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Autore: Sabaku No Konan Inuzuka    06/06/2017    6 recensioni
{ Slash | soulmate!AU | dedicata a Thalissa }
"Ma nell’istante in cui la mano di Theo sfiorò quella di Liam, tutto cambiò radicalmente. Liam s’irrigidì, la sua mano non si staccò dall’asta, i suoi occhi spalancati a guardare letteralmente qualsiasi cosa. Perché?"
La loro storia, in pillole.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Liam Dunbar, Mason, Scott McCall, Stiles Stilinski, Theo Raeken
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolo autrice: Ehilà! Eccomi tornata, questa volta con una completissima One Shot! Sono fiera di annunciare che l’ho scritta in una settimana scarsa e l’ho conclusa. Wow. Solo che non mi soddisfa, spero solo che faccia il lavoro. E’ una Thiam, perché non mi importa di quanto Liam possa essere etero (tsk!), per me sono bellissimi insieme. Ed è un pensiero che condivide anche la mia Soulmate, Thalissa. Dovete molto a questa adorabile donna, perché è per lei che ho scritto questo. E niente, smetto di parlare che già di per sé la storia non è granché, e vi lascio alla lettura, dopo ovviamente le note.
Note:  Questa storia è ambientata in un universo ove le persone sin dalla nascita non vedono i colori. Per loro il mondo è bianco e nero, fino a quando non toccano la propria anima gemella, cioè la persona con cui sono destinati ad avere una connessione  molto profonda non spiegabile con le parole. Le anime gemelle non sono necessariamente amanti, anche se è molto più frequente. Il loro legame può diventare romantico, ma non è di questa natura. Quando la persona comincia a vedere i colori, è come se nella sua testa scattasse un interruttore. Riconoscono ogni colore con il nome giusto. Questo, nonostante l’evoluzione, non è ancora spiegabile dalla scienza.
Inoltre, potrei o non potrei aver messo riferimenti casuali ad altre opere, ma non cavilliamo.

Baci
Konan


 
 

 

In pillole 

 
 
 
 

 

 
 
 
 
 
Dedicato a Thalissa,
non è granché ma spero ti piaccia.

Mi è sembrato carino fare una soulmate AU per la mia Soulmate.
 
 
 
 
 
 
<< I colori non sono tutto nella vita! >>
Il grido di Stiles negli spogliatoi della scuola rimbalzò contro le mura, giungendo alle orecchie di ogni giocatore. Scott scosse la testa abbozzando un sorriso esasperato nella sua direzione, Liam da parte sua era piuttosto incredulo. Indirizzò uno sguardo scettico verso Stiles, impegnato a infilare a forza la roba nell’armadietto – invano, dato che cercava di metterlo su una superficie a rampa e non sarebbe mai rimasta in equilibrio, ma questo non sembrava importare. Dopotutto a Stiles non era mai importato un bel niente delle leggi della fisica, perché iniziare adesso?
Il diretto interessato si accorse dello sguardo del più giovane. << Cosa? >>
Liam aprì la bocca, ma non disse nulla. Riprovò un paio di volte, aiutandosi con i gesti, prima di cominciare: << Scusa, Stiles, ma tu… non eri quello che ha passato anni a piangersi addosso perché non vedevi i colori, anche se avevi toccato Lydia? >>
Stiles lanciò un’occhiata tradita a Scott. << Glielo hai detto? >>
<< No >> Scott si accigliò. << ma non credevo fosse un segreto. >>
<< Uhm… me lo ha detto tuo padre, in verità. >>
Ignorò lo sproloquio di Stiles che seguì a questa frase e corse a cambiarsi. Il fatto era che Stiles vedeva i colori, ma il momento in cui aveva cominciato a farlo non era esattamente quello che aveva sperato. A quanto gli aveva detto lo sceriffo Stilinski, Stiles già a dodici anni aveva subito preso la mano di Lydia per scoprire se fosse la sua anima gemella, ma così non era stato, e aveva visto nient’altro che grigio per anni.
Be’, questo lui, almeno. Per Scott la tavolozza naturale era esplosa quando aveva incontrato la sua ragazza, Allison; per Lydia al suo primo incontro con Jackson Whittemore, il cretino della squadra di lacrosse. Stiles, al suo ultimo anno, aveva cominciato a vedere i colori solo da qualche mese. Il problema? Non aveva idea di chi fosse la sua anima gemella. Aveva accennato di essersi scontrato con un burbero straniero con occhi verdi (o, come piaceva dire a Stiles “dello stesso colore di smeraldi luccicanti in una miniera”) ma non aveva idea di chi fosse, e il tipo era sparito prima che Stiles potesse rendersi conto di vedere in realtà il colore delle sue scarpe. E soprattutto di aver visto il colore degli occhi dello straniero. Ovviamente, la cosa non era andata giù a Stiles, che non faceva altro che lamentarsene.
E Liam? Be’, Liam aveva smesso anche di sperarci. Forse era troppo presto per lui. Pochi avevano la fortuna di trovare i colori durante il liceo, e di certo lui non era il tipo più fortunato al mondo. Neanche Mason ed Hayden vedevano niente, e francamente, Liam aveva sperato parecchio in Hayden. Lei però aspettava con così tanta convinzione il principe azzurro che a quel punto Liam aveva del tutto rinunciato, colori o meno.
Il coach Finstock li chiamò in campo e lì partì l’allenamento. Inutile dire che lui, Scott, Jackson e Kira avevano fatto i tempi migliori, mentre Stiles era uno dei peggiori. Certo, mai quanto Greenberg, ma ci si avvicinava. Fu abbastanza faticoso, ma non era nulla di che per uno portato a quello sport come lo era lui. Si trovarono sotto il tettuccio che portava al campo mentre fuori pioveva a dirotto, la pratica era appena conclusa. Erano lui, Stiles e Scott.
E poi arrivò lui: Theo Raeken. Sinceramente parlando, Liam non aveva idea del motivo per cui Theo fosse lì, sapeva solo che gli provocava sentimenti negativi con un solo sorriso.
Liam era lì da poco più di un anno, non sapeva quali fossero i problemi di Raeken, sapeva solo le cose orribili che aveva fatto a Malia, Stiles e Scott, e ciò gli bastava per odiarlo tanto quanto loro facevano con lui. Ci aveva scambiato solo due parole e mezza minaccia, di solito c’era sempre Stiles in mezzo (<< Ciao, Stiles. Perché ho l’impressione che il piccoletto sia più pericoloso di quello che sembra? >> << E dovresti vedere quando gli togliamo il guinzaglio! >>), ma non ci teneva ad andare oltre.
Per questo non sapeva esattamente cosa pensare quando arrivò, se odiarlo od ignorarlo. Stiles ovviamente non poté scegliere la seconda opzione.
<< Theo, sei qui. Perché sei qui? Scott, perché è qui? >>
Scott fece un passo avanti verso l’altro ragazzo, il petto in fuori e le spalle ritte: << Ciao Theo >>
Theo, sentendosi subito poco desiderato dai tre, mise su un sorrisetto e alzò le mani. << Vengo con intenzioni pacifiche, e vengo per te >> E qui indicò Stiles.
Stiles si girò per guardare il nulla. << Chi? Che strano, sai, ho sul serio creduto che mi stessi rivolgendo la parola. >>
Theo rise leggermente. << Giusto, tu non vuoi sentirmi, anche se puoi parlarmi >>
Stiles strinse le labbra, spostando lo sguardo altrove, Scott inarcò le sopracciglia, come a chiedere una spiegazione al suo migliore amico. Liam se ne stava lì, in piedi, a non fare nulla, piuttosto a disagio. O almeno, questo finché Theo non gli rivolse la parola.
<< Liam, giusto? >> chiese, pur conoscendo già la risposta. << potresti dire a Stiles che potrei o non potrei sapere chi è la sua anima gemella? >>
<< Cosa? >> Stiles e Scott scattarono all’unisono.
Theo alzò un sopracciglio, sembrava piuttosto divertito. << Ho una mezza idea. Ma ovviamente non lo dirò gratis >>
Stiles fece immediatamente un passo avanti, se per rabbia o per disperazione Liam non seppe tradurlo. << Che cosa vuoi? >>
<< Stiles! >> Scott lo richiamò e lo spinse indietro, poi guardò Theo con fare ostile. << grazie, ma ce la faremo da soli. >>
Il figlio dello sceriffo era sul punto di protestare; ma quando la mano di Scott sulla sua spalla si strinse come avvertimento, sospirò e annuì, confermando ciò che aveva detto il migliore amico, ma non sembrava comunque molto contento. Da parte sua, Liam era ancora lì con le mani in mano, non sapendo ancora esattamente cosa fare, di nuovo.
Theo alzò le mani e si allontanò, e lì partì una breve lite tra Stiles e Scott, ma Liam non aveva cuore per ascoltarla e cercò di congedarsi in fretta. Stiles si offrì a subito per riportarlo a casa mentre si rifugiava sotto l’ombrello di Scott e Liam aprì il proprio.
Fecero poca strada verso il parcheggio quando qualcosa avvenne. Theo Raeken li vide e si infilò sotto l’ombrello di Liam quasi subito.
<< Posso? >> chiese. << sono un po’ scoperto >> aggiunse.
Liam lo fissò. << Cosa? >>
<< No che non puoi! >> esclamò Stiles.
Theo sbuffò e rivolse a Liam un sorriso di ringraziamento: << Solo fino alla macchina >> promise.
Il più giovane sospirò e annuì. << D’accordo. >>
<< No, affatto! Liam, che fai?! >>
Stiles continuava a mandargli contro maledizioni mentre Scott cercava di zittirlo. Ma francamente Liam non vi vedeva molto di malvagio e, nonostante non si fidasse, non c’era comunque molto altro da fare dato che era già lì. Fecero però appena pochi passi prima che Raeken sbuffasse.
<< Posso prenderlo io? Sei troppo basso, mi sto spezzando la schiena. >>
Ma nell’istante in cui la mano di Theo sfiorò quella di Liam, tutto cambiò radicalmente. Liam s’irrigidì, la sua mano non si staccò dall’asta, i suoi occhi spalancati a guardare letteralmente qualsiasi cosa. Perché?
Perché vedeva i colori.
Tutti, uno più bello e brillante dell’altro, faceva quasi male agli occhi. L’asfalto scuro, le strisce gialle, l’ombrello arancione, le macchine rosse e nere, la Jeep blu di Stiles. Ma perché li vedeva ora? Il fiato gli venne a mancare nel momento in cui si rese conto che la mano di Theo era ancora sulla sua, immobile e rigida quanto quella di Liam. Un groppo gli si formò all’altezza della gola. Non poteva crederci. Non poteva essere. Chiunque ma non lui!
<< Tutto bene? >>
Scott e Stiles erano qualche passo avanti a loro, e Liam si accorse solo in quel momento che entrambi si erano bloccati nel bel mezzo del percorso. Lentamente, molto lentamente, voltò la testa verso Theo, deglutendo. E, be’, Theo era biondo. E i suoi occhi erano azzurri. Raeken stava ricambiando il suo sguardo, sembrava spiazzato tanto quanto lui.
<< Hai gli occhi azzurri. >> Fu la prima cosa che gli disse.
Liam arrossì e abbassò lo sguardo. << Anche tu >>
Theo annuì. << Interessante. >>
<< Aspetta, cosa? >>
Scott non sembrò aver capito, Stiles gli gettò un’occhiata strana, come a dire “ma perché sei così stupido?”, ma Liam non ci fece caso. Era troppo concentrato nel realizzare, era troppo concentrato nel percepire la mano di Theo sulla sua lungo l’asta dell’ombrello, e il fatto che non si era ancora mossa di un millimetro. Era fregato, maledizione. Ancora non poteva crederci.
Theo Raeken era la sua anima gemella.
 
