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Autore: MeinfridBlackforest    31/05/2017    0 recensioni
[US]
Benvenuti alla lettura della terza serie di US1.
P.S:Come sempre, se non avete letto le serie precedenti, tornate indietro e leggetele, vi sarà più facile capire tutto quanto.
In questa nuova serie, Ulysses si trova molto lontano dalle grandi strade a cui è abituato.
Caduto in depressione dopo le sue ultime avventure, gli viene offerta un opportunità di lavoro da Rocket Raccoon per ordine dello S.W.O.R.D.
La sua missione sarebbe dovuta essere quella di scoprire l'origine di una misteriosa nave spaziale simile a un Truck, guidandola fino al luogo da cui proveniva.
Ma le cose, come al solito, non sono andate per il verso giusto e adesso US si ritrova ad anni luce lontano da casa.
Lo spirito del viaggiatore però è forte dentro il nostro eroe ed è più che deciso a proseguire la missione.
Riuscirà a tornare? Quali Pericoli incontrerà? Quali meraviglie osserverà durante il suo viaggio in Truck ?
Leggete e scopritelo.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“What time is it where you are?
I miss you more than anything
Back at home you feel so far
Waitin' for the phone to ring
It's gettin' lonely livin' upside down
I don't even wanna be in this town
Tryin' to figure out the time zones makin' me crazy.”
 
“You say good morning
When it's midnight
Going out of my head
Alone in this bed
I wake up to your sunset
It's drivin' me mad
I miss you so bad
And my heart heart heart is so jet lagged.”
 
Così era iniziata la mia “giornata”, con una canzone e con un misto di avanzi e razioni di cibo che avevamo accumulato durante il nostro viaggio.
Successivamente mi misi a guardarmi in giro per sapere dove fosse finito US, e con mia somma gioia lo vidi alla console di comando.
Ero contenta di vederlo già a lavoro, ma ero un po’ preoccupata per la sua salute.
“Buongiorno”
“Ehi Xavin, Buongiorno, se si può dire, in effetti non lo so, in 4 settimane non mi sono mai abituato a dormire regolarmente nello spazio.”
“Vuoi dire che hai pilotato per tutto questo tempo?”
“Dovevo Xavin, oramai abbiamo scansato o picchiato la maggior parte dei pericoli” e aggiunse “E poi ti ho promesso fin dall’inizio che sarei riuscito a riportarti a casa.”
“Da quanto sei al volante?”
“Secondo l’orologio, ho preso il comando quando sei andata a letto verso le 22 di sera e sto continuando tutt’ora che siamo svegli, cioè le 10 del mattino”
“Hai guidato ininterrottamente per 12 ore di fila?!”
“Si”
Decisi che era meglio toglierlo da lì, così lo sollevai di peso e lo trascinai verso il letto.
“Xavin, ma che fai?”
“Adesso tu ti metti a letto, e non voglio scuse.”
“Xavin, ti ringrazio delle cure, ma credimi, sto bene.”
Us disse queste esatte parole, poco prima di addormentarsi dopo aver a malapena toccato il cuscino.
“Buona notte”
Mi misi ai posti di comando e pur guidando, per una volta riuscì a godermi ciò che non sentivo da molto, un momento di pura e semplice calma, niente cacciatori di taglie, guerrieri o re, solo io, US, lo Star Rig e lo spazio, per distendere i nervi non consiglierei di meglio.
Guidai per una buona decina di ore, godendomi il panorama, fino a quando non la vidi con i miei occhi e
Andai a svegliare US.
“US Svegliati! Svegliati!”
“Cosa…che…che cosa c’è?”
“Vieni, siamo arrivati!”
US mi raggiunse al posto di comando e il suo volto si illuminò, gioendo insieme a me.
“Quella è…è.”
“Si Xavin, siamo arrivati, quella è la Terra.”
A stento riuscivo a trattenere le lacrime.
“Non piangere.” Mi disse US
“D’accordo.”
“Prima di andarci però dobbiamo passare dalla stazione spaziale, dello S.W.O.R.D, la Alpha Flight.”
“Ok…cavolo, in effetti ho così tante domande, prima che partissi, come era la terra?”
“La solita, persone tranquille, gente agitata, e guerre civili tra super eroi”
“Guerre civili?”
“Si, per quello che mi ha detto un amico era scoppiata la seconda guerra civile tra eroi.”
“La seconda?”
All’improvviso mi venne un dubbio enorme, avevo chiesto di tutto a US, tranne la cosa più importante.
“US, in che anno siamo secondo il vostro calendario terrestre?”
“Il 2017, perché?”
