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Autore: AlnyFMillen    01/06/2017    3 recensioni
[Robin Hood AU]
Era passato il tempo della rabbia, era passato anche quello della tristezza. A breve, null'altro che vuoto.
“Prometti che non mi dimenticherai” enunciò lei improvvisamente decisa.
Forse avrebbe dovuto farle promettere la stessa cosa, forse avrebbe dovuto risponderle con parole diverse di quelle che invece usò, così da non aver più rimpianti.
“Non ce n'è pericolo”
Gli piaceva quindi stare all'ombra di quella magnolia, si, ma gli piaceva davvero molto di più stare lì in compagnia di Judith.
“Come potrei mai dimenticare la coniglietta che mi ha salvato?”
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A mille ce n'è ~ nel mio cuore di fiabe da narrar'
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Titolo: Steal from the rich, give to the poor
Personaggi: Nick Wilde, Judy Hopps, un po' tutti
Genere: avventura, romantico
Rating: G
Avvertimenti: crossover
Note: Ebbene si, ci sono riuscita! Faccio un magnifico viaggio nella Zoottingham del 162 e, soprattutto, torno nel fandom con un crossover Zootropolis/Robin Hood. Non ho potuto resistere, è stato più forte di me: Nick e Judy - o dovrei dire, Nicholas e Judith? -, rispettivamente nei panni dell'eroe malvivente e dell'amata Lady. Per ora si parte con il prologo, buona lettura a tutti coloro che hanno usato un attimo del loro tempo per aprire questa pagina!

 



Steal from the rich, give to the poor
 

Prologo





"Ci siamo quindi"

Non gli era mai capitato di parlare per constatazioni ed, anzi, quell'ultime lo infastidivano abbastanza.
Ogni qualvolta che un amico, conoscente o chicchefosse agiva in tal modo, ovvero esprimendo ad alta voce quel che tutti ormai avevano capito già da un pezzo, non mancava mai di farglielo notare. Era un sintomo inequivocabile di stupidità, tanto inutile quanto fastidioso, o almeno così credeva lui. Non sempre la vita presentava situazioni semplici, doveva ammetterlo, ma la maggior parte delle cose che gli animali in generale si ostinavano a voler confermare si trovavano proprio lì sotto al loro naso.
Dire a parole fatti palesemente ovvi... Gli faceva una tale rabbia, e non aveva paura di esternare la sua opinione al riguardo, anche se il solo pensarlo poteva farlo sembrare un'idiota.
Peccato però che, in poco tempo, si fosse trasformato lui stesso in una delle volpi più ottuse che avesse mai incontrato, incominciando a parlare per ovvietà. 
La causa di questo comportamento, però, era una ed una sola, ovvero quella di convincersi sempre più fermamente di ciò che di lì a poco sarebbe accaduto. Concentrarsi sulle piccole sicurezze di tutti i giorni lo rendeva più tranquillo e preparato a ciò che doveva avvenire. Quindi, scattato il termine che era stato costretto ad accettare, sarebbe tornato il mammifero di sempre. Per ora, meglio lasciar correre come da copione.

Gli piaceva davvero molto stare all'ombra di quella magnolia, riflettè.
Ricordava ancora la prima volta che vi si era appoggiato, una mattina estiva di qualche anno prima. Sembravano passati secoli da allora, eppure era un tempo abbastanza breve in confronto al susseguirsi di avvenimenti che si erano andati sviluppando negli ultimi mesi.
Normalmente avrebbe chiuso gli occhi, abbassato il cappello, incrociato le braccia dietro alla testa e sorriso furbo, in quel modo che, lo sapeva, a lei piaceva tanto. Avrebbe ascoltato le lamentele della figura al suo fianco sul perchè non la stesse ascoltando, l'avrebbe punzecchiata un po' e poi sarebbero finiti col ridere entrambi.
 
'Non oggi, però'

