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Autore: The3rdLaw    03/06/2017    4 recensioni
"Si crede che tutti abbiano il loro posto nel mondo, e che prima o poi tutti lo debbano trovare. E invece non è così, per alcuni non ci sarà mai speranza, alcuni sono solo un peso di troppo. Io ricadevo in quest’ultima categoria." (1886 parole)
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Oneshot che scrissi un anno fa e di cui vado ancora molto fiera.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il prezzo del lieto fine
 
Si crede che tutti abbiano il loro posto nel mondo, e che prima o poi tutti lo debbano trovare. E invece non è così, per alcuni non ci sarà mai speranza, alcuni sono solo un peso di troppo. Io ricadevo in quest’ultima categoria.
 
Mi faccia spiegare, cortese lettore: mi chiamavano Duca Philip Cavencer, anche se non ero io l’erede del titolo ufficiale. Questo, però, al momento non è importante.
Ciò che invece deve sapere, gentile lettore, è che mi era stata promessa in sposa Lady Alice Lenok, una graziosissima donna mia coetanea e del mio stesso rango.
 
La prima volta che la vidi, credetti di essere stato benedetto da qualunque entità si trovasse al di sopra di noi viventi: sembrava una creatura celestiale, con quel suo viso allegro e delicato, incorniciato da una chioma d’oro perfettamente curata.
Io mi sentivo estremamente inadeguato. Quando si avvicinò a me, sentii il mio volto andare a fuoco. Fu lei ad aprire la conversazione, perché la sua bellezza fulminante mi aveva tolto ogni parola di bocca. Allora né io né lei sapevamo che saremmo diventati promessi sposi, quindi parlammo del più e del meno, a cuor leggero.
 
Evidentemente, però, le nostre famiglie avevano già iniziato a pianificare qualcosa, perché da quel momento io e la giovane Duchessa iniziammo a vederci sempre più spesso. Inizialmente credevo che Lady Alice godesse della mia compagnia tanto quanto io godessi della sua ma, dopo pochi incontri, notai che sembrava annoiata dalla mia presenza e che continuasse a sorridermi solo per cordialità. Presto mi convinsi che fosse solo una mia impressione.
 
Passò un anno e di lì a poco sarebbero iniziati i preparativi veri e propri per il nostro matrimonio. Il mio amore per Lady Alice non aveva fatto altro che crescere: pensavo che lei fosse il mio destino, che sposandomi con lei avrei trovato finalmente quel posto nel mondo che stavo cercando da una vita. Per questo, caro lettore, potrebbe pensare che fossi felicissimo, e lo ero stato. Purtroppo, però, questa felicità non sarebbe durata a lungo.
 
Ero venuto a conoscenza di un fatto che mi aveva sconvolto: non ero l’unico a desiderare la mano della splendida Duchessa. Infatti, mentre le nostre famiglie stavano iniziando a calcolare i benefici materiali che la nostra unione avrebbe portato, la mia promessa sposa era stata avvicinata da un certo Barone John Gerards, e tutti intorno a me sapevano che erano follemente innamorati l’uno dell’altra. Tutti, eccezion fatta di me.
Da quando venni a conoscenza di ciò, non fui più lo stesso, o almeno era ciò che mi dicevano. Però io non capivo dove fossi cambiato: cercavo sempre di essere educato e composto con chiunque, come avevo sempre fatto. Neanche pensavo troppo a Lady Alice: certo, mi dispiaceva che non fosse felice con me, ma non ero geloso.
 
Pochi mesi dopo aver ricevuto la notizia, avrei potuto finalmente parlare da solo con Lady Alice: avevamo organizzato un appuntamento dove saremmo stati solo noi due, senza nessuno a controllarci.
«Dovete imparare a conoscervi» aveva detto mia madre «Dopotutto, passerete l’intera vita insieme».
Volevo chiederle se fosse anche lei a conoscenza della storia tra la mia promessa sposa e il Barone Gerards, ma desistetti.
 
Ero abbastanza teso: non mi ero mai sentito completamente a mio agio in presenza della Duchessa: ogni volta che la vedevo sentivo le cosiddette “farfalle nello stomaco”, e a volte mi capitava di balbettare mentre le parlavo. Perciò l’idea di essere solo con lei mi faceva agitare dentro, anche se non sarebbe stata la prima volta. Forse ero così teso perché sapevo qualcosa di cui lei avrebbe preferito lasciarmi all’oscuro.
 
