Deshi
Deshi
significa allievo, un fedele seguace, un apprendista, il discepolo del
suo maestro.
Ouverture
-Vengo
con voi.-
-No.-
Dietro
la maschera nera, Saizo si permise un unico,
impercettibile sospiro.
-Sarà
al sicuro.- ripeté, per l’ennesima volta,
riportando lo sguardo del suo unico occhio sul volto, contratto da una
rabbia a
stento contenuta, di suo fratello.
In
quegli occhi violetti di ardeva una ferocia che
Saizo si era sempre ostinato a non scorgere, che aveva volontariamente
deciso
di ignorare già da molti anni. Kaze era sempre stato il più gentile e
il più
calmo, fra loro, ed era sempre stato così meravigliosamente facile
dimenticare
che nelle sue vene, così come nelle proprie, bruciava il sangue di
Igasato – un
sangue d'indole implacabile, il sangue di guerrieri che avevano votato
la
propria esistenza alla parca e marziale vita degli shinobi
sacrificando a quell'obiettivo tutto ciò che poteva essere
considerato una debolezza.
Solitamente,
Kaze non era un uomo incline a lasciar
trasparire alcunché di quell'eredità che, al contrario, suo fratello
indossava
con la stessa scioltezza con cui celava il viso dietro la sua maschera:
era
un'anima gentile e, forse, proprio per proteggere quella che in molti
avevano
considerato fragilità, Saizo aveva
cercato di dimenticare quanto, in realtà, lui ed il suo gemello
potessero
essere simili.
Eppure,
adesso, Kaze era arrabbiato – e lui non
poteva nemmeno dargli tutti i torti.
-Sarà
in pericolo.- sbottò, infatti, spostando
rapidamente l’attenzione al di là della spalla del ninja dai capelli
rossi, e
Saizo vide quelle iridi, così familiari eppure tanto diverse da ciò che
scorgeva nel proprio riflesso sfigurato ogni mattina, colmarsi
d’angoscia e di
paura, potendo quasi scorgere la bambina vestita di nero specchiarsi in
quel
colore tanto diverso dal rosso cupo dell'occhio che gli rimaneva.
Una
parte di lui avrebbe voluto cedere alle sue
richieste, lasciare che accompagnasse lui e la sua giovanissima pupilla
in quel
lungo, pericoloso viaggio che li avrebbe tenuti lontano da Shirasagi
per
settimane – una parte di lui avrebbe voluto dar retta alle urla di
Orochi, al
silenzio di Kagero, alla rabbia di Reina, ed abbandonare quel piano
così
accuratamente elaborato per restituire la sua deshi alle proprie madri
e al suo
protettivo fratello prim’ancora di partire.
Deshi…
Girò
su se stesso, provando qualcosa di estremamente
sgradevole serrargli il petto in una morsa non molto dissimile da
quella che
Reina aveva stretto intorno alla sua gola quando aveva comunicato a lei
e alle
altre tutrici di Zoe che l’avrebbe portata con sé in una delle sue
invisibili,
insanguinate missioni.
Non
era stato facile convincerle, così come non era
stato affatto semplice presentare quella scelta alla famiglia reale:
era stato
soltanto grazie all'intervento della regina Mikoto, che per chissà
quale motivo
aveva deciso di fidarsi del giudizio di Saizo – di
affidargli ancora una volta quella figlia che aveva dovuto
nascondere al mondo –, che il principe Ryoma e la principessa
Hinoka
avevano rinunciato a protestare e avevano, controvoglia, dato il loro
permesso
per quella missione.
Saizo
non avrebbe dimenticato facilmente le parole
del suo signore, l'angoscia nei suoi occhi.
"Riportala a
casa sana e salva, Saizo. È un ordine."
Lord
Ryoma era l'ultima persona che aveva intenzione
di deludere, in quello come in qualunque altro compito... ma stavolta
era stato
diverso, Saizo lo sapeva: la freddezza disperata dietro cui l'ancora
così giovane
principe si era trincerato, nel dargli quell'ordine, non era riuscita a
nascondere del tutto la paura che lui, fedele a Ryoma prima che a
chiunque
altro, aveva diligentemente ignorato.
Non
aveva alcuna intenzione di disobbedire.
Eccola
lì, la sua deshi, che indossava con fin
troppa scioltezza una tenuta da ninja nera quanto la notte, che
sorrideva
nervosamente mentre lord Ryoma, dopo averla sottratta agli abbracci
soffocanti
di Orochi, le parlava sottovoce tenendole una mano sulla spalla: era
ancora una
bambina – dei, era ancora così piccola,
ma cosa gli era venuto in mente? –, ma Saizo sapeva quanto in
quel corpo
ancora acerbo e snello fremesse il cocente bisogno di mettersi alla
prova, di
affrontare i pericoli di cui il suo maestro le aveva riempito la testa
per
anni, di costringere se stessa a guardarsi dentro per scoprire che
cosa, in
realtà, fosse destinata a diventare.
Nessuno
poteva saperlo meglio di lui.
-Voglio
diventare un ninja.-
Zoe
è testarda, tanto, troppo: Saizo non sa più come gestire quella
granitica
determinazione con cui, sempre più spesso, la sua unica allieva torna
sull'argomento.
