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Autore: apollo41    06/06/2017    2 recensioni
Prompt: immagine (all'interno della storia).
Dal testo:
Una cosa era certa: l’oceano e il popolo che lo abitava le mancavano più di quanto avesse preventivato. Non aveva una vera e propria famiglia che potesse mancarle, suo padre e sua madre erano morti quando lei era molto piccola, dopotutto. Nonostante questo, capiva perché dopo quattro secoli Nurn avesse deciso che passare un paio di secoli nelle celle del palazzo del Re del popolo del mare fosse un’idea meno spaventosa di passare altri seicento anni in compagnia delle creature della terra ferma.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa one shot è stata scritta per la prima edizione dell'oca EFPiana versione scrittura sul gruppo EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni (link:https://www.facebook.com/groups/751269538242732/).
Ho anche avuto il tempo di rileggere e correggere, ma potrebbero esserci cavolate varie perché sono scema; al massimo segnalatele in un commento.
Vi lascio alla lettura! Baci, Elisa.

PS: come al solito per questo genere di cose non sono previsti seguiti. (Ma se avete dei prompt da proporre anche per vecchie drabble/flash/one-shot, lasciateli nelle recensioni che potrei prendere in considerazione di scriverci altre sciocchezzuole brevi. Però non chiedete solo di continuare, lasciate un vero e proprio prompt se volete che provi a scriverci qualcosa, please.)
 



PROMPT (Casella 27, prompt immagine 6):

https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t31.0-8/18491629_727346257447378_5206268143970957621_o.jpg?oh=e0e1219b8a10ed4425159214645536cb&oe=599BE790

NOTE: il finale è più o meno aperto a interpretazione, anche se penso che dal tono del resto del testo si capisca dove andrebbe a parare questa storia se l’avessi continuata.

 

Nostalgia

 

Quando cento anni prima Gaëlle aveva accettato di essere il nuovo ambasciatore del popolo del mare sulla terra ferma, non aveva avuto alcuna idea di cosa avrebbe davvero significato, neppure dopo aver parlato a lungo con Nurn, che le aveva sconsigliato di accettare l’incarico per il successivo millennio. Al tempo aveva creduto che Nurn si sbagliasse e che sarebbe stata un’avventura divertente, che l’avrebbe fatta sentire libera, infine così distante dalle leggi restrittive del popolo del mare.

Eppure ci erano voluti poco più di dieci anni per rendersi conto dell’errore di giudizio che aveva commesso; le creature della terra ferma invecchiavano così alla svelta e per loro ogni istante sembrava essere allo stesso tempo prezioso e poco importante. Anche se era passato quasi un secolo, le riusciva ancora davvero difficile capire come funzionasse ai loro occhi il mondo, che sembrava cambiare anche più in fretta di quanto le creature della terra ferma invecchiassero.

Una cosa era certa: l’oceano e il popolo che lo abitava le mancavano più di quanto avesse preventivato. Non aveva una vera e propria famiglia che potesse mancarle, suo padre e sua madre erano morti quando lei era molto piccola, dopotutto. Nonostante questo, capiva perché dopo quattro secoli Nurn avesse deciso che passare un paio di secoli nelle celle del palazzo del Re del popolo del mare fosse un’idea meno spaventosa di passare altri seicento anni in compagnia delle creature della terra ferma.

In piedi sul bordo di una scogliera all’alba di una tranquilla mattinata d’inizio autunno, Gaëlle pensò a quanto fosse giovane e a quanto non lo sarebbe più stata quando avrebbe finalmente potuto tornare a casa, solo un mucchio di racconti bizzarri con cui intrattenere la sua gente. Ricordava quando da bambina ascoltava affascinata Eymorg e le sue strane storie sulle creature della terra.

Gli altri pensavano che Eymorg fosse stata troppo tempo in superficie e la additavano tutti come se avesse perso il senno o non facesse più davvero parte del loro popolo. Le uniche volte che la si vedeva in città era durante i festival, quando si sedeva al centro della piazza e bambini e adulti si aggiravano attorno a lei per ascoltare quelle storie come fossero racconti di fantasia. Sapevano tutti che non lo erano, ma fingevano che fosse così, perché accettare che ci fosse un mondo al di fuori del loro a volte era difficile quando si era al sicuro nelle profondità dell’oceano.

Non aveva mai pensato a Eymorg a quel modo, anzi, era sempre stata affascinata da lei e dal suo coraggio; ma ora non riusciva a non immaginare che un giorno, se davvero avesse passato altri novecento anni sulla terra ferma, sarebbe stata lei quella additata a quel modo, quella lasciata sola con soltanto la compagnia dei propri ricordi.

Fissò le onde infrangersi sugli scogli nel loro solito moto perpetuo, la salsedine portata dal vento che le entrava nelle narici e le ricordava con insistenza quanto davvero le mancasse la sensazione dell’acqua salata sulla pelle, quanto le mancasse il modo in cui il suo corpo si muoveva tra le onde.

Rimase a riflettere ancora per un istante, poi aprì le braccia e alzò il viso al cielo; osservò con attenzione le ultime stelle della notte scomparire alla luce del giorno nuovo che nasceva mentre si beava della sensazione del vento che le carezzava la pelle in un modo così diverso dalla carezza dell’acqua, ma pur sempre piacevole.

Infine, abbassò di nuovo lo sguardo sull’oceano e fece un passo, determinata a prendere una decisione che era sicura le avrebbe cambiato la vita.

   
 
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