Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: NoxArkana    05/06/2017    0 recensioni
Incontrare un Ghoul mentre questo è a caccia è una brutta esperienza. Incontrare un Ghoul mentre questo è a caccia con il compagno di una vita è un'esperienza bruttissima.
Sebastian Michaelis incontra un Ghoul mentre è a caccia, con il compagno di una vita, dopo aver sorpreso entrambi in una situazione... compromettente. E adesso Malchisedec vuole fargliela pagare.
O: Sebastian e Ciel in un incontro ravvicinato con due Ghoul, dritti dalla mia altra fanfiction 'Emperor's New Clothes'. Dedico questo one-shot a Elfanika2, una mia amica nonché fantastica assistente quando mi trovo in difficoltà con qualche parte delle mie storie. Non so dove sarei ora senza il tuo aiuto. Grazie, ti voglio bene :-*
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri personaggi, Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Geh die letze Kerze aus

-Spegni l'ultima candela-
 

I wish I had an angel
For one moment of love
I wish I had your angel tonight

. ..
 

  Non era la prima né sarebbe stata l'ultima volta che Malchisedec si trovava a vagare in un bosco di notte, ma il colore nero-bluastro degli alberi immersi nella luce pallida della luna riusciva ancora ad inquietarlo. Piuttosto insolito, considerato ciò che era, ma era orgoglioso del fatto di essere ancora imprevedibile, nonostante tutti gli anni che si portava sulle spalle.
  «Piantala di pensare così forte» brontolò Staël, abbarbicato sulla sua schiena quasi Malchisedec fosse un albero. «Non riesco a dormire. Fai troppo rumore.»
  «In teoria, non dovresti nemmeno dormire » replicò il Ghoul, senza fare la benché minima mossa per farlo scendere. Staël emise un verso indistinto, seppellendo il volto nei capelli biondi, quasi bianchi, del compagno. Malchisedec lo sentì sospirare e sorrise un po'.
  «Sei impossibile, sai?»
  «Lo so. È per questo che mi ami, no?»
  Malchisedec rise apertamente a quelle parole, scuotendo il capo. «Siamo quasi arrivati» disse dolcemente. «Ti conviene scendere.»
  «Mmmh... cinque minuti?»
  Il Ghoul biondo alzò gli occhi al cielo, ma lo lasciò fare. Nel bosco silenzioso solo i suoi passi risuonavano, le foglie e i rametti che scricchiolavano sotto i piedi nudi.
  In effetti, il silenzio della selva era quasi innaturale. Non un gufo, non i passi di un qualche animale selvatico, persino il vento fra gli alberi stormiva senza rumore. Senza che ne fosse cosciente, gli occhi di Malchisedec cominciarono a brillare, fosforescenti nel buio come due fiamme di candela.
  «Staël.»
  «Eh?»
  «Scendi. Ora.»
  Il piccolo Ghoul si mosse sulla sua schiena, poi il suo peso -qualcosa di dolce che avrebbe volentieri portato per l'eternità- si fece inesistente e Staël comparve, vigile e pronto a scattare, ritto al suo fianco.
  «Che c'è?» chiese piano. La sua voce si era abbassata in un mormorio roco e nelle viscere di essa vi era ora un lieve ringhio ferino.
  Malchisedec scosse il capo, fissando dritto davanti a sé. Lentamente, sollevò il mento e inspirò profondamente, annusando l'aria. Staël, ora completamente sveglio, attese che il compagno lo guardasse di nuovo, e quando finalmente Malchisedec lo fece, i suoi occhi ardevano come le braci morenti in un camino ormai spento.
  «Un ragazzo. Direi tredici, al massimo quindici anni. È ferito, perde sangue. E c'è qualcos'altro, ma non riesco a capire...»