 
 
 
 
 
 
Da quel giorno, le cose cambiarono radicalmente. Theo aveva improvvisamente smesso di infastidire Scott e Stiles per concentrarsi unicamente su Liam. E Liam inizialmente si era sentito un po’ nervoso e agitato, ma poi Theo era stato capace di rendersi così fastidioso che il disagio se l’era anche scordato. Aveva cominciato a reggere poco Raeken, e Scott lo percepiva, tant’è vero che se c’era cercava sempre di allontanarlo da Liam, ma Kira, Allison e Lydia trovavano la cosa quasi divertente. Lo stesso non si poteva dire di Stiles, che era stato la difesa più efficace nonché aggressiva che avesse, ma Theo aveva saputo sapientemente liberarsene nel giro di cinque minuti con due parole: “Peter Hale”, ovvero la presunta anima gemella di Stiles.
Mason ed Hayden invece trovavano il tutto parecchio interessante. Liam aveva cercato più volte di spiegar loro che la situazione era critica, ma Mason aveva sempre dissentito.
<< Liam, è la tua anima gemella. Non credo che farà a te lo stesso male che ha fatto a loro >>
Liam aveva seri dubbi in proposito, ed era così anche quando, per la prima volta, diede una possibilità a Theo. Stava giusto ripensando a tutto questo, facendo respiri profondi per calmare la rabbia, quando l’armadietto aperto venne chiuso, sfiorandogli il naso, senza che lui facesse nulla. Non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi per sapere chi era. Lo aveva riconosciuto anche da quella maledetta mano che aveva cambiato tutto.
<< Raeken, che vuoi? >>
<< Ho sentito che hai problemi di rabbia >> iniziò Theo, poi fece cenno di saluto a Mason, che stava accanto a lui.
Mason ricambiò, sforzandosi di nascondere un sorriso alla scena, e ciò gli valse un’occhiataccia da parte di Liam.
<< E dove l’hai sentito? >>
<< Da un certo Brent. Sai, non sono il basilisco, mi puoi anche guardare. Giuro che non ti uccido né pietrifico >>
Liam sbuffò prima di fare un movimento rotatorio della testa per guardarlo, giusto per rimandare un po’ la cosa. La verità era che guardarlo in faccia gli faceva venire i nervi a fior di pelle. Era stupidamente bello, non era giusto.
<< Non ne sono sicuro. >>
<< Sei vivo. >>
<< Per ora. >>
Theo roteò gli occhi. << Sembri Stiles. >>
Liam sospirò. << Che cosa ti serve? >>
Lui si strinse nelle spalle. << Niente. Volevo solo dire ciao alla mia anima gemella >> Gli diede un sorriso ammaliatore, di quelli che insinuavano subito il disagio in lui. << ciao. >>
Liam girò la testa per fulminare con lo sguardo Mason, che stava ridendo, prima di tornare a Theo. << Adesso che l’hai detto… posso andare? >>
<< Ti va di uscire domani? >>
<< Devo studiare. >>
<< E’ Venerdì. >>
Liam si morse il labbro. << Io… ho un interrogazione con Harris Lunedì. >>
<< Lunedì è il giorno libero di Harris. >>
Liam gli diede uno sguardo irritato, Theo si limitò a sorridere. << Mia nonna è morta. Domani c’è il funerale. >>
<< Ma se tua nonna sta benissimo, mi ha fatto anche i biscotti ieri! >> esclamò Mason, prima di potersene pentire.
Il sorriso di Theo si allargò, Liam invece abbassò lo sguardo, lamentandosi della sua sfortuna. << Ebbene? >>
<< Va bene, ma a una condizione: io vengo, ma se va male, dopo la smetti. >>
<< Va bene >>
<< Come va bene? >>
Lui si strinse nelle spalle. << Va bene. Facciamo domani dopo scuola allora >>
E, questo detto, se ne andò. In estrema sincerità, Liam si aspettava fosse un po’ più difficile. Si volto verso Mason, che gli stava sorridendo come un’idiota.
Liam arrossì. << Cosa? >>
<< Hai un appuntamento. >>
Liam gli diede le spalle, nel ridicolo tentativo di non farsi guardare in faccia. << Forse. >>
 
