Fumetti/Cartoni europei > Martin Mystère
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Autore: Caroline94    01/06/2017    3 recensioni
Ci volle un po' ma quando finalmente la porta si aprì, Diana apparve in pigiama, arruffata e insonnolita oltre ogni dire.
“Che c’è? Chi è?” biascicò, faticando a metterlo a fuoco con gli occhi gonfi e il buio che li circondava “Martin, spero per te che siamo in pericolo di vita, oppure…” cominciò, sbadigliando, ma il ragazzo si fiondò dentro chiudendosi la porta alle spalle.
“Una cosa del genere” rispose “Tu stai bene?” domandò.
“Stavo bene finché non sei arrivato tu” lo rimbeccò lei.
“Non crederai mai a cosa mi è successo!” esclamò, ancora poggiato con le mani alla porta “Hai appena tentato di uccidermi” informò, riprendendo fiato dopo la corsa.
La ragazza, dapprima troppo stordita dal sonno, sgranò gli occhi “Cosa!?” esclamò.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billy, Diana Lombard, Martin Mystère
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Martin Mystère, questa è l’ultima che mi fai!” urlò Diana.
“Credevo avrebbe funzionato!” urlò in risposta lui.
“Beh, se il tuo obbiettivo era farci catturare allora sì, ha funzionato alla grande!” ribatté lei. Con un urlo disumano il mostro dibatté i tentacoli con cui li teneva prigionieri, facendo urlare Diana.
“Martin! Tu mi hai infilato in questa situazione e tu mi ci toglierai!”
“Ok, ok! So cosa fare!” esclamò lui, trafficando con l’U-Watch. Pochi secondo dopo la Lama Laser apparve nelle sue mani e, con un gesto deciso, la infilzò nel tentacolo che lo imprigionava. L’essere ruggì e lo lasciò andare, il ragazzo cadde in perfetto equilibrio sul pavimento della stanza; si voltò impugnando la Lama Laser e tranciò di netto il tentacolo che stava per schiacciarlo come una frittella. Con uno scatto deciso si gettò oltre il mostro, schivando, raggirando e saltando i tentacoli, per raggiungere l’altare in fondo alla stanza.
“MARTIN!” urlò Diana, avvicinandosi sempre di più alle fauci del mostro che sembrava volerla divorare “Qualunque cosa tu voglia fare falla in fretta!”
Martin gettò un’occhiata alla ragazza, poi si voltò verso il quadro posto in cima al piedistallo che ritraeva una giovane donna in abito da sposa: “Spiacente, bellezza, ma tuo marito sta dando un po’ in escandescenza!” e, senza esitazione, trafisse il quadro tranciandolo di netto da un angolo all’altro.
Il mostro si voltò verso di lui con uno scatto e ruggì, poi, lentamente, si dissolse nell’aria tra atroci gemiti di dolore. Diana strillò quando venne lasciata andare di colpo a parecchi metri dal suolo; Martin si gettò oltre il corpo del mostro che si stava dissolvendo in una pozza di nuvola viola ed afferrò la ragazza al volo, strisciando col fondoschiena sul ruvido tappeto per mantenere l’equilibrio. Diana si tolse il velo dalla faccia insieme ai capelli arruffati, disorientata, e guardò la creatura sparire nel nulla.
“Ce l’abbiamo fatta” constatò.
“Ce l’ho fatta” la corresse Martin “Mi devi un frullato” aggiunse, con un ghigno sornione, mentre la ragazza assumeva il suo classico sguardo seccato.
 
