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Autore: Mahiv    30/05/2017    0 recensioni
"Penso di volermi sposare.” Galen disse d’impulso, e dal rumore del bicchiere dell’amico che veniva malamente ripoggiato sul vassoio, immaginò di essere riuscito a prendere Krennic in contro piede. In un altro momento, avrebbe potuto sentirsi soddisfatto.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Galen Erso, Lyra Erso, Orson Krennic
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I'm a cast away, and men reap what they sow
And I say what I know, to be true
Yeah I'm living far away, on the face of the moon
I've buried my love to give the world to you

Jaymes Young - Moondust
 



C'era una fresca brezza sul terrazzo quella sera. Faceva ondeggiare leggermente la rada vegetazione, mettendo in risalto il mare di piccole ed immobili luci tutte attorno a loro. Il vento portava quel particolare profumo che Galen aveva ormai imparato ad associare solo a Coruscant e alla sua sempre presente luce. Era una battuta comune dire che le persone di Coruscant non dormivano mai, in quanto era difficile farlo con tutte quelle luci artificiali sempre accese. Quando sentiva questa battuta, Galen ribatteva sempre che era del tutto il contrario. Era esattamente perché la gente era sveglia, che le luci erano accese. La gente di Coruscant non dormiva molto, questo era vero, ma solamente perché erano impegnati. Era un pianeta molto, molto impegnato. A Galen piaceva questo suo aspetto, lì non aveva ancora sperimentato la solita agitazione che lo coglieva quando non aveva abbastanza stimoli attorno a sè. C'era sempre qualcosa da fare, cose da pensare.

 

Anche adesso, mentre agitava il whisky nel bicchiere. C'erano molte cose a cui pensare. Guardò oltre la terrazza, e sentì distrattamente che il suo amico si versava un altro bicchiere. Galen non ne aveva bisogno, aveva a mala pena toccato il suo, e sapeva che Orson l’aveva notato, poiché le chiacchiere del più e del meno erano giunte a termine un paio di minuti fa, insieme all'entusiasmo di Orson riguardo all’invito di Galen di bere qualcosa assieme. L'altro era sempre stato un po’ troppo bravo a leggere le persone, e Galen...beh, non aveva mai imparato a mentire, specialmente a Krennic.

 

"Penso di volermi sposare.” Galen disse d’impulso, e dal rumore del bicchiere dell’amico che veniva malamente ripoggiato sul vassoio, immaginò di essere riuscito a prendere Krennic in contro piede. In un altro momento, avrebbe potuto sentirsi soddisfatto.

 

 “Con Lyra?" Orson si avvicinò a lui sul bordo della terrazza, e quando Galen raccolse il coraggio per guardarlo --perché era così difficile--, l'altro era più che accigliato. "Non essere ridicolo".

 

Galen scosse leggermente la testa, guardando di nuovo verso la città. "Non sono ridicolo."

 

Perché?” Chiese Orson, e nel modo in cui lo chiese era chiaro che non riusciva a trovare una buona ragione per cui il suo amico fosse venuto a questa decisione.

 

"La amo."

 

Krennic sbuffò, come a deriderlo.

 

“Galen, andiamo.” Si avvicinò, la mano sulla spalla di Galen gli chiedeva silenziosamente di voltarsi verso di lui. Lo fece, strappando il suo sguardo dalle luci. “Di cosa si tratta, davvero?” 

 

Galen pensò, per un attimo, che forse Krennic non avrebbe capito, anche se avesse cercato di spiegarlo, come avrebbe fatto durante una normale conferenza. Ma questa era tutto tranne che una conferenza di ingegneria, e se la sua dichiarazione d'amore per lei non era stata sufficiente, dubitava che spiegarla in termini più razionali avrebbe soddisfatto Krennic.

 

"È stata una distrazione piacevole, ma non credo che tu lo voglia veramente.” Krennic riprese. Il suo cipiglio si trasformò in uno sguardo compassionevole.

 

Galen sospirò.