 
 
 
 
 
 
Ventisei ore dopo, Theo gli stava comprando i popcorn per entrare al cinema. Il loro primo appuntamento. E a nulla erano valse le proteste di Liam sul fatto che potesse comprarseli benissimo da solo. Quando aveva provato a pagare, Theo gli aveva preso il portafoglio e se l’era infilato nella tasca dei jeans con provocatorio “se lo rivuoi, dovrai strapparmi i pantaloni di dosso”. Non sembrava intenzionato a restituirlo presto, né Liam era interessato a riprenderselo con quella modalità. O forse sì. Insomma, non che si potesse fidare dei propri ormoni adolescenziali.
<< Tu oggi non paghi. >>
E sarebbe stato anche carino, se solo Liam non avesse saputo del fine che v’era dietro. Liam voleva mantenere le distanze e prendere una busta unica di popcorn per se stesso, ma Theo ovviamente aveva scelto quella grande da dividere tra due persone. Altra scusa di Theo per toccarlo. E non è che a Liam dispiacesse o che non fosse arrossito alla cosa, ma gli dava enormemente fastidio.
<< Puoi dirmi almeno che film stiamo andando a vedere? >>
<< No. >>
Theo gli stava dando un sorrisetto stronzo, Liam sospirò mentre sedeva sulla poltrona. << Se non me lo dici, me ne vado. >>
<< E lasci qui il portafogli? >>
Liam sospirò, ignorando l’ennesimo sorrisetto vittorioso di Theo, lo stava già odiando. Le luci in sala si spensero e lo schermo andò in nero. Poi comparse il logo della Marvel, e Liam quasi saltò sul divano.
<< Guardian of the Galaxy 2? >> domandò, l’eccitazione evidente nella sua voce.
<< Già >> Theo sorrise. << ti piace? >>
<< Sì! Volevo andarlo a vedere con Stiles, ma lui è troppo preso da Peter! >>
<< Lo so, Hayden me l’ha detto >>
Liam arrossì. << Oh. >>
Non parlarono per il resto del film, solo risero nel guardarlo. Ogni tanto Liam trasaliva quando entrambi prendevano i popcorn e la mano di Theo indugiava un po’ troppo accanto alla sua. Ad un certo punto, durante il finale, i popcorn erano finiti, ma Liam non se ne rese conto. Infilò la mano tastando, ma non trovando niente stava per toglierla quando quella di Theo la raggiunse, stringendola palesemente. Liam si raddrizzò all’istante, la sua testa scattò verso Theo, che però fingeva di nulla mentre guardava il film. Cercò di toglierla e di scivolare via, ma Theo si limitava ad aumentare la presa. Quando lo sguardo di Liam tornò dal sacchetto al più grande, divenne evidente che lo stava prendendo in giro. Theo sorrideva, nonostante la scena riguardasse un funerale.
Liam strattonò il braccio. << Uhm… Theo? >>
<< Che c’è? >>
<< Ti dispiace? >>
<< Sì. >>
E, be’, non c’era effettivamente nulla che potesse rispondere a questo. Theo decise di lasciargli la mano solo quando le luci si accesero, e Liam scappò letteralmente via per evitare che l’altro notasse che era arrossito.
Theo lo raggiunse solo una volta fuori. << Come mai sei scappato? >>
<< Volevo solo sgranchirmi le gambe >>
Lui alzò gli occhi al cielo. << Certo. >>
Parlarono del film per un po’, Theo decise che dovevano andare a prendersi un frappè. Liam poteva quasi sentire la sua coscienza nella testa che, curiosamente, aveva la voce di Stiles.
Un frappè? Che tipo di commedia d’amore adolescenziale è?
Sveglia, Liam! Stai serenamente passeggiando con il diavolo!
Ti ucciderà, brucerà il tuo portafogli e seppellirà il tuo cadavere nel suo giardino.
E lui non ha un giardino. Solo una distesa di cemento. Sai quanto ci vuole a seppellire una persona nel cemento? Pensa che mostro.
Lo sai che il nipote di Peter Hale è veramente bello? No homo, ovviamente!
<< Devo cominciare a passare meno tempo con Stiles >> mormorò Liam, non facendo caso al fatto che lo aveva detto ad alta voce.
Theo rise. << Può essere contagioso, vero? >>
<< Non sai quanto. >>
A fine giornata, Theo gli restituì controvoglia il portafoglio e lo riaccompagnò a casa. Liam dovette minacciarlo per non farsi accompagnare anche alla porta . In fin dei conti però, non era stato tanto male.
 
 
 
 
 
 
 