Pareva ieri la prima volta che l'aveva incontrata, la proprietaria di quel giardinetto cui era sdraiato: non era iniziato tutto nel migliore dei modi, con lei e tutto il suo ciarlare fastidioso da coniglietta ma c'era voluto davvero poco perchè tra di loro nascesse una duratura e consolidata amicizia. E, perchè no, forse anche qualcosina di più. 
La sua intera esistenza era stata scombussolata dalla comparsa di lei, tanto che aveva finito per rimettere in gioco non solo i suoi principi ma perfino se stesso: se prima di incontrarla non poteva dirsi altro che uno scarto della società, un'animale talmente ignobile da derubare la povera gente per sopravvivere, era poi riuscito ad impiegare le sue forze e le sue capacità in qualcosa di nuovo, di giusto e migliore. Si reputava pur sempre una volpe di qualità, sapeva bene come cavarsi da certi imbrogli e il modesto - ma non poi tanto - acume che la natura gli aveva donato doveva pur servire a qualcosa.
Proprio grazie a questo acume, e forse anche all'olfatto sviluppato, era riuscito, pur essendo completamente immerso nei suoi pensieri, a percepire già da un pezzo la presenza di qualcuno lì accanto. Avrebbe potuto facilmente indovinare chi fosse, lo aveva già fatto, ma volle comunque socchiudere le palpebre per esserne certo. 
"Ci siamo" ripetè ancora.
Nonostante la situazione, non era assolutamente il tipo da farsi prendere da sentimentalismi. Avrebbe fatto finta di niente, quella sembrava la sua decisione definitiva, almeno fin quando gli sarebbe stato possibile controllare le proprie emozioni.
Non aveva fatto i conti con colei che, stranamente, tardava ancora a rispondergli. 
"Tra le lady del suo rango non si usa più rispondere o salutare?" domandò allora nel miglior tono saccente che gli riuscì d'avere.
Avrebbe dovuto capire già da lì che qualcosa non andava, sapeva quanto fosse emotiva la sua amica, ma continuò imperterrito per la sua strada, troppo occupato a mantener salda la voce per poter pensare ad altro.
Avrebbe voluto aprire gli occhi, fissarla in modo tanto insistente da risultare sgarbato e poi fissarla ancora, fin quando la sua immagine non si fosse radicata nella mente. Eppure si limitò ad assecondare solo il primo fra i suoi istinti.
"Va bene, se non volete farlo voi, vuol dire che lo f—" neanche il tempo di concludere la frase che le parole gli morirono in gola.
Sapeva di dover tenere gli occhi chiusi, non era pronto ad affrontare una cosa simile. Per quante volte avesse ripetuto le cose più semplici e sicure, non era pronto. Al diavolo le constatazioni, continuava ad odiarle.
Judith Hopps, lady e promessa sposa di qualche signorotto inglese perennemente lontano da casa, nonchè l'unica ragione per cui fosse riuscito a vivere di nuovo dopo la morte dei genitori, stretta in un abitino di tulle rosa pallido fatto su misura per lei, lo osservava. Un solo modo per descriverla: stupenda, ancor più coi due fiocchi confetto ad adornare le lunghe orecchie. 
In una circostanza solita, glielo avrebbe detto sedutastante, tanto per il gusto di veder arrossire le adorabili guance di quel delizioso color ciliegia - tanto invitante da invogliare a mangiarla - e i magnifici occhi indaco sgranarsi per la vergogna e la sorpresa. Quegli stessi occhi che erano, però, riempiti ora di silenziose e scintillanti lacrime.

'Siamo già a questo punto?' si chiese con una punta di dolcezza.

E dato che la risposta pareva essere null'altro se non affermativa, le opzioni di Nicholas Wilde si riducevano a ben poche. Cos'altro avrebbe potuto fare, oltre a stringersela al petto? Se c'era un'alternativa, lui non la conosceva, o meglio, preferiva ignorarla: nulla aveva la possibilità di competere anche solo minimamente con quell'abbraccio. 
Mai aveva osato prendere l'iniziativa, era lei tra i due la più propensa a ricercare un contatto fisico, fosse un abbraccio di consolazione o una spintarella per ripicca. Lui si era sempre limitato ad aspettarla a braccia aperte, a dirle che era lì e non se ne sarebbe andato. Si fidava ciecamente di Judy, avrebbe venduto l'anima al diavolo pur di provarlo, ma non c'era mai stato bisogno di cercarla.
Lei, lei e solo lei a saper essere, spesso e volentieri, così ottusa eppure a tratti così acuta da riuscire sempre a capire l'esatto momento in cui l'amico necessitava aiuto. Non si era mai esposto troppo, eccezion fatta per i futili e giocosi sfioramenti cui andavano incontro prendendosi in giro.
"Oh, Nick..." sussurrò la coniglietta stringendogli le braccia al collo.
Fece per allontanarsi quel tanto che bastava per riprendere il controllo delle proprie azioni, poichè l'ultima cosa di cui aveva bisogno era l'arrivo di una qualche gran bella cretinata proprio nell'ultimo giorno che aveva a disposizione.
La coniglietta, piuttosto contrariata dalla decisione presa, si ancorò prontamente a lui, quasi ne dipendesse la sua stessa vita.
"Ehy Carotina, andrà tutto bene! Non c'è nessun bisogno di disperarsi così tanto"
"S-Si invece..." balbettò ancora Judy.
"Come, come, come?" tentò allora di farla ridere.
Lei nascose ancor di più il muso nella maglia del compagno, nasino tremante.
"Le mie orecchie volpine hanno sentito bene? La signorina qui presente ha forse ammesso la sua più totale dipendenza nei miei confronti?" concluse accennando un sorriso e cercando di guardarla in viso.
"Stupido" mugugnò lei.
Peccato che l'offesa non potesse avere l'effetto desiderato se pronunciata in tono tanto basso, misto tra singhiozzi e risate.
"Così mi offendete, madame
Portò una zampa sulla piccola gota e cancellò le perfide goccioline, sintomo di tanta tristezza, venute ad incastrarsi nel pelo.
Era passato il tempo della rabbia, era passato anche quello della tristezza. A breve, null'altro che vuoto.
"Prometti che non mi dimenticherai" enunciò lei improvvisamente decisa.
Forse avrebbe dovuto farle promettere la stessa cosa, forse avrebbe dovuto risponderle con parole diverse di quelle che invece usò, così da non aver più rimpianti.
"Non ce n'è pericolo"
Gli piaceva quindi stare all'ombra di quella magnolia, si, ma gli piaceva davvero molto di più stare lì in compagnia di Judith. 
"Come potrei mai dimenticare la coniglietta che mi ha salvato?"

Ma è tempo d'addii nella contea di Zoottingham. 
Un soffio: l'unica luce si sarebbe spenta. 
Un abbraccio: lei sarebbe scomparsa.
Un attimo: gliel'avrebbero portata via.





 
   
 
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