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Autore: indiceindaco    05/06/2017    2 recensioni
Giugno 1995, un rettangolo di cioccolata ed un palmo pallido.
Febbraio 2000, uno schermo bianco ed una risposta oscura.
Dicembre 2004, una furia livida e una decisione candida.
Novembre 2009, un pensiero buio ed un'esplosione luminosa.
Quattro momenti, accompagnati da un sottofondo forse inusuale, e inspirati da una citazione, per descrivere un personaggio forse troppo spesso incompreso: Mello.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: L, Mello
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mina vagante
 
Gentile mina vagante,
Cosa ti aspetti dalla stella ponente?1
Quando lassù brillerà,
Mina che salti in aria.
 
Giugno, 1995
 
Uno dei tuoi primi ricordi, in quell’assolata mattina di giugno, è il silenzio.
Hai cinque anni e siedi in una stanza asettica, su uno sgabello troppo alto, i tuoi piedi pendolanti che scalciano l’aria. Tra le mani ti rigiri un cubo di plastica colorato2, troppo grande per essere trattenuto dalle tue dita. All’improvviso il silenzio è interrotto dal singhiozzare quasi metallico di qualcosa che si accartoccia, seguito da un fragrante schiocco che desta la tua curiosità. Una mano occupa adesso il tuo campo visivo: è diafana, liscia ed eterea, mentre invitante oscilla nella tua direzione.  Al centro di quel palmo quasi trasparente, troneggia fiero un piccolo rettangolo buio, che si lascia sfuggire dei lievi aloni scuri, mentre sembra sciogliersi.

-È cioccolata, la mia preferita…prendila.  

Quel palmo continua ad oscillare, come fosse un premio per aver rimesso in ordine quel cubo dalle facce sfalsate. Vedi la mano muoversi impercettibilmente verso di te, con gesti lenti e calcolati, quelli che si usano quando si tenta di avvicinare una bestiolina spaventata. Prima che tu possa rendertene conto, le tua dita tremanti si sono spinte incaute ad afferrare quel rettangolo scuro. E mentre i tuoi occhietti si soffermano ad esaminarlo da vicino, la voce risuona di nuovo nella stanza vuota. È profonda, incolore e confortante dilata e diluisce ogni sillaba, come in una ninnananna:
 
-Io sono L.
 
Di nuovo, in maniera del tutto indipendente dalla tua volontà, qualcosa vince la tua paura e fa traboccare il tuo sguardo, spingendolo in alto. Un volto scarno e pallido, dagli occhi contornati da profonde ombre, sembra ti stia soppesando, seminascosto e protetto da un paio di ginocchia ossute. Senza distogliere i tuoi occhi da quelle pozze scure, vittima di una temerarietà fino ad allora sconosciuta, porti la tua mano alle labbra e senti il rettangolino scivolarti sul palato. Il viso dell’adulto chiamato L adesso ti sorride apertamente, in maniera buffa e quasi innaturale, e di nuovo, mentre sulla lingua senti esplodere una miriade di sensazioni, ti ritrovi ad emettere una risata cristallina. Ti piace quell’adulto, molto più di tutti gli altri. Quando ti porge un nuovo cubo dalle facce mescolate ti sorride di nuovo, e spinge sul tavolo un altro rettangolino di cioccolata.
Ti piace quel gioco.
 
***
 
Gentile mina vagante,
Cosa ti aspetti dal niente?
Quando tutto per aria manderai,
Adesso che non c’è più qualcosa da fare per salvarti.
 
Febbraio, 2000
 
Hai dieci anni e sei in disparte, mollemente poggiato ad una parete scarna, trincerato aldilà di una corazza d’acciaio che ti sei prodigato a costruire giorno dopo giorno, per mantenere la maschera di freddezza ed ferocia che senti debba contraddistinguerti. Ascolti gli altri bambini ridacchiare, starnazzanti mentre seduti vicini si scambiano sguardi complici e spensierati. Sul tavolo di fronte a voi scorgi, tra quelle testoline ammassate, uno schermo bianco macchiato da una lettera scura. La voce metallica e distorta, inumana, tace per un momento, per poi gracchiare dal computer:
 
- Qualcosa che mi faccia paura? Suppongo…i mostri.3
 
 
Ed è lo scroscio di un’altra risata insieme alla tua bruciante sensazione di disappunto a seguire. Ricordi di aver pensato che quella fosse proprio una battuta ridicola. I mostri non esistono, ti ripeti, mentre distrattamente il seguito della risposta fa breccia nella tua armatura, senza che tu possa accorgertene. Scava un suo subdolo percorso, penetrando attraverso una fessura che non ti sei accorto di aver lasciato scoperta, e si incaglia lì da qualche parte, dentro di te. Senza che tu lo sappia.
 