  Staël gli sorrise pigramente, senza alcun particolare desiderio di cacciare, per quella sera. La sua preda era ben altra e gli stava accanto, ignara del pericolo -e quando Staël colpì, reagì come tutte le prede reagiscono: tentando di liberarsi.
  «Staël, piantala
  «Mal, eddài, lascia perdere. Non sono una preda più appetibile di un tredicenne pelle e ossa?»
  «Questo è irrilevante. Lo sai che non mi piace fare... certe cose... in pubblico.»
  Il Ghoul più giovane rise, scuotendo il capo. «Tutti questi secoli insieme e non riesci ancora a pronunciare quella parola?»
  Gli si avvicinò, ancheggiando in un modo che, lo sapeva, Malchisedec non sapeva resistere. «E per quanto riguarda il pubblico... non c'è nessuno nel raggio di miglia, chi vuoi che ci veda?» sussurrò contro un orecchio appuntito, mordicchiandogli il lobo. Malchisedec trattenne il fiato e Staël ridacchiò.
  «Staël, ti avverto... se non la pianti in questo istante...»
  «Avanti, cosa mi fai? Sono tutto orecchi» mormorò Staël, facendogli passare le braccia attorno al collo. «Dài, amore mio, non ti arrabbiare... non ti va di giocare?»
  E Malchisedec avrebbe anche potuto resistere, se quel piccolo demonio non gli avesse circondato la vita con una lunga gamba snella, agganciandola sul suo fianco destro. La pelle morbida dello Jotun lo sedusse dove le sue parole non erano riuscite ad arrivare, lunghe dita pallide che trovavano le curve del corpo di Staël, labbra che finalmente si arrendevano e incontravano e assaporavano quelle morbide del suo compagno.
  Staël sospirò dolcemente contro la sua bocca, chiudendo gli occhi mentre le loro labbra si schiudevano per lasciare entrare l'altro. Le grandi mani di Malchisedec posavano sui suoi fianchi, dolci e possessive al tempo stesso, mentre le braccia di Staël erano ancora allacciate attorno alle sue spalle, la gamba sinistra ancora avvolta attorno alla sua vita. Un'idea guizzò nell'antica mente di Malchisedec e il Ghoul sorrise contro le labbra del compagno.
  Senza preavviso agganciò le braccia sotto le cosce snelle di Staël, sollevandolo e costringendolo ad aggrapparsi con entrambe le gambe attorno ai suoi fianchi. Con un ringhio ferino si voltò di scatto, schiacciando il Ghoul più piccolo contro la dura corteccia di un pino. Staël emise un guaito di sorpresa che divenne presto una risata.
  «Hai una pistola in tasca o sei solo felice di essere qui con me?» sussurrò, un soffio contro le labbra seriche di Malchisedec. Il biondo ridacchiò, divertito.
  «Sembriamo degli adolescenti dopo il ballo scolastico, non è vero?»
  «Senza offesa, ma sembri più un professore di letteratura.»
  «E questo rende te...?»
  «Il tuo studente preferito, naturalmente. Quello che apprezzi più di tutti gli altri... specialmente piegato sulla scrivania nel tuo ufficio» disse Staël senza nemmeno un lieve rossore sulle guance seriche. Malchisedec si ripromise di cambiare la cosa.
  Mentre scendeva a baciare il lungo collo di cigno di Staël, mordendo i lunghi tendini e lasciando segni violacei sulla pelle pallida, nessuno dei due si accorse degli attenti occhi che li fissavano dal buio fra gli alberi. Erano occhi di brace ardente in un volto bianco come quello di un morto annegato, incorniciati da lunghi capelli corvini. Mentre dal fitto della foresta cominciavano a levarsi i primi suoni di passione, quegli occhi rossi scomparvero nel buio, cupa paura e feroce determinazione che brillavano nel profondo delle pupille.

