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Autore: T00RU    31/05/2017    5 recensioni
Su quella spiaggia ridevi, sospiravi beatamente guardando le stelle e le ultime luci che scoppiavano nel cielo.
Su quella spiaggia io ero troppo impegnato a guardare te, piuttosto che l’ambiente circostante.
Ora, Keiji, l’estate sta tornando.
È la prima senza di te.

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[bokuaka centric]
[1.089 words.]
Genere: Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Akaashi. Hey.
Uhm, lo sai che non sono molto bravo con le parole, non lo sono mai stato. O meglio, non sono bravo a buttare giù qualcosa che abbia senso.
Soprattutto perché sei tu, Keiji.
Sei tu la persona a cui sto scrivendo questo messaggio, e io sono solamente Koutarou, e sono qui, da solo.
Sai, a volte mi capita di pensare.
Prima che tu faccia qualche stupida battuta, sì, anche io, Bokuto, sono in grado di pensare. Molto divertente.
A volte mi capita di pensare a quello che eravamo, quello che saremmo potuti essere.
Ti ricordi l’estate in cui siamo andati in America?
Ti volevo fare un regalo, perché te lo meritavi. Tutt’ora penso tu te lo sia meritato, e rifarei lo stesso viaggio mille volte, solo per poter passare un  altro po’ di tempo con te, come abbiamo fatto quel 4 luglio.
Ti ricordi, Keiji?
Tutti festeggiavano e io non avevo la minima idea del perché, ma i fuochi d’artificio non mi dispiacevano.
Ti ricordi?
Eravamo le uniche persone su quella spiaggia, eravamo entrambi seduti direttamente sulla sabbia perché non potevamo sederci da nessun’altra parte.
Io me lo ricordo ancora, come se fosse ieri.
Quando le nostre labbra si sono sfiorate ho sentito la pelle andare a fuoco, e immediatamente ho pensato a quanto potevamo ricordare due bellissimi fuochi d’artificio, solo noi due.
Peccato, ci siamo spenti prima del previsto.
Ma a te non sembrava importare, su quella spiaggia.
Su quella spiaggia ridevi, sospiravi beatamente guardando le stelle e le ultime luci che scoppiavano nel cielo.
Su quella spiaggia io ero troppo impegnato a guardare te, piuttosto che l’ambiente circostante.
Ora, Keiji, l’estate sta tornando.
È la prima senza di te.
Non so che fare, sinceramente.
Lo ammetterò, sono più che perso all’idea di non averti accanto.
L’estate sta tornando, è giugno, e mi manchi più che mai.
Nelle giornate calde mi mancano i nostri bagni in piscina, in cui facevamo a gara a chi poteva stare sotto alla superficie dell’acqua più a lungo. Ancora mi ricordo, vincevo sempre io.
Nelle giornate di pioggia ci accoccolavamo sul divano a guardare uno dei film che ti piacevano tanto. Sarò sincero, a me dei film importava poco.
Mi bastava averti accanto.
Nelle giornate estive uscivamo, andavamo al parco, andavamo da Kuroo e Kenma e davamo un’occhiata per essere sicuri stessero bene, quei due.
Li senti ancora?
Kuroo non vuole più nominare il tuo nome, Kenma nemmeno.
Ora, solo pensare alla nostra routine riapre ferite che sto cercando di curare da solo, senza l’aiuto e la pietà di nessuno.
Non voglio essere un ulteriore peso nella vostra vita.
Non mi merito questo privilegio, queste attenzioni.
Sai, mi manca la tua compagnia quando mi sveglio alla mattina e il letto è vuoto e freddo, senza di te.
A volte ci svegliavamo e facevamo l’amore, un miscuglio di lenzuola e corpi che formavano un tutt’uno armonioso.
Almeno, tu lo rendevi armonioso.
Io non sono mai stato persona da rimanere calma e composta.
Ancora mi metto a litigare con gli sconosciuti.
Qualche giorno fa ho preso un pugno dritto in faccia, ora ho l’occhio viola e gonfio.
Ma tu non sei qui, a rimediare.
Almeno hai lasciato qui il kit del pronto-soccorso.
È giugno e mi manchi.
Le serate calde e afose sono ancora più soffocanti senza la tua presenza rinfrescante accanto a me.
