorrei parlarne ora quindi parlami o me ne vado.” La guardai e in effetti stava aspettando che parlassi. “La mia vita fa schifo” iniziai. “Tutto qui?.” “Tutto cosa? Ho appena detto che la mia vita fa schifo.” “Tutte le vite fanno schifo Callie, che pensi, che la gente viva a Fiabilandia? E vissero felici e contenti sia la realtà?. No, ti sbagli.” “La tua vita non è uno schifo.” “Ho anch’io i miei problemi, fidati. Cos’ha la tua vita di così terrificante?.” “Sono di nuovo sola e mi sento sola.” “Non lo sei.” “Arizona lo sono. Arrivano le vacanze e sono sola.” “No, hai me, hai Mark e poi ci sono tutti gli altri. La tua famiglia è lontana ma c’è.” “Ma per favore!. Dopo la rottura con Robert non mi hanno più parlato. Ennesima delusione per loro.” “Che è successo con lui, poi dirmelo?.” “Mi ha tradita, per mesi, con un’amica in comune. “ “Come l’hai scoperto?.” “Me l’ha detto, semplicemente. Forse non reggeva più il peso delle sue bugie, dissi sconsolata. Se n’è andato di casa, credo in hotel ma in realtà non m’interessa e non voglio saperlo.” “E la tua amica?.” “Non ho avuto le forze per affrontarla, forse mai le troverò. Mi sento doppiamente tradita Arizona. Mi sento una fallita in ogni cosa.” “Ma che dici? Nel lavoro tu sei la migliore. Sei diventata una bravissima attrice e lo sai” “La mia vita è uno schifo, non il lavoro.” Intanto avevo bevuto già sei tequila e Arizona disse a Joe di non servirmene più. Al bar arrivarono Owen e Cristina e si unirono a noi. “Vuoi che ti aiuti a riportarla a casa?” chiese Owen ad Arizona. “Magari fino alla macchina, poi faccio da sola. Grazie.” Pagò il conto e con molte difficoltà, riuscì a portarmi a casa mia. Lei viveva in hotel quando restava più giorni a Seattle. Mi allungò sul divano e preparò una quantità industriale di caffè. Da lì a poco mi sarebbe servito. Fece la doccia e s’infilò una mia tuta trovata nell’armadio. Avvisò la sua famiglia che non sarebbe rientrata a casa quella notte. Non poteva e voleva lasciarmi sola in quelle condizioni.
   
 
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