 

*

 

  Dopo, Staël e Malchisedec rimasero sdraiati, le gambe intrecciate, soddisfatti e felici come dopo una caccia particolarmente proficua. La testa di Staël poggiava sui larghi pettorali del suo compagno, un braccio morbidamente avvolto attorno alla vita sottile, mentre un profondo suono basso e vibrante si levava dal petto di Malchisedec.
  «Sei impossibile» ripeté il Ghoul biondo, carezzando amorevolmente le setose ciocche nere dello Jotun.
  «Mmmh, ti amo anch'io» sospirò Staël, baciandogli il lato del collo. Risalì lungo la mascella e da lì finalmente alle sue labbra, reclamando la bocca del compagno in un altro lungo bacio. Le fusa di Malchisedec si fecero più forti.
  «Parola mia, a volte sembri un gatto gigante» ridacchiò Staël, carezzandogli il lato del volto. «Ti amo, Mal».
  «Smettila. Ti farai venire la carie con tutta questa dolcezza» replicò Malchisedec, ma sorrideva. Gli posò una mano sulla guancia, carezzando con il pollice la pelle appena sotto l'occhio. «E ti amo anch'io.»
  Staël sorrise, euforico, e si chinò per baciarlo di nuovo. Fu con sua enorme sorpresa che Malchisedec lo respinse, le mani sulle spalle minute del Ghoul, gli occhi spalancati.
  «Mal?»
  «Ssshh.»
  Staël sbatté le palpebre e si voltò, scrutando il buio fra gli alberi. Nel bosco regnava il silenzio, che si era fatto, se possibile, ancora più opprimente di prima: la totale assenza di rumori rendeva l'aria elettrica. Staël inspirò a fondo e sotto al profumo inebriante di Malchisedec, trovò odori egualmente deliziosi, ma del tutto fuori luogo in quel momento: il dolce, acre odore della paura e quello caldo e speziato della trepidazione. Qualcuno li spiava. Qualcuno-
  Malchisedec fece appena in tempo a ribaltarli, scambiando le loro posizioni per fare scudo al corpo minuto di Staël, prima che un'ombra nera passasse sopra le loro teste, lo spostamento d'aria che scompigliava i capelli biondi del Ghoul. Staël si divincolò sotto di lui, emettendo lievi versi di protesta, e Malchisedec ringhiò nell'udire lo scalpiccio di piedi in corsa che svanivano nelle tenebre.
  Quell'uomo, chiunque fosse, li aveva spiati. Li aveva osservati, rubando loro quell'attimo di intimità con la subdola violenza dell'assenza apparente. Malchisedec ringhiò di nuovo e Staël emise un suono flebile, preoccupato, che lo indusse ad abbassare lo sguardo sul suo compagno.
  «Mal, che cos'era?» sussurrò Staël, guardandolo negli occhi.
  «Non lo so... ma non ho intenzione di accordargli i soliti dieci minuti di vantaggio.»

 