 

“Non è una distrazione, Orson. Io...” Scosse la testa cercando di trovare parole a cui Krennic potesse relazionarsi. Razionalmente, sapeva che non aveva bisogno della sua approvazione, ma la cercava comunque. Era importante che lui capisse. “Voglio una certa stabilità. La stabilità di una famiglia. Lo voglio per me e per lei.”

 

Krennic si accigliò di nuovo e si allontanò con uno sguardo apparentemente imperturbato. “Mi disprezza”.

 

“No, non lo fa. Avete solo modi diversi di pensare.” Galen si appoggiò al cornicione del terrazzo, guardando il suo bicchiere. Potrebbe volerlo bere dopo tutto.

 

“Mi ha detto chiaramente che desidera io non abbia niente a che fare con te.”  Lo disse con la stessa voce con cui di solito parlava dei suoi colleghi quando gli si rivolgevano in modo troppo audace, a Galen non piaceva, ma preferì lasciar correre. Avevano avuto fin troppe discussioni su questo argomento, lui era consapevole della posizione di Orson e viceversa. Krennic lanciò un'occhiata nella sua direzione, sollevando un sopracciglio quando recuperò il bicchiere da dove lo aveva lasciato. “Incantevole, devo dire."

 

Galen scosse la testa. La sua Lyra era forte, e non aveva mai paura di dire quello che pensava. Ciò non era mai andato troppo d’accordo con la personalità di Krennic. Forse perché lui le era molto simile questo aspetto. "Lyra ha...forti opinioni su tutto. Non è colpa tua."

 

"Vuole dividerci.” Krennic gli si avvicinò nuovamente, guardandolo come se fosse fondamentale che Galen vedesse quello che vedeva lui. Galen non lo vide. 

 

“Non vuole dividerci, Orson.”

 

“Oh, ma me l’ha detto, Galen.” Orson non spostò gli occhi da lui, uno sguardo risoluto sul suo volto. “Ti farà scegliere.”

 

A quelle parole Galen corrugò le sopracciglia. Non sembrava qualcosa che Lyra avrebbe fatto. Poteva non piacerle Orson, ma avrebbe potuto accettarlo come una parte della vita di Galen, col tempo. Non c'era bisogno di misure così drastiche come scegliere l'uno o l’altro. Non gli piaceva quella possibilità.

 

“Perché mai lo farebbe? Sei importante, nella mia vita, nel mio lavoro, e Lyra ne è consapevole.”

 

“Te l’ho detto. Mi disprezza. Pensa che ti faccia male stare con me.” Una pausa. “Quando tutto quello che ho mai fatto è stato aiutarti.” 

 

Galen aprì la bocca, esitando. Sapeva che Orson voleva solo mettere in evidenza quello che pensava, ma le sue parole suonavano un po’ troppo come se lui stesse cercando di portarlo dalla sua parte. "Sembra quasi che anche tu voglia farmi scegliere." Disse con calma, corrugando le sopracciglia. 

 

“Se quella donna proverà a separarci, dovrai farlo. Prima che lei ti convinca a lasciare tutto quello per cui hai lavorato così duramente. Prima di lasciare me.” 

 

Galen evitò di puntualizzare che il nome di suddetta donna era Lyra, come aveva invece spesso dovuto fare mentre parlava con Krennic, e scosse la testa. Orson doveva vedere quello che stava dicendo non era giusto. Perché avrebbe dovuto scegliere tra i due? Come erano giunti a questo? 

 

“Orson--” 

 

Galen.” Lo interruppe Krennic, continuando solo una volta che fu sicuro di avere la sua attenzione. “Sarò sempre qui per te." 

 

Galen sbattè le palpebre, leggermente sorpreso, e rimase in silenzio per un momento. Orson non era il tipo di uomo che diceva queste cose leggermente, o senza una ragione, per cui Galen gli credette senza doverci riflettere. 

 

“Lo so.”

 

"Bene. Non lasciare che ti convinca ad andartene. Se potesse avere ciò che vuole, tutti qui sarebbero o monaci o contadini.”  

