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Autore: Scintilla19    06/06/2017    9 recensioni
"Inoltre" continuò L imperturbabile, "dopo aver considerato attentamente tutti i possibili fattori, ho concluso che c'è il 68% di probabilità che non solo ti piacerebbe avere rapporti sessuali con me, ma che preferiresti me a Misa.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito | Coppie: L/Light
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa fiction è la traduzione di Basic Human Needs di Maiden of the Moon.
Ovviamente, LxLight
Buona lettura!

 
 
 
Basic Human Needs
 
 
 
“Che serataccia…”
Con un leggero sospiro e un gemito soffocato, Light si passò le dita tra i capelli e si accasciò contro la porta chiusa, allentandosi la cravatta blu avvolta intorno al collo.
“Serataccia” riassumeva bene quel che aveva passato: traffico senza fine... un ristorante orribilmente affollato... Misa...
Almeno adesso è finita.
Prendendo un profondo respiro per calmarsi e riordinare i pensieri, il giovane si chinò per slacciarsi le scarpe, analizzando attentamente l’ambiente circostante.
Come promesso, aveva fatto immediatamente ritorno al quartier generale, nonostante tutti gli altri fossero tornati a casa per la notte. Le luci erano tutte spente, incluse quelle dell’atrio, dove in quel momento stava armeggiando con le scarpe. Per fortuna, riusciva ancora a vedere: c’era un lieve bagliore dorato proveniente dal salotto più in là, un’ultima lampada che non era ancora stata spenta. Dalla stessa direzione si udiva il leggero sferragliare di una forchetta su un piattino e il tintinnio di un cucchiaino in una tazza da tè.
Ryuuzaki, intuì Light senza alcun dubbio; sbuffò tra sé e sé mentre posava accuratamente le scarpe accanto alla porta.
Non sente mai il bisogno di dormire? Era già l’una di notte... forse un effetto collaterale di tutto quello zucchero.
“Sono tornato” disse piano, camminando in punta di piedi lungo il corridoio in caso Watari fosse ancora lì in giro, addormentato. Udì un grugnito di conferma levarsi dallo stesso punto della luce fioca e del tintinnio delle posate; Light entrò nel salotto e trovò L - che sorpresa – intento a sbocconcellare una porzione di torta alle fragole accovacciato nella sua posizione preferita sul lungo divano di pelle. Esattamente come lo aveva lasciato quattro ore prima.
Si chiese fugacemente se si fosse mosse in tutto quel tempo.
“Come sta Misa?” chiese freddamente L mentre Light si avvicinava, sedendosi al suo solito posto sul divano accanto al detective.
Light capì dal suo tono che era solo una domanda di cortesia; non sembrava nemmeno aspettarsi una risposta. Piuttosto, i suoi occhi vacui rimanevano incollati all’ampia gamma di monitor che fiancheggiavano la parete di fronte, ognuno dei quali stava mostrando una scena probabilmente significativa per L, ma non per Light.
“Bene” rispose Light con un tono simile a quello di Ryuuzaki. “Ti saluta.”
“Saluti da una celebrità. Sono lusingato.”
Non lo sembrava. Tuttavia, quella breve conversazione estremamente monotona pareva avergli ricordato di un pensiero lontano: sbatté le palpebre, picchiettando le punte della forchetta contro il piatto come se stesse riflettendo su qualcosa.
“Light-kun. Avevo intenzione di farti una domanda.”
Merda. Una svolta del genere durante una conversazione su Misa? Poteva solo finire male. E Light non era dell’umore per fare di nuovo a pugni... magari, se necessario, avrebbe semplicemente dato un colpetto in testa ad L e l’avrebbe finita lì.
“Di che si tratta, Ryuuzaki?” disse comunque in tono piatto, pizzicandosi la radice del naso per mantenere la stanchezza nella voce.
L inghiottì un altro boccone di torta. “Perché vai agli appuntamenti?”
...questo non se lo aspettava.