Ormai, contro la mia volontà, sto iniziando anche a dimenticare quale fosse il tuo concetto di “estate”. A volte ne eri felice, a volte no. Mi sono dimenticato quello che ti faceva cambiare umore.
Chissà, forse era la mia presenza.
Probabilmente saremmo stati una gran bella coppia, se fossimo rimasti insieme, ma per ora penso che accetterò l’idea di tenerti nel mio cuore come il mio “Non lo saprò mai” migliore.
Mi dispiace, Keiji. Mi dispiace che sia andata a finire così.
Forse prima ti sentivi troppo solo, forse io mi sono pateticamente lasciato usare, disperatamente in cerca di un po’ d’amore da parte tua.
Siamo stati giovani, entrambi abbiamo avuto ragione e abbiamo avuto torto.
Entrambi abbiamo sbagliato qualcosa, abbiamo rotto l’equilibrio.
Quel fragile equilibrio che univa il nostro ancor più fragile legame, spezzato come si spezza un bastoncino quando ci si cammina sopra.
Tu hai camminato sopra il mio cuore, ma è stata colpa mia.
Mi sono fatto usare, ho lasciato che la mia presenza colmasse, anche se parzialmente, il vuoto all’interno del tuo, di cuore.
Però fa lo stesso, Keiji. Non dirmi di aver pianto, non mentirmi.
Non devi.
Penso di rendermene conto, quando mi menti.
Per sei anni ho impresso nella mia mente tutti i tuoi trucchetti, i tuoi meccanismi con cui mi nascondevi le piccole verità.
Per sei anni ti ho scoperto immediatamente, per sei anni mi hai messo alla prova e ogni volta ho saputo sorprenderti.
Forse l’unica bugia che non sono stato in grado di cogliere è stato quel “Ti amo”, detto a mezza voce, come un segreto.
Ma fa lo stesso, Keiji. Non è colpa tua.
È  stata colpa mia, tutta colpa mia.
Quando capita che la mia mente si soffermi su di te, giuro che i miei pensieri potrebbero riscaldare un’intera stanza, così come potrebbero immediatamente raffreddarla.
Così precario era anche il tuo amore nei miei confronti, me ne sono accorto solo ora.
A volte mi amavi, forse. A volte facevi finta, sicuramente.
Tu eri il freddo, Akaashi. Eri il freddo che domava la mia fiamma, che teneva a bada il fuoco che ardeva al mio interno.
Solo ora mi sono reso conto che freddo era anche il tuo cuore nei miei confronti.
Ma fa lo stesso, Keiji.
È colpa mia, non potrebbe mai essere colpa tua.
Sei una creatura troppo fragile per poter causare dolore a qualcun altro.
Stai tranquillo, Keiji.
È colpa mia.
Mi sarebbe piaciuto poterti far sapere un’ultima volta quanto ti ho amato, quanto ti amo ancora.
Mi sarebbe piaciuto se ti fosse importato, almeno un po’.
Mi dispiace se ora ogni cosa mi ricorda te; ogni canzone, ogni quadro, ogni poesia, ogni libro.
Mi dispiace, davvero tanto, Keiji.
Quando ti vedo passeggiare con lui è come se il mio cuore fosse sotto tortura.
Prima calpestato da te.
Ora il pensiero di te con qualcun altro.
Mi sto distruggendo lentamente.
Ma Keiji, non è colpa tua.
Non potrebbe mai esserlo.
Ancora penso a te, non ho nemmeno intenzione di negarlo.

Penso a te, a come sembravamo dei piccoli fuochi d’artificio solitari, in quella marea di stelle, nel cielo americano del 4 luglio.».
 
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Heilà!
Eccomi tornata con una os, stranamente angst, whoops. [Perdonatemi, è uno dei miei generi preferiti].
Quindi, che dire; è stata ovviamente ispirata da questa canzone, che potete andare a sentirvi, se vi va!
Sinceramente, questa os è uno sfogo personale, che ho scritto in un momento di debolezza, ma ho deciso di inserire altri personaggi per renderla un po' meno pesante dal mio punto di vista.
Boh, non saprei che altro dire, come sempre questi miei angoli autrice scarseggiano di originalità, sob.
Spero vi sia piaciuta questa piccola cosuccia, e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate in una piccola recensione, mi farebbe molto piacere!
Grazie per essere arrivati fino a qui, scusate per eventuali errori di battitura.
A presto!
mar,,
   
 
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