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Autore: John Spangler    07/06/2017    2 recensioni
Alla fine della Ribellione di Robert, Stannis Baratheon salpò verso Roccia del Drago con l'incarico di eliminare gli ultimi Targaryen. Ma prima che lui arrivasse, questi riuscirono a scappare. Ma cosa sarebbe successo se fosse arrivato un pò prima? Scopritelo leggendo questa storia, un AU in cui Daenerys Targaryen è cresciuta sotto la protezione di Stannis Baratheon, e dove suo fratello Viserys è diventato un Guardiano della Notte.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8: Will

 

- Dovremmo andarcene.- disse Gared mentre i boschi iniziavano a diventare bui attorno a loro.- I bruti sono morti.-

 

Viserys Targaryen non sembrò prestargli molta attenzione.- Forse...- si interruppe, guardandosi attorno, come in cerca di un motivo per andar via.

 

Tuttavia, Gared sapeva che non diceva sul serio.- Quel che è morto è morto.- disse.- Non abbiamo niente a che fare coi morti.-

 

Targaryen sbuffò.- Pensi che siano morti, eh? Dimostramelo, allora.- lo sfidò.

 

- Will li ha visti.- rispose Gared.- Se lui dice che sono morti, per me basta e avanza.-

 

Will sapeva che prima o poi sarebbe stato menzionato. Ma avrebbe preferito che succedesse più poi che prima.- Mia madre diceva che i morti non cantano.- disse.

 

Targaryen scosse la testa. Era chiaro che non dava credito alle parole della madre di Will.- Anche i morti possono insegnarci delle cose, credo.- commentò. Al che socchiuse gli occhi verso Will, e disse: - Dimmi di nuovo tutto ciò che hai visto. Non tralasciare nulla.-

 

Prima di diventare un Guardiano della Notte Will era stato un cacciatore. Beh, un bracconiere, in verità. Alcuni uomini dei Mallister lo avevano colto in flagrante nei boschi dei Mallister, intento a scuoiare uno dei cervi dei Mallister, e aveva dovuto scegliere se prendere il nero o perdere una mano. Nessuno poteva muoversi nei boschi silenziosamente come Will, e i confratelli in nero non ci avevano messo molto per scoprire il suo talento.

 

- Il campo è due miglia più avanti, oltre quel crinale, accanto a un torrente.- disse Will.- Mi sono avvicinato il più possibile. Sono otto, uomini e donne. Non ho visto bambini. Hanno costruito un riparo accanto alla roccia. La neve l'ha coperto quasi del tutto, ma sono riuscito a vederlo lo stesso. Niente fuochi accesi, ma il falò si vedeva bene. Nessuno si muoveva. Ho guardato a lungo. Nessun vivo rimane così immobile.-

 

- E...c'era sangue?-

 

- Beh, no.- ammise Will.

 

- Armi? Spade, asce, archi?-

 

- Qualche spada, e degli archi. Un uomo aveva un'ascia. Grossa, a due lame, un crudele pezzo di ferro. Era a terra accanto a lui, proprio vicino alla mano.-

 

- Hai visto in che posizione erano i loro corpi?-

 

Will si strinse nelle spalle.- Un paio sedevano contro la roccia. La maggior parte era a terra. Caduti, mi sa.-

 

Era stato sicuro che fossero morti. Soprattutto la donna sull'albero ferro, seminascosta tra le fronde. Will era stato attento a non farsi vedere, e quando si era avvicinato, aveva scoperto che non si muoveva. Suo malgrado, rabbrividì al ricordo della scena.

 

Gli occhi di Targaryen si posarono su di lui.- Il vento, m'lord.- spiegò Will.- Mi ha fatto venire freddo.-

 

Il ragazzo dai capelli d'argento fece un piccolo cenno. Era il loro comandante, ed era anche bravo, ma Will non era mai riuscito a non pensare che fosse qualcuno da temere. Lo sguardo di Targaryen era diffidente e deciso, molto simile a quello di Ser Jon Connington del Castello Nero. Avrebbe anche potuto pensare che si allenassero insieme per avere uno sguardo così penetrante, se non fosse stato evidente che tra i due ci fosse una sorta di risentimento.

