Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: nanamiart    05/06/2017    4 recensioni
[Idol!Eren/Manager!Levi] [Modern!AU]
“Pronto, Levi?”
“Dove cazzo sei?”
“Ciao angelo mio, è sempre piacevole sentire la tua voce.”
“Non farmi incazzare, Jaeger! Tra un quarto d’ora hai un appuntamento con la Teen Pop Radio, te ne sei dimenticato? Accidenti, sono il tuo manager, non tua madre. Vedi di essere qui entro subito o ne pagherai le conseguenze. E tu sai di cosa sono capace.”
Eren deglutì. “Va bene, va bene. Arriviamo subito in albergo. Che strazio.” Commentò infine, allontanando il cellulare dall’orecchio.
“Ti ho sentito,” la voce del manager tuonò di nuovo dall’altra parte dell’apparecchio.
“Cazzo, Levi. Sei un’ansia. Arrivo.”
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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One.
 




“Sarà, Eren, ma questo travestimento non mi convince affatto.”

“Ma cosa stai dicendo, Armin? Sembri la mia fidanzata, sei perfetto!”

Armin gli lanciò uno sguardo truce, per poi togliersi gli occhiali da sole ed accertarsi che il mascara non fosse scolato per via del caldo. “Accidenti a te,” si lamentò, sistemandosi la coda.

“Sei bellissima,” gli sussurrò Eren, schioccandogli un bacio sulla guancia, per poi scoppiare a ridere subito dopo.

 “Non farlo mai più!” esclamò il biondo, pulendosi la guancia con la mano come se Eren l’avesse infettato. “Mannaggia a me, ma chi me l’ha fatto fare di essere amico di un idol?”

Eren rise di cuore, coprendosi la testa con il cappuccio. Indossò anche lui gli occhiali da sole scuri e si accese una sigaretta. “Coraggio, se mi fai questo piccolo favore, ti giuro che avrai il ruolo di protagonista del mio nuovo video.”

E non ci fu più bisogno di aggiungere altro. Il luccichio negli occhi azzurri di Armin fu abbastanza perché Eren sapesse di aver convinto il suo migliore amico a coprirlo anche in quell’occasione.
 


***


“Odio questi collant. Fa caldissimo e mi sento soffocare” si lamentò Armin, quando dopo un’ora
Eren non si era ancora deciso a tornare nella stanza d’albergo. “E poi spiegami perché tu indossi solo quel berretto e quegli occhiali da sole. Come sai che le tue fan non ti riconosceranno così?”

“Anche se dovessero riconoscermi,” cominciò Eren guardando alle loro spalle. “Laggiù ci sono Mike e Hanji. Sono le mie guardie del corpo, ci pensano loro a proteggermi e a salvarmi.”

“Sei un irresponsabile.”

“Oh, sì,” Eren ridacchiò, per poi mettersi le mani in tasca e continuare la sua passeggiata in centro con Armin.

Era arrivato a Tokyo all’alba, in vista del concerto di quella sera.

Ogni volta che arrivava in una nuova città per uno dei suoi spettacoli, era sua abitudine trascorrere l’intera giornata in centro a fare compere o semplicemente farsi un giro accompagnato da un occasionale compagno travestito nel più bizzarro dei modi.

Per la tappa di Tokyo il malcapitato fu il suo migliore amico, Armin Arlert, che fu costretto a travestirsi da fidanzata per accompagnarlo nella capitale giapponese.

Quest’ultimo trovava assurdo come ad Eren bastassero solo un cappellino e un paio di occhiali da sole per essere irriconoscibile, mentre a lui era toccato agghindarsi come un albero di Natale, rinunciare alla propria dignità e sentirsi totalmente a disagio.

Era da poco scoccato mezzogiorno quando il cellulare di Eren (quello privato, il telefono del lavoro lo aveva “dimenticato” in albergo) squillò.

I due ragazzi si lanciarono uno sguardo complice perché entrambi sapevano chi fosse l’unica persona capace di cercare Eren all’ora di pranzo.

“Pronto, Levi?”

Dove cazzo sei?”

“Ciao angelo mio, è sempre piacevole sentire la tua voce.”