Il suo secondo appuntamento con Theo lo ebbe quasi due settimane dopo, quando l’esame pratico della patente era incombente. Aveva ammorbato più o meno tutti, ma non era ancora soddisfatto. Voleva fare ancora pratica quel giorno, ma se Scott, Allison, Lydia ed Hayden erano impegnati, Stiles, Malia, Kira e Mason volevano solo vivere. Perciò quando Theo si era offerto di aiutarlo, poco ci era mancato che gli saltasse addosso per la gioia. Anche Theo sembrava sorpreso.
Ormai Raeken non lo preoccupava più, ad essere franchi. Cominciava a sopportarlo, anche se ancora lo irritava.
In quel momento però, non ci stava nemmeno pensando. Il fatto era che la macchina lo agitava un po’, e tendeva ad agire prima di pensare. E aveva già sbattuto una volta. Ma Theo questo non lo sapeva, e non doveva saperlo. Per questo era lecito aspettarsi che Theo fosse così tranquillo, ignorava il guaio in cui si era cacciato. A Liam così andava bene. In effetti, non si sentiva neanche in colpa… okay, forse un po’. Ma il peggio che potesse succedere era fare un incidente mortale, e c’era forse qualcosa di meglio che morire con la propria anima gemella?
<< Rilassati >> Theo aveva un sopracciglio inarcato dalla sua posizione sul sedile del passeggero.
Ed in effetti, Liam era teso come una corda di violino. Teneva le braccia rigidamente tese, dato il sedile troppo lontano, irremovibili alle dieci e dieci. Le dita strette talmente forte da far sbiancare le nocche. Strinse le labbra ed annuì.
<< Okay. >> Ma non si rilassò.
Theo sospirò roteando gli occhi. << Liam? >>
<< Cosa? >>
<< Ti ho detto di rilassarti. >>
<< Io sono rilassato. >>
<< No, non lo sei >>
Cadde il silenzio per un po’. Theo stava chiaramente aspettando che Liam si rilassasse, ma Liam non sembrava intenzionate a farlo.  E allora Theo sbuffò.
<< Vuoi partire o no? >>
Liam aprì la bocca per rispondere, ma poi la richiuse e, esitante, girò la chiave per partire. Dopo pochi secondi però, il motore gemette e la macchina si spense. Il più giovane si inumidì le labbra.
<< Sai mettere in moto la macchina, vero? >> domandò allora Theo, che stava vagamente realizzando la situazione in cui si era cacciato.
<< Io- Sì! >> balbettò Liam. << lo so fare ma… solo dopo il quinto tentativo… >>
<< Stai scherzando? Hai la prova pratica tra tre giorni! >>
<< Lo so! >>
<< Hai avuto una quarantina di istruttori e ancora non riesci a farla partire? >>
<< Sì, okay? >>
Liam si sistemò a disagio sul sedile a quelle grida, e Theo, per la terza volta da quando era entrato in quell’auto, sospirò, massaggiandosi le tempie. Già erano partiti male. Come poteva essere così imbranato? L’unico motivo per cui non era uscito era che Liam, dopotutto, era comunque la sua anima gemella.
<< Va bene, riprova. Devi bilanciare tra acceleratore e frizione >> Liam annuì  e provò di nuovo, ma la macchina dopo un gemito si spense di nuovo. << Mi sa che ne avremmo per un po’, non è vero? >>
Liam abbassò lo sguardo in risposta. Alla fine, Theo dovette farglielo vedere, e praticamente gli spostò lui stesso le gambe, con grande disagio di Liam. A qualcosa come il settimo tentativo, Liam riuscì a mettere in moto al primo colpo.
Nessuno dei due se lo aspettava. L’euforia del momento era tale che il cinque che ne conseguì fu quasi doloroso, ma non importava. Adesso si sentivano entrambi, ridicolmente, i padroni del mondo. Il punto adesso era guidare.
<< Bene, adesso devi- >> Liam premette l’acceleratore prima ancora che finisse di parlare, e il risultato fu che con uno stridio le ruote si mossero a vuoto sull’asfalto; e poi Theo, dopo vari minuti di silenzio, concluse, << -togliere il freno a mano… >>
Liam arrossì. << Oh. >>
Theo scosse la testa. << Per curiosità: come hai fatto a passare il test scritto? >>
<< So tutti i cartelli! >> protestò Liam, come se quello cambiasse le cose. Quando Theo però gli rivolse un’espressione poco convinta, gemette. << e mi sono distratto. Non avevo notato il freno a mano! >>
Il più grande scosse la testa. << Sai cosa? Lascia stare. Adesso andiamo in centro, sperando di arrivarci tutti interi. Premi l’acceleratore >>
Ma Liam sembrò aver preso un po’ troppo alla lettera il suo consiglio, perché non premette l’acceleratore: lo schiacciò brutalmente e Theo fu certo di aver visto passare tutta la propria vita davanti agli occhi prima che il suo istinto di sopravvivenza entrasse in azione; prese il freno a mano e lo tirò bruscamente. La macchina si fermò all’improvviso, a pochi centimetri dal muretto opposto; Liam fu quasi soffocato dalla cintura, in quanto a Theo, be’… lui solo sbatté dolorosamente la testa al cruscotto.
<< Oh mio Dio, scusa! Mi dispiace, ti sei fatto male? >>
<< Tu che dici? >> sbottò Theo, gemendo mentre si massaggiava la testa. Lentamente tornò al sedile e, per precauzione, si allacciò la cintura (cosa che non faceva da anni). << Non fa nulla. Adesso, però, cerchiamo di fare roba decente. Fa retromarcia e andiamo in centro e, Liam >> E qui afferrò il polso di Liam con una presa ferrea, rivolgendosi uno sguardo a dir poco minaccioso. << fa piano. >>
Liam annuì in fretta e tornò alla guida. Insolitamente, riuscì a fare retromarcia. Quando stava per uscire dal parcheggio, Theo lo chiamò.
<< Cosa? >>
<< Rilassati. Sul serio, sei troppo agitato, e quello in pericolo di vita sono io! >>
Se possibile, ciò rese Liam ancor più nervoso. Theo capì di dover stare zitto, dato che a quanto pare metterlo a suo agio non era il suo punto forte. Il resto del tragitto fu relativamente liscio, se non si conta il segnale di stop non visto e il fatto che si erano quasi messi sotto una vecchietta. O anche il fatto che avessero quasi tamponato la stessa auto tre volte. Ma quelli erano dettagli trascurabili. Theo cercò di essere il più paziente possibile e gli diede tutte le indicazioni necessarie. Gli ultimi due minuti di tragitto, furono sicuri per davvero. Liam si era rilassato e Theo continuava a consigliarlo, guidando la macchina con la sola voce. Il più grande gli consigliò un parcheggio di media difficoltà di fronte ad un negozio. Stranamente andò liscio anche quello. Theo ne approfittò persino per fare un po’ di spesa. Quando tornò, Liam era di nuovo agitato.
<< Che hai? >> chiese, abbassando lo specchio mentre studiava il bernoccolo che gli era nato sulla fronte.
<< Niente. >>
<< Qualcosa. >>
<< Le macchine mi rendono nervoso. >>
<< E’ andata piuttosto bene >>
Liam spostò lo sguardo su di lui, o meglio, sul suo bernoccolo. << Dici? >>
<< Gli ultimi due minuti sì.  Ora rimetti in moto ed esci dal parcheggio. >>
Liam annuì e rimise il moto. Stavolta fece il bilanciamento corretto e la macchina non si spense. Liam sorrise a Theo con aria vittoriosa, e Theo ricambiò il sorriso. Ma fece appena in tempo a fare retromarcia che il piede di Liam pigiò troppo forte e la macchina scivolò all’indietro, schiantandosi con un gran fracasso contro un’altra macchina parcheggiata. Gli allarmi partirono, perforando loro le orecchie e Liam aveva gli occhi spalancati con aria colpevole. Theo si massaggiò le tempie e lasciò cadere la testa all’indietro sul sedile, esasperato.
<< Cosa non si fa per la propria anima gemella… >> borbottò a se stesso come usciva dalla macchina per risolvere la situazione.
 
 
 
 
 
 
 