“2017…io sono stata portata via nel 2015…ciò vuol dire…che Karo ha passato ben due anni senza di me.”
“Tranquilla, appena atterreremo ti porterò da lei, sarà felicissima di rivederti.”
“Si, certo…hai ragione” gli risposi così, cercando di dimostrarmi sicura, ma dentro di me sapevo che sarebbe stato più difficile di quanto immaginassi.
“Qua stazione spaziale Alpha Fligth, identificarsi.”
“Ulysses Solomon Archer, pilota dello Star Rig, ho con me un passeggero.”
“Star Rig, avverto immediatamente la vice direttrice Abigail.”
Raggiungemmo successivamente la stazione spaziale e ad accoglierci c’era questa donna dallo sguardo serio e dalla postura perfetta, che ci portò nel suo ufficio.
“Incredibile, sei sopravvissuto.”
“Anche io sono felice di vederti Abigail.”
“Perciò, come è andata la missione? Hai capito da dove veniva la nave?”
“Origine Majesdaniana, come sospettavate.”
“E dimmi, ci son ostati dei problemi per il ritorno?”
“No” disse US, anche se sapevamo entrambi che non era vero.
“E la signorina invece, chi è? Una passeggiera?”
“Più una compagna di viaggio, Abigail.”
“Molto bene, ha intenzione di rimanere sulla terra, signorina…?”
“Xavin” risposi
“Bene Xavin, ora gentilmente, quadrante spaziale e razza.”
“Via lattea, Impero Skrull.”
“Skrull?!”
Abigail saltò indietro e il suo sguardo serio si trasformò in uno sguardo arrabbiato.
“US, posso parlarti in privato, gentilmente.”
Abigail lo portò a una ventina di metri di distanza.
“US, ti ricordi quando ti ho detto che sei un tipo sveglio? Ecco, ritiro tutto.”
“Era in pericolo, aveva bisogno di essere aiutata.”
“Cosa vuoi scatenare, un’altra invasione segreta?”
“Ho solamente dato un passaggio a una ragazza che chiedeva aiuto, non mi sembra male mostrare un carattere umano.”
“Umano, non ingenuo.”
“Non è cattiva.”
“E perché cavolo vuole arrivare sulla terra?”
“Cerca una persona cara”
“Chi, il suo comandante?”
“Sua moglie, una certa Karolina Dean.”
Abigail alzò le sopracciglia e rispose:
“A ok, rimane comunque il fatto che nessuno garantisce per lei, come faccio a essere sicura che non farà danni?”
“Garantisco io per lei”
“Sei sicuro?”
“Si.”
Abigail lo guardò male e poi rispose:
“Fai come preferisci, ma ti avverto, lei causa un guai, io ti uccido.”
Ritornarono dentro l’ufficio per completare alcuni moduli, poi Abigail mi disse:
“Bene, benvenuta sulla terra signorina Xavin.”
“Grazie signora, grazie infinite.”
Poi all’improvviso mi sussurrò “Ascolta bene, US è una brava persona, prova a fare guai e ti rispedisco da dove vieni, ricorda che ti tengo d’occhio, bellezza.”
US poi disse:
“Abigail, avrei una richiesta.”
 “Lo Star Rig, ti serve ancora?”
“No, per come la vedono i superiori è solamente un rottame.”
“Posso tenermelo?”
“Se ti fa piacere.”
“Grande!” e aggiunse “Andiamo Xavin, ti riporto a casa.”
Così risalimmo un ultima volta sullo Star Rig e iniziammo a scendere vicino alla terra, raggiungendo la costa Ovest degli Stati Uniti d’America.
Era notte sulla terra e mentre stavamo sorvolando la città, chiesi a US:
“Dove mi stai portando?”
“Mentre stavamo parlando, Abigail mi ha dato l’indirizzo di Karolina, abita nei dintorni di questa città, Los Angeles.”
“Vuoi dire che…”
“Si, Sei finalmente arrivata Xavin.”
Lo Star Rig atterrò e scendemmo per sentire.
“Cavolo, che nostalgia.”
“A chi lo dici.”
“Bene US, io adesso vado.”
“Aspetta Xavin, c’è ancora una cosa che dobbiamo fare.”
“Cioè?”
Insieme andammo in banca e US entrò dentro il cavò, e in poco tempo ne uscì con una valigetta, mentre eravamo fuori, me la consegnò.
“Cosa è?”
“Aprila.”
E dentro vidi decine di banconote terrestri.
“Ma che significa?”
“Quei soldi ti aiuteranno, è vero che sarai con Karo, ma un po’ di soldi fanno sempre comodo, diciamo che è il tuo bonus da “Compagna di viaggio”, goditeli”
“Ma ad occhio e croce, saranno come minimo un centinaio di crediti terrestri.”