 

- Non ha senso.- disse Targaryen a Gared.- Dici che sono morti, ma non c'è niente che avrebbe potuto ucciderli.-

 

- E' stato il freddo.- disse Gared con una certezza ferrea.- Ho visto uomini congelare lo scorso inverno, e quello prima, quando ero un ragazzino. Tutti parlano di nevi profonde quaranta piedi, e di come ululi il vento ghiacciato del nord, ma il vero nemico è il freddo. Ti si avvicina più silenzioso di Will, e all'inizio tremi e batti denti e piedi e sogni vino speziato e un bel fuoco caldo. Brucia, sì. Niente brucia come il freddo. Ma solo per un pò. Poi ti entra dentro e inizia a riempirti, e dopo un pò non hai la forza di combatterlo. E' più facile sedersi e mettersi a dormire. Dicono che fino alla fine non senti alcun dolore. All'inizio diventi debole e assonnato, e tutto inizia a svanire, e poi è come affogare in un mare di latte caldo. Tranquillo, quasi.-

 

- Sì, sì.- Targaryen stava diventando impaziente.- Dici che è stato il freddo, eh?-

 

Gared annuì, per nulla scosso dall'atteggiamento del giovane. Era un uomo anziano, di più di cinquant'anni, e per lui, i lord del sud come questo Targaryen avevano il loro momento di gloria nell'estate e iniziavano ad appassire all'arrivo dell'inverno.

 

- Se Gared dice che è stato il freddo...- iniziò Will.

 

- Devi aver fatto dei turni di guardia questa settimana, Will.- suppose Targaryen.- Dimmi, cos'hai pensato del freddo? Com'era la Barriera quando l'hai vista?-

 

All'improvviso Will capì dove voleva arrivare.- La Barriera...stava piangendo, m'lord.- Corrugò la fronte.- Non potevano congelare. Non se la Barriera stava piangendo. Non faceva abbastanza freddo.-

 

Targaryen annuì.- Precisamente.- disse, voltandosi verso Gared, che stringeva il mantello e sembrava vagamente offeso.- Cosa dici adesso?-

 

Gared distolse lo sguardo.- Che...che dev'essere stato qualcos'altro a ucciderli, allora.-

 

- Bene.- annuì Targaryen.- E se il Lord Comandante chiede cos'era, tu cosa gli dirai, vecchio?-

 

Non ci fu risposta. Targaryen sembrò soddisfatto.- E' come ho detto. Potrebbero essere ancora vivi, i bruti.- Poi si rivolse a Gared.- E tu scoprirai cosa gli è successo.-

 

- Una...una ricognizione, m'lord?- balbettò il vecchio ranger. Era chiaro che non voleva andare. Gared aveva trascorso quarant'anni tra i Guardiani, uomo e ragazzo, e non era per niente abituato a farsi dare ordini da un lord esiliato. Eppure era più di questo. Sotto l'orgoglio ferito, Will poteva percepire qualcos'altro nel vecchio. Poteva sentirne il sapore: una tensione nervosa pericolosamente vicina alla paura.

 

Will condivideva il suo disagio. Era alla Barriera da quattro anni. La prima volta che era stato mandato in esplorazione, tutte le vecchie storie gli erano tornate di colpo in mente, e i suoi intestini erano diventati acqua. Più tardi ne aveva riso. Ormai era un veterano di un centinaio di esplorazioni, e l'infinita distesa oscura che i meridionali chiamavano Foresta Stregata non gli causava più alcun terrore.

 

Fino a quella sera. Per quanto fossero stati assurdi i bruti morti, c'era qualcosa in quell'oscurità che gli faceva rizzare i peli. Avevano cavalcato per nove giorni, verso nord e nord-ovest e poi di nuovo a nord, sempre più lontano dalla Barriera, sulle tracce di un gruppo di predoni bruti. Ogni giorno era stato peggiore del precedente. Oggi era il peggiore di tutti. Un vento freddo soffiava da nord, e faceva agitare gli alberi come degli esseri viventi. Per tutto il giorno, Will si era sentito come se qualcosa lo stesse osservando, qualcosa di freddo e implacabile che non lo amava. Anche Gared lo avvertiva. Ma se era così anche per Targaryen, questi non lo dava a vedere.