Il loro terzo appuntamento era stato proposto da Liam, che lo aveva presentato come “cena di scuse”. In realtà, erano al McDonald verso le dieci di sera, dopo una breve passeggiata in centro. Liam non aveva passato l’esame della patente, ovviamente, ma grazie alle capacità persuasive (vedi: ricatto) di Theo non aveva avuto problemi con la macchina del tipo. Certo, il suo patrigno aveva dovuto pagare i danni in ogni caso, ma comunque meno rispetto a quanto avrebbe fatto senza l’intervento di Theo.
Da quel giorno, ogni antipatia che Liam aveva provato per Theo si era volatilizzata. Non sapeva neanche più bene perché l’aveva avuta.  Stiles ovviamente non perdeva occasione per lamentarsene, ma Scott pareva essersene fatta una ragione. Allison, Mason, Hayden e Lydia però parevano saperla lunga.
Ad ogni modo, erano ormai le undici e mezza di notte quando lasciarono il McDonald’s. Nessuno dei due aveva però la macchina, dato che Theo aveva ceduto la sua ai genitori. Camminarono per un po’, parlando del più e del meno. Liam scoprì varie cose di Theo: sua sorella, Tara, era morta in un torrente lì a Beacon Hills, e per questo si erano trasferiti per un paio d’anni. Di recente erano tornati per mancanza delle loro radici e per portare nel cuore il ricordo di Tara più efficacemente. Liam era rimasto alquanto impressionato ma, sentendosi un po’ a disagio, evitò di commentare o dire nulla. A Theo sembrava andare bene così. Ad un certo punto Theo si fermò, dicendo di tagliare per un vicoletto. Liam non immaginava certo che sarebbe finita così.
Non fece neanche una decina di passi in mezzo alla strada semideserta che udì una sonora risata levarsi da un gruppo di ragazzi. Si voltò un po’, giusto per vedere chi è che faceva tutto quel chiasso, e poi lo vide.
C’era un ragazzone di fronte a Theo, che lo sovrastava. Theo cercava di evitarlo, ma quello non sembrò curarsene. Poco più in là, il gruppetto del ragazzone guardava la scena divertito.
<< Senti, io non cerco guai >> stava dicendo. << dimentichiamoci di esserci visti e finiamo questa storia. Io non ho paura di te e tu non ne hai di me. >>
<< Si può fare, solo…  perché prima non mi fai vedere il portafogli? >>
Era evidente che, nonostante tutto, Theo sapeva come difendersi, ma dal modo nervoso in cui gettava occhiate alle sue spalle, il più giovane capì che era tutto il gruppo a preoccuparlo più che il singolo. E allora, Liam ebbe una pessima idea: agì di istinto. E Liam faceva sempre delle sciocchezze quando agiva di istinto, c’era ovviamente una ragione se tra lui e Mason il cervello era Mason.
Si avvicinò il più silenziosamente possibile raccogliendo una pietra di piccole dimensioni e fece qualche passo in avanti. E poi urlò.
<< Mi scusi, signor rapinatore? >> chiamò. Il tipo si voltò, e Liam gettò la pietra con tutta la forza che aveva.
Quella prese il tipo in pieno naso, e fu come se il tempo si fermasse. Il gruppo un po’ più in là smise improvvisamente di ridere come il gigante perse l’equilibrio e cadde a terra. Theo guardò Liam, stupito, gli occhi sbarrati, e Liam guardò lui altrettanto sorpreso.
Fu questione di un attimo prima gli altri ragazzi cominciassero ad avvicinarsi, e Liam li fissò, spaventato. Poi spostò lo sguardo su Theo, ma lui non c’era più. Si voltò, e vide che il più grande era già lontano. E ovviamente lui rimaneva immobile come un’imbecille.
<< CORRI! >>
L’urlo di Theo sembrò risvegliarlo. Il tono con cui lo aveva detto sottolineava quanto  davvero lo credesse stupido, e Liam in cuor suo non poté che dargli ragione. Sorrise al gruppo e, prima ancora che uno di loro potesse afferrarlo, scattò  via veloce come il vento. Per la prima volta vedeva l’utilità di giocare a lacrosse.
Non aveva idea di quanto tempo corsero, né di quando li avessero seminati, fatto sta che in qualche modo erano giunti di fronte alla casa di Liam, e solo allora si fermarono. I polmoni bruciavano, ansimavano come due dannati, e Liam si accasciò lentamente a terra. Dopo qualche secondo di esitazione, Theo lo seguì. Si presero qualche secondo per godersi l’aria fredda della sera e riprendere fiato, le teste volte a guardare il firmamento ove non si vedevano stelle. Il lampione copriva anche quelle.
Dopo uno o due minuti, Liam avvertì lo sguardo dell’altro su di sé. Quando si voltò a guardarlo, quello inarcò un sopracciglio, ancora ansimando:
<< “Signor rapinatore”? >> chiese, scettico.
Liam si strinse nelle spalle. E poi, si misero entrambi a ridere. E notando che l’altro non aveva abbastanza fiato per farlo, risero ancora più forte e continuarono così per minuti interi. E poi, Theo parlò di nuovo.
<< Bella mira >> Alzò debolmente la mano per farsi dare il cinque.
Liam sorrise e, altrettanto debolmente, glielo restituì. << Grazie, lacrosse. >>
Quando smisero di ansimare, calò un silenzio confortevole. A Liam non importava granché che  i suoi potessero vederlo quando volevano dalle finestre, al momento era comodissimo così, con Theo accanto a lui.
<< Mi hai salvato. Grazie >> Era stato un mormorio quello di Theo, ma Liam lo sentì.
<< Non c’è di che- >>
E poi, successe. Liam non se lo era davvero aspettato, non così presto, ma ciò non voleva dire che gli dispiacesse. Theo lo afferrò per il colletto e lo tirò a sé coinvolgendolo in un bacio. Non era stato niente di speciale, un semplice bacio stampo, ma a Liam saltarono ugualmente le coronarie.
Era vergognoso da dire, ma si sentiva leggero, come se avesse le farfalle nello stomaco. Un milioni di emozioni lo travolse all’istante, e Liam si sentì un po’ smarrito come avvicinò il capo per premere a sua volta le sue labbra contro quelle morbide e sottili di Theo. Non erano comode come quelle di Hayden, ma era perfetto. Era come se le loro labbra fossero state fatte per quello, e Liam sapeva ch era davvero così.
Si staccò leggermente, le guance di una brillante tonalità di rosa e un crescendo di imbarazzo che gli serpeggiava lungo la spina dorsale. Fu stupito di vedere la stessa immagine nel volto di Theo. E in quel momento realizzò.
<< Mi hai appena dato un bacio stampo? >>
<< Sì. >>
<< Stampo? >>
<< Ti da fastidio? >>
<< N-no, è solo… mi aspettavo la lingua.  A tradimento o- o una cosa del genere… >>
<< Se vuoi- >>
<< No! Cioè, va bene così… >>
Abbassò lo sguardo sul  marciapiede, e poi sentì Theo ridacchiare. All’occhiata interrogativa del più giovane però, scosse la testa  e si mise in piedi. Tese la mano per aiutare Liam, e lui fu così stupido da prenderla. Theo approfittò dello slancio verso l’altro per attirare Liam dritto contro il suo petto, un braccio attorno alla sua vita mentre spostava l’altra mano al viso del più giovane. Lo guardava con un sorrisetto soddisfatto e poi, con tutta la naturalezza del mondo, gli diede un altro rapidissimo bacio a fior di labbra.
<< E’ stato un piacere vivere al limite con te, ci vediamo domani. >>
E se ne andò, senza dire o fare nient’altro, lasciandosi dietro un Liam molto confuso, che sapeva presto avrebbe dovuto delle imbarazzanti spiegazioni ai propri genitori.
 
 
 
 
 
 
 
Da quel giorno, Theo si divertiva a prenderlo di sorpresa nei momenti più disparati con brevi quanto stupidi baci sulle labbra; il tempo di darne uno, fargli l’occhiolino e poi se ne andava così come era venuto, scatenando l’irritazione di Stiles su tutti i fronti e le moine di Lydia e Kira. Liam però ancora non aveva avuto il tempo per parlarci in privato, e le poche volte che ci aveva provato, Theo semplicemente gli aveva preso il mento, lo aveva bloccato all’armadio e gli aveva impedito di parlare continuando a baciarlo. E quando Liam riusciva a liberarsi, lui spariva prima che potesse riprendersi, e Liam francamente si stava innervosendo parecchio. Theo stava giocando con lui, in ogni modo possibile. Questa situazione si era portata avanti per ben due settimane, e Liam ne aveva fin sopra i capelli. Era arrabbiato, irritato e stanco.
<< Stai solo facendo il suo gioco >> Gli disse un giorno Mason. << reagisci e vedrai che lo troverà meno divertente. >>
Liam aveva preso la cosa alla lettera. Dopo gli allenamenti, mandò un messaggio a Theo dicendo che lo aspettava negli spogliatoi.  Ovviamente, come al solito, Raeken non rispose, ma Liam sapeva che aveva letto.
Difatti, si era appena fatto la doccia e ormai non c’era nessun altro quando Theo arrivò. Liam non fece neanche a tempo a salutarlo che Theo, come al solito, gli si fiondò addosso e gli bloccò scomodamente il viso verso l’altro per facilitarsi il bacio. Solo che, questa volta Liam non ci stava.
Afferrò Theo per la nuca e lo tirò verso il basso (si portavano un paio di centimetri), approfondendo il bacio aggressivamente, immettendo tutta la rabbia che provava. Theo gemette, sorpreso, e Liam approfittò per approfondirlo ulteriormente ficcandogli la lingua in bocca.
Come si era aspettato, per i primi secondi ebbe lui il dominio del bacio ma, superata la sorpresa, Theo lo spinse indietro fino ad inchiodarlo agli armadietti, e aumentò la foga come se volesse divorarlo. D’altra parte, Liam non ci stava a rimanere inerme e cercò di riprendere il controllo, e fu una sfida ardua, che alla fine lo vide completamente premuto all’armadietto con il corpo di Theo che gli aderiva addosso. E, a dirla tutta, questo non era esattamente ciò che voleva.
Si staccarono solo per riprendere fiato, Theo però son si staccò da Liam. Il petto del più grande si alzava e si abbassava premendosi al suo. Liam deglutì vedendo gli occhi di Theo che non si staccavano dalle labbra rosse e gonfie del biondino.
<< Wow >> Theo sorrise. << ammetto che questo non me lo aspettavo. Non con così tanta foga almeno >>
Liam arrossì, improvvisamente dimentico di tutta la rabbia che lo aveva assalito per due settimane, ma l’irritazione non sembrava voler scemare. << A che gioco stai giocando? >>
Lui si strinse nelle spalle. << Gioco >> e poi si allontanò, ma Liam lo fermò afferrandogli la mano.
<< Io così non ci sto. Se vuoi fare questa cosa, allora dobbiamo farla bene. >>
<< Ovvero? >>
<< Se vogliamo continuare, dobbiamo stare insieme. >>
Theo rise. << Mi stai forse chiedendo di essere il tuo ragazzo? >>
Gli occhi di Liam si posarono sulla propria mano, che ancora stringeva quella di Theo e, arrossendo, si strinse nelle spalle. << Sì. Perché no? >>
Il sorriso di Theo vacillò un po’, sorpreso, prima di allargarsi. Stavolta sembrava molto più sincero di quello di prima. Evidentemente non se lo aspettava. << Va bene. >>
<< Quindi… siamo… fidanzati? >>
<< Sì, idiota. >>
E da lì fu quasi in discesa.
 