“Per me non è un problema, di quelli ne ho fatti tanti.”
“Grazie mille US…grazie mille di tutto.”
Lo abbracciai e lui ricambiò il mio abbraccio, successivamente attivai i miei poteri pirocinetici e volai Karo.
“Direi, che ha l’aria di un addio, buona fortuna Xavin.”
Così ci separammo, US riprese il volo per una destina a me sconosciuta, forse aveva intenzione di tornare dalla sua amata.
Mentre io raggiunsi l’abitazione di Karo.
La paura mi faceva da padrona, sentivo il cuore battere forte, ero felice di essere tornata, ma cosa avrei fatto dopo, era tutto così confuso.
Così mi avvicinai e poco prima di bussare alla porta sentì la sua voce, quella di Karo, insieme ad un’altra voce femminile.
“Ordiniamo cibo cinese sta sera?”
“Per me va bene, Molly invece, cosa vuole mangiare?”
“Non era uscita fuori con gli altri per andare al cinema?”
“Giusto, che sciocca.”
“Allora cinese, è deciso?”
“Si.”
Mi misi a fissare la finestra e la vidi, con la sua pelle bianca come la luna e i capelli biondi come l’oro.
Intanto dall’altra parte, US raggiunse il locale dove lavorava Taryn, dall’alto notò che nel parcheggio c’erano delle motociclette che lui conosceva bene.
“Andiamo, è la terza volta!”
Scese in picchiata con lo Star Rig e schiacciò le motociclette, indossò l’armatura e poi scese dal Truck spaziale.
Si diresse dentro il locale e vide come al suo solito Brian, intento a minacciare Taryn.
“Ancora tu, ti facevo più furbo, peccato.”
“US?!” gridarono Brian e Taryn insieme.
“Ok camionista, stai lontano oppure…”
US era scocciato, così piegò la pistola di Brian e gli assestò un cazzotto allo sterno, facendolo volare fuori dal locale.
“Pago io i danni.”
“US.” Disse Taryn con le lacrime agli occhi.
“Ciao Taryn” disse US sorridendo.
La ragazza si avvicinò a lui e gli diede uno schiaffo “Questo è perché te ne sei andato”
Poi lo baciò “E questo invece è perché sei tornato.”
“Dimmi, ti fermi per molto.”
“Si, perché?”
“Perché adesso io e te ci prendiamo una stanza.”
Taryn si tolse il grembiule e disse “Bob, io per sta sera ho finito!”
US capiva la fretta di Taryn, ma era un po’ preoccupato.
“Ma Taryn, non ho nemmeno un…”
“Stai tranquillo, stavolta starò attenta io.”
Così i due piccioncini presero una stanza tutta per loro, rimanendoci per una buona mezz’ora.
“Cavolo se mi sei mancata”
“A chi lo dici.”
“Perciò, come va il lavoro allo S.H.I.E.L.D?”
“Non lo so, mi sono licenziata un mese fa.”
“Davvero?”
“Si, ora lavoro completamente al Texas Steak.”
“Grandioso.”
“Mentre te invece, hai finito con lo S.W.O.R.D?”
“Completamente, sono libero.”
“Perciò…intendi riprendere la tua normale attività?”
“Che intendi?”
“So quello che hai fatto US, i tuoi amici mi hanno raccontato tutto.”
“Davvero?”
“Si…e sono disposta a perdonarti, ma a una condizione.”
“Cioè?”
“Torna alla tua normale attività, torna ad essere un camionista.”
US sgranò gli occhi e si alzò dal letto, intento a rivestirsi.
“Mi dispiace Taryn…ma non posso.”
“Cosa?”
“Puoi avere di nuovo una vita normale US, niente più vendetta o cose strane, solamente un lavoro normale e una vita normale.”
“Vedi è proprio questo il punto, forse…non voglio una vita normale, non credo che sia ciò che voglio e non credo di meritarmela.”
“Perché mai, ti sto offrendo tutto US, l’amore, una casa, il perdono, perché pensi di non meritarlo?”
“Perché oramai non posso più Taryn, non dopo quello che ho capito di me, non dopo aver visto quello che sono in grado di fare.”
“Senti, so bene che hai ucciso tutto quella gente, un signore della droga, un militare, un medico e hai condannato un’intera nazione, ma quelle persone se lo meritavano.”
“È veramente ciò che pensi Taryn?”
“Si, per il tuo bene US.”
“Per il mio bene? Tu lo sai cosa ho fatto per il mio bene?”
“Hai seguito una ceca vendetta, lo so bene.
