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Autore: apollo41    30/05/2017    1 recensioni
Prompt: “Mi manchi” ammise. “Sono qui” disse lei. “È quando ci sei che mi manchi di più, quando siamo insieme. Quando non ci sei, quando sei soltanto un fantasma del passato o il sogno di un’altra vita, allora è facile."
- American Gods, Neil Gaiman -
Dal testo:
Lavorare insieme alla donna con cui avevi creduto avresti passato il resto della tua vita non era per nulla facile, neppure quando avevate deciso di mettere fine alla relazione di comune accordo.
Per Charlie era stata dura ammettere che tra lui e Marissa non avrebbe mai funzionato come avrebbero voluto e anche ora, a quasi otto mesi di distanza, sentiva come se ci fosse qualcosa in sospeso tra loro ogni volta che si incontravano tra i corridoi o alle riunioni del personale scolastico.
Era una cosa stupida, ovviamente.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Questa one shot è stata scritta per la prima edizione dell'oca EFPiana versione scrittura sul gruppo EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni (link:https://www.facebook.com/groups/751269538242732/).
Ho anche avuto il tempo di rileggere e correggere, ma potrebbero esserci cavolate varie perché sono scema; al massimo segnalatele in un commento.
Vi lascio alla lettura! Baci, Elisa.

PS: come al solito per questo genere di cose non sono previsti seguiti. (Ma se avete dei prompt da proporre anche per vecchie drabble/flash/one-shot, lasciateli nelle recensioni che potrei prendere in considerazione di scriverci altre sciocchezzuole brevi. Però non chiedete solo di continuare, lasciate un vero e proprio prompt se volete che provi a scriverci qualcosa, please.)
 



PROMPT (Casella 15, Prompt canzone/citazione 7):

“Mi manchi” ammise. “Sono qui” disse lei. “È quando ci sei che mi manchi di più, quando siamo insieme. Quando non ci sei, quando sei soltanto un fantasma del passato o il sogno di un’altra vita, allora è facile."
- American Gods, Neil Gaiman -

NOTE: ho mantenuto il senso del dialogo, ma cambiato un po’ le parole per rendere il tutto meno simile al testo originale da cui la citazione è stata estrapolata. Il finale è molto a caso e brusco, sorry.
 

Miss You
 

Lavorare insieme alla donna con cui avevi creduto avresti passato il resto della tua vita non era per nulla facile, neppure quando avevate deciso di mettere fine alla relazione di comune accordo.

Per Charlie era stata dura ammettere che tra lui e Marissa non avrebbe mai funzionato come avrebbero voluto e anche ora, a quasi otto mesi di distanza, sentiva come se ci fosse qualcosa in sospeso tra loro ogni volta che si incontravano tra i corridoi o alle riunioni del personale scolastico.

Era una cosa stupida, ovviamente.

Credeva davvero che tra loro le cose non sarebbe mai finite con un “e vissero per sempre felici e contenti” e che avessero per questo preso la decisione giusta. Eppure la sua mente ancora lo tradiva con gli “e se” ogni volta che il suo sguardo si posava sui suoi capelli neri o sulla sua figura minuta.

Era una cosa stupida, frustrante e, per quanto gli costasse ammetterlo, dolorosa.

L’anno scolastico, comunque, stava volgendo di nuovo al termine e nel giro di qualche settimana Charlie avrebbe potuto prendersi una pausa definitiva da Marissa, almeno per qualche settimana prima delle prime riunioni del personale prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.

Voleva davvero credere che non vederla per un po’ avrebbe potuto sistemare le cose, ma con il passare del tempo aveva iniziato a chiedersi se non fosse il caso di passare a una misura più drastica per smettere di sentirsi costantemente a quel modo.

Per il momento, comunque, era bloccato a fare lo chaperon insieme a lei per il ballo scolastico e soffermarsi su quelle riflessioni lo stava facendo sentire soltanto più a disagio.

Per loro sfortuna, erano stati assegnati entrambi ad assicurarsi che non ci fossero adolescenti nascosti da qualche parte nella scuola a pomiciare, che, tra i tanti compiti degli chaperon, era per certo il più fastidioso e imbarazzante non solo per loro, ma anche per i studenti che avrebbero beccato in situazioni più o meno spinte – alcuni dei quali avrebbero rivisto in classe all’inizio della settimana successiva.

Avevano da poco beccato una coppietta che pomiciava nella classe di Miss Parker, l’insegnante di arte, quando uscirono sotto il cielo stellato e l’aria piacevole della metà di maggio per iniziare il giro del perimetro esterno della scuola.

In quel preciso istante l’unico rumore che si poteva sentire era quello del vento e, in lontananza, il battito del ritmo della musica che proveniva dalla palestra scolastica. La calma e la monotonia dei successivi dieci minuti sarebbero anche stati piacevoli se non fosse stato per il silenzio teso che ancora c’era tra di loro a volte e per le riflessioni che sembravano non voler lasciare la sua mente.