 
 
 
 
 
 
Il suo patrigno fu il primo della sua famiglia a conoscere Theo, il problema? Theo non aveva idea che avesse un patrigno che lavorava nell’ospedale. Per quello che ne sapeva lui, Liam aveva un padre biologico dalla pelle chiara.
Liam si era slogato la spalla a lacrosse e Mason e Scott lo avevano accompagnato in ospedale proprio dal padre, giusto per bypassare la fila al pronto soccorso. Mason aveva inviato un messaggio a Theo per dirgli che Liam non sarebbe venuto al cinema perché era in ospedale.
Theo, ovviamente, era subito corso, anche perché nessuno si era degnato di dirgli che si trattava solo di una slogatura e aveva quindi temuto il peggio.
Arrivò lì con il fiatone, preoccupato come non mai. E il suo ragazzo, non appena lo vide, lo accolse con un amorevole << Che diavolo ci fai qui? >>
<< Ho saputo che eri all’ospedale. >> si strinse nelle spalle lui.
<< E’ solo una slogatura >> si accigliò Scott.
Theo sbuffò, folgorando Mason con lo sguardo. << Se solo qualcuno me lo avesse detto… >>
Mason alzò le mani in segno di resa. << Colpa mia. >>
Quando il dottor Dunbar arrivò per controllare il figlio, la sua attenzione fu calamitata dalla faccia nuova, che fino a poco fa non c’era. Non che fosse così nuova in realtà (l’aveva visto dalla finestra, ovviamente), ma fingere era sempre meglio di niente per mettere i figli in imbarazzo.
<< Ciao, tu sei? >>
<< Uhm, la sua anima gemella >> Theo rispose incurante, facendo un cenno con la mano verso Liam.
Scott abbassò lo sguardo, Mason si finse improvvisamente interessato a guardare Melissa, dietro il bancone, e Liam guardò Theo come se gli fosse cresciuta una seconda testa. Ma ovviamente, Theo non capì.
<< Che cosa? >>
Liam strinse le labbra, sopprimendo un’imprecazione. Volse lo sguardo al Dottor Dunbar: << Theo, questo è il mio patrigno. Papà, questo è Theo. >>
Theo sbarrò gli occhi, immobile come una statua mentre un sorriso nervoso e tirato gli storse la bocca. << Ah >> mormorò a denti stretti. Poi, rigido come un robot, allungò la mano verso il dottore con movimenti meccanici: << Piacere… >>
In tutto ciò, il dottor Dunbar non aveva fatto altro che reprimere una risata dietro ad un sorrisetto soddisfatto. Strinse la mano a Theo: << Il piacere è tutto mio. >>
<< Non ci giurerei >> mormorò Mason.
 
 
 
 
 
 
 
Il loro primo anniversario non fu dei migliori. Fuori pioveva a dirotto, l’auto di Theo si era appena rotta e quella di Liam l’aveva la madre. Inspiegabilmente, i suoi genitori avevano adorato Theo. Forse solo perché Theo era incredibilmente un bravo attore e quel sorrisetto ingannevole aveva teso loro una trappola, Liam francamente non lo sapeva e viveva meglio così. Peccato che ciò non si potesse ancora dire di Stiles che, a differenza di tutti nel gruppo, ancora non riusciva a farsene una ragione.
In particolare in quel momento in cui, usciti dal cinema, aveva cominciato a piovere alle cinque di pomeriggio e l’unico passaggio nelle vicinanze era Stiles. Stiles ovviamente era stato felice di accogliere Liam, ma con Theo era meno entusiasta. Aveva più volte cercato di convincere Liam a lasciarlo per strada (più o meno ogni volta che Theo apriva bocca), ma non c’era nulla da fare.
E a quel punto, Theo aveva fatto il terribile errore di chiedergli come andasse con Peter. E lì Stiles era semplicemente partito, e per una volta era stato Liam a rimproverare Theo con lo sguardo, il quale si era solo stretto nelle spalle con aria di scusa.
<< Quello stronzo! >> Stava dicendo. << stai insieme sei mesi con un uomo di cui, tra l’altro, non conosci neanche bene l’età – qualcosa come una trentina, non saprei, comunque –, e poi scopri che lui vedeva già i colori da anni! Capite che intendo? Anni. Non si è nemmeno sforzato di dirmelo. Quindi, Theo, sempre che sia questo il tuo nome, hai sbagliato di grosso. Non era lui la mia anima gemella e- >>
<< Hai provato a controllare Derek? >> Lo interruppe Theo.
<< Eh? >>
<< Hai provato a vedere da quanto vede i colori Derek? >>
<< Derek vede già i colori. >>
<< Ma da quando? >>
Stiles si accigliò, in silenzio, e Theo esultò di nascosto, dando a Liam un orgoglioso colpetto sulla spalla. Liam non sapeva se temere o meno un altro soliloquio da parte di Stiles. Fortunatamente, non ne ebbero il tempo di scoprirlo perché Stiles finalmente si fermò davanti alla casa di Theo, vuota in quel momento.
Liam salutò rapidamente spingendo Theo fuori dall’auto, dandogli giusto il tempo di prendere la giacca per coprire entrambi. Improvvisarono una corsa verso l’ingresso e Theo si affrettò ad aprire, liberandosi della giacca fradicia. Liam procedette a pulirsi le scarpe, ma Theo gli gettò un’occhiata.
<< Toglile pure, fai prima >>
E si chinò a togliere le proprie. Liam annuì e lo fece. Oramai aveva familiarità con la casa di Theo, passava diverso tempo lì dato che Theo trovava particolarmente piacevole aiutarlo in matematica (lo faceva sentire un re, dato che lui era bravo). Raeken gli fece cenno verso il divano mentre si avviava dalle parti della cucina.
Sedette, accendendo la TV mentre incrociava le gambe. Francamente, gli sembrava difficile credere che stessero insieme da un anno. Vedere i colori era diventato dannatamente naturale. Programmi che prima guardava senza problemi avevano tutt’altro significato ora. Come se il fatto che Green Arrow fosse, be’, green, dovesse cambiare qualcosa. Eppure, era successo.
Theo tornò subito dopo con un pacchetto di patatine, buttandosi sul divano mentre posava un braccio attorno a Liam. Questo prese le patatine e le aprì senza troppi preamboli.
<< Accomodati pure >> borbottò il più grande, sarcastico.
Liam nemmeno rispose, solo guardò il film. Cominciarono piacevolmente a chiacchierare del più e del meno, prima che piombasse un silenzio confortevole. Theo lo baciò e poi gli sorrise.
<< Lo sai, mi sembra strano che stiamo insieme da un anno e… >>
<< Anche a me. >> Liam annuì. << non credevo di poter trovarmi così bene con una persona. Con te. >>
Theo si schiarì la voce. << Io… intendevo che siamo insieme solo da un anno e non abbiamo ancora fatto nulla, ma anche così va bene. >>
<< Oh. >>
Liam arrossì e abbassò lo sguardo, Theo rise prime di baciargli la fronte. << Scherzavo, tranquillo. Non ti obbligo certo… >> Il più giovane sussurrò qualcosa, ma era così flebile che l’altro non lo sentì. << come? >>
<< Ho detto… a- a me andrebbe bene. >>
Silenzio. E poi Theo gli era già sopra. E, okay, forse questo non era quello che si aspettava quando aveva detto di voler fare qualcosa per il loro anniversario ma, be’, chi era lui per dire no?
Fu la sua prima volta. E sinceramente, fu fantastico. Theo, che aveva più esperienza, lo aveva guidato e sapeva i punti giusti, cosa fare con calma e in fretta,  cosa era troppo o non abbastanza. Considerando il complesso, non era stato poi un così brutto anniversario. Naturalmente questo se ignoriamo il fatto che, non appena sentito il consenso, Theo gli era saltato addosso come un animale in astinenza senza nemmeno chiedergli se era sicuro, ma questi erano dettagli.
 