 

A Galen non sfuggì l'accenno di disprezzo nella sua voce, mentre l'altro si allontanava di nuovo con il bicchiere. Galen guardò il suo, e finalmente prese un sorso. Aveva immaginato che la reazione di Krennic alla sua decisione di sposarsi non sarebbe stata la più gioiosa, ma non aveva pensato nemmeno che sarebbe stato così. 

 

Lasciò uscire un piccolo sospiro, strofinando una mano sugli occhi stanchi. “Sarebbe davvero così male?” 

 

Orson fece un verso di disaccordo mentre sorseggiava il suo whisky. “Se non vuoi nessun medico, o architetto, o innovatore, allora sembra il paradiso.”  

 

Galen emise un piccolo suono, mentre pensava. Cercò di immaginare tale mondo. Non era sicuro di essere in grado di vivere così, senza...stimoli. Ma suonava tranquillo, in un modo decisamente piacevole. “La galassia sarebbe un posto molto più tranquillo. Forse ne varrebbe la pena.” Pensò ad alta voce. 

 

“Detesto pensare a te, in quella vita. Saresti così sprecato.” 

 

Galen spostò lo sguardo su Krennic, seduto su una sedia accanto alla porta di vetro. “Lo so. Era un pensiero inutile.” Scosse la testa come per scacciare ciò che aveva appena detto. “Sono solo molto stanco di tutti i conflitti, a volte.” 

 

“Lo sono anch’io. Non sono un soldato ed a causa di questo non mi rispettano.” Orson arricciò le labbra ed incontrò i suoi occhi, guardandolo con un sguardo quasi cupo sul volto, prima di continuare. “Sai che farei qualsiasi cosa per te.” 

 

Galen lo guardò, perplesso e più che un po’ sorpreso. Non vide il legame tra quello che Krennic aveva appena detto e quello di cui stavano discutendo, corrugò le sopracciglia, confuso dal brusco cambiamento che queste parole avevano portato alla loro conversazione. “Perché mi stai dicendo questo?” Chiese, inclinando leggermente la testa di lato. 

 

Krennic sospirò leggermente, e sollevò la mano come per chiudere l’argomento. “Nessuna ragione. Solo tienilo a mente.” 

 

Galen annuì. 

 

“Lo farò.” 

 

Rimasero in un silenzio tranquillo per poco più di un minuto, finché Krennic non lo guardò di nuovo e gli fece cenno di sedersi sulla sedia accanto alla sua. Galen si avvicinò e si sedette. Sembrava che fosse stata la cosa giusta da fare, perché la bocca di Krennic si strinse leggermente in un sorriso soddisfatto, per un attimo. 

 

“Sposala, se devi. Ma non lascerò che ci separi.” Il suo tono era più calmo ora, come se avesse accettato l'inevitabile. Non era ancora sceso a patti con l’idea, ma l’aveva accettata. Galen gli fu grato, sapeva che non era cosa facile per l’altro uomo.  

 

“Non succederà.” Galen lo rassicurò. “E non voglio che uno di voi mi chieda di fare una scelta. Siete entrambi troppo importanti per me.” 

 

“Ma se dovesse succedere, dovrai scegliere.” 

 

“Non voglio pensare che sarà necessario.”

 

“Te l’ho detto”, Orson aspettò che Galen lo guardasse prima di continuare. “Farei qualsiasi cosa per te.” 

 

Galen sostenne il suo sguardo, cercando di capire quale fosse la ragione per cui Orson glielo stesse comunicando, di nuovo. Galen non gli stava chiedendo di fare niente per lui, giusto? O questo era solo un altro tentativo per mostrargli che Orson era pronto a fare qualunque cosa se solo Galen avesse chiesto, mentre Lyra non lo era? Ma soprattutto... “Perché?” 

 

Orson non spostò lo sguardo da lui, in più muovendosi, in modo da poter guardare in faccia Galen più comodamente. “Perché sei tutto per me.” Orson pesò le sue parole una ad una. Continuò, quando non sembrava che Galen avrebbe parlato. “Non so cosa farei, senza di te.” 