“Ottimo lavoro, agenti” si congratulò M.O.M., osservando a braccia incrociate gli agenti del Centro portare via la cella di sicurezza contenente il quadro oramai lacerato.
“Tutto merito mio, modestamente” rispose Martin con la solita aria sfrontata. Diana gli ringhiò contro e M.O.M. alzò un sopracciglio, scettica.
“Ad ogni modo, sarà meglio se torniate alla Torrington: per quel che mi risulta avete degli esami da sostenere” aggiunse la donna, facendoli cadere nel panico: non avevano aperto nemmeno un libro per tutta la settimana!
“Oh, no, no, no!” Diana si portò una mano ai capelli “Non ho studiato nulla!” esclamò, afferrando la gonna dell’abito da sposa e dandosi alla fuga verso il college.
“Uhm… credo di essermi fatto male alla caviglia, lottando contro quel mostro” disse Martin, sporgendosi innocentemente verso la donna “Immagino che il Centro potrà fornire una perfetta giustificazione per la mia sofferta assenza” disse, speranzoso. M.O.M. lo guardò minacciosa “Torni a scuola, agente Mystère” poi gli voltò le spalle e se ne andò.
Martin abbassò il capo, sconfitto, e fu allora che notò lo strano luccichio sul terreno fuori la struttura.
Quando si chinò per raccoglierlo si rese conto che era un anello: un piccolo cerchio d’argento con incastonati una fila di diamanti perfetti. Non ebbe molto tempo per pensare a cosa fosse perché Diana lo chiamò quasi istericamente.
“Martin! L’esame è fra due ore! Muoviti!” urlò. Il ragazzo s’infilò l’anello in tasca, deciso ad indagare appena possibile, e corse dietro la ragazza.
 
 
Le urla che si propagavano nel corridoio fecero allarmare tutti gli studenti della Torrington che, tuttavia, non si degnarono nemmeno di andare a controllare e/o farle tacere: quando Martin Mystère e Diana Lombard litigavano era meglio non intromettersi, per l’incolumità dei più.
Solo Billy, il povero ragazzo arrivato da poco nell’istituto, aveva l’ardire di osservare la scena nascosto dietro una pattumiera. Da quando l’esame era finito, i due ragazzi non avevano fatto altro che battibeccare per tutto il tragitto fino ai dormitori: battibecco che si era trasformato in un litigio vero e proprio nel giro di pochi minuti.
“Siamo stati impegnati tutta la settimana con le missioni, perché te la prendi con me?” chiese Martin.
“Perché è colpa tua se abbiamo perso un sacco di tempo in quelle missioni!” rispose lei, a tono “Se mi avessi ascoltato ogni tanto ne saremmo usciti in fretta e senza rischiare la vita!”
“Oh, ma sentitela: l’esperta!” sbottò lui, alzando le braccia al cielo.
“Se non sbaglio ti avevo detto fin dall’inizio di distruggere quel quadro… tu invece hai voluto mettere su quell’assurda messinscena che per poco non ci ha uccisi!” sbraitò Diana “Senza contare che ci ha fatto perdere un sacco di ore di studio: se l’esame mi andrà male sappi che è con te che me la prenderò!”
“Ma davvero?” chiese Martin, avvicinandosi di una spanna al suo viso.
“Davvero!” rispose lei, facendo altrettanto. I due si fulminarono con lo sguardo.
“Bene, se per te uno stupido esame è più importante di salvare il mondo allora credo che abbiamo due visioni completamente diverse delle cose!” commentò lui.
“Si, lo credo anche io!” ribatté lei “E credo anche che non dovremmo più vederci!” aggiunse. Billy trasalì.
“Bene!” esclamò Martin, arrabbiato, dopo un attimo di incredulità.
“Bene!” ripeté lei. Si voltarono le spalle e si diressero in due direzioni opposte, a passo di marcia; a nulla valsero i richiami di Billy che proponeva di parlane: i due non avevano più nulla da dirsi.
 