Manca
ancora un anno e mezzo alla sua investitura – al momento in cui le
verrà
assegnato un titolo vero a proprio, una classe da guerriero, ma Zoe già
freme
d'impazienza: può anche arrivare a comprenderla, Saizo, a capire il
perché di
quell'irrequietezza che tanto le fa desiderare un titolo, qualcosa che
la
definisca, qualcosa che le dia quello scopo nella vita che è ancora
troppo
immatura per riuscire a comprendere.
-Non
hai idea di che cosa voglia dire essere un ninja, deshi.- le ripete,
per
l'ennesima volta, ma Zoe scuote la testa e lo affronta, con quelle
buffe
orecchie a punta ben dritte e gli occhi scarlatti colmi di
frustrazione,
raddrizzando le spalle per sembrare più alta nonostante sia diverse
spanne più
bassa del suo maestro.
-E
allora spiegamelo.-
Non
esisteva un modo per spiegarle che cosa
significava la vita di uno shinobi, Saizo ne era sempre stato
perfettamente
conscio: nessuno poteva comprendere appieno quanto si trattasse di
un'esistenza
che poteva essere paragonata soltanto ad un'infinita notte d'inverno,
quando il
fiato si condensa nell'aria ed il freddo penetra fino alle ossa fino a
che non
rimane l'unica sensazione in grado di essere provata.
Non
conosceva il modo di spiegarsi, per dire a Zoe
quanto quello non fosse un percorso che lei sarebbe stata in grado di
intraprendere: conosceva la sua allieva – aveva cominciato ad
addestrarla sei
anni prima e forse soltanto Orochi, la sua madre adottiva, poteva
affermare di
conoscerla meglio di lui.
Perciò,
dopo aver gettato via fin troppe parole per
tentare di dissuaderla, aveva deciso di portarla con sé.
Non
sarebbe stata una missione difficile: aveva
passato giorni e giorni a cercare un obiettivo che avrebbe comportato
il minimo
rischio per lei, che gli avrebbe dato l'opportunità di darle un
assaggio di
quell'esistenza che Zoe si era impuntata a desiderare probabilmente
soltanto a
causa dell'ammirazione che provava nei suoi confronti; ed eccoli lì,
dopo
giorni e giorni di preparativi, dopo le minacce di morte più colorite
che
Orochi era riuscita ad elaborare, dopo il doloroso silenzio di Kagero,
dopo
l'angoscia che si era fatta sempre più evidente sul volto del principe
Ryoma,
il giorno della partenza era arrivato.
Guardò
Kaze, che osservava la ragazzina con quel
misto di apprensione ed affetto – come se
avesse voluto balzare in avanti e portarla via, tenerla al sicuro da
quella
pazzia in cui Saizo aveva deciso di gettarla – in grado di
smuovere
qualcosa persino dentro di lui.
Conosceva
quell'espressione, quel misto di
appartenenza e frustrazione che riempiva di solchi profondi quel volto
altrimenti giovane e delicato: Kaze guardava quella bambina nello
stesso modo
in cui lui aveva sempre guardato il suo protetto, il principe Ryoma,
l'uomo a
cui aveva votato la propria lealtà, il proprio onore e la propria
stessa vita.
Un
giorno, quando la verità sarebbe stata svelata e
Zoe avrebbe assunto il titolo di principessa che le spettava, Saizo non
sarebbe
più stato il suo maestro e Kaze sarebbe diventato la sua guardia reale,
il suo
attendente: non era un pensiero che Saizo amava considerare ma, come
sapeva che
portare Zoe con sé quel giorno era la cosa giusta da fare, sapeva anche
che
niente avrebbe impedito a Kaze di votare la propria lealtà a quella
principessa
ancora così ignara del proprio destino.
Fino
a quel momento, però, era compito suo
prepararla, addestrarla ed istruirla, e non era un compito che Saizo
aveva
intenzione di fallire.
-Sarà con me, e mi sembra di aver già dimostrato cosa sono pronto a fare per proteggerla.-
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Author's Space:
Buona domenica a tutti!
Questo piccolo prologo è l'inizio di una storia in tre parti precedente alla storia principale che stiamo scrivendo, Aranyhìd: nello specifico, è ambientata otto anni prima dell'inizio della storia principale.
Secondo le nostre elucubrazioni, a 14 anni i soldati di Hoshido ricevono un titolo relativo alle loro attitudini principali (Samurai, Guerriero Oni, Arciere etc.) mentre, a 16, se lo meritano, ricevono un Sigillo e possono cambiare di classe (Maestro di Spada, Capo Oni, Cecchino etc.) e diventare guardie reali.
Zoe, qui, ha soltanto dodici anni, ma ha cominciato il suo addestramento con Saizo già da molto tempo: la testardaggine della piccola allieva, la deshi, di Saizo, lo ha spinto a prendere una decisione che verrà spiegata molto meglio nel prossimo capitolo, quando entreremo nel vivo dell'azione e incontreremo anche un... amico di vecchia data di Saizo che, personalmente, non vediamo l'ora di incontrare anche noi!
Saizo è un personaggio che io (B), personalmente, adoro: è il mio preferito fra i ninja e questa breve storia in tre atti è più uno studio su di lui che una storia su Zoe, a dire la verità. Il rapporto fra questi due è qualcosa che tornerà fuori molto spesso, in Aranyhìd, e questo è esattamente il motivo per cui abbiamo voluto analizzarlo più nello specifico.
Speriamo che possa entusiasmarvi quanto piace a noi! Fateci sapere che cosa ne pensate!
Un abbraccio,
Clarisse&B