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Autore: RiceGrain    10/06/2009    1 recensioni
Janine non ricorda niente del suo passato. Il terrore per una donna dai capelli rossi, l'odio per il caramello e un sogno che la perseguita sono le uniche cose rimastele di quel passato dimenticato. Ma chi è in realtà Janine?
Ambientata durante Twilight, ma con la storia principale ha poco a che fare, è più che altro un background per contestualizzare la mia storia.

Cercando di non dare peso alla sensazione di nausea alla bocca dello stomaco, presi la barretta e la gettai nel cestino. L’odore del caramello mi faceva venire da vomitare.
Genere: Romantico, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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“Allora, dormito bene

“Allora, dormito bene?” mi accolse la voce di Libby nell’abitacolo caldo e confortante della sua Polo arancione.

Ci doveva essere sicuramente del sarcasmo nella sua voce, se aveva notato le occhiaie scure che mi solcavano le guance neanche le avessi scolpite col martello, ma ero troppo stanca per ribattere qualsiasi cosa.

Mi chiusi lo sportello e mi accomodai sul sedile, sospirando rumorosamente.

“Se il buongiorno si vede dal mattino…” continuò lei, prima di inserire la marcia e di partire.

Onestamente, avevo dormito da schifo.

Anzi, non si può proprio dire che avessi dormito perché non l’avevo fatto. Ero stata tutta la notte a rigirarmi fra le coperte in pena, con un’unica immagine in testa…quella di Benjamin.

Non c’era stato verso che riuscissi a pensare ad altro, solo lui e le sensazioni irragionevolmente intense che avevo provato in quei pochi minuti che eravamo stati insieme.

Quando i miei erano rientrati, dopo solo un’oretta, li avevo salutati e molto candidamente avevo comunicato che non avrei cenato e sarei andata dritta a letto.

Beh a letto c’ero andata, che avessi dormito era tutta un’altra storia.

Fortunatamente Libby non era in vena di molte chiacchiere quella mattina e così potei passare i minuti del tragitto in macchina per arrovellarmi ancora un altro po’ il cervello su Benjamin.

Già, come se servisse.

Quel ragazzo era un autentico mistero. Di certo se ne avessi parlato a Libby sarebbe partita in quarta con le sue elucubrazioni e teorie una più inverosimile dell’altra su come arrivasse da un altro pianeta, o magari addirittura da un’altra epoca e avesse scoperto per caso un buco temporale e come io avrei finito per andare a vivere insieme a lui nel XVII secolo.

Ok, forse questa è la trama di Kate & Leopold…comunque ero certa che Libby non se ne sarebbe distaccata poi molto.

Arrivammo a scuola e Libby posteggiò al solito posto all’angolo, volgendomi uno sguardo strambo prima di scendere dalla macchina.

“Lo sai vero che quando vorrai parlarmene io ti ascolterò”

“Certo che lo so. Ma davvero, non c’è niente di cui parlare…solite cose. Mi annoio da sola”

“Jan stai bene? I tuoi hanno deciso di lasciarti sopravvivere dopotutto?” Dan si avvicinò a noi non appena mettemmo piede a terra.

“Sì, hanno pensato che magari gli servisse ancora una babysitter per il nascituro” scherzai io.

“Meglio così, mi sarebbe dispiaciuto non averti più attorno mostricciatolo” fece Mark scompigliandomi affettuosamente la treccia che mi ero fatta quella mattina, già penosa di per sé.

“Ti ringrazio Mark.” Sospirai, disfacendola del tutto e sciogliendo i capelli.

“C’ho messo un’eternità stamani a fare questo capolavoro di treccia che tu hai provveduto ad abbattere nel giro di un secondo”

Ridacchiò e mi passò un braccio attorno alle spalle “Lo sai che ti preferisco con i capelli al vento”

“Cosa?” scoppiai a ridere “E Chenille? Non pensi a lei? Le si spezzerà il cuore quando saprà che mi corteggi.

“Ah, possiamo sempre tenere le cose nascoste, no?” e mi fece l’occhiolino.

“Sei un caso perso Stone, sappilo.”

Ci avviammo tutti insieme verso l’ingresso della scuola e venimmo raggiunti a metà strada da Chenille che quella mattina si era fatta accompagnare dal padre.

Le sorrisi non appena si avvicinò e lei fece lo stesso, prima di lanciarsi in un dettagliatissimo racconto di quello che le era capitato la sera prima, ovvero il ragazzo di sua sorella aveva provato a baciarla nel retroscala e, disgrazia delle disgrazie, lei c’era stata.

“Onestamente..c’è qualcuno che può biasimarmi? Lo sapete tutti che ho una cotta per Trev da quando…”

“…a 5 anni ti tirò i capelli mentre giocavate a nascondino.” Finimmo io e Libby all’unisono, alzando gli occhi al cielo.