“Perché...?” preso un po’ alla sprovvista, Light lanciò uno sguardo di traverso al compagno: il detective stava ancora rifiutando il contatto visivo, preferendo invece guardare le scene in costante evoluzione sullo schermo.
“È una domanda piuttosto bizzarra persino per te, Ryuuzaki.”
“Perdonami. Non voglio impicciarmi.”
“Come no” mormorò Light, alzando gli occhi al cielo. Malgrado tutto, però, non riusciva a pensare a nessun motivo per non dirglielo: la risposta non era certo un segreto. Beh, a parte tutta la faccenda degli occhi dello Shinigami. Inoltre, ogni volta che faceva qualche cosa per far arrabbiare L, sembrava sempre che le probabilità che lui fosse Kira aumentassero di conseguenza.
“Beh, ritengo che tu non voglia sentire i soliti cliché romantici sulle ragioni della mia vita sentimentale.” 
“No” concordò L tranquillamente. “Perché tali ragioni sarebbero una bugia. Yagami Light non agisce in base a queste motivazioni: tutto ciò che fa è calcolato e a suo vantaggio. Non si impegnerebbe in un rapporto se non gli offrisse qualcosa di suo interesse, il che rende i suoi rapporti con Amane Misa piuttosto paradossali. Non lo capisco, e perciò voglio sapere...” qui posò la forchetta sul tavolino, spinse via la torta, girò la testa e riversò tutta l’intensità dei suoi occhi di ebano sul compagno, “che cos’è che ottieni dagli appuntamenti, Light-kun?”
Lo studente sentì la sua faccia cedere un po’ alla sorpresa. Quasi immediatamente, però, il blando shock venne sostituito da un piccolo sorrisetto saccente.
“Davvero non lo sai?” ridacchiò, poggiando la testa sul dorso della mano. “È piuttosto semplice. Un appuntamento, se tutto va bene, dovrebbe soddisfare i tre bisogni fondamentali dell’uomo: cibo, sesso e sonno.”
Continuando a fissarlo, L si portò alla bocca la punta del pollice, infilandola dolcemente.
“...Quindi i tuoi appuntamenti non vanno molto bene.”
Light istintivamente si raddrizzò, incapace di contenere sua indignazione per questo colpo al suo ego maschile.
“E cosa te lo fa dire?” chiese, benché la sua voce tradisse la debole curiosità che fermentava dentro di sé di sapere come funzionasse quel cervello geniale.
“Semplice matematica” rispose L pacatamente, riprendendo la forchetta. Tenendola sopra di sé con la punta delle lunghe dita, ruotò la testa per leccare un residuo di panna dal manico. “I tuoi appuntamenti con Misa seguono un modello prevedibile e ricorrente. Prendi stasera per esempio: l’appuntamento era alle 21.00. So dai tabulati telefonici che hai prenotato un tavolo presso uno dei ristoranti più popolari della città. Ci vogliono 35 minuti per arrivare in un giorno normale - considerando il traffico del sabato sera e il fatto che dovevi andare a prendere Misa a casa, è plausibile che ci sia voluta circa un’ora. Il fatto che tu abbia dovuto prenotare significa indubbiamente che il posto era affollato: il tempo di ordinare, attendere e poi mangiare avrà richiesto probabilmente altre due ore. Aggiungi un’ora necessaria per riportare Misa a casa e tornare qui...”
L puntellò i rebbi d'argento in bocca, dando un’audace succhiata.
“Adesso è l’1.00 di notte. Ventuno più quattro, in termini di orario, equivale a uno. Quindi, ovviamente, non avevi alcuna propensione a portare l’appuntamento al ‘livello successivo’, in particolare al sesso e alle successive fasi di sonno. Questo è uno schema ricorrente. Il che significa, secondo i tuoi standard, che l’appuntamento non è andato bene.”
Light sapeva che non avrebbe dovuto essere tanto colpito come invece era – anche lui avrebbe potuto capire tutto ciò, se fosse stato nei suoi panni - ma non poteva ignorare il lieve guizzo di divertimento dentro di sé.
“Magari non siamo andati al ristorante” lo sfidò, desideroso come sempre di fare l’avvocato del diavolo. “Magari io e Misa ci siamo semplicemente incontrati a casa sua e abbiamo fatto tutto lì. Quattro ore sono più che sufficienti per un boccone veloce, del sesso e una dormita, se fatto tutto in un unico posto.”