«Mi manchi,» ammise Charlie all’improvviso, cogliendo di sorpresa anche se stesso. Non aveva avuto alcuna intenzione di ammetterlo ad alta voce, ma sembrava che il suo corpo avesse deciso al posto suo.

Marissa lo fissò perplessa per qualche istante, poi gli sorrise. Charlie ebbe come l’impressione che per lei il silenzio di poco prima non fosse stato per nulla un problema; forse era davvero solo lui a vedere qualcosa di sbagliato nella loro situazione attuale.

«Sono sempre qui per te, Charlie. Non stiamo più insieme, ma non significa che abbia smesso di volerti bene o di essere tua amica,» rispose, quasi confermando quanto lui aveva pensato poco prima.

Sospirò, fissando il cielo stellato che sembrava quasi volerlo prendere in giro. «È questo il problema, Marissa. Ho bisogno che le cose tra noi siano finite in modo definitivo. Quando sei con me, quando mi sei vicina, anche quando ti vedo di sfuggita nei corridoi, quelli sono i momenti in cui mi manchi di più. Quando non ci sei, quando sei solo una fantasia di un futuro che non esisterà mai o un ricordo di quello che c’è stato tra noi, in quei momenti è tutto molto più semplice.»

Lei non rispose, mentre continuavano a camminare con il rumore del vento e il battito della musica a far loro compagnia, soltanto una risata cristallina dall’altro lato dell’ampio giardino a interrompere il silenzio. Stavolta Charlie era sicuro che entrambi stessero sentendo la tensione tra di loro.

«È uno dei motivi per cui non avrebbe mai funzionato tra di noi, vero? La gente dice che gli opposti si attraggono, ma quando si hanno così poche cose in comune, quando si affronta la vita in modo così diverso e non si riesce a trovare un punto in cui incontrarsi, una relazione non può funzionare, non in quel senso e non per sempre, perlomeno,» mormorò Marissa fermandosi nel mezzo del giardino.

Charlie fece ancora un passo e poi si girò verso di lei. «Mi dispiace per come è finita e vorrei che non fosse andata così, ma è stata la decisione giusta e lo sappiamo entrambi. Io ho soltanto bisogno di un taglio più definitivo per andare avanti con la mia vita.» Fece una pausa in cui prese un profondo respiro, fissando oltre la spalla della donna, prima di riportare lo sguardo sui suoi occhi verdi. «Penso che chiederò un trasferimento in un’altra scuola. Nella West Coast.»

Marissa ridacchiò con un sorriso triste. «Mancherai tu a me quando sarai dall’altro lato del paese. Sei stato il mio migliore amico per così tanto tempo...» Sussurrò, gli occhi che le diventavano all’improvviso lucidi.

Charlie le si avvicinò e la strinse in un abbraccio. «Mi dispiace essere così egoista.»

Lei ricambiò l’abbraccio, avvolgendolo tra le sue braccia sottili. «Non dire sciocchezze! Hai tutto il diritto di prenderti del tempo per staccare da me in modo definitivo, è quello che una buona amica ti consiglierebbe di fare se davvero stai così male quando vedi la tua ex. E fino a prova contraria io sono ancora una tua buona amica.»

Rimasero in silenzio e abbracciati ancora per qualche minuto, prima che un’altra risata cristallina in lontananza li risvegliasse da quel ritorno a un passato non così distante. Charlie sospirò, stringendo per un istante le mani ancora poggiate sulle spalle di Marissa, prima di regalarle un sorriso malinconico e lasciare la presa.

«Magari fra un paio di anni saremo in grado di parlarci di nuovo senza che tu ti senta a disagio,» cercò di consolarlo lei, un’espressione probabilmente molto simile a quella che le stava rivolgendo lui stesso stampata in viso.

«Scommetto che avremo un sacco di storie divertenti da raccontarci per allora,» aggiunse Charlie cercando di rompere la tensione. Forse non era stata una buona idea confessarle proprio quella sera quel pensiero che aveva cominciato a diventare ricorrente nelle ultime settimane.

La tensione, comunque, parve dissiparsi del tutto quando una coppia di ragazzini uscì di corsa dalla porta della mensa che si affacciava al cortile, andandosi quasi a schiantare contro i due insegnanti nella loro frenesia di raggiungere un posto appartato.

Per il resto della sera furono troppo impegnati a rovinare i piani amorosi altrui per riflettere a lungo sul fallimento della loro relazione. Avrebbero potuto cominciare a evitarsi nei corridoi in modo impacciato e con poco successo la settimana successiva; era sicuro che le voci su di loro avrebbero fatto un impetuoso ritorno nel circolo dei pettegolezzi scolastici.

Charlie era quasi curioso di sapere cosa si sarebbero inventati stavolta. I professori adoravano scambiarsi i pettegolezzi che avevano origliato dai loro studenti durante la pausa pranzo e per quanto fosse sicuro che sarebbe stato imbarazzante sia per lui che per Marissa, almeno avrebbe avuto un buon motivo per ridere di come fossero andate le cose tra di loro.

   
 
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