“Non farmi incazzare, Jaeger! Tra un quarto d’ora hai un appuntamento con la Teen Pop Radio, te ne
sei dimenticato? Accidenti, sono il tuo manager, non tua madre. Vedi di essere qui entro subito o ne pagherai le conseguenze. E tu sai di cosa sono capace.

Eren deglutì. “Va bene, va bene. Arriviamo subito in albergo. Che strazio.” Commentò infine, allontanando il cellulare dall’orecchio.

“Ti ho sentito,” la voce del manager tuonò di nuovo dall’altra parte dell’apparecchio.

“Cazzo, Levi. Sei un’ansia. Arrivo.”



***



“Ma come diavolo ti sei conciato? Ci sono 40 gradi all’ombra e tu metti il berretto?” sbottò indignato Levi quando vide finalmente il ragazzo raggiungerlo all’ingresso dell’albergo.

“Perché, non ti piaccio così?”

“No, moccioso. Tu non mi piaci mai.”



***

 
Quando Eren e Levi giunsero negli studi della Teen Pop Radio vennero subito accolti da una stagista bassina e minuta, con una t-shirt nera ed un piercing sul sopracciglio sinistro. Reggeva delle cartelle tra le braccia e un paio di enormi cuffie avvolgeva la sua testa.

“Benvenuto, Eren!” esclamò, tendendo la mano per salutare la giovane popstar. Lui la strinse subito, sfoderando il più grande dei suoi sorrisi. “Io sono Petra. Se vuoi seguirmi, ti porto nella stanza dove tra poco sarai intervistato. Oh, può venire anche lei, signor Ackerman,” aggiunse infine, sporgendosi oltre la testa di Eren per osservare il manager che se ne stava a debita distanza, con le braccia incrociate.

Quando Eren cominciò a camminare, Levi si limitò a seguirlo.

Giunti nella cosiddetta “stanza dell’intervista” il ragazzo venne calorosamente salutato da Ray e AJ, due giornalisti molto famosi tra le lettrici di riviste gossip.

“È un piacere averti qui, Eren!”, “Sei bello proprio come in tv!” esclamavano, riempiendo il ragazzo di complimenti ma, nonostante fosse ormai del tutto abituato a quel genere di convenevoli, non riusciva a non arrossire imbarazzato quando gli capitavano situazioni simili. “Siediti qui!” esclamò Ray, trascinando lo sgabello più vicino e ponendolo di fronte a sé.

Eren annuì e si accomodò, lanciando una fugace occhiata a Levi. Petra si era posta accanto a lui.

“Allora, Eren! Finalmente sei a Tokyo! Hai già visitato la città? Sei stato assalito dalle fan?”

Eren rise, si grattò la nuca in modo imbarazzato e si schiarì la voce prima di rispondere. “Sono arrivato all’alba ma ero così elettrizzato da non riuscire a dormire. Così ho costretto il mio amico Armin a venire in giro con me e abbiamo visto davvero di tutto! Questa città è davvero fantastica, così come le persone che ci vivono!”

AJ annotò la risposta del ragazzo sul suo taccuino, mentre Ray esclamava entusiasta quanto tutto ciò fosse bello.

“E dimmi ancora, Eren,” riprese dopo pochi secondi. “Scommetto che siamo tutti curiosi di sapere di più di te. Dicci un tuo pregio ed un tuo difetto.”

Eren dovette riflettere un attimo prima di rispondere. Lanciò un fugace sguardo a Levi, che gli mimò con lo sguardo di non dire assolutamente qualcosa come ‘la bellezza è il lato migliore di me!’.

“Beh, ad essere onesto,” cominciò il ragazzo, con un tono di voce talmente serio da sorprendere persino il suo manager. “Credo che il mio più grande pregio e difetto coincidano. Sono una persona che si lega davvero molto molto facilmente alle persone, ma i miei genitori sono quelli a cui tengo di più.”

“I tuoi genitori, che cosa dolce!” Eren pensava che Ray stesse per cambiare domanda, ma il suo sguardo mutò quando il giornalista riprese da quello stesso punto. “E dimmi, c’è uno dei due a cui sei affezionato di più?”

Il sorriso di Eren scemò lentamente. “Eh...?”

“Voglio dire, so che tuo padre se ne andò di casa quando eri molto piccolo. Che rapporto hai con lui?”