 

Gli ci vollero alcuni momenti per cogliere pienamente le parole di Orson, e persino una volta fatto, Galen sembrava di non comprendere la grandezza di ciò che l'altro gli aveva ammesso. “Sperabilmente, non lo dovremo scoprire.” 

 

Quelle parole sembrarono calmare Orson, per il momento, che si appoggiò nuovamente alla sedia e prese un altro sorso di whiskey. 

 

“Mi piace pensare a noi due come un unico pacchetto, Galen. Fin dalla scuola.” 

 

“E’ stato così finora, è comprensibile che tu lo pensi.” 

 

Le labbra di Orson si curvarono leggermente verso l’alto, solo per un momento, come se in realtà stesse cercando di tornare alla sua solita espressione stoica, ma ci rinunciò quasi subito. “Le cose erano più facili, allora.” Sospirò, con un lieve sorriso nostalgico. “Tu eri il genio affascinante, ma non capivi un accidente delle persone.” 

 

Galen non poté evitare di ridacchiare. “Non così affascinante, penso. La persone mi evitavano parecchio.” 

 

“Mhm.” Orson fece un verso di intesa, sembrando un po’ divertito. “Eri un po’ strano.” 

 

“Un po' strano? E’ un eufemismo.” Galen fece un sorso sorridendo leggermente. 

 

“Eri sempre concentrato nei tuoi calcoli. Sei sempre stato meglio di me con i numeri, mi piaceva ascoltarti mentre ne parlavi.” 

 

“Sei l’unico a cui piaccia.” Galen si concentrò sul liquore mentre muoveva il bicchiere in un movimento circolare. “Non tutti amano ascoltarmi quando parlo di certe cose, temo.” 

 

Krennic fece una piccola risatina, scrollando le spalle. “Peggio per loro. Ti illumini quando lo fai, sai. È incredibile, la differenza che fa.” 

 

Galen non pensava davvero di sembrare così differente a seconda dell’oggetto della sua discussione. O almeno, non si era mai soffermato a pensare una cosa simile, quindi l’idea lo sorprendeva leggermente. Ma per qualche motivo, non era sorpreso che Orson lo avesse notato al suo posto. “Oh, non sapevo di farlo.”

 

“Eppure. È piuttosto bello.” Krennic prese un sorso di whisky prima di continuare. “Sei invecchiato meglio di me.” 

 

“Probabilmente perché sei sempre accigliato.”

 

Orson accettò la critica con un sorriso sordido, guardando davanti a sé, verso la terrazza. “Di certo non attorno a te.” 

 

“Non attorno a me, no.” 

 

“Mi chiedo perché.” 

 

Galen finì il suo whisky e poggiò il bicchiere. “Suppongo che tu non mi trovi frustrante quanto gli altri.” Cercò di rispondere a quella che non era in realtà una domanda. 

 

“Non sei come gli altri, per quanto ridicolo possa suonare.” Orson sospirò, chiudendo gli occhi per un attimo. “A volte penso che avrei dovuto fare le cose in modo diverso.” 

 

Galen alzò un sopracciglio, dubbioso riguardo quello che l’amico intendeva con quelle parole. Krennic non era un uomo che si preoccupava di ciò che non aveva fatto. Gli importavano i fatti, e Galen non lo aveva mai sentito parlare di qualcosa del suo passato che avrebbe voluto fare in un altro modo. Come lui stesso aveva detto a Galen parecchie volte: il suo modo era il giusto modo. Era quindi comprensibilmente perplesso quando Orson ammise a qualcosa che aveva fatto che desiderava cambiare.  “Come diverso?” 

 

“Molto diverso.” 

 

“Cosa vuoi dire?” Chiese, desiderando di capire di più su quello che intendeva. Ma l'altro scosse la testa, scacciando la sua curiosità con una mano. 

 

“Non è importante.” 

 

“Dimmelo comunque.”

 

Orson fece un respiro profondo, forse esasperato dall'insistenza di Galen. “Non cambierà niente.” Forse, pensò Galen, vide un po’ di rimorso sul suo volto, in agguato nel modo in cui la mascella di Krennic era stretta. “Sono un codardo.” 