***
 
Sono una mina vagante,
Cosa mi aspetto dal niente?
Quando tutto per aria volerà,
Senza lasciare traccia,
Quando quello che voglio sarà.
Dicembre, 2004
 
L’irruenza feroce ti fa fremere e muove le tue labbra, le mani febbrili, i passi scalpitanti, mentre come una litania si ripete nella tua testa: Non può essere. Non può essere. Non può essere.
Hai quindici anni ed una furia cieca ti stringe da qualche parte fra i polmoni, riducendoti preda di una morsa atroce. Quella presa ferrea ti impedisce quasi di respirare, di reagire, e ti ha come paralizzato. Poi, come sempre, indipendente dalla tua lucida volontà, la tua indole indomita si affaccia dal tuo sguardo, e colpisce, con l’intento di stritolare, di distruggere ed eliminare la realtà circostante che, beffarda, ti ride in faccia. Le mani ti tremano quando lasci andare il bavero della giacca di Roger e senti solo un suono sordo, cupo, lacerante, assorbendo le parole del ragazzino candido al tuo fianco. Tutto precipita, di nuovo, lasciando un malvagio retrogusto sul fondo della gola stretta, delusione ed amarezza senza nome.
 
-Vivrò a modo mio d’ora in poi.
 
Non è la tua voce quella, non il tuo braccio che spinge fragorosamente via la porta, non i tuoi passi che riecheggiano per i corridoi vuoti, non la tua mano quella che si aggrappa al metallo gelido del cancello nero. Non sei più tu, è un uragano che lacera la carne.
È il mostro, che torna a fare il suo gioco.
 
***
Volerò come una bomba,
Sulla casa che ho sognato.
Volerà come una rondine,
Dalle strade grideranno:
“Primavera”.
Novembre, 2009
 
Senti odore di polvere da sparo, sudore ed irrequietezza. L’aria è elettrica, statica e sembra che anche un solo respiro possa infrangere quell’inquietante equilibrio, proprio come un attimo prima della tempesta. Un uomo è steso a terra, un altro ti esorta, mentre metallico senti lo scricchiolare incerto di un grilletto:

-Hai chiuso, Mello!   

La maschera antigas nasconde il sorriso che quasi riesce a sfuggirti a quelle parole. Non ancora, pensi. Stringi tra le mani un detonatore rudimentale. La lucidità delle conseguenze giunge di soppiatto e ti cinge il petto, dandoti come una sporca e dolce carezza sulla nuca, sussurrando probabilità e percentuali alla tua mente. Lasci scivolare il pollice sul pulsante centrale, e un attimo prima di premerlo con decisione, nelle esortazioni in giapponese che ormai giungono ovattate al tuo orecchio, si formano le vecchie parole, quelle che la tua coscienza aveva seppellito:
 
-Se mai dovessi incontrare uno di quei mostri, probabilmente verrei mangiato. Perché in verità, quel mostro sono io.4 

Ed in quello che potrebbe essere uno dei tuoi ultimi ricordi, in quella gelida sera di novembre, la voce distorta di L fa capolino, proprio da quella feritoia che avevi lasciato incustodita, che si è fatta ferita mai rimarginata.
Hai vent’anni quando ti fai deliberatamente saltare in aria, giocando ad un nuovo gioco, per ricongiungerti finalmente con il mostro.
 

 
Note
 
1) La canzone che da’ il titolo a questa OS, e che accompagna il testo è “Mina Vagante” de La Rappresentante di Lista. La trovate qui: https://www.youtube.com/watch?v=RqB35NODRQw
Nel caso della prima nota, ho voluto associare la stella ponente ad L. Per ovvie ragioni;

2) Si tratta, ovviamente del cubo di Rubik;

3&4) Le due citazioni in corsivo provengono dallo speciale Death Note Rewrite 2: L’s successors. Riporto qui lo spezzone al quale faccio riferimento, con la relativa citazione, che putroppo sono riuscito a trovare solo in inglese: https://www.youtube.com/watch?v=uIvZp_EjufQ
Uno dei bambini chiede ad L se c’è qualcosa in cui non è capace, o che gli faccia paura. E lui risponde dapprima con quella che sembra una battuta: “I mostri”. Ma poi la riflessione si spinge oltre. Vi lascio la citazione integrale qui:
 
“There are many types of monsters that scare me: Monsters who cause trouble without showing themselves, monsters who abduct children, monsters who devour dreams, monsters who suck blood... and then, monsters who tell nothing but lies. Lying monsters are a real nuisance: They are much more cunning than others. They pose as humans even though they have no understanding of the human heart; they eat even though they've never experienced hunger; they study even though they have no interest in academics; they seek friendship even though they do not know how to love. If I were to encounter such monsters, I would likely be eaten by them... because in truth, I am that monster.”
 
5) La timeline a cui faccio riferimento è http://deathnote.wikia.com/wiki/Manga_Timeline, ciò nonostante, ho preferito far riferimento alla data di nascita di Mello dell’anime (13.12.1992), e da lì sviluppare la storia ad una distanza ciclica di 5 anni,  smussando un po’ qui e lì per far quadrare tutto. Spero di non aver commesso errori grossolani, in tal caso, fatemelo notare.
In particolare non dovrebbero esserci problemi con Dicembre 2004 (5.12.2004) , perché è la data ufficiale in cui Roger comunica a Mello e Near della morte di L, né con Novembre 2009 (11.11.2009) la data in cui Mello fa saltare in aria la propria base.
 
6) Infine, doverosa nota conclusiva: un ringraziamento speciale va MadLucy che, inconsapevolmente, mi ha ri-trascinato sul fandom. Non fategliene una colpa. 
  
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