“Esatto! Non è colpa mia se Pat si è messa in mezzo portandomelo via. Io ero ancora troppo piccola. Ma adesso è diverso. Adesso finalmente lui si è reso conto che quello che c’è fra noi è innegabile…”

Bla, bla, bla.

Nessuno ovviamente la stava ascoltando più.

Chenille era capace di condurre dei monologhi allucinanti, nei quali si faceva domande e si dava risposte da sola, per ore e ore senza accorgersi che tutti quanti attorno a lei si erano dileguati.

Ormai c’era abituata e non se la prendeva nemmeno più e dato che lei era la classica persona che se la prendeva per tutto, questo dovrebbe darvi un’idea su quanto ormai tutti quanti, lei compresa, fossimo abituati a quelle sue filippiche senza fine.

“Guardate c’è la Swan” esclamò Dan, quando incrociammo Bella che si allontanava dal suo pick-up rosso fuoco.

“Oddio, ma con che cosa viene a scuola?” Chenille non era riuscita a contenere il suo disgusto alla vista del mezzo di trasporto di Bella.

“Oh finiscila Nille, a me piace” fece Libby prima di salutare la ragazza.

 

“Oh ciao…Libby” disse Bella, dopo un attimo di smarrimento negli occhi castani.

“Pronta per pallavolo? Oggi mi sa che ti toccherà giocare” continuò Libby sorridendole.

“Non dirmelo..ho avuto gli incubi per tutta la notte al pensiero”

Poi si accorse di me e mi sorrise. “Ciao Bella” feci io, passando poi a presentarle il resto della nostra allegra combriccola.

Mi sembrava un tantino più a suo agio rispetto al giorno prima ma era innegabile che qualcosa la turbasse.

Glielo leggevo nello sguardo, sfuggente e intimorito come alla costante ricerca di qualcosa che tuttavia sperava di non trovare.

Oh, al diavolo avevo già abbastanza problemi per me, non potevo mettermi ad analizzare pure quelli di Bella, altrimenti sarei impazzita.

 

Il resto della giornata passò abbastanza tranquillamente. Nessun mal di testa per fortuna e riuscii anche a divertirmi un po’ quando a Letteratura Inglese Matt Kingston iniziò a recitare l’Amleto in un modo così accorato che fece quasi commuovere il professor Mason.

A mensa poi ci sedemmo accanto a Jessica, Mike, Bella ed altri, ma lo facemmo più per non lasciare sola Bella in mezzo a quella massa di minorati mentali, che per vera volontà di condividere il pranzo con la gang della Stanley.

Cercai di essere quantomeno disponibile a chiacchierare con tutti, anche se con soggetti come Lauren Mallory seduta di fianco vi assicuro che l’impresa era ardua.

In più mi resi fastidiosamente conto che non facevo altro che voltarmi saltuarimente verso il tavolo dei Cullen.

Era più forte di me, non riuscivo a smetterla.

Il bello era che non riuscivo nemmeno a capire perché.

Ammetto che c’era una piccolissima parte che si domandava se Benjamin sarebbe stato presente, ed un’altra altrettanto minuscola che sperava di trovarlo lì, sorridente e bellissimo, in mezzo ai suoi cugini, ma in teoria una volta appurato che non era quello il caso, avrei dovuto smetterla di guardarli e concentrarmi sulle chiacchiere inutili dei miei compagni.

Invece no, non smettevo di guardarli, cercando chissà quale risposta a non so bene quale domanda, celata nella perfezione dei loro volti.

Cosa ancora più strana, notai che anche Bella si era voltata a guardarli, ed in qualche modo il suo volto si era incupito ancora di più.

Ad un tratto, i nostri sguardi che ritornavano frettolosamente sulla tavolata si incrociarono e come se fossimo entrambe state scoperte sul luogo di un misfatto ci sorridemmo a malapena, quasi vergognandoci a vicenda.

“…e così ho finito per mandarlo a quel paese” udii le ultime parole strascicate di qualcosa che aveva detto Lauren e che aveva provocato l’ilarità di Chenille e cercai di tornare a fare la persona normale.

Magari se mi impegnavo ci sarei riuscita.

Bella sembrò dello stesso avviso perché non si voltò più verso il tavolo dei Cullen, ma l’espressione che troneggiava sul suo volto candido era quella di un condannato alla forca, e non esagero davvero.

“Ok, sarà il caso di andare a Biologia” esclamò Libby, mettendo via la sua copia di A Midsummer Night’s Dream ed alzandosi dalla sedia.