Ma L scuoteva la testa prima ancora che Light avesse finito di parlare.
“Non è possibile” ribatté, palesemente annoiato. “Odori di sigarette. Nessuno di voi due è un fumatore incallito, perciò hai dovuto sederti all’interno o nelle vicinanze dell’area fumatori del ristorante per impregnare così tanto odore sulla tua persona. Per non parlare del fatto che hai una macchia di sugo di bistecca sulla cravatta, Light-kun, e una bistecca non è un ‘boccone veloce’.”
Light abbassò lo sguardo, mordendosi le guance, poi finì di togliersi la cravatta.
“D’accordo, allora, magari volevamo fare sesso, ma dovevo portare Misa a casa entro il coprifuoco. Domattina ha uno show.”
Il detective gli lanciò un’occhiata seccata.
“Light-kun. È di Misa che stiamo parlando. Annullerebbe i prossimi quattro anni della sua vita in cambio di cinque minuti di sesso con te.”
L’ego virile di Light, che era stato un po’ maltrattato, subito si ringalluzzì.
“Ergo” continuò L, guardando nel vuoto, come in un momento di riflessione, “l’unica conclusione a cui posso giungere è che sei stato tu quello che ha deciso di rinunciare all’intimità sessuale. Significa che hai volontariamente sacrificato almeno uno, forse due, se si considera la possibilità di dormire, dei tre bisogni fondamentali che (come tu dici) motivano la tua scelta di andare ad un appuntamento. Il che ovviamente non ha senso. E così devo domandarmi...”
“Domandarti cosa?”
Con una velocità che non si vedeva spesso da lui, il detective si voltò improvvisamente per fronteggiare Light con occhi grandi e penetranti.
“Devo domandarmi perché fai finta di immergerti in questo mondo di ‘appuntamenti’ quando potresti soddisfare facilmente tutti e tre quei bisogni fondamentali proprio qui” concluse con assoluta solennità nel tono e nel viso inespressivo.
Light, d’altra parte, rispose abbastanza visibilmente: la sua mascella cadde di qualche centimetro, e per quindici secondi pieni poté solo fissare il detective con sguardo inebetito.
“Scusa...?” riuscì finalmente ad annaspare, indeciso se ridere o sentirsi mortificato. “Quando dici i tre bisogni fondamentali...”
“Le necessità che dettano i tuoi appuntamenti” chiarì L, gli alluci che si strusciavano l’uno sull’altro in maniera piuttosto conturbante. “I tre desideri umani fondamentali. Compagnia. Cibo. Un posto dove dormire. Eccetera. Ricevi tutte queste cose qui con me.”
I pensieri dapprima discernibili di Light iniziarono a diventare un confuso ronzio.
“...Stai dicendo che per te il tempo che trascorriamo qui al quartier generale è come un unico, lungo appuntamento?” chiese, sbattendo rapidamente le palpebre nel cercare di raggiungere le conclusioni a cui evidentemente il cervello di L era saltato.
L scrollò le spalle, girando con scrupolo la sua forchettina da dessert.
“Se racchiudi il significato di ‘appuntamento’ in questi standard, allora sì.”
Ci fu una pausa. Entrambi si guardavano fisso, ma solo uno di loro sembrava mantenere il controllo della situazione.
“...Ryuuzaki” si decise finalmente Light, la voce stranamente forte dopo due minuti ininterrotti di silenzio, “non credo che tu capisca completamente di che cosa stai parlando.”
Era una specie di emarginato sociale, dopotutto: forse questo aveva distorto un po’ le sue capacità di ragionamento.
Ma L scosse ostinatamente la testa, guardando il compagno.
“No, capisco perfettamente, grazie.”
Giusto.
“Allora ti rendi conto, in sostanza” rispose lentamente Light, fissandolo con sguardo tagliente, “di aver appena detto che faresti sesso con me.”
Un’altra pausa. Questa volta, però, era L ad essere perso nei pensieri: si mordicchiava il pollice come se stesse riflettendo, guardando nel vuoto. Ma dopo un misero minuto e 24 secondi, annuì lentamente e incontrò ancora una volta lo sguardo incredulo di Light.