*
 

  Sebastian Michaelis non era molto soddisfatto di molte delle pieghe che la sua vita -sia la prima che la seconda- aveva preso, ma di questo, del suo corpo demoniaco, non avrebbe mai potuto fare a meno. Era come se volasse sul terreno irregolare del sottobosco, gli occhi sanguigni che cercavano la figura minuta del suo signorino.
  Sapeva che le due bestie lo stavano seguendo. Sentiva i loro passi in corsa, il suono accelerato dei loro respiri. Ma non poteva lasciare il signorino da solo nella foresta. Poteva ferirsi, farsi del male -e mentre combattere due mostri rientrava ancora nelle capacità di Sebastian, potevano essercene altri, altri esseri che vagavano nella selva silenziosa e se l'avessero trovato, avrebbero fatto Ciel a pezzi. Nemmeno Sebastian, con tutte le capacità che la dannazione portava, poteva rivaleggiare con un nutrito branco di Ghoul.
  Sebastian si disse che la stretta al cuore fu causata solo dal pensiero di perdere quell'anima per cui aveva tanto lottato.
  Sfrecciò in mezzo agli alberi con passo leggero, i ringhi delle due bestie a poche centinaia di metri da lui. Aumentò la velocità, distanziandoli, cercando frenetico il lampo blu degli abiti del signorino.
  Dove ti sei cacciato, moccioso?, pensò, reprimendo a stento un tremito di malcelata rabbia e profondo turbamento. Dietro di lui udì una risata squillante, argentina, e il demone strinse i denti.
  Finché, finalmente, oh ti ringrazio-
  «Sebastian-»
  «CORRETE!»
  «Guarda, guarda, guarda...»
  Sebastian si voltò di scatto, facendo scudo a Ciel con il proprio corpo, resistendo al desiderio di ringhiare contro i due Ghoul ghignanti. Erano ritti a pochi metri da loro, le code -vertebre e legamenti, senza pelle né muscoli, coronate da lunghe lame ricurve- che si muovevano lentamente dietro di loro.   I loro occhi scintillavano come braci incandescenti, gli zigomi marmorei sollevati in una mostruosa parvenza di sorriso sopra le zanne bianchissime.
  «Durante i miei lunghi anni di vita, ho imparato a sopportare molte cose...» disse il Ghoul biondo, ringhiando. «Ma se c'è una cosa che mi fa incazzare, bellimbusto, è quando gli altri guardano cose che non gli competono.»
  «Sindrome del fidanzato geloso» completò il Ghoul più piccolo. «Avresti dovuto distogliere gli occhi, bell'uomo.»
  Mi ricordo di te, pensò Sebastian. Tu eri quello che rideva.
  «Non posso dire che sia un piacere rivederti, Nidhoggr» disse Sebastian piano. «Ora, se non vi dispiace, ce ne andremo all'istante.»
  «Sebastian, chi sono questi due?» domandò il bambino, e Malchisedec piegò il capo da un lato. La sua voce, calma e controllata, aveva un bel timbro e sarebbe probabilmente diventata meravigliosa una volta adulto. Peccato che non sarebbe mai arrivato a quell'età dorata.
  Il Ghoul biondo sorrise. «Sei molto lontano da casa, piccolo diavolo» disse, quasi sovrappensiero. «Mi ricordo di te. Sei stato l'unico a non urlare.»
  «Sebastian?»
  Il Ghoul più piccolo fece un verso sprezzante. «La tua razza dev'essere caduta in basso, se ti fai dare ordini da quel...» Fece una pausa. Guardava il conte Phantomhive con indicibile disgusto. «... coso.»
  Sebastian strinse gli occhi. Ciel gli calpestò un piede con violenza, costringendolo ad abbassare gli occhi.
  «Sebastian, chi sono questi idioti?»
  «Tu gli parli?» chiese il Ghoul piccolo, incredulo.
  «Sono... creature antiche, signorino. Quando l'ho incontrato per la prima volta, il suo nome era Nidhoggr e ha assistito quando le mie ali mi sono state portate via.»
  Nidhoggr
 (quello che cerchi è morto molti anni fa io sono Malchisedec ora non avresti dovuto guardare Staël in quel modo piccolo diavolo)
 rise in un modo che parve far tremare l'intera foresta. «Così forte, piccolo diavolo» disse. «Così forte e così fragile, una rosa d'inverno.»
  «Dobbiamo andarcene, signorino» sussurrò Sebastian. «Subito