 

- Una ricognizione.- annuì il loro comandante. Aveva poco più di vent'anni, era bello e riflessivo; l'ultimo erede della dinastia caduta che aveva unificato i Sette Regni. Will era cresciuto ascoltando storie di questo e quell'altro re, ma ricordava come vedere Viserys Targaryen avesse reso quelle storie più vere. Era assurdo pensare che in un altro mondo avrebbe potuto essere un re.

 

- Will ne ha già fatta una, principino.- disse Gared.

 

- E io ti sto dicendo di farne un'altra, Gared.- disse con freddezza Targaryen. E poi non ci fu più nulla da fare. L'ordine era stato dato, e l'onore imponeva a Gared di obbedire.

 

- Ti aspetteremo al campo.- disse Will. Subito dopo, guardò un Gared irritato fare per andar via col suo cavallo, borbottando tra sè e sè.

 

- Non tornare a mani vuote, vecchio!- gridò Targaryen in tono di avvertimento. Questo portò Gared a voltarsi di scatto. Il cappuccio gli copriva la faccia, ma Will riuscì comunque a vedere il lampo d'odio nei suoi occhi mentre fissava il cavaliere. Per un attimo, temette che l'altro uomo avrebbe messo mano alla spada. Era una cosa corta e brutta, l'impugnatura scolorita dal sudore, la lama intaccata dal frequente uso, ma Will non era sicuro che il lord sarebbe riuscito ad affrontarla adeguatamente.

 

Alla fine, Gared abbassò lo sguardo.- Aye.- disse, con un filo di voce, per poi allontanarsi.

 

Mentre calava la notte, Will e Targaryen tornarono al loro riparo della notte prima per accamparsi. Il freddo era evidente, eppure Targaryen sembrava impassibile, quasi ne fosse annoiato. Accese il fuoco e disse a Will che avrebbe fatto il primo turno di guardia, ma alla fine Will si accorse di non riuscire a dormire. Tenne un occhio aperto per un pò ascoltando l'eco di strani suoni in lontananza, e presto il suo comandante se ne accorse.

 

- Hai così poca fede in me, Will?- chiese Targaryen, seccato.- Credi che non sia capace di fare la guardia da solo?-

 

- No, m'lord.- rispose subito Will. In verità, non si era messo a fissare il ragazzo per mancanza di fede, ma perchè a quell'ora e alla luce del falò, aveva un aspetto così...ordinario. Al Castello Nero, tutti stavano alla larga da lui, menzionandolo solo quando era necessario. Anche Targaryen se ne stava per conto suo, passando il suo tempo nel cortile degli allenamenti (anche se mai con Ser Jon) o perlopiù col vecchio e cieco Maestro Aemon, che alcuni ritenevano essere un altro principe in esilio. Era quasi come se vivesse un'altra vita, ma ora era soltanto un altro confratello in nero in ricognizione oltre la Barriera.

 

- Non c'è bisogno di mentire.- grugnì in risposta.- Non sono il comandante che vorresti qua fuori, lo so. Presto però voialtri vi sbarazzerete di me, per fortuna, e io di voi.-

 

Per un attimo Will pensò che avesse intenzione di disertare, ma il giovane Targaryen non era un codardo senza onore come suo padre. Nonostante tutto, ogni Guardiano sapeva che era cresciuto come protetto di Lord Stark a Grande Inverno, e conosceva bene la differenza tra giusto e sbagliato. In più, Targaryen era facilmente riconoscibile, e i suoi tentativi di fuga sarebbero falliti sicuramente.

 

Come se gli stesse leggendo la mente, l'altro uomo sbuffò irritato.- Non devi neanche fare quella faccia, Will; non ho intenzione di disertare. Per chi mi hai preso? Per un qualche lord viziato? Nel caso non lo sapessi, non ho scelta. O servo, o muoio. O porto il nero, o un sudario. Naturalmente, non mi aspetto che tu capisca.-

 

Will capiva, però. Servire o morire. Era la sua vita adesso, era un confratello in nero, ma sapeva che l'ex principe lo avrebbe massacrato se avesse detto qualcosa. Perciò rimase in silenzio finchè il sonno lo avvolse, il freddo della notte che svaniva più lentamente delle altre notti, e solo quando Targaryen lo svegliò si accorse che c'era qualcosa che non andava.

 

- Avanti, alzati.- disse il suo comandante, in tono più grave di quando prima aveva parlato con Will. Era appena spuntata l'alba, e guardandosi attorno notò che Gared non c'era.