“Sì” concordò imperturbabile, “questo era sottinteso. Inoltre, dopo aver considerato attentamente tutti i possibili fattori, ho concluso che c'è il 68% di probabilità che non solo ti piacerebbe avere rapporti sessuali con me, ma che preferiresti me a Misa.”
Nonostante tutti i suoi sforzi, una lieve traccia di rossore apparve sul volto di Light, sebbene solo per un fugace istante. Eppure, nonostante la follia della sua dichiarazione, Light non poteva negare di esserne intrigato.
“Ma non mi dire. Come fai a dedurlo?” chiese, lasciando che un misterioso sorriso lezioso increspasse le sue labbra sottili.
L sembrava meno divertito.
“Non sono cieco, Light-kun” sussurrò, offrendo un altro sguardo pungente. “Anche se solo a livello inconscio, quella ragazza ti ripugna.”
E mica solo a livello inconscio. Non che L dovesse saperlo.
“Comunque sia” disse Light con noncuranza, glissando sui suoi sentimenti per Misa, “questo non significa che io sia gay.”
“Non l’ho mai detto.”
“Sei allora una donna in realtà?” chiese con dolcezza lo studente, inarcando un sopracciglio ed esaminando lentamente l’intera figura del detective con lo sguardo. In realtà, se non fosse stato per il timbro basso della sua voce, sarebbe stato possibile: sotto quella enorme maglietta bianca poteva nascondersi di tutto.
Come previsto, L non apprezzò nemmeno quella battuta.
“Non essere ridicolo” ribatté freddamente, stringendo gli occhi color della notte.
“Allora cosa ti fa pensare...”
“Perché gli uomini sono più vulnerabili che mai durante il sesso” lo interruppe repentino, apparentemente ansioso di liberare la mente di Light da qualsiasi altro sospetto sulla sua possibile femminilità. “In quanto Kira, tu desideri vedermi vulnerabile. Inoltre, credi che il sesso ti darebbe la possibilità di dominarmi, cosa che desideri fare disperatamente. Tuttavia, posso assicurarti che non sarebbe così.”
A dispetto della stupidità della situazione - o, forse, proprio a causa di essa - Light non poté fare a meno di ridere sommessamente.
“Pensi che staresti tu, sopra?” disse, cercando di mascherare una seconda risata con la mano.
Sorprendentemente, L sembrava ugualmente divertito.
“Ovviamente. Perché, altrimenti, le probabilità che tu sia Kira salirebbero esponenzialmente, ed entrambi sappiamo che Light-kun non vuole che ciò accada.”
Light smise di ridacchiare; il sorriso infantile di L si allargò.
“...È una minaccia?”
“No” ribatté L imparziale, gli occhi scuri che scintillavano segretamente divertiti. Era una delle rare espressioni di Ryuuzaki che suggeriva un’emozione vera e genuina, e Light rimase stranamente folgorato da quanto apparisse umano. Quasi... attraente.
“È una dichiarazione di fatto.”
Light cacciò quei pensieri bizzarri dalla mente.
“Non so, sembrava una minaccia per me.”
“Ti assicuro che se ti stessi minacciando in qualsiasi modo, lo sapresti all’istante.”
“Lo sapevo. Era sicuramente una minaccia” ribatté il giovane, con un accenno di un sorriso canzonatorio.
“Bene allora” rispose L freddamente. “Interpretalo come vuoi.”
“Guarda che non farò mai sesso con te, se mi minacci.”
In un attimo, la maschera impassibile di Ryuuzaki si spezzò: quegli occhi scintillanti tornarono con prepotenza, animati dal largo sorriso a trentadue denti con cui il detective premiò Light.
“Ah. Quindi vuoi fare sesso con me?”
“Io…!” Light raggelò, sbalordito, mentre rievocava mentalmente gli eventi degli ultimi minuti.
Dannazione. Quel bastardo era bravo con i giochetti...
“...Hai una mente contorta, L.”
L’altro semplicemente annuì a bocca chiusa in risposta, suonando fin troppo compiaciuto. Tuttavia, lasciò cadere la conversazione, scegliendo invece di sorridere in maniera irritante mentre prendeva il piattino con la torta e ricominciava a mangiare.