  Il bambino squardò I Ghoul con fare sprezzante. Malchisedec ringhiò, ma il suono non gli fece distogliere gli occhi, né lo fece indietreggiare: il Ghoul biondo fu stupito e deliziato dal quell'insolita reazione. Sarebbe stato divertente spezzare la sua calma, sentirlo urlare con la sua voce melodiosa mentre gli strappavano quei begli occhioni dal cranio.
  «Non sono mai scappato davanti al pericolo, Sebastian, e certo non lo farò ora. Sbarazzati di quei due» ordinò Ciel, sprezzante. Sebastian non si mosse.
  Non posso tenerli occupati entrambi, pensò. Se attaccano, per il moccioso è finita.
  Sembrava l'avessero capito anche i due Ghoul, perché il sorriso zannuto del biondo s'allargò. Malchisedec fece un passo avanti, ringhiando, pregustando il momento in cui avrebbe assaggiato la carne morbida del ragazzino, ma con sorpresa di tutti i presenti fu fermato da una delle mani affusolate di Staël, le lunghe dita allargate come un fiore in boccio sul petto muscoloso del compagno.
  «Tu» disse, indicando Sebastian con un lungo dito artigliato. «Sei un demone, giusto? Sei schifosamente potente. Perché ti fai dare ordini da un ragazzino ancora in fasce?»
  «Come osi darmi del ragazzino?!» ringhiò Ciel, ma Staël non lo degnò nemmeno di un'occhiata. I suoi occhi color lavanda erano fissi in quelli di Sebastian, mentre al suo fianco Malchisedec scalpitava e ringhiava come un lupo infuriato.
  Il demone sorrise. Lentamente, si portò la mano sinistra alla bocca, sfilandosi il guanto con i denti. I suoi occhi rossi bruciavano nel buio, le pupille ridotte a fessure, pozzi neri come il nulla universale.
  «Finché il signorino è in possesso del contratto, io sono il suo fedele schiavo» disse con un sorriso dolcissimo. «Sacrificio, desiderio e il patto mi legano al mio signore, fino al momento in cui riscuoterò la sua anima.»
  Il piccolo Ghoul sembrò confuso. Li guardò a lungo, sbattendo i grandi occhi color lavanda.
  Poi annusò l'aria.
  «Non è solo questo» sentenziò. «Non è solo il patto, bel tipo. Si sente odore di tensione sessuale da quaggiù.»
  Gli occhi di Ciel si dilatarono e il ragazzino digrignò i denti. «Cosa vorresti dire con questo, mostro?» sibilò e Staël sorrise dolcemente. L'avrebbe potuto facilmente paragonare ad un gattino arrabbiato che cerchi di spaventare una grossa tigre. Non gli rispose -dopotutto, di solito non parlava con il cibo- e si voltò verso il compagno, strofinandogli il volto contro il lato del collo.
  «Andiamo, Mal» disse a bassa voce, dolcemente, tirando il Ghoul verso di sé e la foresta.
  Il Ghoul biondo ringhiò ferocemente, scostandosi stupefatto, ma Staël non gli permise di allontanarsi molto. Le mani sottili e delicate si chiusero attorno a quelle forti di Malchisedec, suoni dolci e fusa che gli uscivano dalla gola, chiamandolo a sé e lontano dal demone e dal suo signore.
  «Lasciali andare» mormorò. «Il mondo è più divertente con qualche demone dentro. Vieni?»
  Malchisedec sibilò di nuovo, ma cedette terreno, perché non era mai stato capace di negare nulla a Staël e dopotutto, quei due non ne valevano davvero la pena. Non aveva bisogno di distruggere il demone -tutto ciò di cui aveva bisogno lo stava tirando con delicatezza verso gli alberi.
  Ciel Phantomhive guardò come pietrificato mentre i due esseri finalmente si voltavano, correndo in mezzo agli alberi per svanire inghiottiti dal buio. Solo quando la foresta tornò silenziosa si voltò verso Sebastian.
  «Cosa diavolo è successo, Sebastian?»

 

  NOTA: per chi non avesse letto la mia altra fanfiction, di cui vi lascio il link qui sotto, Malchisedec e Staël sono due personaggi creati da me, inseriti nell'universo di 'Thor: The Dark World' ed un suo ipotetico seguito. Questo one-shot è stato un piccolo regalo per la mia amica Elfanika2 e nessuno dei personaggi del manga 'Black Butler' mi appartiene. Grazie per aver letto e se vi va, lasciate un commento :)
  x x x Nox

Emperor's New Clothes: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3519952

   
 
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