“Ma sai anche chi altri ho ucciso?”
“Quelli che ti ho elencato erano tutti.”
“No, ne mancava uno, e nessuno te l’ha detto perché non ho coinvolto nessuno, anzi, l’ho fatto, eri tu la mia complice.”
“Come?”
“Ti ricordi quella famigliola che ci ha invitato a cena?”
“Si…ma…vuoi dire che…”
“Si, non è stato un infarto, sono stato io.” E aggiunse “Era uno dei miei bersagli, e l’unica ragione per cui mi ero fermato ad Amarillo era perché stavo aspettando il suo ritorno.”
Taryn cambiò espressione, in un mix di rabbia e tristezza chiese:
“E noi due invece?”
“Su quello invece non ti ho mai mentito, io ti amo Taryn, con tutto il cuore.”
Taryn non riusciva a trattenere le lacrime e chiese:
“Prima di raggiungere la tue epifania, capendo che la vendetta era inutile…quando hai ucciso quel uomo, sapendo che avresti reso orfano suo figlio e vedova sua moglie, cosa hai provato…dimmelo, cosa provavi quando gli hai tolto la vita?”
“Intendi cosa provavo dopo aver tolto la vita a un assassino codardo come quello?”
US con lo sguardo accigliato rispose: “Niente, proprio niente.”
Taryn lo guardò e disse tra le lacrime: “Non me l’aspettavo…vattene.”
US non riusciva a credere a quelle parole.
“Ho bisogno del tempo…perciò voglio essere onesta con te US…te ne devi andare.”
“Certo” rispose US.
E poco prima di uscire disse:
“Starò a Las Vegas per un po’, ho un’attività laggiù…quando sarai pronta…chiama pure quando vuoi.”
“Arrivederci Taryn.”
Il camionista si avviò verso lo Star Rig, ma venne interrotto dall’arrivo di una vecchia conoscenza in moto.
“US? Cavolo, sei tornato!”
“Deadpool?”
“Chi ti aspettavi, il procione spaziale?”
“Che ci fai qua?”
“Avevo voglia di bistecche.”
“Capisco.”
“E poi dopo avevo intenzione di dirigermi a Las Vegas.
“Anche tu, che fortuna.” Disse US in maniera sarcastica.
“In più mi ero precipitato qui per prenderti un po’ in giro.”
“Cosa?”
Deadpool tirò fuori un copione e lo mostrò a US.
“Guarda, il tuo rapporto con Taryn, qui, a pagina cinque nelle ultime righe, se leggi attentamente, si può notare il punto esatto in qui il suo cuore si è spezzato.”
“Divertente.”
“A proposito, perché ti porti un fucile sulla moto?”
“Necessità”
“Capisco.”
US afferrò quel fucile e sparò alla ruota anteriore della moto di Deadpool.
“Ehi, e che cazzo amico, adesso io come ci arrivo a Las Vegas?!”
US poi gli sparò un colpo sul petto e gli disse arrabbiato.
“Pensa a farti ricrescere i polmoni, testa di cazzo.”
US poi risalì sullo Star Rig e volò via, mentre alal radio trasmettevano una delle sue canzoni preferite “Carefree Highway”:
“Pickin' up the pieces of my sweet shattered dream
I wonder how the old folks are tonight
Her name was Ann and I'll be damned if I recall her face
She left me not knowin' what to do.

Carefree highway, let me slip away on you
Carefree highway, you seen better days
The mornin' after blues from my head down to my shoes
Carefree highway, let me slip away
Slip away on you.”
 
Mentre stava volando per raggiungere Las Vegas, gli arrivò una chiamata, fatta da me:
“Pronto?”
“Ehi…ciao US.”
“Xavin?”
“Si…senti, so che ti starò chiedendo uno sforzo enorme, ma…ho bisogno di parlare con il mio compagno di viaggio.”
“Sei ancora a Los Angeles?”
“Si, incontriamoci dove ci siamo divisi.”
“Arrivo subito.”
US arrivò poco dopo e mi raggiunse a piedi.
“Ehi, come stai?”
“Direi bene…no, per niente.”
“Cosa è successo?”
“È una storia un po’ lunga.”
“Ho tutto il tempo del mondo.”
“Ecco…è successo che mi ero avvicinato alla casa di Karo.”
“Ok”
“E ho visto che aveva compagnia, pensavo fosse una amici, fino a quando…non le ho viste baciarsi.”
“Davvero?”
“Si…ero semplicemente a pezzi, mi tremavano le mani, ma non so in che modo, sono riuscita ad alzarmi e a bussare alla porta.”
“E poi?”