 

- Non è tornato, eh?- chiese. Targaryen scosse la testa.

 

- No.- asserì.- E ora andremo a cercarlo, lui e quei bruti. Come temo che avremmo dovuto fare fin dall'inizio.-

 

Tra sè e sè, Will gli diede ragione. Sarebbero dovuti andare entrambi con Gared, oppure avrebbero fatto meglio a non mandarlo proprio, ma in questo caso Targaryen non gli avrebbe dato retta. Ora, almeno, sembrava aver compreso il suo errore.

 

Cavalcarono in silenzio fino al crinale accanto a cui Will aveva trovato i bruti, Targaryen immerso nei suoi pensieri e lui un pò a disagio. C'era qualcosa di sbagliato in questo, lo sapeva. Qualcosa che non aveva senso. Qualcosa nel freddo...

 

- Ci fermiamo qui?- chiese il suo comandante. Erano accanto al grande nodoso albero ferro, e lui aveva fatto fermare il suo cavallo. Annuendo al ragazzo dai capelli argentati, smontò dal cavallo.

 

- Meglio fare a piedi il resto del percorso, m'lord.-

 

Targaryen aveva in volto un'espressione indecifrabile, ma scese subito dal cavallo, e sfoderò il suo coltello più affilato. Si guardò attorno, come in cerca di qualcosa, fermandosi appena i suoi occhi si posarono su un falò poco distante da loro.

 

- Lo sapevo.- mormorò. Girandosi verso Will, chiese: - Quel falò non c'era ieri, vero?-

 

Era difficile da ricordare, a dire la verità, ma ne dubitava. Will scosse la testa.

 

- Come pensavo.- disse Targaryen.- Gared è stato stupido l'altra notte, a quanto pare, e deve aver compromesso la sua ricognizione. Mormont vorrà la mia pelle per questo.-

 

Il fuoco poteva tenere lontane alcune cose, lo sapeva, ma poteva anche attirarne altre.

 

- Ma ormai è inutile piangere sul latte versato. Facci strada.-

 

E così attraversarono un boschetto, percorrendo poi il pendio verso il basso crinale dove Will aveva trovato il suo punto di osservazione sotto un albero sentinella. Sotto il sottile strato di neve, il terreno era umido e fangoso, scivoloso, con rocce e radici nascoste che potevano far cadere. Will non fece alcun suono mentre camminava, così come il suo comandante dietro di lui.

 

Il grande albero sentinella era ancora lì sulla cima del crinale, dove aveva saputo che sarebbe stato, i suoi rami più bassi a poca distanza dal terreno. Will si mise carponi, iniziando a strisciare sulla neve e il fango, per poi guardare verso la vuota radura in basso.

 

Il cuore gli si fermò nel petto. Per un attimo non osò respirare. La luce del sole illuminava la radura, le ceneri del falò dei bruti, il riparo coperto di neve, la grande roccia, il piccolo torrente semighiacciato. Tutto era identico al giorno prima, tranne che per una cosa.

 

I bruti non c'erano più. Al posto di tutti quei corpi ce n'era uno solo, che Will riconobbe facilmente.

 

Gared.

 

La sua faccia era rivolta verso l'alto, le braccia spalancate, e in una mano stringeva la sua spada, che sembrava essere stata spaccata in due da qualcosa di affilato come il ghiaccio. Nessuna ascia dei bruti avrebbe potuto farlo.

 

Sentì Targaryen alle sue spalle trasalire. Will capì che anche lui aveva visto.

 

- Avevi ragione.- sussurrò.- Dei benedetti, avevi ragione, e anche Gared. Non saremmo mai dovuti venire qui.-

 

Questo Will lo sapeva fin troppo bene. Targaryen aveva un'espressione addolorata, quasi di panico.

 

- Dobbiamo bruciare il corpo e tornare alla Barriera. Il Lord Comandante vorrà essere informato, e anche il Primo Ranger. Non è un buon segno.-

 

Subito dopo, entrarono nella radura, armi alla mano e all'erta, ma non c'era niente lì. Niente tranne Gared, le cui mani e piedi erano immobili e freddi al tatto. Will e Targaryen costruirono il più velocemente possibile una pira per lui e una volta finito ve lo posarono sopra. Mentre accendeva il fuoco, il suo comandante osservava i dintorni e i resti della spada corta di Gared. Aggrottò la fronte, guardandola come per farle rivelare i suoi segreti, ma lì non c'era niente.