Eren non sorrideva più, mentre la curva delle labbra di Ray si accentuava sempre di più verso l’alto.

“Beh, ecco, io…”

“Non sentirti in imbarazzo. È una semplice domanda.”

“No, no… io…”

“Sei tra amici.”

“Sa… è che…”

Basta così!” tuonò qualcuno, strappando in malo modo il piccolo microfono attaccato al colletto di Eren. “Questa cosa finisce qui,” sentenziò Levi, tirando su il ragazzo per la camicia e costringendolo ad alzarsi.

Nessuno fiatò quando lo sguardo truce di Levi si posò su ognuno dei presenti, finché non uscì dalla stanza.

Eren rimase in silenzio per tutto il tempo che lui e il suo manager rimasero all’interno degli studi.

Percorsero il corridoio centrale, la sala dove erano stati accolti da Petra, l’ingresso e finalmente il parcheggio dove Levi aveva lasciato la sua berlina nera.

“Stai bene?” domandò il manager, una volta saliti in macchina.

“Sì… grazie.”

“Non pensare a cose strane. L’ho fatto perché è il mio lavoro. Stasera hai un concerto importante e devi essere al massimo delle forze. Non posso di certo permettere che un imbecille del genere comprometta la tua carriera.”

“Sì, lo so, ma… grazie lo stesso.”

Levi non rispose, ma Eren giurò di aver visto un sorriso sul suo volto, prima di mettere in moto l’auto.


***


“Perché mi hai portato in questo posto, Levi?”

Eren si guardò attorno, ammirando il magnifico panorama che la terrazza del ristorante italiano offriva. C’erano solo loro.

Il manager si giustificò dicendo che, standosene da soli, nessun fan o paparazzo li avrebbe assaliti.

Almeno, non durante il pranzo.

Eren aveva sorriso, felice di aver un attimo di pausa dalla città, dalla fama, dal mondo, con una persona di cui si fidava ciecamente.



***



Eren ordinò un piatto di pasta con sugo di pomodoro e basilico, Levi una bistecca con l’insalata.

Fu quando il ragazzo prese il ketchup che il manager inorridì.

“Eren?” lo chiamò.

“Che c’è?” le mani dell’altro si bloccarono a mezz’aria.

“Che diavolo stai facendo? Ho capito che sei mezzo americano, ma mettendo il ketchup sulla pasta rischi la pena di morte, sai? E per guadagnare mi servi vivo, quindi fermati.”

Le dita di Levi afferrarono la bustina con la salsa rossa all’interno, ma nel farlo sfiorarono la pelle accaldata di Eren.

Il manager giurò che fosse stata solo una sua impressione, ma gli parve di aver sentito il ragazzo sussultare a quel tocco.

Ma, a pensarci bene, non ce n’era motivo. Si conoscevano entrambi da troppo tempo e sapevano entrambi troppe cose l’uno dell’altro per farsi venire strane idee.

Idee come quella, idee del tutto sbagliate e irreali.

“Ascoltami, Eren,” sbottò dopo qualche secondo, intrecciando le dita sotto il mento. “Avrai capito che non ti ho portato qui solo per mangiare."

​"Sì, l'avevo capito," confermò Eren, tra una forchettata di pasta e l'altra.

​"Vedi, in realtà… c'è una cosa che dovrei dirti.”






​Spazio Autrice

​Buonasera :3 per prima cosa ci tengo a puntualizzare che questa non sarà una long. Avrà al massimo due o tre capitoli, e cercherò di pubblicarne almeno uno alla settimana, lo prometto solennemente!
​Avevo pensato di aspettare il termine della maturità per pubblicarlo ma... no. Non sono in grado di fare una cosa del genere. Non quando una storia mi prende così tanto e non quando mi diverto così a scriverla.
​Perché sì, Eren in veste di idol e Levi come suo manager sono qualcosa di cui mai e poi mai nella vita avrei pensato di scrivere. E invece eccomi qui.
​Niente, ho deciso di spezzare in quel punto il primo capitolo perché temevo uscisse qualcosa di troppo lungo e noioso da portare a termine, quindi ho preferito tagliare per poi riprendere dalla "misteriosa confessione" di Levi nel secondo capitolo.
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, un bacione!
​morgainedelilth.
 
 
 
 
 
   
 
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