 
 
 
 
 
 
Tuttavia, ovviamente non tutte le relazioni sono rose e fiori. Qualche mese dopo il loro anniversario, sorse una lite. E non è che non litigassero mai, anzi, il punto stava nel fatto che quella era la prima volta che trattavano un argomento così serio.
Non era neanche una vera e propria lite. In un momento di intimità, Theo gli aveva rivelato un grande segreto. E semplicemente per Liam era stato troppo da gestire. Non era grave, ma spaventoso. Una cosa che Theo si era tenuto dentro per anni, che solo lui e i suoi genitori sapevano . Da adesso, anche Liam. E avrebbe preferito restarne all’oscuro. Theo ci era chiaramente rimasto male ma, per quanto Liam avesse voglia di perdonarlo, non poteva ignorare una cosa del genere.
Fu per questo, e forse anche per fare pace con il cervello, che si recò presso il ponte accanto al quale era morta Tara Raeken. Stava cercando di figurarsi la scena descritta da Theo, che in estrema sincerità gli dava i brividi.
Qualcuno accanto a lui si poggiò alla ringhiera, ma Liam non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per sapere che era Theo.
<< Non dovrei essere io quello che sta qui a pensare? >> chiese.
La faccia scura di Liam non accennò a diminuire. << Sono sicuro che tu ci venga già abbastanza. >>
<< Già >>
Theo sospirò, ma non aggiunse altro. Liam era così combattuto… che avrebbe dovuto fare?
<< Hai visto tua sorella in fin di vita e non hai fatto niente. >>
<< Lo so. >>
<< Sei solo rimasto lì a guardare. >>
<< Lo so. >>
<< Non ti senti neanche un po’ in colpa per questo? >> Liam sbottò come si voltò finalmente verso di lui.
Il più grande si strinse solo nelle spalle. Lo sguardo fisso su un punto preciso a riva, tra le rocce, gli occhi lucidi. La sua espressione era neutra e informe.
Liam deglutì. << Tu ti aspetti davvero che possa accettare questo? Solo perché hai fatto un paio d’anni di analisi? >>
<< No. >> La voce di Theo era leggermente incrinata, ancora non lo guardava. << Se vuoi odiarmi, puoi farlo. Non mi aspetto niente. Fai ciò che devi. Ve bene. >>
Il più giovane a quel punto sentì qualcosa stringersi nel petto. Theo sembrava stanco e provato, aveva le spalle ricurve come se vi portasse sopra un peso insostenibile. Il suo labbro tremava leggermente e i suoi occhi non si staccavano da quel punto in particolare. Liam sospettava che fosse proprio lì che Tara era morta. Liam non era neanche sicuro che, parlando, Theo si rivolgesse a lui. Suonava più come una preghiera, suonava più come se lo stesse dicendo proprio a Tara. Che si sentisse in colpa, almeno in quel momento, era evidente. Ma ciò non cancellava l’azione che aveva fatto.
<< Perché? >>
Una sola parola, una sola era bastata a far incassare Theo nelle spalle. Lo sguardo basso per la vergogna. << Non lo so. >>
<< La verità. >>
<< Io… io non me lo ricordo >> Scosse la testa, sospirando mentre si passava una mano tra i capelli.
<< Theo- >>
<< E’ la verità! >> E questa volta, aveva urlato. Ma non sembrò importargli come si riagganciò alla ringhiera, prendendo respiri profondi.
Liam indietreggiò. Raeken di solito era sempre molto calmo, raramente si agitava, raramente si arrabbiava in quel modo. Era successo solo tre volte da quando lo aveva conosciuto. Una cosa però, era evidente.
<< Hai paura. >> decretò, non era una domanda, e infatti Theo non rispose, cosa che parlava già da sé. << di tua sorella? O… o di te stesso? >>
Theo scosse la testa, facendo una risata amara. << E tu? Hai paura di me? >>
<< No >> La risposta era stata automatica, e altrettanto automatico fu per Liam stringergli la mano nella propria. << Io ho paura di quello che hai fatto. C’è differenza. Credo però che l’unico a non percepirlo sia proprio tu. >>
Lo sguardo di Theo era liquido. La sua mano strinse in modo quasi doloroso quella di Liam, che però non fiatò.
<< Tu non mi odi? >> chiese, la voce bassa e roca come distolse lo sguardo.
<< Io ti amo. >> Liam lo corresse.
Gli occhi di Theo scattarono subito al suo volto. Liam non stava mentendo, pensava e credeva in ogni parola che aveva pronunciato. Se fino a poco fa aveva avuto paura, adesso era più determinato che mai. Era chiaro che Theo quel segreto non sapeva gestirlo tanto quanto non sapeva farlo Liam. Mettendola così, si sentiva un po’ come se giocasse a carte scoperte, ora sapeva cosa dovevano fare con quel segreto: condividerlo. Liam voleva fare in modo che Theo non portasse questo peso sulle spalle da solo. Lui voleva aiutare Theo, perché? Perché lo amava. Lo amava talmente tanto che il concetto di giusto e sbagliato era diventato relativo, c’era solo una persona che cercava di non fare del male. Voleva essere lui quello a mantenere Theo sulla retta via, quella che faceva il bene. E anche se quell’azione passata lo spaventava, era certo che Theo avesse troppa paura di se stesso per riprovarci ancora. Almeno, non con qualcuno che amava come aveva fatto con Tara.
<< Veramente? >>
Theo non stava piangendo, ma sembrava volerlo fare. Liam sapeva che Theo probabilmente non sarebbe mai stato a posto con se stesso. Come poteva migliorare una persona se non credeva in se stessa? Non credere in sé stessi significava impedirsi di cambiare. E in questo caso, Theo era il suo stesso ostacolo e non si sarebbe mai corretto se non ci fosse stato qualcuno dietro ad aiutarlo a volersi bene.  E per quanto fossero bravi, i coniughi Raeken purtroppo non bastavano. A volte, a lenire le ferite bastava la sola anima gemella.
Liam accennò ad un sorriso rassicurante.
<< Sì. Ti amo. >>
E lo baciò. Theo ricambiò il bacio con un tale bisogno che Liam sentì il cuore stringersi. Era un po’ come se il più grande si stesse aggrappando all’ancora che lo avrebbe salvato dalla morte. Theo non gli disse “Ti amo”, ma andava bene così. Non aveva bisogno di sentirlo. E per una volta, Liam fu fiero di aver seguito l’istinto.
 