 

Galen si accigliò. Quello non se lo aspettava.

 

“Tu non sei un codardo, Orson. Perché dire una cosa simile?” 

 

Krennic scosse leggermente la testa. Ancora una volta fece spallucce. “Ho sempre pensato che avrei rovinato quello che avevamo. Tutto qui.” 

 

Galen attese qualche istante, pensando che forse il collega avrebbe elaborato le sue parole, o almeno ne avrebbe spiegato il significato. Corrugò le sopracciglia quando Krennic non fece nessuna di quelle cose. “Non ti seguo.” 

 

Orson sospirò, come se fosse stato costretto in una conversazione che non avrebbe voluto avere. Ma allora perché iniziarla in primo luogo, se non voleva che Galen sapesse cosa gli passava per la mente? 

 

“Galen. Va bene così.” Alla fine disse, una piccola smorfia sulle labbra. “Sei felice con lei.” 

 

“Lyra? Cosa ha a che fare lei con questo?” Galen chiese prontamente. Credeva che avessero lasciato cadere l'argomento prima, perché Orson lo riportava in ballo ora? Lyra non era certo l'argomento di conversazione preferito di Krennic. “Non capisco.”

 

“Galen veramente non ci arrivi?” Orson non si preoccupò di nascondere la sua frustrazione questa volta. “Ero pazzo di te.” 

 

Un momento passò. 

 

“Pazzo di me?” Ripetè Galen alla fine. Non disse nient'altro. 

 

Orson sbuffò. 

 

"Non ero esattamente sottile, nel cercare di fartelo notare. Pensavo che tu non fossi interessato.” 

 

Galen esitò a parlare di nuovo. “Non ho mai pensato...” 

 

Ricordava Orson ai tempi della scuola. Gli era sempre attorno, certo, ma era anche sempre fuori alla notte, e sempre tornava al dormitorio con una persona diversa. Come avrebbe potuto indovinare che avesse un debole per lui? Pensò ai pomeriggi passati con la mente che correva in un milione di direzioni diverse, pensando a Orson, o a quelli in cui la sua mente sembrava essersi fermata. 

 

E Orson Krennic era stato ‘pazzo’ di lui. 

 

"Io...avrei voluto saperlo. Penso.” Mormorò infine, ancora perso nei pensieri, cercando di trovare una ragione dietro a quello che Orson aveva detto, cercando di vedere nei suoi ricordi qualcosa che avrebbe anche solo potuto portare Galen a capire quello che Orson aveva voluto, se solo Galen avesse saputo come leggere meglio nelle azioni della gente. 

 

Nemmeno Galen era il tipo di uomo che usava soffermarsi sul passato o sul rimpianto. Ma quella notte evidentemente avevano entrambi abbandonato i propri schemi. 

 

Orson non parlò, fissò l'altro con uno sguardo penetrante, come se stesse silenziosamente chiedendo se Galen stesse dicendo sul serio, e se lo stesse facendo per la ragione che contava. Doveva aver trovato l’onestà negli occhi dell’altro, assieme a qualcos'altro, perché per un momento Galen vide una traccia di...qualcosa, passare sui lineamenti dell’amico, e poi Krennic distolse lo guardo nuovamente, stringendo la mascella.

 

“Ma tu la sposerai comunque.”  

 

Non era una domanda, e Galen si sentì allo stesso tempo grato e dispiaciuto per questo. Krennic finì il suo whisky con un sorso. La sua voce era inusualmente spessa di emozioni, quando parlò di nuovo. 

 

“Solo ricorda quello che ti ho detto.”

 

Mentre Galen posava nuovamente lo sguardo sulla città oltre il terrazzo, gli eventi e le parole condivise durante la notte poggiati come una pesante roccia nel petto, capiva ciò che Orson gli stava dicendo. Questa volta non avrebbe dovuto chiedere che cosa intendesse, o di che cosa stesse parlando. 

 

Galen avrebbe ricordato. 

 

Orson avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui.

   
 
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