Ci ritrovammo al locale che avevamo scelto per la serata, al tavolo a noi riservato. Mi comportai da gentiluomo, come dovevo, e non riuscii a smettere di ammirarla: sembrava più celestiale che mai, con quel vestito azzurro e con quei capelli d’oro raccolti in quel perfetto chignon. Un pensiero attraversò la mia mente: non meritavo tale perfezione, era perfettamente comprensibile che non mi amasse.
Non sapevo come iniziare una conversazione, sentivo i pensieri che si sovrapponevano nella mia mente. Per fortuna ci pensò lei, e iniziammo a parlare amabilmente.
Però, verso la fine dell’appuntamento, cadde magicamente su di noi un pesante silenzio, che fu interrotto sempre da lei: come deve aver capito, cordiale lettore, non sono mai stato molto bravo nel fare il primo passo.
«Philip» mi disse. Io trasalii: non mi aveva mai chiamato per nome se non precedendolo da un “Lord”.
«Dimmi» risposi, sforzandomi di rendere la mia voce il meno tremante possibile.
Lei emise un piccolo sospiro.
«Sei a conoscenza della mia storia con John, vero?». Quella domanda mi colpì come una stilettata.
Annuii senza dire niente.
«Non ti devi preoccupare, però. Ai miei genitori non dispiacerebbe molto, se mi sposassi con lui, però tutte e tre le nostre famiglie hanno preso una decisione».
Mi accorsi che stavo trattenendo il respiro. Cercai di rilassarmi.
«Sposerò te ma, in caso ci dovesse essere qualche motivo esterno che impedisca il nostro matrimonio, saresti rimpiazzato da John come mio marito».
Sentii il fiato mancarmi. Ancora una volta, ero stato tagliato fuori da una decisione che mi interessava personalmente.
Lady Alice doveva essersi accorta della mia agitazione interiore, infatti il suo sguardo si fece più preoccupato.
«Che ne pensi?».
«Non mi era stato detto nulla» risposi, e finii il liquore che era rimasto nel mio bicchiere in un sorso solo.
 
Da quella sera, iniziai davvero a sentirmi come un frammento infilato a forza in un mosaico a cui non appartiene. La mia semplice esistenza stava diventando più un fastidio che altro: non ero mai stato un membro fondamentale della mia famiglia, essendo l’ultimo di tre fratelli quindi, già dalla mia infanzia, ero visto come un peso. Avevo pensato che, sposandomi con la donna che amavo, avrei finalmente trovato il mio posto nel mondo.
E invece venivo a sapere che proprio lei, Lady Alice, era innamorata di un altro e che probabilmente avrebbe preferito sposarsi con lui. Non che la biasimassi, il suo benessere era una mia priorità: mi feriva però sapere che io non ero stato capace di renderla felice.
Riuscii a pensare solo ad un modo per rendermi finalmente utile, purtroppo però era un metodo abbastanza drastico: morire, togliere definitivamente il disturbo.
Sapevo che in casa avevamo dei pugnali ben mantenuti, cimeli di famiglia, e che, da qualche parte in cucina, ci doveva essere del veleno. In breve, ne avevo di modi per uccidermi rapidamente e fare qualcosa di buono nella mia esistenza. Ma non ne avevo il coraggio. Ero troppo attaccato alla mia stupida vita, probabilmente.
 
O forse no. Non ci volle molto perché iniziassi a mangiare poco e a dormire ancora di meno. Iniziarono ad essere indette molte feste, per motivi diversi e insignificanti, e nella maggior parte di esse erano invitati anche Lady Alice e il Barone Gerards. Io partecipai a tutte, anche se poco volentieri, stavo sempre in disparte e non partecipavo mai alle danze. Invece guardavo la Duchessa danzare col suo Barone: erano entrambi così belli e felici che veniva da sorridere anche a me.
Non incrociai quasi mai lo sguardo con quella che doveva essere la mia promessa sposa ma, quelle poche volte che era capitato, la sua espressione gioiosa lasciava posto a un misto di orrore e pietà, di quelli che si rivolgono ai malati terminali, che ormai sono più morti che vivi.
Presto mi accorsi che chiunque posasse lo sguardo su di me reagiva in modo non molto dissimile da lei. Dovevo proprio avere una brutta cera.
 