 
 
 
 
 
 
Anni dopo quel giorno, vivevano insieme nello stesso appartamento a New York. Liam studiava odontoiatria presso l’Università, Theo si era adattato ad un lavoro di barista, cosa che era un peccato a parer di Liam, dato che Raeken era parecchio intelligente. Ma, che dire, Io studio non è per tutti.
In quegli anni, i periodi degli esami erano stati alquanto stressanti, avevano passato interi mesi fingendo che l’altro non esistesse, ma poi si erano sempre ritrovati, e nei modi più ridicoli esistenti. Come quando Liam era scivolato in un buco a Central Park e si era presentato a casa sporco di foglie, terra e qualcosa di non bene identificato. Quando Theo gli aveva chiesto cosa fosse successo, piuttosto che parlargli di come il cane di Corey, l’anima gemella di Mason, avesse rubato il suo telefono, decise di sintetizzare in un balbettante “Sono caduto in una buca”. Theo aveva riso, e poi Liam si era andato a fare la doccia. Ovviamente non da solo.
Ripensava a quei momenti mentre, rientrato dopo l’ennesimo esame, uno degli ultimi prima della laurea, gettò distrattamente la posta sul tavolo. Ma lì una lettera attirò la sua attenzione. Era un invito indirizzato a lui (c’era scritto solo il suo nome sulla lettera). Aprì e lesse:
 
Liam e Theo
Siamo lieti di annunciarvi il nostro matrimonio che verrà celebrato il 3 Giugno presso la chiesa di St. Claude a Beacon Hills alle ore quattro in punto. Si prega di dare conferma della vostra presenza.
Derek&Stiles
 
 
Liam rise, incredulo. Lui e Stiles si erano leggermente allontanati, ma mai abbastanza da perdere i contatti, e così con Scott ed Allison (purtroppo, lo stesso non valeva con Kira, Lydia o Hayden). L’ultima volta che l’aveva visto, non sembrava voler pensare al matrimonio nonostante stesse con Derek da ben quattro anni. E sinceramente Liam se lo era aspettato un po’ più tardi. Ma forse perché quei due avevano impiegato parecchio tempo sia per mettersi insieme che per dirsi “ti amo” a vicenda. Sorrise, guardando con simpatica nostalgia la cancellatura a penna del nome di Theo. Evidentemente Stiles ci teneva ancora abbastanza a lui da voler sottolineare quanto poco gradisse il suo ragazzo al matrimonio. Poi il suo occhio cadde su un altro appunto a penna infondo all’invito.
 
P.S: Liam, Derek non sa che te lo sto scrivendo, perciò evita di dirglielo. Non ti mando un messaggio perché le lettere sono più sicure. Ad ogni modo, sul tuo invito c’è scritto più uno. Volevo solo che sapessi che quel più uno è rivolto a tutti, non necessariamente a Theo… anzi, meglio se vuoi portare uno sconosciuto! Facciamo nuove amicizie!
 
Liam scoppiò a ridere. Non poteva crederci, Stiles era davvero incorreggibile. Quasi gli dispiaceva ignorare la nota e portarsi Theo dietro in ogni caso. Dopotutto lo aveva fatto al matrimonio di Scott ed Allison, e le cose erano andate relativamente bene. “Relativamente” perché Stiles non aveva fatto altro che lamentarsi di Theo ogni volta che si avvicinava e Derek non faceva che ringhiargli di stare zitto. In generale a tutti era piaciuta la cerimonia nonostante gli imprevisti, ma forse Derek era stato l’unico a trovarlo stressante. Non che qualcuno lo biasimasse: essere l’anima gemella di Stiles non era una cosa facile.
Prese il telefono per chiamare Theo, quando questo lo anticipò. Gli stava telefonando dalla macchina e, dato che fuori diluviava e lui non aveva l’ombrello, voleva che Liam scendesse a prenderlo. Liam nemmeno rispose, solo sospirò e si appuntò mentalmente di ricordare a Theo di comprarsi un dannato ombrello, perché a quanto pare ne era sempre sprovvisto.
Scese in strada, aprì il proprio l’ombrello e corse verso la familiare Punto grigia. Non appena fu abbastanza vicino, Theo aprì lo sportello e si fiondò sotto, chiudendolo in fretta la macchina.
<< Ti fa così schifo portarti un ombrello dietro? >>
<< Sì. Ma ho te, perciò va bene. >> Cominciarono a tornare al portone, quando Theo notò che aveva ancora l’invito in mano. << Cos’è? >>
Liam non si era neanche accorto di averlo portato con sé. << Oh. E’ l’invito al matrimonio di Derek e Stiles. >>
<< SI sposano? >>
<< Già. >>
<< Io sono incluso? >> Afferrò la lettera e, leggendo le note a penna, roteò gli occhi. Liam rise. << Ovviamente. Ma tu mi ci porti lo stesso. >>
<< E chi te lo dice? >>
<< Io. >> Poi gli prese l’ombrello di mano. << e cerca di tenerlo alto questo. Mi sto spezzando il collo. >>
Liam sbuffò e fece appena qualche passo, prima che Theo chiudesse improvvisamente l’ombrello. La pioggia li sommerse e prese a bagnarli da capo a piedi.
<< Che diavolo fai? >>
<< E’ così che lo abbiamo scoperto. >>
<< Eh? >>
<< E così che l’abbiamo scoperto >> ripeté, << che siamo anime gemelle, dico. Pioveva più o meno così e io mi sono infilato sotto il tuo ombrello. Te l’ho preso di mano e ho cominciato a vedere i colori. >>
Liam si accigliò. << Sì, me lo ricordo. E quindi? >>
<< Da allora ho capito due cose: La prima è che non puoi amare nessuno allo stesso modo in cui ami la tua anima gemella. E’ qualcosa che non sussiste. Io so che non proverò mai per nessuno quello che provo per te. E a volte penso che dirti “ti amo” non sia giusto, perché questo è un tipo di amore diverso. E’ una connessione, e queste parole non la definiscono a dovere. Ma siccome non ne ho altre da dare, mi tocca dirti solo che ti amo. Ma entrambi sappiamo che è molto di più, dico bene? >>
Il più giovane era leggermente sorpreso. Non si aspettava quel discorso. << Uhm, sì. Ovvio. Cioè- è giusto. E… quindi? >>
Theo annuì, la pioggia che ancora scorciava violenta sull’asfalto. << E quindi… la seconda cosa che ho imparato è la definizione di amore. Ragion per cui, credo di poter affermare con certezza che amo rubare la scena a Stiles… per questo >>
E poi, Theo si mise in ginocchio. In ginocchio. E gli occhi di Liam si allargarono in modo a dir poco inumano, mentre il cuore saltava un battito. Theo frugò nelle tasche e ne estrasse una scatoletta, lasciando cadere l’ombrello, e Liam sapeva che stava succedendo. Lo sapeva benissimo, ma come si è già detto, l’istinto di Liam era inaffidabile: su dieci volte che lo adoperava, solo in una aveva successo.
<< Che sta succedendo? >>
<< Liam Dunbar >> Theo prese un grosso respiro come aprì la scatoletta, mostrando la fascia argentata che era l’anello. Senza diamanti, proprio come piaceva  a lui. << vuoi sposarmi? >>
Liam non rispose. Era troppo emozionato per farlo, troppo incantato. Di certo tutto si aspettava men che meno questo. Peccato che lo stupore portò a lunghi minuti di silenzio tra loro e, be’, Theo non amava né rimanere in attesa sotto la pioggia né stare in ginocchio sull’asfalto.
<< Sai >> iniziò. << normalmente questo è il momento in cui dovresti dire- >>
<< Sì! >>
<< Esatt- >>
<< Sì! Maledizione sì, certo che ti sposo! >>
Il più giovane era sovraeccitato, e Theo si mise a ridere, ben presto Liam rise con lui mentre l’altro gli infilava l’anello al dito. Reazioni stupide, infantili, esagerate. L’entusiasmo eccessivo ed inadatto, questo li accomunava, questo li faceva sentire uniti. Liam baciò la sua anima gemella, che presto sarebbe diventata suo marito, con l’adrenalina nelle vene. Nessuno dei due badò alla pioggia che ancora cadeva.
Ad un certo punto, Theo sorrise contro le sue labbra. << Dio, Stiles sarà così irritato… >>
  
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