Accanto a lui, Light continuava a cercare di capire come L fosse riuscito a fargli ammettere di voler fare sesso con lui. E... no, non “voler”! No, aveva usato di nuovo le parole sbagliate... “come L lo avesse convinto a desiderare di fare sesso con...?” Dio, no!
Un rumore interruppe improvvisamente i suoi pensieri sempre più allarmanti. Guardò istintivamente alla sua destra, osservando silenziosamente L che riponeva con cura i piatti vuoti sul tavolino e ricominciava a mordicchiarsi il pollice.
Silenzio.
“...Quindi era buona, la cena?” domandò Ryuuzaki dopo un altro minuto, con un tono informale che non ingannava nessuno.
Light si morse un attimo il labbro inferiore, cercando ancora di aggiustare la situazione. I suoi occhi si strinsero... Poi alzò le spalle in maniera vaga, arricciando le labbra.
“Credo di sì.”
“Sei sazio, allora?” proseguì L senza emozioni, notando una piccola goccia di cioccolato che aveva lasciato nel piatto vuoto. Allungò un solo dito, raccolse il minuscolo residuo e riportò il dito alle labbra.
Deve aver pianificato tutto, stabilì Light, guardandolo a leccare il dito in modo sempre più inappropriato.
“Sì, lo sono.”
“Capisco. Stanco?” insisté, facendo scorrere lentamente la lingua su e giù lungo il dito ora bagnato, assicurandosi di non aver lasciato neanche una singola goccia di cioccolato.
“Non proprio, no.” Non più.
“Hm.”
Con una nonchalance che, a questo punto, sembrava del tutto simulata, cominciò a succhiare la punta pallida del dito, facendo persino scorrere i denti sulla pelle umida in una carezza gentile.
“Hai fatto sesso?” chiese poi, gli occhi scuri incorniciati dalla frangia.
La bocca di Light si seccò.
“No.”
“Davvero...? È proprio un peccato.”
Con un sospiro a bocca chiusa, L piegò le labbra in un sorriso; ispezionò velocemente il suo dito bagnato prima di rivolgere a Light uno sguardo languido.
“Quindi c'è un desiderio che non è ancora stato soddisfatto stanotte.”
“Suppongo di sì” concluse Light in un sussurro, perfettamente consapevole della piega che stava prendendo la conversazione.
Eppure, per motivi che non sapeva del tutto spiegarsi, non sentiva alcuna necessità di impedire lo svolgersi degli eventi. Per il momento, avrebbe dato la colpa alla curiosità e forse alla noia, e non al modo in cui il desiderio negli occhi di L gli faceva desiderare di avvicinarsi... di sprofondarci...
“Saresti proprio dovuto rimanere qui” aggiunse Ryuuzaki, osservando con occhi socchiusi Light che lentamente si avvicinava.
“Forse.”
Light si fermò. A un certo punto, senza rendersene conto, si era allontanato dal suo posto: ora era accovacciato come se stesse per balzare sulla preda, una mano aggrappata al divano e l’altra stretta alla gamba di L.
L, da parte sua, non si era spostato quasi per niente... ma aveva allontanato le mani dalla bocca per stringerle dietro di lui.
Per un attimo, rimasero a fissarsi l’un l’altro. In silenzio. Calcolando. Complottando. Pianificando.
“...74 percento” mormorò infine L, quasi a se stesso, fissando costantemente il compagno più giovane, gli occhi neri incontrarono quelli ramati con una scintilla simile all’elettricità.
In cambio, Light gli rivolse uno sguardo tagliente, avvicinandosi ancora di più: sorvolò le ginocchia di Ryuuzaki e spostò la mano dai jeans per avvolgerla attorno al suo braccio.
“...85 percento...”
I loro nasi si sfiorarono; una ciocca di capelli color carbone solleticò la guancia del brunetto.
“...92 percento...”
“Ryuuzaki...” ringhiò Light, con le labbra imbronciate in un’espressione infastidita ma con la voce vibrante per una risata a malapena soffocata, “...chiudi quella dannata bocca.”
Il rumore di un tonfo echeggiò per tutto l’edificio, pericolosamente simile a quello di due corpi aggrovigliati che nella frenesia cadono da un divano.
100 percento.
 
 
 
 

 
Grazie per aver letto fin qui :)
 
 
   
 
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