 
Fu con un umore nero che Martin andò a letto quella sera: prima l’esame andato male, poi Diana che lo aggrediva e infine Billy che gli faceva la predica. Insomma, non era lo sfogo di tutti!
Calciando via le scarpe si sfilò jeans, camicia e canotta per poi infilarsi sotto le lenzuola solo in boxer: tanto faceva caldo e poi ribolliva di rabbia. Spense la lampada sul comodino e, borbottando, si raggomitolò su sé stesso cercando di trovare pace almeno nel sonno.
Fu verso le due e qualcosa quando la porta della sua camera venne aperta lentamente e richiusa altrettanto silenziosamente. Piedi esili e nudi si fecero strada sul tappeto senza il minimo rumore, arrivando rapidamente accanto al letto; con delicatezza, una mano affusolata su cui brillava un anello tempestato di ametiste alzò il lenzuolo e s’infilò con leggerezza sotto di esso, premendo il corpo fasciato da una sottile veste trasparente su quello che già giaceva in esso, risalendolo lentamente. Il petto nudo e caldo del ragazzo aderì perfettamente al suo busto esile mentre faceva scivolare le gambe oltre i suoi fianchi, poggiandosi lì dove era più sensibile.
Martin si agitò nel sonno e mugugnò qualcosa con un sorriso ebete, mentre portava istintivamente le mani sulla schiena di lei. La ragazza sorrise e si alzò lentamente, prendendo il volto del ragazzo tra le mani e baciandolo dolcemente. Lui mormorò qualcosa ed aprì gli occhi, per poi spalancarli quando si ritrovò a fissare due iridi verdi che conosceva troppo bene. Sussultò quando si rese conto di stringere tra le braccia la sua migliore amica.
“D-Diana!” esclamò, scioccato “Cosa ci fai tu qui?” chiese. La ragazza sorrise, senza togliergli le mani dal viso.
“Secondo te, cosa potrei mai farci?” chiese maliziosamente.
“Ehm… non lo so, hai detto di non volermi più vedere” rispose lui, perplesso.
“Ero solo arrabbiata per l’esame” miagolò lei “Non dovevo prendermela con te, sono venuta a scusarmi” spiegò, sorridendo dolcemente.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio: “E perché sei nel mio letto vestita in un modo piuttosto ambiguo?” chiese, affrettandosi a toglierle le mani dalla schiena.
“Te l’ho detto: sono venuta a scusarmi” ripeté lei, avvicinandosi a lui con l’intenzione di baciarlo. Martin si scansò d’istinto, scattando a sedere.
“E-ehi, un attimo… stai cercando di vendicarti in qualche modo subdolo? Perché non è divertente” esclamò, cercando a tentoni la testiera del letto e poggiandovi una mano per reggersi.
“Ma che stai dicendo, non lo farei mai” rise lei, gattonando verso di lui che indietreggiò ancora.
“Ok, tutto questo è molto strano” ammise Martin, salendo sul ripiano in legno che fungeva sia da testiera per il letto che da comodino, facendo leva con il braccio.
“Davvero?” domandò Diana, continuando la sua marcia.
“Davvero!” rispose lui, prima di rendersi conto che era arrivato oltre bordo, cadendo all’indietro sul pavimento della camera con un gemito di dolore. Diana si lasciò sfuggire un’esclamazione di paura e si sporse per vederlo: Martin era steso di schiena sul parquet della camera, le gambe poggiate sul ripiano e lo sguardo di chi era stato appena colpito da un meteorite. Diana sussultò e si voltò, come se ci fosse qualcosa alle sue spalle, poi sparì dalla visuale.
Martin si alzò dolorante, massaggiandosi il capo, ma appena alzò gli occhi rimase allibito nel trovarsi davanti la stanza vuota. Si guardò intorno, sconcertato: dov’era finita Diana? La finestra era chiusa dall’interno, come l’aveva lasciata lui, e dalla porta non avrebbe mai potuto passare visto che lui ci era caduto davanti. Per sicurezza controllò anche sotto il letto e nel bagno, mischiando incredulità a dubbi e confusione: di Diana nemmeno l’ombra, come se non fosse mai stata lì.
 
 
 
 
 
Quando un’insana autrice incontra un insano detective dell’impossibile le cose sono due: o lo ama o lo odia.
Io ho scelto di odiarlo. Con amore
Caroline
   
 
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