Io la imitai, felice di aver trovato una via di fuga a quella tortura e dopo pochi istanti anche Mike e Bella fecero lo stesso.

“Che bello di nuovo Biologia” esclamò il nostro simpaticissimo compagno mentre ci incamminavamo nel corridoio pieno di studenti.

Era incredibile come non si separasse un istante che fosse uno dal fianco di Bella, neanche fosse la sua guardia del corpo.

Riuscivo a percepire l’irritazione di lei in maniera allarmante e non riuscivo a capire come facesse lui a non accorgersene.

Quando fummo sulla soglia della porta mi resi conto che l’agitazione di Bella si acuì in modo particolare, per poi svanire l’istante successivo, non appena mettemmo piede nell’aula.

Giurai a me stessa che c’avrei visto chiaro in quella storia, e ne avrei ovviamente messo a parte anche Libby. Non c’era nessuno migliore di lei nello scoprire misteri e strani segreti.

Comunque entrammo nell’aula e prima di dirigerci al nostro banco, io e Libby rimanemmo a chiacchierare un po’ con Bella al suo tavolo, dove fortunatamente per lei, considerando come si era comportato Edward il giorno prima, era sola.

Era inutile sperare che Mike ci avrebbe un po’ lasciato stare, andando a farsi i cavoli suoi, perché naturalmente rimase come uno stoccafisso a gravitarci intorno e a tentare di convincere Bella ad unirsi a noi alla gita a LaPush.

“Ma chi l’ha invitato Newton, scusa?” bisbigliai nell’orecchio di Libby quando suonò la campanella e ci andammo a sedere alla nostra postazione.

“Ne abbiamo parlato prima a mensa, Jan. Ne abbiamo parlato per l’intera durata del pranzo. Dan ti ha anche chiesto se potevi chiedere a tua madre di preparare i sandwich alla Leaving e tu hai annuito e detto che avresti riferito” mi rispose lei, guardandomi davvero come se fossi appena scesa da una navicella spaziale.

“Davvero?”

“Ma dove sei con la testa Janine Leaving? E soprattutto…perché non vuoi parlarmene?” lessi dispiacere negli occhioni neri di Libby e mi sentii immediatamente in colpa.

“Scusa Libby. Non so cosa mi stia prendendo in questi giorni. Oggi ci vediamo, ti va? Così ti spiego tutto…”

Lei annuì, leggermente più sollevata ma non risollevò più la questione per colpa di Banner e della sua interessantissima lezione sulla seconda parte dell’anatomia cellulare.

 

Quando uscii da scuola, due ore più tardi mi sentivo determinata a non lasciarmi abbattere da stupide sensazioni senza senso. Non potevo trascorrere il resto della mia adolescenza in questo stato di perenne ansia e timore di un qualcosa di non identificato. Non era giusto. Soprattutto nei confronti dei miei amici, che non ne potevano più di trovarsi di fronte una pazza visionaria anche abbastanza antipatica.

Anzi, soprattutto per me stessa, perché ero davvero stanca di seguire un tracciato così sottile ed incomprensibile, perso in chissà quale anfratto della mia memoria, del quale molto probabilmene non sarei mai venuta accapo.

Non so cosa fu a darmi quella determinazione, se fu dovuto alla lezione di educazione civica, o alle battute idiote di Mark che mi erano costate ben due richiami da parte del professore per via del tono delle mie risate, o forse a qualche molla che era scattata nel labirinto del mio cervello senza senso.

In ogni caso, quando uscii da scuola quel giorno e mi misi ad aspettare Libby appoggiata alla sua Polo, mi sentivo davvero diversa. Mi sentivo normale.

La cosa tragica o comica, dipende da che punto di vista la si vuole vedere, è che quella meravigliosa sensazione durò per circa 5 minuti scarsi.

Sì perché poi nel mio campo visivo Benjamin Cullen fece la sua comparsa e tutti i miei buoni propositi andarono allegramente a farsi fottere.

 

Ed eccomi di nuovo ad aggiornare!

Non so onestamente cosa sia successo che mi abbia fatto aggiornare così in fretta O.O però è successo ahuahauah..non so se ne siate contenti o meno di questo…probabilmente dopo questo schifo magistrale opterei per la seconda opzione, comunque eccoci qua :D

Un grazie infinito a tutti quanti leggono questa storia, l’hanno inserita tra i preferiti ed un grazie enorme va alla mia Dod!

Anche tu mi mancavi tanto tesoro! Spero che ti sia piaciuto anche questo di capitolo, anche se non è successo molto…ma è di transizione, diciamo così :D

Ti adoro sempre di più per tutte le meraviglie che mi dici, le quali sono una forte motivazione a scrivere (:

Alla prossima :*

 

 

 

   
 
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