A three-hour time difference
07:27AM
Peggy
varca la soglia
dell'ufficio dell'SSR, valigetta di pelle stretta in mano e il
ticchettio di un
elegante ombrello d'avorio sul pavimento mentre cammina.
È
un giorno cupo e
piovoso a New York. Uno di quelli che fanno sembrare l'idea di rimanere
a letto
sotto le coperte terribilmente, deliziosamente attraente.
Oltrepassa
la postazione
di Daniel, occupata di fresco dall'agente Cooper. Posa la valigetta
sulla sua
scrivania, dando un'occhiata alla sua destra. Il telefono rimane muto,
senza
messaggi appuntati per lei.
Si
siede con
nonchalance e si schiarisce la voce. «Niente telefonate
stanotte, agente
Cooper?».
Lui
si volta con un
sorriso stanco dipinto sulle labbra. «Ah, da non crederci. Il
turno più noioso
che io abbia mai fatto».
«Il
che è tutto
dire».
Non
ha chiamato, è
ovvio. Peggy abbassa lo sguardo sulla pila di documenti davanti a
sé, iniziando
a sfogliarli. Suppone che se avesse finalmente deciso di richiamarla,
avrebbe
perlomeno pensato con attenzione al fuso orario. Come se fosse facile
dimenticarlo.
Non
adesso,
dice a se stessa, distogliendo lo sguardo dalla
cornetta. Starebbe dormendo, in ogni caso, sotto lenzuola leggere nel
secco
calore di Los Angeles. E non l'ha mai richiamata, dopotutto, quindi
forse sta
cercando di mandare un messaggio.
Dovrebbe
saper
riconoscere un vicolo cieco quando ci si trova davanti. È
solo difficile
abituarsi all'idea.
04:27AM
Il
ventilatore da
soffitto si muove lentamente sopra la sua testa. Daniel segue con gli
occhi il movimento
delle pale, un giro dopo l'altro.
Sono
le sette e mezza
a New York. Sente il ticchettio dei suoi tacchi mentre entra
nell'ufficio, un
cappello calato appena sugli occhi, le sue labbra rosse ancora
incurvate
nell'ombra del sorriso che ha scambiato con Rose.
Vive
nel suo domani,
sempre un passo avanti a lui. È sempre stata
irraggiungibile, dopotutto.
Perlomeno, questa volta Daniel può fingere che sia soltanto
perché sembra
esserci una vita intera di fuso orario, in quelle tre ore.
Seppellisce
la testa
più a fondo nel cuscino. Le pale del ventilatore continuano
a girare. Lei
potrebbe anche essere su un altro pianeta, o su un'altra stella. In
fondo, lo è
sempre stata.
***
Note dell'autrice.
Questa è
la prima volta che mi cimento in qualcosa tratto da una serie TV e
non da un libro, ed è anche la prima volta che torno a
pubblicare su EFP dall'agosto
del 2014. Meglio tardi che mai.
Questa storia
originariamente era stata scritta in inglese, perché l'avevo
pubblicata su fanfiction.net, poi mi sono detta che a questo punto
tanto valeva
fare lo sforzo di tradurla e postarla anche qua. C'è un che
di bizzarro
nell'essere traduttori di se stessi, adesso sento di poterlo dire.
Cosa aggiungere a
questa breve fic, se non che adoro Daniel e Peggy come se
non ci fosse un domani? Niente, suppongo.
Spero vi sia
piaciuta!
workinprogress