Passati due mesi da quella fatidica cena, alla quale non ne seguì nessun altra, iniziai a sentire dei pettegolezzi tra gli altri nobili: dicevano che la famiglia di Lady Alice e quella del Barone Gerards stavano organizzando il matrimonio tra i loro eredi. Si diceva che io fossi diventato troppo debole e molti, tra cui anche la mia stessa famiglia, mi davano già per morto.
«Se continuerai a trattarti così, giovanotto, passerai a miglior vita prima di tuo padre!» mi aveva detto qualcuno, non ricordo chi.
 
Ora la prego di perdonarmi, paziente lettore, perché in questi momenti che sto per raccontare non ero completamente lucido, quindi potrei dimenticare dei dettagli.
I nobili avevano ragione: ero diventato troppo debole anche per restare in piedi, ormai.
Mi ammalai: era una semplice febbre e, se fossi stato ancora in forma, sarei guarito velocemente.
Ma non era questo il caso: avevo perso velocemente peso, durante le feste avevo bevuto più di quanto fossi abituato e avevo iniziato a uscire fuori, al freddo e senza cappotto, troppo spesso, a danno della mia salute.
Avevano assunto un medico, ma mi sembra che fossi stato riluttante a farmi curare: per la prima volta nella mia vita ero determinato a fare qualcosa, e quel qualcosa era togliere il disturbo. Nonostante tutta la mia volontà, però, non avevo il coraggio di farlo da solo, quindi avevo deciso di lasciarmi consumare dalla malattia. Sembrava funzionare, quindi perché avrei dovuto ostacolare il mio stesso piano?
 
L’ultima cosa che ricordo fu il mio ultimissimo incontro con Lady Alice, alla vigilia del suo matrimonio e, a nostra insaputa, della mia morte.
Quella fu la prima volta che non sentivo farfalle nello stomaco alla vista della Duchessa: forse anche loro erano state uccise dalla malattia, o forse ero troppo stanco per emozionarmi.
«Philip, perché ti sei ridotto così?» fu la prima cosa che mi disse, appena si fu avvicinata al mio capezzale.
Non riuscii a rispondere, sorrisi e basta. Ricordo che mi costò una fatica immensa.
«Se non ti fossi lasciato andare avresti avuto quello che volevi! Ci saremmo sposati!».
Scossi la testa. Con uno sforzo inumano, riuscii a dire: «Ma tu non mi amavi». Fui spaventato dal suono della mia stessa voce: era roca, affaticata, completamente diversa da quella che avevo quand’ero ancora pieno di vita.
Lei non sembrò capire, infatti disse solo un tristissimo: «Mi dispiace, davvero».
Volevo dirle che non era colpa sua, che non ero geloso, che mi stavo lasciando morire per renderla felice, che ero sempre stato un peso e che avevo capito che lo sarei stato in eterno, e che quindi volevo smettere di dar noia a tutti, magari anche con le dovute scuse.
Dalla mia bocca, però, uscì solo un “No…” soffocato, bruscamente interrotto da un violento colpo di tosse. Finita la tosse, chiusi gli occhi e mi addormentai, mio malgrado, ma non prima di vedere il suo ultimo sorriso: un sorriso pieno di pietà, un sorriso che odiai.
 
Il giorno dopo, mentre tutti, inclusi i miei genitori e i miei fratelli con le loro mogli e i loro figli, erano al matrimonio tra Lady Alice e il Barone Gerards, io lasciai il mondo dei vivi da solo, nella mia triste stanza, senza figli o nipoti che mi rivolgessero parole di conforto, senza una moglie che mi desse un ultimo bacio.
Tutti, però, quando vennero a casa per controllare le mie condizioni, furono sorpresi nel vedere che il mio cadavere sorrideva.
 
Lady Alice aveva sposato l’uomo che amava e la mia famiglia aveva potuto arricchirsi un poco vendendo i pochi beni personali di un figlio che aveva fatto solo una cosa buona nella vita, ossia morire prima del previsto.
Alla fine tutti ebbero il loro meritato lieto fine a un prezzo molto basso: era bastata la morte di questo fallimento di uno scapolo.

 
Note dell'autrice: Scrissi questo racconto lo scorso maggio, dopo una notte quasi insonne. Ricordo che mi era piaciuto moltissimo buttarmi completamente nei panni del triste duca, usando per la prima volta la prima persona invece che la terza.
Probabilmente questa è una delle mie storie di cui vado più fiera: strano, visto che è così dissimile da ciò che scrivo di solito. 
Ad ogni modo, voi che ne pensate?
Un grazie infinito a chiunque abbia letto fino a qui e soprattutto a chi sarà così gentile a farmi sapere il proprio parere!
   
 
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