 

- C'è qualcosa di molto strano qui.- disse a Will.- Hai detto che i bruti erano qui, ma ora non ci sono più. Gared è venuto qui, e abbiamo il suo corpo, ma non si vede alcuna ferita e la sua spada non è più una spada. Tutto questo comincia a sembrare una...una delle storie della Vecchia Nan.-

 

Will non sapeva chi fosse la Vecchia Nan, ma non lo chiese. Targaryen sbuffò. Una sola occhiata fece capire a Will che non c'era gioia in lui. Era chiaramente preoccupato per ciò che era successo.

 

Quando il corpo di Gared prese finalmente fuoco, l'espressione di Targaryen si fece cupa. Lui e Will si misero accanto alla pira e pronunciarono le parole all'unisono.

 

- Cala la notte, e la mia guardia ha inizio. Non si concluderà prima della mia morte. Non prenderò moglie, non possiederò terre, non avrò figli. Non porterò corone e non cercherò gloria. Vivrò e morirò al mio posto. Sono la spada nelle tenebre. Sono la sentinella sulle mura. Sono il fuoco che arde contro il freddo, la luce che porta l'alba, il corno che risveglia i dormienti, lo scudo che veglia sui regni degli uomini. Consacro la mia vita e il mio onore ai Guardiani della Notte, per questa notte e per tutte le notti a venire...e ora la sua guardia è conclusa.-

 

Quando alzò gli occhi dal fuoco, vide che Targaryen stava ancora guardando, ma non vi era più alcuna tristezza in lui. Sembrava rapito dalle fiamme che danzavano su e giù. Per un attimo guardò nel fuoco come se vi avesse scorto i Sette in persona, e poi, all'improvviso, indietreggiò, spaventando Will.

 

- M'lord?- chiese al suo comandante. Viserys Targaryen sembrava aver visto un fantasma nella pira, ma in pochi secondi si ricompose.

 

- Niente.- mormorò, scuotendo la testa.- Non era niente.- Ma Will si accorse lo stesso che qualunque cosa fosse, e per quanto il ragazzo cercasse di nasconderla, non riusciva a rimuoverla dalla memoria. E sfortunatamente, per quanta distanza mettessero tra di loro e il crinale, per quanto si avvicinassero al Castello Nero, era difficile dimenticare che l'oscurità li aveva quasi presi come aveva fatto con Gared.

 

Una volta sua madre gli aveva detto che il mondo sarebbe finito nel fuoco. Da ragazzino aveva ascoltato con occhi spalancati le sue storie di creature mostruose nell'aria che bruciavano campi con il loro fuoco. Si era convinto che quando fossero giunti gli ultimi giorni, lo avrebbero fatto con respiro di drago e calore, un calore così insopportabile che avrebbe preferito morire. Tuttavia, ora che era un Guardiano della Notte, era certo che lei si sbagliasse. Il mondo non sarebbe finito nel fuoco. Il mondo sarebbe finito nel ghiaccio...e ora, lo sapeva, la fine era vicina.

 

 

NOTA DEL TRADUTTORE: Beh, eccoci qui. La storia è finita. Non è andata proprio come mi aspettavo, ma va bene lo stesso. Ringrazio tutti quelli che l’hanno letta e che l’hanno messa tra le preferite/ricordate/seguite, e in special modo coloro che hanno commentato. Ringrazio anche i futuri lettori, che spero saranno così gentili da farmi sapere cosa ne pensano.

 

Questa storia avrà un seguito, il cui titolo provvisorio è “How the throne reaps”, che penso di tradurre con “Come il trono raccoglie”. Appena silverandviolet inizierà a pubblicarlo, mi occuperò subito della traduzione (a proposito, fatemi sapere se volete essere avvisati quando questo accadrà).

 

In quanto ai miei progetti futuri, al momento sto lavorando a un AU in cui Renly Baratheon è nato femmina, che si intitola “Effetto farfalla”. Conto di pubblicarlo entro la prima metà di luglio.

 

E con questo è tutto. Ciao a tutti!

  
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