“Prima che aprissero, sono diventata invisibile, avevo le lacrime agli occhi.”
“Caspita”
“Dopodiché…mi sono allontanata…e adesso sono qui con te.”
“Wow…be, che merda.”
“Già, ma infondo…dovevo aspettarmi una cosa del genere.”
“Ma che cosa dici Xavin?”
“No US, riflettici e prova a metterti nei miei panni, per Karo e gli altri sono ufficialmente morta quando i Majesdaniani mi hanno portato via e lei è riuscita comunque ad andare avanti senza di me per due anni, è cambiata, ha una nuova fidanzata e probabilmente avrà aggiunto anche delle nuove canzoni alla sua playlist.”
“Lo spero per lei, a me “Lucy in the Sky with Diamonds” fa schifo.”
“Sono stata con i Runaways per un anno intero US, in quel periodo ho imparato tanto da loro, sono diventati la mia famiglia, e cosa più importante ho amato con tutta me stessa Karolina.”
“Probabilmente io non mi scorderò mai di lei, ma lei mi ha dimenticato molto tempo fa.”
“Adesso, cosa pensi di fare?”
“Non lo so…oramai sono alla deriva, non ho casa, non ho amore, non amici, non ho niente.”
US poi mi fissò e con lo sguardo deciso mi disse “Xavin, Sali a bordo.”
“Cosa?”
“Sali a bordo.”
Feci come mi aveva detto e ripresi il mio posto sullo Star Rig.
La nave si alzò in volo e partimmo, dopodiché US accese la radio:
 
“Listen baby, ain't no mountain high,
Ain't no valley low, ain't no river wide enough baby
If you need me call me no matter where you are,
No matter how far; don't worry baby
Just call my name; I'll be there in a hurry
You don't have to worry,
 
Oh baby there ain't no mountain high enough,
Ain't no valley low enough,
Ain't no river wide enough
To keep me from getting to you babe”
 
“Canzone più appropriata non potrebbe esistere.”
“Stiamo lasciando la città, dove mi stai portando?”
“Las Vegas.”
Arrivammo in un baleno e la città risplendeva ancora di più di Los Angeles, fui ammaliata da quello spettacolo, poi US mi disse: “Reggiti, stiamo per atterrare.”
“Dove?”
“Sul tetto di quel edificio”
L’atterraggio fu morbido, e appena scesi dallo Star Rig chiesi: “Sicuro che sia permesso?”
“Tranquilla, gli ultimi sei piani dell’edificio appartengono a me.”
“Cosa?”
“Gli ho comprati, avevo un po’ di soldi da buttare e ho comprato tutto quanto.”
Entrammo dentro l’edifico e passammo da un lungo corridoio scintillante e udì una voce:
“Signor US, ben tornato.”
“Ciao Stan, come stai?”
“Molto bene.”
“Le pareti sono lucide, ottimo lavoro.”
“Chi è la signorina?”
“A giusto, Xavin, ti presento il mio unico e miglior dipendente, Stan il bidello.”
“Piacere.”
“Piacere mio.”
“Stan, questa signorina entrerà a far parte della ciurma.”
“Vi lascio soli allora.”
L’uomo con i baffi e gli occhiali da sole se ne andò.
“Aspetta, unico dipendente? Hai un servo che si occupa di sei piani di un edificio?”
“Non è un servo, è un amico, comunque, vieni nel mio ufficio e parliamo.”
Ci sedemmo e iniziammo a parlare.
“Perciò, perché mi hai portato qui US?”
“Perché voglio farti un’offerta.”
“Ho intenzione di aprire un’agenzia e ho intenzione di fare di te la mia collega.”
“Perché?”
“Perché entrambi non abbiamo più nulla, perciò dato che sei sotto la mia responsabilità, ho deciso di farti partecipe di questa mia iniziativa.”
“In poche parole mi stai offendo un lavoro?”
“Si.”
Mi misi a ridere e poi gli risposi “Questa idea fa schifo…ci sto.”
“Bene, allora brindiamo!”
“A proposito, hai già dei clienti o siamo ancora alle prime armi?”
“Non sanno nemmeno che esistiamo, dato che non ho ancora dato un nome a questo posto.”
“Perciò…è così che si conclude il nostro viaggio?” chiesi.
“Già, ma con la convinzione che presto ripartiremo per un’altra avventura.”
“Un eterna Odissea.”
“Odissea dici, sai non suona così male…Odissea.”
Quella sera brindammo, a noi, alle nostre avventure, alla nostra nuova carriera, brindammo alla nascita dell’agenzia “Odyssey” e con essa a un nuovo capitolo della nostra vita.
   
 
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